La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Dermatologia Myskin

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Unghie: micosi e tutte le altre malattie. Guida completa

Graffiano, grattano, solleticano, pizzicano e non hanno solo la micosi: vi presento le unghie.

Hai una macchia gialla sull’unghia? E’ una micosi
Hai una striatura sull’unghia? E’ una micosi
Hai un’unghia deformata? E’ una micosi

Alzi la mano chi ha avuto un problema qualsiasi alle unghie delle mani e/o dei piedi e la risposta è stata: è una micosi!

Oppure chi rivolgendosi al farmacista, sempre per un problema alle unghie, si sia sentito dire: è una micosi!

Ecco quindi prescrizioni e prescrizioni, automedicazioni e indicazioni ad usare ora questo ora quel rimedio per eliminare i funghi acquistando il trattamento che promette la guarigione in meno di un mese o l’ultimo ritrovato che, invece, lo fa in soli tre giorni.

Anni e anni di studio e di perfezionamento in dermatologia per vedersi sottrarre da davanti al naso un capitolo affascinante e complesso quale quello delle malattie ungueali perché tutto si riduce alla micosi!

In parte ho già affrontato il problema della unghie descrivendo tutte le possibili manifestazioni della psoriasi ungueale e questa volta, allargo ulteriormente l’orizzonte con la presentazione allegata per far passare il concetto che la micosi è solo uno dei tanti problemi delle unghie e non l’unico!

A tal proposito, in un recente studio (1) dell’Università di Napoli e condotto su 765 pazienti dell’ambulatorio di Micologia dei quali 550 avevano già eseguito trattamenti prima della visita dermatologica è stato calcolato che la spesa complessiva per i trattamenti inappropriati era pari a circa 121.500 euro!

Una spesa elevata ed inutile che si poteva evitare così come è stato dimostrato sempre nello stesso studio dove per i 253 pazienti, per i quali è stato necessario prescrivere una nuova terapia, la spesa è passata da circa 65.000 euro, costo dei trattamenti inappropriati, a 42.000 euro, cifra quest’ultima comprensiva del costo della nuova terapia e dell’esame micologico eseguito!

Il proverbio potrebbe essere: “Chi fa da se spende per tre

Se un dermatologo si soffermasse ad osservare e a studiare le unghie del paziente  sarebbe in grado di cogliere una miriade incredibile di informazioni, spesso le prime, di una malattia tumorale o internistica, metabolica e addirittura genetica.

Credete che stia esagerando?

Date un’occhiata alla presentazione e la prossima volta consulta il dermatologo prima di spendere soldi inutilmente per un trattamento non indicato!

 

Bibliografia

(1) Cost analysis of inappropriate treatments for suspected dermatomycoses. Farmeconomia. Health economics and thearpeutic pathways 2015; 16(2):39-44

Consigli per una sana e corretta esposizione al sole

Parlare e scrivere di fotoprotezione non è mai abbastanza e la pelle a pois ne è la dimostrazione.

Non ho mai visto una zebra a pois! La pelle a pois invece sì e sono sicuro anche voi!

La pelle a pois è un fenomeno in crescita.

La persona con la pelle a pois ama l’estate e più esattamente ama stare al sole e tra la montagna e il mare predilige il mare.

Non importa se sabbia o scogli. Al mare trascorre il suo tempo, generalmente in compagnia, tra giochi d’acqua, partite a beach volley o costruzioni di castelli sul bagnoasciuga.

Trascorre molte ore sotto il sole, spesso tutta la giornata. Consapevole dei rischi dell’esposizione intensa al sole applica sempre la protezione solare in modo diligente quasi maniacale e la applica solo sui nei.

Ecco un esempio di pelle a pois immediatamente dopo una giornata al mare

 

e poi, dopo qualche giorno quando è evidente la fine desquamazione soprattutto in corrispondenza delle spalle, dovuta proprio alla scottatura solare.

 

La persona con la pelle a pois deve essere ammirata per due motivi:

  1. la metodicità con la quale trascorre buona parte del tempo al mare applicando rigorosamente la protezione solare su ogni singolo neo
  2. la persuasione con la quale riesce sempre a convincere un amico o familiare ad applicare la protezione solare sui nei del dorso.

Più volte ho cercato di capire le ragioni di tale comportamento e le risposte più comuni sono state:

  • i nei sono pericolosi e devono essere protetti dal sole
  • i nei possono trasformarsi in melanoma
  • i nei sono dei melanomi dormienti e il sole li potrebbe attivare o si potrebbero stizzire.

Se ti riconosci nella persona con la pelle a pois o in una o più delle risposte precedenti, devi sapere che applicare la crema solare solo sui nei non serve a nulla!

Delle risposte precedenti l’unica che potrebbe aver senso è la trasformazione dei nei in melanoma se non fosse che il rischio di trasformazione di un neo in melanoma è estremamente basso: pari a 1/33.000

Nella stragrande maggioranza dei casi il melanoma insorge de novo, d’emblée sulla pelle sana, dove prima non c’era nessun neo!

Tra i principali fattori di rischio d’insorgenza del melanoma ci sono le scottature solari, specie quelle dell’infanzia, che quando particolalmente intense favoriscono la formazione di vescicole e bolle.

Questo è il concetto importante! Questo è il concetto da tenere presente!

Per questo motivo voglio essere provocatorio scrivendo che sarebbe più corretto applicare la protezione solare solo sulla pelle sana e non sui nei!

Poi, oltre ad applicare il solare 30 minuti prima di esporsi al sole e a rinnovare l’applicazione ogni due ore è necessario tenere presente che la corretta quantità di prodotto da stendere sulla pelle deve essere pari a 2g/cmq affinché la fotoprotezione del solare sia pari a quanto indicato sulla confezione.

In caso contrario, con una quantità minore, ad esempio la metà di 2g/cmq si dimezzerà di pari passo anche la capacità del solare di proteggere la pelle dai raggi del sole.

