La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Debellare la scabbia: gli errori da evitare

“Mi auguro che lei possa aiutarmi, non ne posso più! Ho la scabbia da due mesi ho usato vari prodotti ma invano senza alcun giovamento! Ho speso solo tanti soldi e continuo ad avere il prurito.”

“Si guarisce dalla scabbia?”

Come avrete sicuramente compreso torno a scrivere di scabbia e più esattamente del trattamento per guarire una volta per tutte. Sì, hai letto bene! Dalla scabbia si guarisce e anche in fretta.

“Allora”, ti starai chiedendo, “perché continuo ad avere prurito e non guarisco?”

Di seguito tutti gli errori, uno per uno, che si verificano ogni volta che si presenta il problema della scabbia.

I errore – diagnosi presunta di scabbia

Si esatto!

Il sintomo principale della scabbia è il prurito che ha delle caratteristiche molto peculiari: è intenso e prevalentemente notturno. Spesso è presente contemporaneamente in più di un componente familiare.

Il prurito però non è sufficiente a fare diagnosi di scabbia. Capita infatti che il paziente riferisca al dermatologo di grattarsi da tempo in maniera anche forsennata e il medico osservandolo ad occhio nudo o con una lente di ingrandimento faccia diagnosi di scabbia quando invece sarebbe più corretto parlare di sospetto di scabbia.

La diagnosi di scabbia deve essere sempre confermata e ci sono essenzialmente due metodi:

  1. prelievo tramite una lama di alcune squame cutanee da esaminare al microscopio ottico previo trattamento con una soluzione di idrossido di potassio
  2. osservazione delle manifestazioni sospette in dermatoscopia utilizzando lo stesso strumento che normalmente il dermatologo usa per il controllo dei nei.

Entrambe le metodiche servono per visualizzare la presenza dell’acaro della scabbia e/o delle sue uova.

scabbia_0

acaro_scabbia
acaro scabbia
cunicolo_scabbia
cunicolo della scabbia

Solo in questo modo la diagnosi di scabbia è certa e di conseguenza si può iniziare il trattamento specifico.

In caso contrario, verrebbe eseguito un trattamento solo sulla base del sintomo del prurito e/o della presunta diagnosi di scabbia e quindi senza giovamento alcuno perché la diagnosi potrebbe essere tranquillamente un’altra.

II errore – applicazione non corretta della cura prescritta

In questo caso l’errore comune è limitarsi ad applicare la crema prescritta dal dermatologo solo nei punti in cui si avverte il prurito e non su tutto il corpo come invece dovrebbe essere fatto.

La crema deve essere applicata dalla base del collo in giù fino ai piedi, dita comprese. Il volto non deve essere trattato perché negli adulti tranne rarissime eccezioni non viene interessato mentre nei bambini piccoli deve essere trattato anche il cuoio capelluto.

In commercio esistono diversi prodotti in crema o liquidi. Personalmente preferisco la galenica a base di Benzoato di Benzile perché posso far acquistare al paziente un quantitativo maggiore di prodotto, a volte anche un chilo, visto che deve essere applicato su tutta la superficie corporea e magari deve essere utilizzato anche dai familiari e conviventi e poi perché posso modulare la concentrazione del principio attivo, in base all’età del soggetto se adulto o bambino, così come in base alla tipologia di pelle della persona il veicolo.

La frequenza delle applicazioni può variare da soggetto a soggetto.

Una doccia calda migliora l’applicazione della crema sulla pelle ben asciutta: facilita e favorisce un assorbimento cutaneo del trattamento che deve eliminare l’acaro e le sue uova, annidati al di sotto della superficie della pelle. 

Quello che conta è la perseveranza del trattamento e non il quantitativo di prodotto applicato che se eccessivo, irrita la cute arrossandola fino a ricoprirsi di puntini rossi, segno di una follicolite. 

Durante questa settimana il paziente nota che il prurito che aveva all’inizio si risolve ma ne compare uno diverso, più sfumato e tollerato, dovuto alla pelle screpolata e causato dalla crema.

A questo punto della terapia, il paziente è già guarito dalla scabbia. Rimane però solo il prurito della pelle screpolata che nella settimana successiva verrà risolto applicando una crema idratante e lenitiva.

Infine, dopo due settimane dall’inizio del trattamento il paziente non avverte quasi più prurito e deve presentarsi in studio per il controllo finale.

III errore – il ping pong

Diagnosticata la scabbia, capita che non tutti i familiari e conviventi del paziente siano disposti ad eseguire il trattamento di profilassi perché, non avendo prurito, sono convinti di non avere nulla quando invece sono nella fase di incubazione che può durare anche 8 settimane.

In questi casi chi esegue la terapia guarisce dalla scabbia che poi si manifesta, sempre con prurito, negli altri che prima la stavano incubando e che non hanno voluto eseguire la profilassi.

Solo ora in ritardo iniziano il trattamento ma nel frattempo hanno già contagiato nuovamente chi prima era guarito che di conseguenza ci ricasca.

Fatta diagnosi di scabbia, il trattamento deve essere sempre eseguito pure dai familiari e conviventi con i quali c’è stato un contatto diretto e prolungato anche se asintomatici. 

IV  errore – continuare il trattamento per la scabbia solo perché c’è il prurito

Questa volta sia diagnosi che trattamento sono corretti ma il paziente continua ad avvertire prurito. Come detto prima il prurito dopo la prima settimana è dovuto non più all’acaro della scabbia ma all’irritazione cutanea causata dal trattamento.

E’ sufficiente utilizzare creme lenitive idratanti e sospendere immediatamente le creme per il trattamento della scabbia.

A volte l’irritazione può essere così importante da richiedere l’uso di creme al cortisone.

V errore – paura di aver contratto la scabbia: il fai da te

Ad un collega, un amico, un conoscente è stata diagnosticata la scabbia e temendo di averla contratta, semplicemente perché è stato preso un caffè insieme, si inizia un trattamento anti-scabbia che come già scritto è irritante e favorisce la comparsa del prurito che accentua il sospetto della malattia e quindi induce a perseverare nel trattamento stesso senza mai consultare un dermatologo per fare il punto della situazione

Conclusioni

L’iter corretto nel caso di un soggetto con il sospetto di scabbia è il seguente:

  1. consultare sempre il dermatologo per la diagnosi di conferma;
  2. attenersi scrupolosamente alle indicazioni prescritte dal dermatologo;
  3. far eseguire contestualmente il trattamento ai familiari e conviventi;
  4. dopo il trattamento eseguire sempre la visita di controllo presso il dermatologo che deve accertare l’avvenuta guarigione.

Oltre alla cura da seguire è necessaria sempre un’accurata bonifica ambientale, ma di questo ne parlerò in un altro articolo.

Isotretinoina per la cura dell’acne: cos’è, dosaggio ed effetti collaterali

Il Dermatologo più bravo a curare l’Acne è l’ultimo. L’ultimo, quello che visita il paziente alla fine della pubertà e dopo che per anni ha peregrinato da uno specialista all’altro.

“Dottore, abbiamo già provato tutto!”

“Prima di lei siamo già stati da tanti altri suoi colleghi e non siamo riusciti a risolvere il problema!”

“Ho fatto tutti gli esami, anche le intolleranze alimentari, ma non guarisco dall’acne!”

“Ho letto su Internet che l’isotretinoina è l’unico farmaco miracoloso per combattere l’acne!”

“Ma è vero che se prendo l’isotretinoina dopo non potrò mai più avere bambini? Sono spaventata!”

L’esperienza professionale di ognuno è piena di episodi simili che fanno emergere diversi problemi i quali, a mio avviso,  sono tutti riconducibili alla gestione e alla relazione dermatologo-paziente.

L’acne è una patologia infiammatoria cronica e ritengo fondamentale quando per la prima volta il paziente consulta il dermatologo, in questi casi sempre accompagnato da uno o entrambi i genitori, spiegargli chiaramente che si sta per iniziare un percorso che durerà diversi anni durante i quali sarà necessario rivedersi periodicamente e fare il punto della situazione decidendo poi insieme il proseguo.

Senza questa premessa, ovvia per noi dermatologi, il paziente con acne è convinto che per risolvere il suo problema sono sufficienti pochi giorni di cura, magari quindici o al massimo venti, e che se non dovesse guarire durante questo intervallo di tempo la colpa è del dermatologo e quindi è meglio consultarne un altro e se anche quest’ultimo non dovesse riuscire nell’intento perché non ha “indovinato” la cura giusta, forse bisogna consultare l’endocrinologo, il nutrizionista o l’allergologo.

E proprio perché la cura deve essere “indovinata” secondo il paziente, ecco che consultano ora questo ora quel forum in rete dove i vari influencer del web, quasi mai medici, argomentano discussioni su questo o quel rimedio miracoloso.

L’acne è un problema sociale sia per il paziente, soprattutto alla pubertà quando potrebbe avere difficoltà a relazionarsi e identificarsi con il gruppo, sia per il dermatologo che fatica a relazionarsi con questi pazienti.

Così come si è già verificato in passato quando la pelle di diversi soggetti con acne medio-grave esitava in cicatrici depresse anche oggi si potrebbe riverificare la stessa situazione con l’unica differenza che prima ciò era la conseguenza in parte di una non diffusa conoscenza professionale di determinati protocolli terapeutici e della difficoltà di accesso da parte di alcuni paziente ai servizi di dermatologia e oggi, paradossalmente, la conseguenza dell’eccesso di informazione e relativa presunzione di conoscenza del problema acne da parte del soggetto che poi ricorre al fai da te.

Sempre più spesso mi capita di visitare pazienti con acne grave che per diverso tempo si sono ostinati ad usare ora questo ora quel rimedio, magari dopo la prima esperienza comune ai più del dentifricio applicato sul brufolo,

Sensibilizzare il paziente con acne e coinvolgerlo, educandolo che l’acne non è uno semplice sfogo di gioventù destinato a risolversi spontaneamente ma, invece, una patologia che richiede un approccio sistematico lo ritengo fondamentale per aumentare la compliance della terapia e quindi il raggiungimento del risultato: la guarigione.