Infine, di recente è stato dimostrato che anche gli infrarossi e la luce visibile, favorendo la produzione di radicali liberi dell’ossigeno, danneggiano la nostra pelle; motivo per cui dovremmo sempre più scegliere solari che garantiscono una protezione ampia e completa da tutto lo spettro elettromagnetico del sole.

Pitiriasi Versicolor: gli errori da evitare per una terapia efficace

Se da un lato è vero che la Pitiriasi Versicolor recidiva, è lecito dubitare che tale condizione è in parte la conseguenza di una terapia non efficace e/o non eseguita al momento giusto?

Personalmente credo di sì!

Le numerose richieste e commenti di utenti che chiedono come far sparire immediatamente le macchie bianche della Pitiriasi Versicolor ne sarebbero la conferma!

I) errore nel trattamento della Pityriasis Versicolor

Spesso i miei pazienti si presentano in studio e riferiscono di eseguire ciclamente e senza controllo medico la stessa terapia per debellare la Pitiriasi Versicolor; quasi sempre si tratta del Pevaryl e addirittura in alcuni casi dell’assunzione ripetuta durante l’anno di Sporanox o Elazor.

Mettendo da parte per un attimo le possibili conseguenze ed effetti collaterali conseguenti all’assunzione ingiustificata e non controllata degli antimicotici, l’utilizzo cronico e ripetuto degli stessi trattamenti topici, da applicare sulla pelle, o sistemici, quali le compresse, favoriscono il fenomeno della resistenza da parte della Malassezia Furfur, responsabile della malattia.

Questa condizione come è facile intuire rende inefficace la terapia per il trattamento della Pitiriasi Versicolor.

II) errore nel trattamento della Pitiriasi Versicolor

Questo errore, invece, a mio avviso è il più importante e che molti sottovalutano e trascurano: ignorare lo stadio della malattia

Molti si preoccupano della Pitiriasi Versicolor solo quando notano sulla propria pelle le macchie bianche ma questo non implica che la malattia sia presente in quel momento e quindi è necessario iniziare la terapia per eliminarla.

Tutt’altro!!!

La presenza delle macchie bianche sono la conseguenza dell’interferenza da parte della Malassezia nella sintesi di melanina, il pigmento della pelle.

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Pitiriasi versicolor con macchie ovali

Generalmente piccole, di forma ovalare, ben definite e simili a confetti a volte, invece, possono essere molto estese e interessare ampie zone del corpo.

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Pitiriasi versicolor con macchie estese

Le macchie bianche della Pitiriasi Versicolor che si notano soprattutto quando la pelle è abbronzata rappresentano l’esito finale della malattia. La pelle dove appare bianca non riesce a produrre il normale colore oppure ad abbronzarsi proprio in conseguenza dell’interruzione della sintesi della melanina ad opera della Malassezia.

Una terapia iniziata e portata avanti in questa fase è del tutto inutile perché la malattia potrebbe non essere più in fase attiva!

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Ricordo e sottolineo che la terapia antimicotica elimina il fungo responsabile della Pitiriasi Versicolor e che non serve assolutamente a repigmentare le macchie bianche!

Come fare a capire se oltre alle macchie bianche sulla pelle è ancora presente il fungo?

Generalmente le macchie in fase attiva della Pitiriasi Versicolor, osservate ad un occhio nudo, si presentano di color camoscio e sono più facili da osservare sulla pelle chiara mentre lo sono meno su quella tendenzialmente più scura, olivastra.

La conferma se la Pitiriasi Versicolor è in fase attiva oppure è possibile osservando la pelle al buio utilizzando la luce di Wood, un sorgente ultravioletta.

Quando la malattia è in fase attiva, la luce di Wood visualizza sulla pelle del soggetto delle caratteristiche macchie di color giallo-verdastro che corrispondono esattamente a quelle color camoscio osservabili ad occhio nudo. Tale osservazione, inoltre, consente di apprezzare l’esatta distribuzione ed estensione della patologia.

Al contrario, se la Pitiriasi Versicolor non è più in fase attiva non si osserverà nessuna fluorescenza.

La distinzione tra macchie bianche e quelle color camoscio è puramente didattica per sottolineare l’importanza di rivolgersi al dermatologo per una corretta valutazione dello stadio della malattia per poter poi intraprendere una cura mirata e risolutiva se necessaria.

La terapia corretta per la Pitiriasi Versicolor

La terapia deve essere eseguita solo se la malattia è in fase attiva e in base all’estensione e alla distribuzione delle macchie potrà essere solo topica e/o anche sistemica.

Alla fine del ciclo di trattamento, una nuova valutazione con la luce di Wood è utile per accertarne la guarigione. Questo approccio personalizzato evita l’assunzione indiscriminata e inutile di farmaci antimocotici fai da te!

Cosa fare per le macchie bianche?

Per ripristinare il colore delle macchie bianche, è consigliato esporsi consapevolmente al sole per stimolare la pigmentazione. Ovviamente, tenete presente che durante il primo periodo di esposizione il contrasto tra la pelle chiara e quella sana aumenterà, perché la pelle sana si abbronzerà prima e più facilmente, per poi ridursi progressivamente fino a scomparire del tutto.

Infine, potrebbe essere indicata anche l’assunzione di integratori che stimolino e accelerino l’abbronzatura  per un recupero più rapido


Riferimenti scientifici

Mathur M, Acharya P, Karki A, Kc N, Shah J. Dermoscopic pattern of pityriasis versicolor.. 2019 Apr 30;12:303-309. doi: 10.2147/CCID.S195166. eCollection 2019.

Dina Y, McKesey J, Pandya AG. Disorders of Hypopigmentation J Drugs Dermatol. 2019 Mar 1;18(3):s115-s116.

I numeri del Melanoma in Italia

Il Melanoma con un’incidenza che aumenta del 3,6% ogni anno è il terzo tumore in Italia. Sia negli uomini sia nella donne la fascia d’età maggioremente a rischio è quella con meno di cinquanta anni. Sebbene negli ultimi anni la sopravvivenza è in aumento il numero di decessi rimane ancora alto: 1807 solo nel 2011

Parlare di Melanoma non è mai abbastanza e questa volta per farlo ho sintetizzato in un’infografica dedicata tutti i numeri del Melanoma in Italia.

Prevenzione del Melanoma

Da sempre il mese di maggio è associato alla prevenzione del Melanoma e l’invito di Myskin.it è: “Check you skin, soon is better!

Il Melanoma nel mondo

Il Melanoma è una realtà mondiale. Quest’anno Myskin.it lancia il progetto mondiale della mappa del Melanoma.

Tutti coloro che hanno avuto un Melanoma oppure che hanno perso un familiare proprio a causa del Melanoma li invito a taggare la loro posizione sulla mappa.

E’ un progetto che nasce per:

  • far vedere la diffusione del Melanoma nel mondo
  • far sentire e vedere a quanti hanno vissuto e vivono l’ esperienza del Melanoma la vicinanza di chi magari nella stessa zona ha avuto lo stesso problema
  • sensibilizzare chi non conosce il dramma del Melanoma

Per farlo è sufficiente cliccare sulla mappa mondiale del Melanoma poi su Additions e poi ancora su Add marker simple.

A questo punto è necessario compilare i campi della finestra visualizzata:

  • Email (che non sarà visualizzata sulla mappa!)
  • Entry name dove inserire per la privacy un nickname
  • Località geografica
  • Description dove riportare la sede del corpo in cui era localizzato il Melanoma (es. braccio, dorso, torace, ..) e il referto istologico con le informazione relative a: Breslow. spessore, livello di Clark, se presente o meno invasione ulcerazione, invasione linfatica ecc.

Dopodichè, caricare una foto del melanoma asportato o della cicatrice chirurgica dell’area in cui è stato rimosso e infine selezionare il tipo Melanoma selezionandolo dalle voci del menu a tendina:

  • Acrale se localizzato in sede palmo-plantare
  • Uveale per quelli situati a livello dell’occhio
  • Melanoma per tutte le manifestazioni superficiali e di Melanoma in situ
  • Desmoplastico è una variante particolare la cui descrizione è riportata nel referto istologico
  • Nodulare è un tipo di Melanoma a rapida insorgenza e rapida crescita. Anche in questo caso la dicitura è riportata nel referto istologico.

Melanoma: The Worldwide Map

Il tuo contributo è molto prezioso: Condividi il progetto della mappa mondiale del Melanoma!

Un mondo differente non può essere costruito da persone indifferenti.” (Peter Marshall)

Sifilide (Lue): la guida completa

Una volta il mio professore mi disse “Le diagnosi che un dermatologo non deve mai sbagliare sono due: il melanoma e la sifilide

Il melanoma perché una mancata o tardiva diagnosi mette a rischio la vita del paziente; la sifilide, invece, perché è la grande mima, la grande simulatrice, una patologia le cui manifestazioni possono essere simili a quelle di molteplici altre malattie cutanee e per diagnosticarla correttamente è necessario conoscerle tutte per poter cogliere e individuare le varie sfumature e differenze.

Un invito semplice e chiaro a studiare e a studiare tanto.

Per scoprire perché la Sifilide viene chiamata la grande simulatrice partiamo dall’inizio.

Come avviene il contagio della Sifilide?

La Sifilide è una malattia infettiva e le modalità di contagio sono:

  • trasmissione per via sessuale
  • trasmissione materno-fetale
  • contagio professionale

La trasmissione per via sessuale è la modalità più frequente

e richiede il contatto tra un’area infetta di un soggetto, generalmente una mucosa quale quella genitale oppure orale, e quella di un altro soggetto, anche in questo caso può essere genitale oppure orale, che invece contrae l’infezione.

La trasmissione materno-fetale, invece, è un’infezione in cui la madre contagia il feto e può avvenire o durante la gestazione, più esattamente dopo il 4-5 mese (Sifilide congenita) oppure durante il passaggio del feto nel canale del parto alla nascita (Sifilide connatale)

Infine, il contagio professionale è una possibilità teorica possibile solo se un medico ad esempio visita un paziente con la Sifilide senza guanti a mani nude e tocca la lesione iniziale della Sifilide descritta di seguito.

Qual è la causa dell’infezione?

La causa è il Treponema pallidum, un battere identificato, nel 1905, da un biologo (F. Schaudinn) e un dermatologo (E. Hoffman) di origine tedesca tramite la microscopia in campo oscuro, una metodica innovativa a quei tempi rispetto al tradizionale microscopio ottico.

Il Treponema pallidum si presenta come un batterio quasi trasparente, da cui pallidum, e la sua forma è molto caratteristica di tipo elicoidale, sottile, con 6-12 spire. E’ un batterio dotato di grande mobilità ma muore rapidamente dopo pochi minuti fuori dall’organismo infetto.

La scoperta tedesca fece svanire l’alone del mistero che da secoli aleggiava circa le modalità di contagio della Sifilide.

Nel 1495 quando il re francesce Carlo VIII marciò su Napoli alla riconquista della città la malattia si diffuse così rapidamente che i napoletani davano la colpa ai francesi, chiamandola il mal francese, e quest’ultimi facevano lo stesso con i primi, il mal napolitano.

Le guerre batteriologiche non sono una novità dei nostri giorni e se penso ai fatti di Napoli non si può escludere che facessero la guerra con l’amore.

Se sei arrivato fino a questo punto, un attimo di concentrazione per non perdere il filo di questo lungo “viaggio” della Sifilide che sta per cominciare.

Quali sono i sintomi della Sifilide?

Le manifestazioni cliniche variano con il decorso, la fase della malattia e il momento del contagio.