Da dermatologi non corriamo il rischio di perdere di vista l’eziopatogenesi focalizzandoci solo sull’epifenomeno di quanto in quel momento stiamo osservando sulla pelle della persona.

Di fronte ad ogni singolo paziente, ognuno con il proprio quadro clinico, proviamo a visualizzare il teatro di Kligman, ad immaginare il palco e gli attori che in quel momento sono i protagonisti dell’acne.

Proviamo a visualizzare i diversi atti della scena: l’ipercheratosi dell’infundibolo, l’infiammazione, la colonizzazione del P. Acnes, la pustolosi e in quanto anche noi attori interagiamo in modo congruo facendo tesoro delle nostre conoscenze e abilità professionali.

L’aspetto cosmetico è e deve essere un obiettivo importante nella gestione del paziente con acne ma non l’unico per non rischiare che la nostra professione venga confusa o considerata alla pari di quella dell’estetista o, peggio ancora, delle varie tecniche che esercitano presso le Farmacie dei “servizi”.

Quando il paziente ci chiede di avere la pelle liscia, senza brufoli, pustole o cisti riscopriamo la consapevolezza che non basta il “cosa” fare ma occorra badare anche e soprattutto al “come”.

Il “cosa” si basa sull’azione: il peeling, la fotodinamica, la luce pulsata… il “come”, invece, considera l’essenza del problema dell’acne quindi dei suoi meccanismi sui quali intervenire in modo mirato e puntuale. E’ il caso dell’Isotretinoina.

Che cos’è l’isotretinoina?

L’isotretinoina è un farmaco appartenente alla famiglia dei Retinoidi. Più esattamente è un retinoide sintetico.

L’isotretinoina (acido 13 cis-retinoico) è stata usata la prima volta nell’acne nel 1979 ed è indicata per l’Acne grave, caratterizzata dalla presenza di noduli e cisti al volto e/o al tronco, o con rischio di formazione di cicatrici e in quella resistente alle terapie con antibiotici per uso orale o locale.

isotretinoina

Già 30 minuti dopo l’assunzione l’isotretinoina si riscontra nel sangue e la sua biodisponibilità, pari a circa il 25%, può aumentare di 1,5-2 volte se assunta contestualmente al cibo mentre il picco di concentrazione ematica si raggiunge già dopo 2-4 ore e il suo metabolita principale è il 4 oxo-isotretinoina.

La trasformazione dell’Isotretinoina in 4 oxo-isotretinoina avviene a livello del fegato.

Se assunta a stomaco pieno la sua biodisponibilità aumenta. Si consiglia pertanto di assumerla sempre dopo i pasti e meglio se sempre alla stessa ora.

Nel plasma l’isotretinoina si lega molto bene alle proteine del plasma, in particolare all’albumina e la sua concentrazione a livello cutaneo e del sottocute è generalmente bassa senza reali e importanti fenomeni di accumulo.

Già 2-4 settimane dopo la sospensione dell’assunzione non si riscontra più in circolo.

Dove agisce l’isotretinoina?

E’ un farmaco che una volta assorbito e convertito a livello intracellulare in 4 oxo-isotretinoina interagisce con i recettori nuclear RAR e RXR, svolgendo molteplici funzioni come rappresentato, di seguito, in tabella.

Sede d’azioneEffettiModalità d’azione
Ghiandola SebaceaInibizione della proliferazioneIsomerizzazione intracellulare in Tretinoina (azione RAR mediata)
Induzione apoptosiArrestio del ciclo cellulare
Riduziine sintesi lipidicaInibizione della differenziazione terminale
Diminuizione della sintesi degli AndrogeniInibizione dell’attività 3α-idrossisteroidi della retinolo deidrogenasi
InfiammazioneInibizione migrazione dei neutrofili e dell’attivatore delle metalloproteinasiInibizione Leucotrieni (LTB4), Inibizione neutrofili e delle metalloproteinasi 9/13
VarieTGFβ-2 e TGFβ-3, FoxOs, Ossido Nitrico, TNF-α
Sistema immunitarioTLR-2, cellule TModulazione negativa

 

L’isotretinoina quindi è un farmaco che tramite un’azione diretta sulle ghiandole sebacee o indiretta è in grado di agire a diverso livello nel trattamento e cura dell’Acne.

In sintesi, l’azione dell’Isotretinoina sulla ghiandola sebacea si può sintetizzare nei seguenti effetti:

  • riduzione  delle dimensioni delle ghiandole stesse anche del 90% modulando la proliferazione dei sebociti basali
  • soppressione della produzione di sebo e in vivo inibisce la differenziazione dei sebociti
  • inibizione della sintesi di lipidi
  • inibizione della proliferazione dei cheratinoiciti a livello dell’infundibolo

Nel 2009, Nelson ha dimostrato che la riduzione delle dimensioni delle ghiandole sebacee dovuta all’Isotretinoina si verificava già dopo una settimana dall’inizio della cura fino a 8 settimane dopo durante il ciclo di cura.

La combinazione di queste azioni fa sì che l’isotretinoina agisca indirettamente anche sul P. Acnes modificando il microambiente ghiandolare che normalmente, invece, favorirebbe la colonizzazione.

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Approfondimento da non perdere

Curare l’acne con Isotretinoina: tutte le indicazioni, controindicazioni ed effetti collaterali


Quale deve essere il dosaggio dell’isotretinoina per l’Acne?

Alcuni Dermatologi, me compreso, prediligono il dosaggio 0,5 mg/Kg/die mentre altri 1 mg/Kg/die.

Non esiste una regola unica e condivisa ed entrambi gli approcci sono validi tenendo presente che gli effetti indesiderati sono dose dipendente.

All’inizio del trattamento alcuni pazienti (15-20%) possono riferire un peggioramento del quadro clinico destinato poi a migliorare progressivamente e già dopo 2-4 settimane di trattamento ci si può aspettare la regressione di circa il 50% della manifestazioni pustolose.

Il trattamento con isotretinoina viene portato avanti per diversi mesi 4-6 ma  fino ad una dose cumulativa > 100-150mg/kg. In alcuni casi, specie nei soggetti di sesso maschile, con Acne grave e localizzata al tronco la dose cumulativa può aumentare oltre 120 mg/kg per un periodo di 4-5 mesi.

Il farmaco è in grado di attraversare la placenta e, dati i suoi effetti teratogeni, nella donna in età fertile la somministrazione dell’isotretinoina deve essere sempre associata al programma di prevenzione della gravidanza utilizzando metodi contraccettivi di prima o seconda scelta.

Prima di iniziare la terapia una donna deve eseguire il test per escludere una gravidanza in atto e iniziare la terapia contraccettiva un mese prima dell’isotretinoina che poi va proseguita fino ad un mese dopo la sospensione.


Approfondimento da non perdere

Isotretinoina, gravidanza ed esami del sangue: cosa devi sapere


 

Isotretinoina: quali sono gli effetti collaterali e indesiderati a breve e a lungo termine?

Gli effetti indesiderati, come già scritto, sono dose dipendenti e possono essere didatticamente suddivisi in

  • mucocutanei
  • bioumorali
  • muscolari
  • ossei
  • psicologici

Isotretinoina: labbra screpolare, pelle secca e secchezza agli occhi

Già dopo 2-3 settimane dall’inizio della terapia compare la Cheilite in quasi il 100% dei soggetti, un segno che il dermatologo può interpretare come marker di sufficiente assorbimento del farmaco e quindi di efficacia.

A livello cutaneo, invece, può manifestarsi la secchezza con desquamazione e prurito facilmente gestibili con emollienti e lenitivi.

Frequente anche la presenza di secchezza oculare particolarmente fastidiosa in chi usa le lenti a contatto. In questi casi il consiglio è quello di usare le lacrime artificali per contrastare la sensazione di secchezza degli occhi.

Isotretinoina: valori di trigliceridi, colesterolo, transaminasi alti

I soggetti in sovrappeso, affetti da diabete, fumatori, con familiarità per iperlipidemia o in trattamento con beta-bloccanti o tiazidici più facilmente possono incorrere in un innalzamento dei valori dei trigliceridi o del colesterolo così come il 2-5% dei soggetti, soprattutto se adolescenti che assumono un dosaggio di isotretinoina superiore a 0,5 mg/Kg/, possono manifestare innalzamento della temperatura corporea o del valore di creatinfosfochinasi (CPK)

Proprio per monitorare tali valori del sangue, il paziente che assume l’Isotretinoina durante la cura deve eseguire dei controlli periodici di tali valori con candenza mensile.

Isotretinoina: gli effetti a livello delle ossa

Si raccomanda di non somministrare l’Isotretinoina nei soggetti di età inferiore ai 12 anni perchè potrebbe causare un arresto della crescita.

L’isotretinoina infatti potrebbe comportare la prematura calcificazione delle epifisi delle ossa lunghe con conseguente arresto della crescita. Altri possibili effetti a livello delle ossa sono: l’iperostosi, la demineralizzazione ossea e l’assottigliamento delle ossa.

Tuttavia, si tratta di effetti che si verificherebbeo solo con dosaggi elevati di isotretinoina (>1mg/kg/die) e se assunti per lunghi periodi, più di due anni.

Isotretinoina e Depressione

Sul foglio illustrativo dei farmaci a base di Isotretinoina è riportato: “[Nome commerciale farmaco] può causare depressione, peggioramento della depressione, ansia, aggressività, cambiamenti dell’umore, sintomi psicotici e, molto raramente, idee suicide, tentativi di suicidio e suicidio”.

Così come al paragrafo degli effetti collaterali:

“depressione, peggioramento della depressione, ansia, aggressività, alterazione dell’umore”

Se gli effetti collaterali precedentemente descritti possono rappresentare un problema in questo caso c’è sempre una grande preoccupazione.