In particolare, didatticamente vengono distinti tre momenti:

  • Sifilide primaria
  • Sifilide secondaria
  • Sifilide terziara

Sifilide primaria

Si manifesta dopo 3 settimane dal contagio, ad esempio dopo un rapporto sessuale, e le manifestazioni compaiono sempre nella sede in cui è avvenuto il contatto con l’area infetta del partner: mucosa orale, mucosa genitale, ecc.

Sifiloma primario
Sifiloma primario

La manifestazione tipica è il Sifiloma primario una lesione generalmente unica che si presenta come un’esulcerazione non dolente e di consistenza aumentata. Data la sua consistenza è impossibile sollevare l’esulcerazione e piegarla tra due dita.

Inoltre, nella stessa sede del Sifiloma primario compare anche un ingrossamento non dolente dei linfonodi (linfadenite) Inizialmente di 5-15 mm, nell’arco delle 1-3 settimane dopo la comparsa, aumenta di dimensioni fino a 1-5 cm per poi scomparire del tutto senza alcuna terapia entro 4-6 settimane.

Attenzione, ciò non significa che il soggetto è guarito spontaneamente dalla Sifilide!

Sifilide secondaria

E’ la fase della “fioritura” come la chiamavano i vecchi dermatologi.

Dopo due mesi circa dal contagio e 30 giorni dalla scomparsa del Sifiloma primario, il Treponema pallidum si diffonde tramite il sangue in tutto l’organismo favorendo la comparsa periodica di manifestazioni, chiamate sifiloderma, estremamente eterogenee tra loro che possomo localizzarsi sia sulla pelle sia sulle mucose.

Anche in questo caso le manifestazioni sono asintomatiche e una volta comparse possono durare settimane/mesi per poi regredire e poi ripresentarsi nuovamente e regredire di nuovo e così via. Tutto ciò si articola per un periodo di 2 anni durante il quale le manifestazioni cliniche della Sifilide possono mimare quelle di tante altre patologie con le quali è possibile confonderla e quindi non diagnosticarla correttamente.

Vediamo insieme e in dettaglio quali possono essere queste diverse manifestazioni.

Roseola sifilitica

Piccole macchie leggermente arrossate, a volte quasi pallide, di pochi millimetri (5-15) compaiono, dopo 60-70 giorni dal contagio, e si distribuiscono elettivamente al tronco e alla superficie flessorie degli arti superiori. Clinicamente si presentano di forma ovalare-rotondeggiante, limiti sfumati, non desquamanti.

Anche in questo caso la manifestazione è asintomatica e può rischiare di passare inosservata oppure di essere confusa con la Pitiriasi rosea di Gibert, un’intossicazione alimentare o una reazione avversa a farmaci o una malattia virale. L’eruzione persiste per 7-20 giorni e poi anche in questo caso regredisce spontaneamente.

Sifiloderma papuloso secondario

Il volto, il tronco e gli arti sono interessati dalla comparsa di diverse manifestazioni polimorfe, motivo per cui tale stadio della Sifilide può essere confuso con una Psoriasi, Acne, Varicella, Impetigine, ecc.

Sifiloderma papuloso secondario
Sifiloderma papuloso secondario

Le manifestazioni del tronco e degli arti sono generalmente caratterizzate da papule (lesioni di piccole dimensioni, rilevate sul piano cutaneo e di consistenza aumentata), simili al color del rame, bordi netti, asintomatiche ancora una volta che in periferia presentano un elemento diagnostico importante per il dermatologo: un orletto di desquamazione, chiamato collaretto di Biett.

A livello del volto, invece, sono maggiormente interessati i solchi nasogenieni e la regione del mento mentre a livello palmo-plantare le pieghe, elemento importante per il sospetto diagnostico.

Infine, a livello genitale sono presenti lesioni erosive, macerate che spesso confluiscono insieme, di colore grigiastro e maleodoranti. Quest’ultime, data la presenza nelle lesioni del Treponema pallidum, sono contagiose.

Il sifiloderma papuloso secondario compare dopo 3-4 mesi dal contagio e si risolve con una macchia piana sulla superficie cutanea di colore più scuro.

Oltre alla cute, nella Sifilide secondaria possono comparire lesioni alle mucose orali e genitali di colore biancastro di dimensioni variabili, piccole (chiazze opaline) o grandi (placche mucose). In particolare, a livello della lingua possono scomparire in alcune zone le papille gustative, rendendo la superficie liscia (aspetto “falciato”).

Infine, anche se rare e più comuni in passato può essere presente:

  • un diradamento del margine laterale del sopracciglio la perdita dei capelli (alopecia) a livello della regione temporo-parietale
  • macchie chiare/scure (leucomelanodermie) al collo delle donne

La Sifilide secondaria è la conseguenza della diffusione sistemica nell’organismo del Treponema pallidum, motivo per cui spesso oltre alle manifestazioni descritte possono esserci segni di compromissione dello stato di salute generale:

  • febbre (39-39,5°C)
  • cefalea
  • dolori ossei
  • artro-mialgie
  • dolori di modesta entità in corrispondenza dello stomaco

Se sei arrivato fino a questo punto ci siamo quasi: prossima fermata capolinea.

Sifilide Terziaria

Regredite spontaneamente le manifestazioni della fase secondaria inizia il periodo di latenza tardiva, caratterizzato da lesioni degenerative che possono interessare diversi organi e distretti del corpo.

A livello dell volto e degli arti inferiori compaiono noduli di colore rossastro, di piccole dimensioni, che tendono a necrotizzare e ulcerare nella zona centrale fino alla formazione di cicatrici.

Inoltre, su tutta la superficie cutanea ma elettivamente alla tibia, allo sterno e alle mucose, compaiono le gommenoduli duri di colore rosso che si fistolizzano favorendo la fuoriuscita di materiale vischioso, gommoso che poi favoriscono la formazione di cicatrici biancastre, liscie, retratte e deturpanti.

Manifestazioni simili a quelle cutanee anche se più rare possono localizzarsi a livello delle ossa, articolazioni e muscoli così come a livello dell’apparato digerente.

Possono verificarsi infiammazioni a carico delle arterie che favoriscono la formazione di aneurismi e la comparsa del soffio diastolico, individuabile con l’auscultazione del cuore.

Infine, anche il sistema nervoso può essere interessato da quadri clinici simil meningite con conseguenze che possono variare dai disturbi della coordinazione fino alla paralisi progressiva.

Quest’ultima, associata all’ipotonia muscolare, insieme agli attacchi epilettici che possono essere presenti e ai disturbi psichici e turbe della personalità porta il paziente ad uno stato demenziale e delirante.

Fortunatamente, i quadri clinici della Sifilide terziara sono ormai molto rari perché la diagnosi viene formulata negli stadi precedenti e il paziente guarisce completamente dopo la terapia specifica.

Quali sono i test per la Sifilide?

La diagnosi di Sifilide è possibile, dopo il prelievo del sangue del paziente, con la conferma di due esami: VDRL e TPHA.

Un ulteriore indagine per la diagnosi di Sifilide è la reazione FTA.

Cosa è VDRL?

VDRL è l’acronimo di Venereal Disease Reaseach Laboratory test e consiste nel testare in laboratorio il siero del paziente con una preparazione a base di antigene cardiolipidico fissato su cristalli di colesterolo per rilevare la presenza di anticorpi anticardiolipidici.

Se nel siero del paziente sono presenti tali anticorpi si formano degli aggregati di cristalli di colesterolo di dimensioni variabili e direttamente proporzionali alla quantità di anticorpi presenti.

In caso di positività, si ripete in laboratorio la reazione eseguendo delle diluizioni opportune con il siero del paziente per quantificare il valore del titolo anticorpale.

Il test VDRL non è specifico per la Sifilide e diverse sono le condizioni che possono comportare una sua positività:

  • Infezioni quali epatiti acute, Malattia di Lyme, Morbillo, Lebbra, Varicella, Tubercolosi
  • Gravidanza
  • Lupus Eritematoso sistemico, Artrite reumatoide
  • Tossicodipendenza

Proprio per questo, in caso di positività al test VDRL evitare auto-valutazioni e chiedere sempre al dermatologo per una corretta interepretazione.

In caso di infezione dovuta alla Sifilide, il test VDRL si positivizza già dopo 8-10 giorni dalla comparsa del sifiloma primario.

Il valore di VDRL, dopo aver eseguito correttamente la cura, si riduce rispetto a quello iniziale già dopo 3 mesi.

Cosa è il TPHA?

TPHA, acronimo di Treponema Pallidum Haemagglutination Assay, è un test per la ricerca sul siero del paziente di anticorpi contro i treponemi.

In laboratorio, per eseguire il test si usano delle piastre per microtitolazione per testare il siero del paziente. Il test è negativo se in assenza degli anticorpi specifici i globuli rossi sedimentano sul fondo dei pozzetti mentre è positivo quando in presenza degli anticorpi si agglutinano.

Anche il test TPHA si positivizza dopo dopo 8-10 giorni dalla comparsa del sifiloma primario.

Il valore di TPHA, anche dopo una cura ben eseguita, non si negativizza mai ma si abbassa costantemente rispetto a quello iniziale.

Cosa è la reazione FTA?

FTA, acronimo di Fluorescent Treponemal Antibody test, è un test per la ricerca nel siero dei pazienti degli anticorpi specifici verso il Treponema Pallidum.

Il test FTA si positivizza già dopo 5 giorni dall’insorgenza del sifiloma primario.

Se non si esegue alcuna cura la reazione FTA rimane positiva e con valori alti per tutto il periodo della Sifilide primaria e secondaria per poi calare durante la fase terziara.

Come si cura la Sifilide?

La terapia di scelta ed efficace per la cura della Sifilide è la Penicillina intramuscolo. Solo in caso di allergia alle penicilline la terapia di seconda scelta sono le Tetracicline.

  • Sifilide primaria o secondaria: il dosaggio generalmente usato è pari a 2,4 milioni di unità di Penicillina G (Benzilpenicillina) in un’unica somministrazione intramuscolo. Alcuni suggeriscono di ripetere il trattamento dopo una settimana. Alternativa in caso di allergia Tetraciclina cloridrato 500mg da assumere 4 volte al giorno per 15 giorni.
  • Sifilide tardiva: un’iniezione intramuscolo di 2,4 milioni di unità di Penicillina G somministrata intramuscolo da ripetere una volta alla settimana per un totale di tre somministrazioni. Se presente allergia alla Penicillina, Tetraciclina cloridrato 500mg da assumere 4 volte al giorno per 30 giorni
  • Sifilide nella donna in gravidanza: sono indicate le Penicilline mentre sono da evitare assolutamente le Tetracicline.


Risorse Utili

Chlamydia, gonorrhoea, trichomoniasis and syphilis: global prevalence and incidence estimates, 2016

La Cheratosi Attinica e il campo di cancerizzazione

La Cheratosi Attinica è un tumore cutaneo in fase iniziale, spesso non identificato e non diagnosticato precocemente, che può evolvere nel 20% dei casi verso il Carcinoma Squamocellulare che nel 2-6% dei casi può sviluppare metastasi con sopravvivenza della persona a 5 anni del 25-50%.

La Cheratosi Attinica si manifesta generalmente nel soggetto adulto, over 50 anni, soprattutto se di carnagione chiara e una storia di esposizione cronica al sole.

A questi fattori di rischio vanno aggiunti quelli genetici e l’immunosoppressione cronica tipica ad esempio dei soggetti trapiantati.

In America, la Cheratosi Attinica è la seconda diagnosi dermatologica dopo quella dell’Acne e in tutto il mondo si stima che il problema interessa oltre 2 milioni di persone.