Preoccupazione prima di tutto dei genitori dei ragazzi e ragazze adolescenti che dovrebbero iniziare la cura ma anche da parte dei giovani pazienti stessi che già vivono l’esperienza della pubertà.

Per quanto mi riguarda è sempre l’argomento che richiede, giustamente, più tempo per essere sviscerato insieme agli adolescenti e ai loro genitori.

Sempre sul foglio illustrativo dello stesso farmaco è riportato però: “se soffre o ha sofferto di depressione o di altri problemi di salute mentale…”

Pertanto, i soggetti maggiormente a rischio sarebbero le persone che hanno già una storia nota per diverse condizioni psicologiche o psichiatriche.

L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), il giorno 03/09/2018, ha pubblicato una nota informativa relativa ai farmaci contenenti Retinoidi con la quale oltre a ribadire l’azione teratogena di tali farmaci ha fatto presente i Disturbi Neuropsichiatrici dovuti ai retinoidi, in generale, assunti per bocce.

In tale nota informativa ha dedicato un paragrafo ai distrurbi neuropsichiatrici:

  • Sono stati riportati raramente casi di depressione, aggravamento della depressione, ansia e alterazioni dell’umore in pazienti in trattamento con retinoidi orali.

Sempre nella medesima nota informativa sono riportati due inviti rivolti direttamente ai medici:

  • Avvisi i pazienti in trattamento con retinoidi orali che possono avere alterazioni dell’umore e/o del comportamento e che loro e le loro famiglie devono stare attenti a queste alterazioni e parlare con il loro medico se si verificano.
  • Monitori tutti i pazienti trattati con retinoidi orali per segni e sintomi di depressione e, se necessario, li indirizzi ad un trattamento appropriato. Particolare attenzione deve essere prestata ai pazienti con un’anamnesi di depressione.

Pertanto, il Dermatologo al momento della visita deve prestare grande attenzione durante la relazione con il paziente e con i genitori del minore per cogliere se sono presenti manifestazioni psicologiche border-line o già note e nel caso in cui si procedesse con la prescrizione dell’isotretinoina essere disponibile, durante il trattamento, per ogni chiarimento o dubbio che dovesse verificarsi.


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L’isotretinoina fa venire la depressione?


Da ultimo, l’AIFA ha pevisto nell’informativa citata un’interessante sezione “Considerazioni sulla problematica di sicurezza”  nel quale cerca, giustamente, di fare un po più di chiarezza sull’argomento. In particolare, è presente un paragrafo dedicato proprio ai  “Disturbi neuropsichiatrici” che vi riporto per intero:

“Depressione, aggravamento della depressione, ansia e alterazioni dell’umore sono stati riportati in pazienti trattati con retinoidi orali. Le evidenze disponibili dalla letteratura pubblicata e dalle singole segnalazioni di eventi avversi mostrano risultati discordanti e gli studi pubblicati presentano delle limitazioni. Pertanto, non è stato possibile identificare con chiarezza un incremento del rischio di disturbi psichiatrici nelle persone che assumono retinoidi orali rispetto a quelle che non li assumono. Inoltre, è noto che pazienti con disturbi gravi della pelle abbiano già di per sé un aumentato rischio di disturbi psichiatrici. Si raccomanda che i pazienti che assumono retinoidi orali siano allertati della possibilità di soffrire di cambiamenti d’umore e del comportamento e che devono parlarne con il proprio medico, se questo avviene. I pazienti che mostrino segni di depressione devono essere indirizzati ad un trattamento appropriato, se necessario. Si deve prestare particolare attenzione ai pazienti trattati con retinoidi orali con anamnesi di depressione e tutti i pazienti devono essere monitorati per i segni di depressione. La revisione ha valutato inoltre i dati disponibili relativi ai retinoidi topici (adapalene, alitretinoina, isotretinoina, tazarotene e tretinoina). I dati indicano che, in seguito all’applicazione topica, l’esposizione sistemica sia trascurabile ed è improbabile che provochi un rischio di disturbi psichiatrici. Le informazioni sul prodotto saranno aggiornate per includere i risultati di questa revisione. Il materiale educazionale per i retinoidi orali è in corso di preparazione e di distribuzione a medici prescrittori, farmacisti e pazienti.”

In sintesi:

Sebbene siano stati segnalati casi di persone che durante la cura con Retinoidi, Isotretinoina compresa, hanno manifestato dei disturbi psichiattrici, mancano a tutt’oggi chiare evidenze scientifiche di correlazione.

Che il disturbo psicologico-psichiatrico può essere dovuto alla malattia cutane e non al farmaco. In questi casi, esperienza comune di noi dermatologi, sappiamo bene come nel caso dell’Acne grave la soluzione del problema, grazie proprio all’Isotretinoina, è importante anche per migliorare l’impatto psicologico negativo che aveva sulla persona.

Domande frequenti che i pazienti mi rivolgono prima di  iniziare la cura con Isotretinoina

  • Ho la Celiachia posso fare la cura con Isotretinoina?

Sì certo, mancano evidenze scientifiche che L’isotretinoina possa far peggiorare la Celiachia oppure che possa slatentizzare una Celiachia silente fino a quel momento.

  • Durante la cura con Isotretinoina posso bere la birra?

L’isotretinoina è un farmaco che viene metabolizzato a livello epatico e che durante la cura i valori di funzionalità epatica potrebbero innalzarsi. Proprio per questo l’alcol è da evitare

  • Posso continuare a fare piscina (giocare a calcio) durante la terapia con Isotretinoina?

Se  l’attività sportiva agonistica dei semi-professionisti o professionisti potrebbe essere un problema causando soprattutto affaticamento muscolare e stanchezza, non è una controindicazione assoluta fare sport a livello amatoriale

  • Se dimentico di assumerla un giorno cosa succede?

Non succede nulla di grave ma questo non significa che si può poi continuare ad essee discontinui con l’assunzione durante la cura.

  • Posso fare la ceretta durante la cura con Isotretinoina?

Meglio di no perchè l’Isotretinoina può causare pelle secca che con la ceretta potrebbe desquamare in maniera eccessiva causando delle vere e proprie esulcerazioni sulla pelle. Meglio optare pe un sistema di epilazione differente, ad esempio il laser.

  • Soffro di allergie alimentari posso prendere l’isotretinoina?

Non si può assumere l’Isotretinoina in caso di allergia alle arachidi e alle nocciole perché il farmaco contiene olio di semi di soia e/o olio di semi di soia parzialmente idrogenato

  • Se durante la cura che sto facendo con Isotretinoina la mia ragazza dovesse rimanere incinta ci sarebbero problemi per il feto?

Nessun problema perché l’Isotretinoina non causa mutazioni o alterazioni agli spermatozoi. Diverso invece quando è la donna ad assumere il farmaco Isotretinoina e rimane incinta. Se si verificasse ciò è necessario rivolgersi immediatamente al dermatologo per essere indirizzati allo specilista in Teratologia.

  • Quanto durerà la cura con Isotretinoina?

Da un punto di vista teorico si cerca di raggioungere la dose cumulativa ma da un punto di vista pratico dipende dalla gravità dell’Acne e dalla risposta della persona al trattamento.

Di solito, il paziente viene monitorato progressivamente fino alla risoluzione delle manifestazioni dell’Acne. Può capitare quindi di poter sospendere la cura con Isotretinoina prima del raggiungimento della dose cumulativa.

Tuttavia, il periodo di cura con Isotretinoina non deve superare la dose cumulativa in quanto è noto che pur continuando oltre non si avrebbero ulteriori miglioramenti.

Domande frequenti che i pazienti mi rivolgono al termine della cura con Isotretinoina

  • Ora che ho terminato la cura con Isotretinoina i brufoli possono tornare?

Si, può accadere. Il 20-30% delle persone che hanno eseguito un ciclo di trattamento con Isotretinoina, nell’arco dei due anni successivi, possono avere una ricaduta.

  • Ho terminato la cura alcuni mesi addietro ed ora stanno comparendo di nuovo i brufoli, devo prendere di nuovo l’Isotretinoina?

Non necessariamente in quanto potrebbe trattarsi di una forma più lieve di Acne da trattare con un approccio differente

  • E’ possibile che i brufoli non siano del tutto scomparsi perché non ho raggiunto la dose cumulativa di Isotretinoina?

I brufoli potrebbero non essere scomparsi del tutto perché la cura con Isotretinoina è stata sospesa anzitempo oppure perché come scritto sopra potrebbe trattarsi di una recidiva.

  • Dopo quanto tempo dalla sospensione della cura dell’Isotretinoina posso rimanere incinta?

Già un mese dopo la sospensione del farmaco è possibile una gravidanza senza il timore degli effetti collaterali dell’Isotretinoina.

Conclusioni

L’isotretinoina è un farmaco che molti pensano sia la panacea dell’Acne, la cura definitiva mentre altri lo accusano di aver causato loro effetti collaterali durante la cura e altri ancora lo adorano per aver risolto i brufoli.

Di sicuro è un farmaco importante che richiede una gestione attenta da parte del Dermatologolo e una collaborazione attiva e continuativa con il paziente durante il trattamento per gestire opportunamente sia il decorso dell’Acne sia gli eventuali effetti collaterali che dovessero verificarsi.


Riferimenti scientifici

  1. Temporal changes in gene expression in the skin of patients treated with isotretinoin provide insight into its mechanism of action. Nelson AM, Zhao W, Gilliland KL, Zaenglein AL, Liu W, Thiboutot DM. Dermatoendocrinol. 2009 May;1(3):177-87.
  2. Isotretinoin Exposure and Risk of Celiac Disease. Rashtak S, Khaleghi S, Marietta EV, Pittelkow MR, Larson JJ, Lahr BD, Murray JA. PLoS One. 2015 Aug 19;10(8)
  3. Management of acne: a report from a Global Alliance to Improve Outcomes in Acne Gollnick H, Cunliffe W, Berson D, Dreno B, Finlay A, Leyden JJ, Shalita AR, Thiboutot D; Global Alliance to Improve Outcomes in AcneJ Am Acad Dermatol. 2003 Jul;49(1 Suppl):S1-37.


Dermatite allergica: 7 cose da sapere assolutamente

La dermatite allergia da contatto come descritto nel post dedicato alla dermatite delle mani viene confermata e diagnostica dopo aver eseguito i Patch test.

Ma cosa significa avere una dermatite allergica da contatto?

Facile intuire che si tratta di una dermatite che si manifesta in seguito al contatto tra una sostanza, ad esempio il nichel al quale il paziente è allergico, e la pelle.

Fin qui ci siamo ma non è tutto così scontato. Facciamo un po di chiarezza.

I – Dove si manifesta la dermatite allergica da contatto?

La dermatite allergica da contatto generalmente si manifesta nel punto in cui avviene il contatto tra la sostanza alla quale si è allergici e la pelle. Pensate ad esempio al polso quando si è allergici al cinturino dell’orologio.

Ricordo però che ciò che identifichiamo come polso, avambraccio coscia, ecc. è solo una distinzione anatomica alla qualche non corrisponde una reale separazione fisica tra le varie parti perché non esiste un confine reale tra una zona e l’altra della pelle che è e rimane una sola.

Si esatto! La pelle è una sola e se, considerando quella di un adulto, immaginiamo di stenderla per terra come un tappeto ricoprirebbe una superficie pari a 2 m² circa.

Cosa intendo dire? La dermatite allergica da contatto in realtà può comparire ovunque e non necessariamente solo ed esclusivamente nel punto di contatto tra la pelle e la sostanza verso la quale si è allergici.

Le ragioni di tutto ciò sono un pò complesse e al momento è sufficiente tener presente la seguente definizione esatta di dermatite allergica da contatto è: dermatite che insorge in seguito al contatto con una sostanza allergica, che è ben diverso dallo scrivere che insorge nel punto in cui i verifica il contatto!

Intuite benissimo che questa definizione è molto più ampia perchè non si limita a considerare la dermatite allergica una manifestazione che insorge nel punto di contatto con la sostanza allergizzante. Può sembrare un gioco di parole ma non lo è. Soffermati solo un attimo per cogliere appieno la differenza dei concetti “insorge in seguito al contatto” e “insorge nel punto di contatto”.

Quindi praticamente si potrebbe verificare che una persona, ad esempio allergica al nichel, potrebbe non avere nessuna reazione al polso in corrispondenza del cinturino dell’orologio, o all’addome, in corrispondenza del contatto del bottone metallico dei pantaloni, ed avere invece una reazione alle gambe dove apparentemente non c’è stato nessun contatto tra il nichel e la pelle.

II – La sede della dermatite consente di diagnosticare con certezza la causa dell’allergia?

Capita spesso che quando comunico al paziente che il sospetto è la dermatite allergica da contatto subito dopo mi chieda:

“Dottore, qual è la causa? Cosa potrebbe essere stato?”

come se il dermatologo per ogni sede del corpo dove si manifesta la dermatite avesse già la risposta.

Ad esempio, la dermatite al polso è causata dal nichel, quella alle ascelle dai profumi, quella all’inguine dagli elastici, ecc.

L’esperienza e il buon senso dello specialista può essere utile a sospettare la possibile causa ma attenzione alle facili indicazioni e diagnosi senza prima una conferma. La conferma è possibile solo ed esclusivamente dopo aver eseguito come scritto sopra i Patch test.

patch test

III – Ogni quanto tempo devono essere ripetuti i Patch test?

A volte mi capita di visitare pazienti che ogni anno ripetono i Patch test oppure  li abbiano eseguiti molti anni addietro, ad esempio nel 1992, e poii più nulla e sempre da allora applicano al bisogno le stesse creme prescritte dal dermatologo.

Ha senso ripetere i Patch test annualmente? No! Così come non è corretto, al contrario, il comportamento di chi dopo la prima diagnosi non consulta più lo specialista, gli anni passano e non esegue mai più i Patch test.

Ogni quanto tempo un paziente con dermatite allergica da contatto dovrebbe ripetere i Patch test?

Teoricamente non esiste una risposta standard e valida per tutti e l’indicazione ad eseguire nuovamente l’indagine deve essere personalizzata come nel caso seguente..

Immaginiamo una persona allergica al nichel che subito dopo la diagnosi esegue correttamente i trattamenti consigliati dal dermatologo e che scrupolosamente si attiene alle sue indicazioni per evitare il contatto con la sostanza allergizzante che ad un certo punto presenta nuovamente un peggioramento della sua dermatite.

In questi casi, accertato che il contatto con il nichel è stato sempre evitato e che non è cambiato nulla per quanto riguarda lo stile di vita e/o professionale della persona è molto probabile che sia subentrata una nuova allergia quindi è consigliabile eseguire nuovamente i Patch test.

Attenzione però alle facili conclusioni del tipo:

“Se ho fatto i Patch test e sono risultato allergico al nichel e con la cura del dermatologo sono guarito dalla dermatite che ora a distanza di 2 mesi è ricomparsa, vuol dire che sono diventato allergico ad una nuova sostanza e devo ripetere i Patch test?”

Ovviamente no, perché è molto probabile, quasi certo, che il problema sia sempre lo stesso. In questi casi è fondamentale la collaborazione tra il dermatologo e il paziente per capire e indagare cosa potrebbe essere successo e quale condizione potrebbe aver favorito la recidiva.

IV – Se la dermatite si manifesta sempre nelle stesse zone del corpo la causa dell’allergia è sempre la stessa?

Alcune persone non eseguono più a distanza di tempo i Patch test è perché notano che la dermatite compare sempre nelle stesse zone dove è comparsa la prima volta però, mentre all’inizio riuscivano a curarla con le prescizioni derl dermatologo, ultimamente non sono più in grado di farlo.

Quando si verifica ciò il paziente è convinto che la causa dell’allergia sia sempre la stessa e che la colpa è delle creme che devono essere cambiate.

“Dottore, ho la dermatite perché sono allergica al nichel, lo so perché ho fatto i Patch test nel 1992, vede (indicando dei fogli)? Ora però non riesco più a curarla con queste creme che applico sempre perché la pelle si è assuefatta!”

In questa frase il paziente ha già fatto la diagnosi e spiegato la causa del suo attuale problema al dermatologo il quale a questo punto senza neanche aver proferito nessuna parola dovrebbe solo sollevare la penna per una nuova prescrizione.

La gestione del paziente con dermatite allergica è complessa e la situazione precedente sarebbe stata diversa se il paziente si fosse, invece, rivolto al dermatologo in questo modo:

“Dottore, tempo addietro ho avuto una dermatite localizzata … e il medico ipotizzando che fosse di natura allergica mi ha consigliato di eseguire i Patch test che effettivamente hanno confermato l’allergia al nichel. Mi furono fornite tutte le indicazioni per evitare il contatto con il nichel insieme alla cura per trattare la dermatite. Le confesso che all’inizio non è stato facile evitare il nichel perché lo trovavo dappertutto e proprio per questo periodicamente avevo delle recidive che riuscivo a gestire applicando sempre le stesse creme prescritte dal dermatologo. Con il passare del tempo sono diventato sempre più attento ed ho imparato ad evitare il nichel.  Le assicuro che il mio stile di vita e di lavoro non è cambiato eppure adesso mi ritrovo nuovamente con la dermatite così come all’inizio se non addirittura peggio… Dottore, cosa pensa sia successo?”

Di fronte a questa situazione le ipotesi possono essere solo due:

– ci potrebbe essere stato un contatto “involontario” con il nichel

– il paziente potrebbe nel frattempo aver sviluppato una nuova allergia ad una sostanza differente magari ad un componente delle creme applicate per lungo tempo sulla cute lesa.

In questo caso ripetere i Patch test è giustificato perché il paziente potrebbe aver sviluppato un nuova allergia

V – Quali sono le sostanze da evitare in caso di dermatite allergica?

Di solito, dopo che un paziente ha eseguito i Patch test riceve degli fogli con la prescrizione e le indicazioni di tutto ciò che deve evitare.

Se per la prescrizione non ci sono problemi, è invece difficile per il paziente comprendere il peso da dare a tutte le informazioni riguardanti ciò che da quel momento in poi deve evitare.

“Dottore, ma… ma si trova dappertutto! E’ impossibile evitarlo!”

In quel momento, il dermatologo deve capire che il paziente sta chiedendo un aiuto, un chiarimento ulteriore e se non lo facciamo applicherà per un pò di tempo le creme ma non riuscirà a seguire le indicazioni e ad evitare il contatto con la sostanza allergizzante.

Stanco di vedere e vedersi con le macchie della dermatite inizierà a prerigrinare da un dermatologo ad un altro fino a quando…

“Ho ascoltato con attenzione tutto quanto… posso visitarla?”

e poi

“Il sospetto del collega era corretto, lo condivido, é una dermatite allergica da contatto!”

“Si, infatti, ho fatto i Patch test che hanno dimostrato un’allergia al nichel…”

“Le sono state fornite delle indicazioni per evitare il nichel?”

“Si, mi ha dato questo foglio (tirandolo fuori e mostrandolo al medico) e mi ha detto qui è scritto tutto (indicando il foglietto)…, ma, dottore, come faccio? si trova dappertutto! Non c’è un vaccino?”

“Vede… tutto ciò che è scritto è vero! Però è solo un elenco di ciò che contiene il nichel… e dobbiamo dare un senso, dobbiamo filtrare queste informazioni e considerare solo quelle che la riguardano… le altre le possiamo ignorare e non tenerne conto… è tutto potrebbe diventare più semplice da gestire…”

“Dottore, non capisco… non la seguo…”

“Deve sapere che nella dermatite allergica da contatto perché si manifestino le chiazze sulla pelle ci deve verificare sempre un contatto diretto e prolungato con la sostanza allergizzante…”

“Diretto e prolungato? Cosa significa?”