All’inizio la Cheratosi Attinica si manifesta come un piccola macchia e/o placca localizzata quasi ed esclusivamente nelle zone del corpo fotoesposte (viso, cuoio capelluto, tronco, avambracci e gambe), associata sempre a manifestazioni di fotodanneggiamento. Oltre alla Cheratosi Attinica sono presenti sulla pelle della persona altre tipologie di macchie quali le lentigo solari che invece sono benigne.

Nelle fasi iniziali la Cheratosi Attinica viene confusa dal paziente ma anche dal medico di medicina generale come pelle secca quindi sottovalutata proprio nel momento in cui, invece, il trattamento precoce impedirebbe la possibile evoluzione verso il Carcinoma Squamocellulare.

cheratosi attinica
cheratosi attinica

Palpando con le dita la Cheratosi Attinica in fase iniziale è tipica la sensazione simile ad un granello di sabbia.

Nelle fasi successive, la Cheratosi Attinica da semplice macchia si rileva sulla superfice cutanea, diventa più spesa, ruvida, dura a volte anche di colore scuro. Spesso si associa a prurito.

La progressione della Cheratosi Attinica in Carcinoma Squamocellulare

Geneticamente la Cheratosi Attinica presenta la mutazione p53 che si riscontra nel 90% dei Carcinomi Squamocellulari.

Questa mutazione induce una resistenza all’apoptosi (morte cellulare) e un’incapacità a riparare il DNA danneggiato favorendo nuove mutazioni responsabili della proliferazione incontrollata delle cellule fino alla formarzione del Carcinoma Squamocellulare.

Un paziente con cute fotodanneggiatta non presenta mai solo una Cheratosi Attinica ma diverse e  sebbene esistano dei criteri clinici e dermoscopici, utilizzati dal dermatologo per intuire quali di esse sta evolvendo in Carcinoma Squamocellulare, rimane il problema di conoscere a priori quale Cheratosi Attinica si trasformerà in Carcinoma Squamocellulare invasivo che potrebbe sviluppare metastasi.

Inoltre, è stato dimostrato che per ogni Cheratosi Attinica visibile a apprezzabile sulla pelle sono già presenti almeno altre 10 manifestazioni subcliniche, manifestazioni non percepibili ad occhio nudo o alla palpazione perché localizzate al di sotto della superficie cutanea le quali presentano già le alterazioni genetiche della Cheratosi Attinica descritte.

Per questo motivo è stato introdotto il concetto di campo di cancerizzazione per descrivere le aree cutanee limitrofi alle Cheratosi Attiniche il quale deve essere trattato evitando l’errore di limitarsi alla terapia della singola Cheratosi Attinica.

 

Le macchie della pelle: l’importanza della cura cosmetica

Nella pratica quotidiana ogni dermatologo prescrive sia farmaci che cosmetici perché questi ultimi rivestono una grandissima importanza sia nella efficacia della terapia che nella riduzione degli effetti collaterali che purtroppo accompagnano alcuni trattamenti dermatologici. Vediamo in dettaglio alcune di queste patologie.

Melasma o cloasma

Il melasma e’ un disturbo ad altissimo impatto estetico e la sua cura risulta spesso difficile, molto lunga e con risultati poco visibili nei primi mesi. (Noi specialisti la chiamiamo scherzosamente «la morte del dermatologo!»). Questo scoraggia i pazienti che ne soffrono, rischiando spesso di incorrere in terapie sbagliate e a volte dannose. Fanno parte integrante della  terapia del melasma sia farmaci che cosmetici schiarenti, da applicare mattino e sera, associati eventualmente a terapie ambulatoriali (peeling chimici mirati o fonti luminose come la luce pulsata). In tutti gli schemi terapeutici rivestono un ruolo fondamentale gli schermi solari di tipo fisico, che vanno utilizzati per almeno 12 mesi continuativi, pena la mancanza di risultati duraturi.

Acne

Quasi tutte le terapie contro l’acne hanno un comune effetto collaterale: inducono secchezza. A volte la secchezza è talmente importante da portare addirittura a sospendere la terapia!

E’ fondamentale l’uso di emollienti ed idratanti al fine di ridurre tale spiacevole effetto collaterale e permettere di continuare al meglio le lunghe terapie anti acne.

In alcuni casi trovano indicazione anche i tonici astringenti, soprattutto in caso di cute seborroica («pelle grassa»), mentre detergenti purificanti e con microgranuli ad effetto microesfoliante sono quasi sempre molto utili.

Durante il periodo estivo inoltre, l’uso di schermi solari con spf almeno 30 (a seconda del fototipo ) aiutano a ridurre le recidive autunnali. Sono inoltre utilissimi nel caso in cui si assumano antibiotici fotosensibilizzanti, ossia che causano dermatiti in caso di esposizione al sole.

Un ruolo importantissimo lo svolge un buon make up, sia a livello funzionale, idratando e proteggendo il viso dai raggi solari, ma soprattutto a livello sociale. Un maquillage correttivo (o camouflage) consente di correggere e minimizzare gli inestetismi dell’acne che condizionano la normale vita di relazione dei pazienti.

Rosacea

Le persone affette da rosacea hanno spesso una cute molto delicata ed intollerante alla maggior parte dei cosmetici come saponi, creme e prodotti di make up, a volte sono infastiditi perfino dal solo contatto con l’acqua e necessitando di detergenti senza risciacquo.

Gli schermi solari sono indispensabili in queste persone che mal tollerano anche le brevi esposizioni anche in citta’.

Il dermocosmetico e’ un alleato indispensabile permettendo di ridurre in modo significativo sia i sintomi (secchezza, ipersensibilita’, sensazione di calore al viso) che di mascherare il rossore.

Dermatite atopica, Psoriasi e Ittiosi

La Dermatite Atopica, la Psoriasi e l’Ittiosi sono patologie accomunate dalla intensa secchezza cutanea e da un’eccessiva presenza di squame.

Oltre a causare fastidio, prurito, sensazione di «pelle che tira» e addirittura a volte «dolore» cutaneo, tali ipercheratosi possono limitare l’assorbimento dei farmaci topici utilizzati per curarle.

E’ fondamentale quindi usare idratanti emollienti e detergenti delicati, impacchi con additivi decapanti che aiutino ad eliminare le squame in accesso, migliorando e velocizzando l’esito della terapia farmacologica.

Caduta dei capelli

Le cause che portano alla caduta dei capelli sono molteplici, come molteplici sono i prodotti cosmetici che si possono trovare in farmacia, erboristeria o dal parrucchiere.

Per quanto riguarda i farmaci il più usato è il Minoxidil che si presenta sotto forma di lozione da applicare direttamente sulla cute. Esso è commercializzato sotto forma di lozione alcolica e pertanto il suo utilizzo può indurre secchezza, facilmente gestibile con maschere e shampoo dal potere emolliente. Gli integratori di cheratina, minerali e vitamine possono essere utilmente impiegati nel caso si voglia migliorare la texture dei capelli e ridurne la caduta dovuta a stati carenziali.

Vitiligine

Le macchie bianche causate dalla vitiligo ( o vitiligine) hanno un impatto sociale enorme, soprattutto se localizzate alle mani o al viso. Le persone affette da questa malattia necessitano di  schermi solari specifici per le zone che ancora presentano melanina e per quelle che invece risultano meno colorate, e le applicano quasi tutti i giorni dell’anno se presentano macchie in sedi fotoesposte.

Alcuni pazienti si sottopongono a cure con cortisonici in creme ed unguenti, che a lungo termine inducono effetti collaterali come assottigliamento del derma. Per ridurre gli effetti collaterali sono ora in commercio creme specifiche contenenti olii elasticizzati, antiossidanti e idratanti.

Molte persone affette da vitiligo necessitano di make up correttivo, che ha un importantissimo ruolo nel mantenere una buona qualità di vita relazionale.

Negli ultimi anni si è diffusa anche la pratica del tatuaggio paramedico che, se da un lato aiuta a repigmentare artificialmente le macchie chiare, dall’altro può, purtroppo, indurre la comparsa di nuove chiazze a causa del microtrauma indotto dall’ago. (fenomeno di Koebner).

Dermatite seborroica

Questa dermatite cronico-recidivante, è mantenuta da un lievito che vive normalmente sulla cute umana (commensale) chiamato malassezia furfur.

L’ uso di detergenti contenenti basse dosi antimicotici (considerate non farnacologiche dalla legge) e di zinco, che ha proprieta’ anti seborroiche, migliora l’aspetto della cute riducendo le fastidiose recidive di questa malattia.

Verruche, Molluschi contagiosi e altri virus cutanei.

Le classiche infezioni virali da papilloma virus, ossia le Verruche volgari, si contraggono anche a causa di una immunodepressione, ovvero un abbassamento delle difese cutanee. Integratori a base di echinacea assunti per 3-6 mesi possono migliorare le naturali difese e ridurre la comparsa di nuove lesioni.

L’uso di gel o lozioni a base di acido salicilico o urea ad alte percentuali sono inoltre un valido compendio alle terapie ambulatoriali per preparare la cute malata ai trattamenti ambulatoriali come crioterapia o laser.

Queste erano solo alcune delle moltissime patologie cutanee che non solo beneficiano ma necessitano strettamente dell’uso di prodotti cosmetici, dermocosmetici e dispositici medici. In associazione ai farmaci ma anche da soli essi possono migliorare sensibilmente sia i sintomi che l’aspetto visibile della malattia cutanea, rendendola socialmente piu accettabile.

I cosmetici quindi non vanno visti solo come superflui, accessori, frivoli, eccessivi, poco utili, “cose da donne” o come un prodotti da usare solo sulla cute sana. E’ assolutamente indispensabile usarli anche in caso di patologia, che sfortunatamente, spesso e’ cronica e ci accompagna per molti mesi della nostra vita.

Focus on: crema viso e corpo, sapone, shampoo, deodorante

Fanno parte della nostra quotidianità. Solo al mattino ne utilizziamo 5 o 6 prima di uscire di casa. Durante il giorno arriviamo ad impiegarne più di 10.

Dentifricio, sapone, deodorante, crema viso, make up, schiuma da barba, shampoo, crema corpo.

Eppure nell’immaginario collettivo sono considerati superflui, accessori, frivoli, eccessivi, poco utili, «cose da donne».

In realtà i cosmetici ci aiutano a sentirci a nostro agio con noi stessi e con gli altri (pensiamo all’importanza sociale del deodorante!), e sono preziosi alleati per la nostra salute (come il dentifricio o lo schermo solare).

Sempre più spesso accanto al termine «cosmetico», negli ultimi anni si legge il termine «cosmeceutico» oppure «dispositivo medico». Cerchiamo di vederci un po’ più chiaro e sopratutto di capire le interazioni possibili tra questi prodotti e il farmaco vero e proprio.

Nei precedenti post abbiamo imparato a conoscere la definizione di Cosmetico secondo il Regolamento sui cosmetici dell’ Unione Europea. Esso è  definito come: «qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei».

crema tubetti

Il termine cosmeceutico (o dermocosmetico) invece, è stato inventato circa 50 anni fa in Francia da Pierre Fabre e viene impiegato per indicare un prodotto cosmetico che, secondo l’azienda produttrice, possiede una spiccata funzionalità cosmetica nel mantenere in buono stato la cute.

Non esiste una definizione giuridica dei prodotti «dermocosmetici» tuttavia ne esiste una definizione «consensuale» da decisioni della giustizia francese ed europea.

Questi prodotti cosmetici sono rivolti a persone che soffrono di specifici problemi a cute e capelli e sono prevalentemente consigliati in sedi «tecniche» come la Farmacia o l’Ambulatorio Medico. Sono prodotti per la cui vendita è necessaria la presenza di personale laureato in Farmacia o di un professionista della salute di livello universitario equipollente (in Italia si parla di Informatore Cosmetico Qualificato).