“Vede questa penna? é metallica, contiene nichel ma non è sufficiente che lei la tocchi solo per un attimo perché poi compaia la sua dermatite…”

“Cioè…”

“Vede qui (indicando il foglio della paziente) c’è scritto evitare le forbici perché contengono nichel… ebbene, lei è una sarta?”

“No, sono una segretaria…”

“Bene! Le forbici le può usare perché il contatto sarebbe concentrato e limitato nel tempo e quindi non rilevante per il suo problema….”

“Allora… (leggendo il foglietto) cosa potrebbe causare e scatenare la dermatite? Potrebbero solo i trucchi che uso tutti i giorni per andare al lavoro oppure i tessuti sintetici che uso quando vado in palestra…”

“Si certo, potrebbero! Infatti partiamo da qui. Li eviti! Usi trucchi testati per il nichel e indossi cotone a contatto diretto con la pelle…”

“Quindi le pentole le posso usare?…”

“Si certo! La sua dermatite non è dovuta alle pentole che usa solo per cucinare a pranzo e cena….”

“Grazie, dottore, seguirò la sue indicazioni… e per la cura invece?”

“Applichi queste (indicandole) e mi raccomando faccia tesoro di quanto appena dscusso insieme…”

Dopo un mese…

“Dottore, la dermatite va molto meglio, riesco a gestirla…”

Cosa è successo?

Dopo la diagnosi iniziale di allergia il paziente si è trovato di fronte ad un problema molto più grande di lui non sapendo come affrontarlo perché non aveva idea da dove partire per poterlo fare.

La dermatite allergica da contatto si manifesta solo dopo un contatto diretto e prolungato con la sostanza incriminata e ciò deve essere spiegato al paziente filtrando le indicazioni da seguire e quelle da evitare e iniziando insieme un percorso a gradini che pian piano lo aiuteranno a gestire al meglio il suo problema.

VI – Si può essere allergici solo in alcuni periodi dell’anno?

Chi soffre di dermatite allergica sa benissimo che ci sono periodi durante l’anno in cui la dermatite peggiora.

Alcuni migliorano d’estate mentre altri peggiorano e lo stesso vale per le altre stagioni dell’anno.

Questo non significa che un soggetto è allergico solo nei periodi durante i quali si manifesta la dermatite perché lo è tutto l’anno anche quando la sua pelle apparentemente è sana.

La dermatite infatti si manifesta in seguito al contatto con la sostanza allergizzante e la pelle ma per farlo giocano un ruolo importante anche il sistema immunitario, i fattori ambientali e quelli individuali.

Ed è questo il motivo per cui durante l’anno ci sono periodi in cui la pelle è sana e altri in cui peggiora.

VII – Applicata la crema consigliata dal dermatologo sulla dermatite dopo quanto tempo posso riprendere le faccende domestiche?

Spesso si pensa che subito dopo l’applicazione della crema sulle chiazze di dermatite sia stata subito assorbita e quindi è possibile rivestirsi oppure mettere le mani a mollo in acqua e magari lavare i piatti oppure le verdure per cucinarle.

Una volta applicata la crema è necessario aspettare minimo 30 minuti, meglio se il doppio del tempo, per assicurarsi che venga assorbita e di conseguenza inizi a modulare e contrastare il processo infiammatorio della dermatite.

Rivestirsi o venire a contatto con l’acqua subito dopo l’applicazione della crema vanifica il trattamento della dermatite.

Conclusioni

Se il soggetto con dermatite allergica da contatto, che conosce benissimo l’impatto della patologia sulla sua qualità di vita individuale, relazionale e professionale, e il dermatologo, il quale deve mettere in chiaro concetti che non devono essere dati per scontati, non condividono e costruiscono insieme il percorso terapeutico da percorrere insieme nessuno dei due otterrà il risultato desiderato: la guarigione!

La dermatite delle mani: cause e trattamento

La dermatite alle mani è un problema molto comune che si accompagna sempre a prurito oppure bruciore, pizzicore. Quest’ultimi si manifestano soprattutto quando si viene a contatto con alcuni alimenti quali ad esempio il succo del limone, l’aglio, il pomodoro o semplicemente il sale. La pelle si presenta screpolata, arrossata sia al dorso sia al palmo. Inoltre in corrispondenza delle pieghe delle articolazioni interfalangee, sono presenti ragadi lineari, molto dolorose, disposte longitudinalmente oppure parallelamente alle pieghe stesse e che non tendono alla guarigione spontanea.

Chi soffre di dermatite delle mani sa benissimo che il problema è particolarmente evidente in autunno, inverno per poi migliorare spontaneamente durante la primavera, estate. “Dottore, ogni anno quando arriva questo periodo peggioro mentre d’estate con l’acqua del mare sto meglio. Ho usato tutte le creme ma non hanno fatto nulla e sto bene solo con l’acqua del mare…” “Dottore, mio genero mi ha portato a casa dell’acqua di mare che dicono che faccia bene ma nulla, non ho fatto nulla!” “Dottore, mi hanno detto che sono geloni…” Sono queste le frasi che sistematicamente mi sento dire dai miei pazienti. La dermatite delle mani è più frequente nelle donne e il miglioramento estivo è conseguente all’azione anti-infiammatoria aspecifica del sole. Il mare non c’entra nulla così come i geloni che sono tutt’altra cosa.

La causa della dermatite delle mani

La causa di tali dermatiti può essere allergica oppure irritativa. In entrambi i casi il problema si manifesta in seguito al contatto con una sostanza o con un qualcosa eppure la differenza tra la forma allergica e quella irritativa è notevole. La dermatite allergica delle mani si manifesta, come suggerisce il nome stesso solo in caso di allergia. Nel caso della dermatite allergica delle mani, didatticamente dapprima è necessario un primo contatto con la sostanza e la pelle. Durante questo iniziale contatto, che temporalmente coincide esattamente con la prima volta che si verifica, il sistema immunitario della persona “impara” a conoscere (fase di sensibilizzazione) la sostanza. Durante questa fase non si manifesta e non può mai manifestarsi una dermatite allergica la quale, invece si può manifestare solo la seconda volta che la pelle viene a contato con quella determinata sostanza. Cronologicamente la seconda volta può essere veramente la volta successiva oppure quella dopo tante altre, anche dopo anni (fase di elicitazione). Al contrario, nella dermatite irritativa non è presente nessuna allergia e solo il contatto ripetuto nel tempo, spesso metodicamente anche tutti i giorni, causa la dermatite.

Dermatite alle mani: come si manifesta

Quando la dermatite allergica compare per la prima volta si manifesta con la comparsa di bollicine sulle mani, tante e piccole localizzate al dorso delle mani oppure lateralmente alle dita e quando particolarmente importante anche con bolle al palmo. In questi casi è facile sospettare la forma allergica la cui diagnosi deve essere confermata come vedremo tra poco. Spesso però capita di trovarsi di fronte a pazienti che ormai soffrono del medesimo problema da anni, che hanno sperimentato molteplici rimedi e si presentano in studio con le mani screpolate, disidratate, secche e con ragadi. In questi casi il quadro clinico è simile sia per la forma allergica sia per quella irritativa e se l’anamnesi (il racconto del paziente) non aiuta ad orientare verso una o l’altra forma sono necessarie delle indagini per confermare una rispetto all’altra: i Patch test

dermatite mani

I Patch test: cosa sono

I Patch test consistono nell’applicazione di una serie di cerottini adesivi, ognuno contenenti ognuno una sostanza da testare, che vengono applicati al dorso e rimossi dopo 72 ore. Una volta rimossi, lo specialista controlla se in corrispondenza di uno o più dei cerottini applicati si è manifestata una dermatite. Si tratta in sostanza di una reazione di scatenamento per indurre nel soggetto allergico la dermatite in corrispondenza di un cerottino in modo tale che conosciuta la sostanza applicata, ad esempio il nichel, si possa dedurre la causa dell’allergia, il nichel appunto.

patch test

A questo punto scoperta la sostanza allergizzante lo specialista indica tutto ciò che la contiene e insieme al paziente risalire anche alle cause specifiche che hanno causato il problema. Se, invece i Patch test risultano negativi si tratta di una dermatite irritativa da contatto. Le sostanze che più spesso possono causare un’irritazione sono i detergenti, i detersivi ma anche l’acqua utilizzata per lavarsi più volte al giorno le mani che riduce progressivamente i fattori lipidici protettivi dello strato più esterno della nostra cute e che ci difendono dall’ambiente. Quando un soggetto si lava in continuazione le mani la dermatite si manifesta soprattutto al dorso e in particolare al dorso delle dita e in corrispondenza delle nocche. Osservando con attenzione la pelle screpolata e arrossata si può notare una demarcazione netta tra la zona interessata dalla dermatite e la pelle sana che, immaginando il gesto del lavarsi le mani, corrisponde proprio alla zona che sistematicamente viene a contatto con l’acqua.

Come curare la dermatite alle mani

In generale, un soggetto con dermatite alle mani dovrebbe assumere un antistaminico per contrastare il prurito in modo tale da evitare grattandosi di complicare il quadro clinico sovrainfettandolo ma anche e soprattutto per dare tempo e modo alla pelle di guarire con le indicazioni del dermatologo. Se la causa è di natura allergica deve essere evitato il contatto con la sostanza allergizzante e lo stesso deve essere fatto se, invece, la causa è irritativa riducendo ad esempio drasticamente il numero di volte che ci si lava le mani e usando dei guanti per lavare i piatti, ecc… Poi, se la pelle si presenta particolarmente arrossata è necessario nell’immediato applicare per alcuni giorni un cortisonico per ridurre ed eliminare l’infiammazione mentre sulle ragadi è sufficiente un cicatrizzante evitando di aprire e chiudere le dita per favorirne la guarigione. Infine, risolta la fase acuta della dermatite delle mani è necessario passare alla fase di mantenimento fondamentale per ridurre e contrastare le ricadute. Ricordo infatti che la pelle di questo soggetti, sia a causa dell’allergia sia per lo stile di vita individuale o professionale, è maggiormente suscettibile di andare incontro a delle ricadute e per evitarle è necessario investire in detergenti non aggressivi ma anche in creme idratanti o più esattamente ristrutturanti che aiutano la pelle stessa delle mani a ripristinare il fisiologico film idro-lipidico protettivo.

Myskin va a scuola

Inizia la scuola ed è sempre un’ emozione sia per i ragazzi, che per la prima volta vivono questa avventura o che dalle elementari passano alle medie ma anche per tutti gli altri che anno dopo anno continuano a crescere, sia per i genitori che vedono i propri figli diventare uomini e donne di domani.

Grazie ragazzi e grazie maestre per l’impegno e la devozione di ogni singolo giorno!

Myskin augura a tutti gli alunni, insegnanti e genitori buon anno scolastico e lo facciamo ricordando un’esperienza bellissima vissuta proprio a scuola, presso la Scuola Elementare Dante Alighieri di Corsano (Le) quando abbiamo incontrato i ragazzi di V per spiegare: La bellezza e i segreti della nostra pelle.

Lo abbiamo fatto giocando insieme e condividendo con passione, tanta, un momento unico e bellissimo che personalmente mai avrei immaginato di vivere come documentato nel video. Grazie!

Il trattamento della Dermatite Seborroica

La Dermatite Seborroica è una patologia cronica recidivante quindi oltre a durare e prolungarsi nel tempo è caratterizzata da momenti durante l’anno in cui peggiora e altri in cui migliora. Proprio per questo motivo la terapia deve tener presente questo aspetto in modo tale da distinguere due momenti precisi: il trattamento della fase acuta quando è presente il problema e quello del mantenimento quando invece non sono evidenti manifestazioni sulla pelle e/o sul cuoio capelluto.

In tutti i casi l’approccio non deve essere aggressivo perché la pelle dei pazienti con Dermatite Seborroica spesso è molto sensibile e facilmente irritabile sia a causa della patologia stessa sia per gli innumerevoli trattamenti già eseguiti in passato, spesso dovuti al fai da te.

L’obiettivo del trattamento è estetico eliminando le squame e l’arrossamento dell’infiammazione ma anche curativo riducendo/eliminando le colonie di Malassezia.

Terapia topica della Dermatite Seborroica

Trattamento della Dermatite Seborroica del cuoio capelluto

I prodotti maggiromente utilizzati sono shampoo e lozioni contenenti antimicotici i quali possono avere un’azione sia fungicida se sono in grado di eliminare la Malassezia o fungistatica se invece si limitano solo a controllarne la proliferazione.

Lo shampoo dovrebbe essere eseguito 2-3 volte a settimana e, durante il lavaggio dei capelli, andrebbe lasciato in permanenza almeno 5-10 minuti prima di essere riscquato in modo tale che il suo principio attivo svolga l’azione mirata nei confronti della Malassezia oppure elimini perfettamente le squame presenti sul cuoio capelluto.

I principi attivi comunemente utilizzati, i quali possono essere presenti da soli o combinati da tra loro, sono: la Ciclopiroxolamina, il Chetoconazolo e la Piroctolamina

La Ciclopiroxolamina, generalmente nella concentarzione dell’1- 1,5%, ha un’azione fungistatica,inibendo la crescita della Malassezia in quanto interferisce con specifici meccanismi di sintesi per la formazione delle membrane cellulari della Malassezia stessa, ma anche anti-infiammatoria, inibendo il rilascio di mediatori quali i leuotrieni e le prostaglandine, e quindi è indicata in tutti quei casi in cui la Dermatite Seborroica è caratterizzata dalla presenza di squame untuose e il cuoio capelluto si presenta arrossato.

Il Chetoconazolo invece ha un’azione antiseborroica e anti-infiammatoria e blocca la proliferazione della Malassezia interferendo con la sintesi dell’ergosterolo della membrana cellulare. Di solito è indicato per prevenire le recidive.

La Piroctolamina considerata atossica è molto tollerata è particolalmete efficace se associata allo Zinco Piritione.

Solo in alcuni casi quando l’infiammazione presente è particolarmente intensa si consiglia l’applicazione di un cortisonico in lozione o soluzione cutanea da applicare 1-2 volte al giorno per un periodo limitato di tempo.

Trattamento della Dermatite Seborroica del volto e del tronco

In questo caso si possono usare detergenti, creme, gel, lozioni, mousse contenenti oltre ai principi attivi citati sopra anche Zinco piritione, Metronidazolo, Terbinafina, Fluconazolo…

La scelta del principio attivo è condizionata dall’entità e dal tipo di Dermatite Seborroica mentre la tipologia di pelle del soggetto condiziona il tipo di formulazione se in crema, emulsione, gel…

Da qualche anno, anche se il suo impiego è off label, vengono utilizzati il Pimecrolimus 1% e ilTacrolimus 0,1%, farmaci noti ai soggetti con Dermatite Atopica.

Si tratta di farmaci immunomdulatori che a differenza degli antimicotici, la cui azione è diretta nei confronti della Malassezia, agiscono sul “deficit immunologico” (vedi link) e più esattamente inibiscono l’attivazione dei linfociti T, la produzione di citochine pro-infiammatorie e la degranulazione dei mastociti.

A differenza dei cortisoni, sia il Pimerolimus sia il Tacrolimus possono essere usati anche per lunghi periodi senza il rischio di un assottigliamento della pelle (atrofia). Inoltre,  sono ben tollerati se si esclude un leggero e transitorio pizzicore specialmente durante le prime applicazioni iniziali.

Infine l’uso del cortisone deve essere limitato il più possibile e utilizzato solo in casi selezionati per vari motivi

  • rischio di atrofia in seguito all’utilizzo cronico
  • effetto rebound alla sospensione del trattamento che comporta una repentina recidiva della Dermatite Seborroica
  • corticodipendenza che alla lunga induce la comparsa di eritrosi e teleangectasie (presenza di una rete vascolare minuta e superficiale visibile ad occhio nudo) alle guance ma anche di dermatite periorale.

Terapia sistemica della Dermatite Seborroica

Quando la Dermatite Seborroica si presenta diffusa oppure tende alla cronicizzazione oppure quando fin dall’inizio si presenta in forma severa è indicato il trattamento sistemico, il quale è quasi sempre associato a quello topico appena descritto.

Il farmaco utilizzato deve essere in grado di agire su uno o più dei meccanismi responsabili (vedi link)della Dermatite Seborroica.

Antimicotici

Quelli maggiormente utilizzati appartengono alla famiglia dei diazoli, ad esempio il Chetoconazolo, dei triazoli, quali l’Itraconazolo e il Fluconazolo, o alle allilamine come la Terbinafina.

Tutti questi diversi principi attivi oltre ad agire direttamente sulla Malassezia impedendo la sintesi dell’ergosterolo, componente fondamentale della membrana cellualre, e quindi interferendo con la sua integrità sono anche in grado di svolgere un’azione anti-infiammattoria.

Il Chetoconazolo è stato il primo antimicotico ad essere utilizzato per via sistemica per il trattamento della Dermatite Seborroica ma attualmente è stato abbandonato a causa della epatotossicità, ovvero dei danni procurati al fegato durante la sua assunzione. Il suo unico utilizzo attuale è per via topica come spiegato sopra.

L’Itraconozalo (es. Sporanox, Triasporin) è un farmaco che ha la caratteristica di accumularsi a livello cutaneo, in particolare a livello dello strato corneo colonizzato dalla Malassezia e a livello del sebo. Di solito è il farmaco di prima scelta sia per il trattamento delle forme importanti sia per le recidive. Una volta assorbito viene metabolizzato dal fegato attraverso il citocromo P450 per cui bisogna prestare attenzione che il paziente non assuma altri farmaci anch’essi metabolizzati attraverso il medesimo circuito per evitare che si possano creare condizioni che modificano le proprietà farmacologiche dell’itraconazolo aumentando i rischi di tossicità e ne diminuiscano l’efficacia.

Il Fluconazolo (es. Elazor, Diflucan) completamente assorbito dal tratto gastro-intestinale è un farmaco di seconda scelta. Anche in questo caso come nel precedente è necessario prestare grande attenzione alla concomitante assunzione da parte del paziente di altri farmaci quali la ciclosporina, la teofillina, il warfarin perché ne può aumentare le concentrazioni nel sangue o alla rifampina che al contrario può dimunire quelle dell’antimicotico e quindi renderlo meno efficace.

Anche la Terbinafina (es. Lamisil) è in grado di concentrarsi a livello della cute dove si riscontra anche a distanza di tempo dalla sospensione del trattamento. E’ un farmaco in genere ben tollerato.

In base al principio attivo esistono diversi schemi di trattamento alcuni dei quali evidenziati in tabella.

Dermatite Seborroica: esempi di schemi di trattamento
FarmacoDosaggioModalità somministrazione
Itraconazolo200 mg/die7 giorni, poi i primi 2 giorni del mese dei successivi 2 mesi
Itraconazolo200 mg/die7 giorni, poi i primi 2 giorni del mese dei successivi 8 mesi
Itraconazolo200 mg/die7 giorni, poi i primi 2 giorni del mese dei successivi 11 mesi + idrocortisone topico 1% 2 volte al giorno per il primo mese di terapia
Fluconazolo300 mg/die2 settimane
Terbinafina250 mg/die4 settimane
Terbinafina250  mg/die6 settimane
Terbinafina250 mg/dieprimi 12 giorni del mese per 3 mesi consecutivi

Terapia cosmetica della Dermatite Seborroica

La Dermatite Seborroica è anche e soprattutto un problema cosmeologico e come tale deve essere trattato.

In base alla localizzazione se al cuoio capelluto, volto o tronco verranno utilizzati cosmetici quali shampoo, lozioni, creme, gel, schiume, … che da un lato devono svolgere un’azione seboregolatrice per ridurre l’eccesso di sebo, migliorando l’aspetto lucido della pelle, ma anche cheratolitica per eliminare le squame e infine lenitiva per gestire l’arrossamento.

I più attenti con Dermatite Seborroica avranno notato che anche nei cosmetici sono presenti i principi attivi dei farmaci citati ma le loro concentrazioni sono molto più basse e di conseguenza anche la loro azione è più blanda.

Le sostanze in grado di eliminare le squame e che più comunemente è facile ritrovare nei cosmetici sono: l’Acido Salicilico, catrami vegetali, derivati dello Zolfo, Lattato di Ammonio, Solfuro di Selenio mentre quelle lenitive e disarrossanti sono: Acido Glicerretico, estratti di Genziana, diversi derivati fitoterapici quali la Bardana.

Come scritto in precedenza le norme generali per quanto riguarda lo shampoo prevedono l’uso 2-3 volte a settimana lasciandolo agire in posa per 5-10 minuti dopo averlo applicato e massaggiato sui capelli umidi e poi sciacquare.

Dopo lo shampoo è possibile usare il balsamo e nel caso in cui la Dermatite Seborroica fosse particolarmente squamosa è indicato l’uso di lozioni da applicare prima del lavaggio dei capelli le quali devono essere massaggiate sul cuoio capelluto e lasciate in posa per 15-45 minuti.

Queste lozioni normalmente sono a base di Acido Salicilico, Climbazolo, Ittiolo, Urea, …

Infine dopo aver lavato e asciugati i capelli è possibile applicare creme, emulsioni, lozioni, fiale a base di acido ialuronico, estratti di betulla, biotina, eucalipto, rosmarino, vitamina B6, zinco solfato per migliorare l’aspetto estetico dei capelli stessi attenuando e non poco il loro aspetto lucido e contrastando l’odore acre della seborrea.

Per quanto riguarda la detersione del viso è preferibile utilizzare i syndet i cosidetti saponi non saponi che oltre ad avere un pH similie a quello della cute non l’aggrediscono e quindi non inducono secchezza.  Si tratta di detergenti che quando utilizzati non producono schiuma e sono a base di Meleleuca, Ciclopiroxolamina, Climbazolo, Chetoconazolo, Zinco Piritione, Acido Salicilico.

Quando sul viso l’irritazione della Dermtite Seborroica è particolarmente intensa al posto dei syndet sarebbero da preferire i latti detergenti o le soluzioni acquose perché molto più delicate.

Integratori alimentari e Dermatite Seborroica

Se la seborrea è eccessiva possono essere utili a contrastarla gli integratori a base di Acido alfa-linoleico, Bardana, Biotina (vitamina B8), Cucurbia pepo, Isoflavoni, Metionina, Nicotinamide (vitamina B3), Serenoa repens e Zinco.

Conclusioni

Il trattamento e la gestione dell Dermatite Seborroica è complessa perché lo è la malattia stessa e proprio per questo non deve essere commesso l’errore del fai da te per un unico vero motivo: rendere inconsapevolmente ipersensibile la pelle, soprattutto quella del viso, tanto da farla diventare iper-reattiva ai trattamenti.

Chiedi sempre un consulto al tuo dermatologo di fiducia perché te lo chiede la tua pelle e lo vedi anche tu con i tuoi occhi. Non cercare la panacea, il rimedio definitivo, perché non esiste. La ricetta migliore per la tua Dermatite Seborroica è una sapiente combinazione che solo il Dermatologo, che come te conosce la tua pelle, può consigliarti.

Crema e trattamento per le cicatrici

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Ho una cicatrice, sembra un tatuaggio, sai che cosa dice: “Avanti, Coraggio!” (Lorenzo Cherubini)

La tua cicatrice è leggenda.. come d’altronde il mago che te l’ha procurata. (Lucius Malfoy ad Harry Potter)

Bisogna essere orgogliosi delle proprie cicatrici” (Paolo Coelho)

Possono essere un segno di riconoscimento, un “trofeo” di una battaglia combattuta e vinta, ma anche un ricordo incancellabile che riapre una ferita emotiva ogni giorno.

Ognuno di noi attribuisce alle proprie cicatrici un significato diverso, alcuni vorrebbero cancellarle, altri semplicemente tenerle più nascoste possibile, altri solamente renderle meno dolorose.

Ecco alcuni consigli per gestire al meglio le cicatrici in questa calda estate assolata.

Proteggere le cicatrici con lo schermo solare

Tutti i tipi di cicatrici beneficiano di una estrema protezione solare, che impedisce loro di pigmentarsi (colorarsi) in maniera permanente. La protezione va applicata TUTTI I GIORNI, non solo nelle giornate in cui si va al mare! Il sole “di città” è esattamente identico a quello “della spiaggia” per una cicatrice recente. L’applicazione va poi prolungata per almeno 3 mesi o finchè la cicatrice non si è totalmente schiarita ed è diventata perlacea.

Quale prodotto scegliere?

– E’ necessario scegliere una crema solare con filtro SPF molto alto (50+) che contenga prevalentemente filtri di tipo fisico  come il biossido di titanio, l’ossido di zinco, il biossido di silicio, il caolino, l’ossido di ferro o magnesio. Questi schermi infatti riflettono i raggi solari come se fossero uno specchio, senza superare la barriera cutanea come possono fare invece i filtri chimici. Sono perfetti in caso di pelle appena rigenerata tipica delle cicatrici recenti.

In passato i filtri fisici erano poco gradevoli perché troppo pastosi e “bianchi”, ma grazie ad un processo chiamato “micronizzazione”, oggi sono diventati cosmeticamente accettabili proprio come quelli chimici.

Quanto prodotto applicare?

La regola dei 2mg per cmq di pelle vale anche nel caso delle cicatrici, così come vale la stessa regola sul numero e la tempistica di applicazione ossia 20 minuti prima dell’esposizione, 20 minuti dopo l’esposizione, e poi ogni 2 ore fino al termine dell’esposizione.

filtro_chimico
filtro_fisico

Ridurre al minimo le trazioni

cicatrice (1)Durante l’estate tendiamo ad essere iperattivi e a praticare più intensamente sport all’aperto (complice anche la necessità di mantenere una silhouette adatta alla prova costume!).
Purtroppo le cicatrici postchirurgiche recenti o addirittura quando ancora presenti i punti di sutura, mal sopportano le trazioni come alzare i pesi, piegare la schiena o muovere spesso una articolazione, come si fa andando in bicicletta, allungarsi per afferrare l’ultimo barattolo in alto nella dispensa….questi movimenti vanno accuratamente evitati per almeno 3-8 settimane dopo l’intervento chirurgico. Questo è il tempo necessario perché il filo di sutura possa riassorbirsi e le nuove cellule possano richiudere la breccia. In caso contrario la ferita potrebbe riaprirsi o la cicatrice potrebbe allargarsi (“diastasi”) diventando molto evidente ed antiestetica.

Ridurre al minimo la macerazione

I lembi di una ferita chirurgica necessitano di un ambiente adatto per produrre una cicatrice e quindi “chiudere” una ferita. La macerazione indotta dalla sudorazione o dal lavaggio troppo precoce della ferita, da un bagno o una doccia prolungata, può rallentare la cicatrizzazione ma soprattutto può creare un ambiente favorevole alla crescita di batteri e ad una infezione.

cicatrice_macerazione

Attenersi strettamente ai consigli del chirurgo dermatologo sulle tempistiche di rimozione delle medicazioni e di lavaggio, e sulla eventuale apposizione di cerotti impermeabili o gel siliconi particolari diventa quindi prioritario. Il dermatologo sceglierà le indicazioni in base al tipo di intervento, al tipo di sutura utilizzata, al tipo e alla sede di cute operata, personalizzandole il più possibile, ed è quindi importantissimo rispettarle alla lettera.

Massaggiare la cicatrice

Non appena la ferita è ben chiusa, ossia circa 7-10 giorni dopo la rimozione delle medicazioni o degli eventuali punti di sutura, si può iniziare ad applicare il massaggio. All’inizio il massaggio sarà un po’ doloroso, ma è importante cominciare non appena possibile per migliorare le probabilità di risultati. Il massaggio va eseguito tutti i giorni per almeno 10-15 minuti al giorno, e può essere fatto comodamente a casa o presso centri di fisioterapia se la cicatrice è in sedi difficilmente raggiungibili come la schiena.

Per aiutare lo scorrimento delle dita si possono applicare delle creme elasticizzanti.

Al termine del massaggio la cicatrice e la cute attorno risulteranno arrossate e dolenti, soprattutto nelle prime settimane. Non c’è da preoccuparsi, è un processo assolutamente normale e col tempo diminuirà fino a scomparire.

Quale crema per la dermatite?

Dottore, mi dia una crema per la dermatite!

E’ frequente che il paziente esordisca in questo modo al momento della visita.

Se la sostanza del messaggio è chiara: il desiderio di guarire e presto dal problema cutaneo, esso merita un’analisi per chiarire due concetti.

I concetto: la dermatite

Dermatite è un termine assolutamente generico e aspecifico e da solo non è una diagnosi! Inoltre, non tutti i problemi presenti sulla pelle rientrano nella definizione di dermatite.

In generale, il termine si riferisce ad un processo infiammatorio cutaneo e rappresenta un capitolo molto ampio e non l’unico della dermatologia nel quale è presente ad esempio la Dermatite Atopica, laDermatite allergica da contatto, la Dermatite irritativa da contattoDermatite seborroica, ecc.

Esse sono patologie completamente differenti tra di loro per quanto riguarda i meccanismi patogenteci, quelli cioè responsabili del problema, e al massimo potrebbero condividere apparantemente alcuni aspetti cutanei. Infatti, la pelle quando ha un “insulto” si arrossa (il rosso è il colore preferito) e contestualmente possono comparire tutta una serie di segni quali bolle, vescicole, placche, ecc. che il dermatologo è in grado di interpretare quasi come se fosse un archeologo esperto in geroglifici egiziani.

Metaforicamente, la pelle per il dermatologo è come un libro con tanti segni che è in grado di “leggere” e interpretare per capire o cercare di arrivare a compredere quale potrebbe essere stata la causa iniziale.

Negli anni, anche per colpa di noi dermatologi non abbiamo mai avuto la cortesia di spiegare e comunicare ai nostri pazienti tutti questi passaggi limitandoci semplicemente a tranquillizzarli dicendo loro che si trattava solo di una dermatite!

Così facendo non ci siamo resi conto di aver banalizzato agli occhi del paziente e non solo la competenza del dermatologo e in un attimo abbiamo sintetizzato nella parola dermatite, bruciando anni di formazione universitaria, le molteplici diagnosi differenziali che aiutano a distinguere una forma di dermatite da un’altra.

E’ giunto il momento di rimediare a questo errore rispolverando la nostra specialità!

II concetto: la crema

crema tubetti

Stia tranquilla signora, è solo una dermatite! Applichi questa crema e vedrà che si risolverà tutto!

La crema appunto. Seconda banalizzazione.

In realtà ce ne sarebbe una terza: “si risolverà tutto!” ma la esamineremo successivamente in un post dedicato.

Torniamo alla crema intesa come un prodotto da applicare sulla pelle, generalmente 1-2 volte al giorno e per un dato periodo.

Così facendo per anni si è insinuato, posizionato e strutturato nella mente del paziente il messaggio che tutto ciò che compare sulla pelle è solo “dermatite” e che per curarla serve la “crema” e se volessi continuare aggiungerei anche: “Devo andare dal dermatologo per sentirmi dire che ho la dermatite e che devo usare la crema? Lo faccio da me!

I prodotti da applicare sulla pelle sono un aspetto importante della terapia dermatologica ma non l’unico e, rimanendo nell’ambito dei prodotti da applicare sulla pelle, la crema è un termine usato in maniera assolutamente improprio e che oltre alla crema in senso stretto si riferisce anche ad altre diverse formulazioni quali: lozione, fluido, emulsione, mousse, latte, polvere, soluzione ecc.

Conclusione

Dottore, ho un problema sulla pelle!

Ecco, come a mio avviso il paziente dovrebbe rivolgersi al dermatologo. Badate bene che non è pignoleria ma un invito a lasciare la finestra aperta sul mondo delle dermatiti ma anche di tutte le altre malattie dermatologiche che dermatiti non sono quali la Psoriasi, la Micosi, l’Orticaria, la Vitiligine, ecc. ed evitare di incunearsi un vicolo cieco per tutti quello della dermatite!

Il dermatologo, invece, dovrebbe approfondire con una serie di domande mirate che fanno parte del’anamensi la storia del problema. Questo momento è importante per indirizzare il pensiero del medico verso alcune patologie escludendone altre.

Poi, dovrebbe visitare il paziente esaminando e osservando tutta la sua pelle per cogliere e magari scovare anche quegli indizi dermatologici sfuggiti al paziente stesso.

Infine, dovrebbe arrivare ad una conclusione diagnostica, spiegando al paziente di cosa si tratta esattamente, quale potrebbe essere stata la causa e quale sarà la terapia topica migliore da utilizzare e se necessario sottolineare che il trattamento prevederà una prima fase per risolvere la fase acuta del problema e una cronica da eseguire per il mantenimento ed evitare le recidive oppure indicare e/o eseguire le indagini diagnostiche per confermare il suo sospetto diagnostico.

Iniziamo con oggi un percorso dove esamineremo dermatite per dermatite la crema da usare ovvero cosa è necessario sapere per gestire al meglio il proprio problema di pelle.

Macchie bianche al viso: cosa sono e come trattarle

La pelle del viso si abbronza e sulle guance e a volte anche sul collo si notano le macchie bianche.

Il contrasto è evidente difficile non notarlo.

Chiamate volgarmente “macchie di sole” o “funghi di mare“,  semplicemente perché vengono notate per la prima volta con la bella stagione, sono state descritte per la prima volta più di 80 anni fa.

Quasi sempre asintomatiche solo di rado si associano ad un modesto prurito e si manifestano soprattutto tra i 3 e i 16 anni e in particolar modo nella fascia d’età tra i 6 e 12.

Ogni macchia bianca è di forma circolare oppure ovalare e le dimensioni possono variare da pochi centimetri fino ad arrivare ad interessare quasi completamente la guance. Queste macchie rappresentano solo la fase finale di un processo dove inizialmente (stadio i) si presentano leggermente arrossate e con il bordo in minima parte rilevato rispetto alla pelle sana, poi successivamente (stadio II) compaiono minute papule (ispessimenti) in corrispondenza dello sbocco dei follicoli e infine (stadio III) le macchie bianche appunto.

Lo stadio I e II sono talmente fugaci e appena percettibili che le macchie bianche rappresentano l’unica manifestazione visibile ad un occhio non esperto.

La superfcie di queste macchie, osservata in controluce, è finemente desquamata simile ad un sottilissimo strato di crusca.

Tutti i tipi di pelle possono manifestarle anche se il problema sarebbe più frequente nei soggetti con pelle scura, mulatta o che facilmente si abbronza.

A tutt’oggi non sono note le cause ultime responsabili del problema ma sono chiari invece tutti i fattori individuali e stili di vita che possono favorirle:

  • Dermatite atopica
  • Xerosi (secchezza della pelle)
  • Lavaggi frequenti
  • Utilizzo di detergenti che alterano il fil idro-lipidico della pelle
  • Vento
  • Bassi valori di rame nel sangue (ipotesi)

Tutte queste condizioni avrebbero delle ripercussioni sulla sintesi della melanina – il pigmento naturale responsabile del colore della pelle di ognuno di noi e dell’abbronzatura – agendo direttamente sui melanociti e più esattamente sul trasferimento dei melanosomi ai cheratinociti.

Normalmente i melanociti sintetizzano la  melanina che immagazzinata in strutture chiamate appunto melanosomi la trasferiscono alle cellule della pelle, i cheratinociti, dove si “deposita” per dare il colore normale o l’abbronzatura.

Trattamento delle macchie bianche del viso

  • Applicare quotidianamente idratanti sulla pelle per evitare la secchezza
  • Usare dei detergenti che rispettano il film idrolipidico
  • Esporsi al sole evitando le ore centrali della giornata e applicare sempre la protezione solare adeguata al proprio tipo di pelle, ricordando di farlo 30 minuti prima e rinnovandola ogni due ore

Dimenticavo …

Sapete come si chiama questa manifestazione che si manifesta con la comparsa di macchie bianch al viso?

Pitiriasi Alba.

Il termine pitiriasi deriva dal greco (pytiron) è significa simile alla crusca mentre alba dal latino (albus) e significa bianco.

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Bibliografia

Pytiriasis Alba reviseted: perspectives on an enigmatic disorder of childhood. Cutis 2011;87:66-72

 

Cute e intestino: tutto ciò che devi sapere. Guida completa

Spesso la pelle viene percepita e vissuta dal paziente come se fosse un semplice rivestimento inerte del nostro corpo né più né meno di quello della propria scrivania o di un altro mobile. Per questo motivo quando si presenta un problema dermatologico l’associazione immediata è con la macchia e come tale inizia il fai date per eliminarla.

Tra tutti spiccano il Gentalyn crema e il Gentalyn Beta per poi passare all’Aloe o per i più raffinati la crema di Argan senza citare i vari subprodotti da applicare sulla pelle delle vendite porta a porta. I tradizionalisti invece ricorrono al rimedio della nonna o all’esperienza della vicina di casa oppure chiedono il consiglio del farmacista o del medico di famiglia.

Domanda: “Fareste lo stesso se avvertiste un dolore in petto?

Non credo proprio! Eppure alla cute non viene data un’importanza simile a quella del cuore e s’ignora sempre che ciò che applichiamo sulla pelle, spesso a sproposito, viene assorbito a livello sistemico e non rimane in superficie. 

Dall’altra parte, invece, spesso il dermatologo tende a focalizzarsi solo ed esclusivamente sulla pelle e a chiudersi in una visione inscatolata della persona: sono un dermatologo e il mio compito è occuparmi della pelle perdendo di vista la visione d’insieme della persona e spesso rischiando che gli sfuggano manifestazioni significative di problematiche più complesse che interessano gli organi interni.

Prima di prendere in esame questo aspetto vi chiedo: “Dove inizia e dove finisce la pelle? Al confine delle labbra e delle narici? Al confine degli orifizi dei genitali?

Provate ad accarezzare la vostra pelle partendo da un punto qualsiasi e proseguite cercando di trovare l’inizio e la fine. Quando l’avrete trovato scrivetemelo.

La pelle è un continuum tra l’esterno e l’interno dove poi però cambia struttura in mucosa a livello dell’apparato respiratorio, gastrointestinale e urogenitale.

Proprio per questo motivo, osservando la pelle è possibile cogliere tutta una serie di segnali indicativi o suggestivi di altre patologie e, oggi, ve lo dimostro prendendo in esame tutte le manifestazioni che correlano con le diverse malattie intestinali.

Dovete sapere che sono tante le manifestazioni cutanee che possono far sospettare la presenza di:

  • Tumori gastro-intestinali ereditari
  • Sindromi paraneoplastiche
  • Malattie infiammatorie intestinali

Pensate, senza creare allarmismi, che a volte la presenza dei tilomi, i classici e comuni ispessimenti cutanei della pianta del piede – proprio quelli che vengono sistematicamente “grattati” via dall’estetista e che poi si si riformano, possono essere indicativi di un carcinoma dell’Esofago prima ancora che quest’ultimo diventi sintomatico!

Per un’immediata e facile consultazione della complessa relazione-correlazione tra pelle e apparato gastrointestinale ho creato la seguente mappa mentale.

La prossima volta prenderò in esame la relazione tra la cute e gli altri apparati e organi.

Ricordo #askmyskin direttamente sui social network, la chat live su Myskin.it oppure inserite un commento all’articolo per approfondimenti o chiarimenti ulteriori. Sono pronto a rispondervi.

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