Per Farmaco si intende qualsiasi sostanza o associazione di sostanze che ha la capacità di curare o prevenire le malattie. Ha lo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, attraverso un’azione farmacologica. Il farmaco ha inoltre azione preventiva e profilattica.

Il dispositivo medico, invece, è qualsiasi strumento, impianto o sostanza, impiegato a scopo di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia o di un problema. A differenza del farmaco, non ha attività farmacologica.

Né per il farmaco né per il dispositivo medico esistono delle limitazioni in merito alla sede di applicazione e alla forma di somministrazione.

Vediamo nella tabella le principali caratteristiche a confronto.

COSMETICOCOSMECEUTICO O DERMOCOSMETICODISPOSITIVO MEDICO (DM)FARMACO
può essere applicato solo sulle superfici ESTERNE del corpopuò essere applicato solo sulle superfici ESTERNE del corpopuò essere applicato sia sulle superfici ESTERNE del corpo che iniettato o assunto per boccapuò essere applicato sia sulle superfici ESTERNE del corpo che iniettato o assunto per bocca
non cura, si limita a mantenere in buono stato, proteggere, pulire, profumarenon cura, serve a mantenere in buono stato, proteggere, pulire.ha azione di diagnosi, prevenzione, controllo e terapia o attenuazione di malattia o problematicaripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, azione preventiva e profilattica.  
non ha azione farmacologicanon ha azione farmacologicanon ha azione farmacologicaha azione farmacologica
può svolgere una azione preventiva di malattiapuò svolgere una azione preventiva di malattiasia preventivo che curativopreventivo, curativo
può essere venduto in normali negozi (supermercati, erboristerie, centri estetici, parrucchieri)può essere venduto in Farmacia o parafarmacia in cui sia presente personale laureato in farmacia o titoli universitari equipollenti.può essere venduto in Farmacia o parafarmacia in cui sia presente personale laureato in farmacia o titoli universitari equipollenti.venduto in Farmacia, solo alcuni tipi possono essere venduti in parafarmacia (farmaci senza obbligo di prescrizione medica)
rivolto a tutti i consumatoririvolto soprattutto a persone con particolari problematiche (allergie, dermatiti…)rivolto a persone con particolari problematiche (allergie, dermatiti…) o malattierivolto a persone affette da malattie
esempio: dentifricio comune, shampoo comune, deodorante comuneesempio: dentifricio per denti sensibili, shampoo antiprurito, deodorante astringentiesempio: filler (DM iniettabile); misuratore pressione arteriosa (DM diagnostico); creme specifiche (DM)esempio: crema cortisonica, antibiotico, compresse antivirali…

In termini ancora più semplici, ciò che distingue il cosmetico dal farmaco è che la normativa europea prevede che il farmaco sia sottoposto sia a test sull’innocuità che sull’efficacia, mentre per il cosmetico è imposto solo il test sull’innocuità. Quindi il farmaco deve essere efficace nella guarigione di una malattia, senza essere lesivo per la cute, mentre al cosmetico non è richiesta alcuna efficacia, ma solo che non sia lesivo.

Psicosomatica: cos’è un sintomo psicosomatico

Vi sarà capitato certamente di accusare qualche sintomo, più o meno fastidioso e persistente, e di consultare il vostro medico di base. Magari scrupoloso e sollecito, lui vi avrà prescritto qualche ulteriore accertamento o una visita specialistica, giusto per escludere che si tratti di qualcosa di serio. Fatti gli esami clinici del caso e le valutazioni annesse, vi sarà capitato di sentirvi dire qualcosa che suonava più o meno così: “Guardi, lei in realtà non ha niente, probabilmente è solo un problema di stress.”

Una situazione tipica, in cui penso si sia imbattuto ciascuno di noi almeno una volta nella vita, può essere esempio utile per introdurre qualche chiarimento su ciò che chiamiamo ​«sintomo psicosomatico​».

Cosa è un sintomo psicosomatico?

Nella definizione più generale si tratta di un problema che, pur manifestandosi sul piano del corpo (soma), vede le sue origini in qualcosa che riguarda la psicheintesa come quel complesso insieme di percezioni, pensieri ed emozioni che sperimentiamo nella nostra coscienza. Il corpo diventa come un teatro in cui si rappresentano tensioni, malesseri, conflitti che riguardano la vita psichica della persona, soprattutto di tipo inconscio.

L’inconscio è un po’ come la cantina della nostra mente, dove si trovano contenuti (immagini, emozioni, sensazioni, suoni, fantasie, ricordi) non direttamente accessibili. A volte siamo in grado di recuperare cose che si trovano in questo magazzino sforzandoci di ricordare, a volte qualcosa affiora spontaneamente, nei sogni della notte o in improvvise reminiscenze, altre volte ancora siamo noi stessi che non permettiamo a contenuti inconsci di affiorare, perché magari ci provocano disagio. Una rabbia che non mi consento di esprimere, perché sono convinto che non sia giusto arrabbiarsi per quel particolare motivo.

Il dispiacere di un genitore per un figlio che va a vivere da solo, ma che non considera giusto far vedere, perché ​«è normale che alla sua età si faccia la sua vita​».

L’invidia che si può provare per un collega che sta avendo più successo di me, ma non la dimostrerò, perché dico sempre che ​«ho tanti difetti, ma io non sono un persona invidiosa​».

Alcuni esempi di tensioni e conflitti che, non accettando e non giudicando corretti, tendiamo a respingere in questo nostro archivio mentale. Nell’inconscio queste emozioni negative possono restare lontane dalla nostra consapevolezza, ma non spengono la loro carica, che cerca una possibilità per esprimersi: proprio come la lava, che spinge alla ricerca di una via attraverso la crosta terrestre ed è pronta a tramutarsi in un’esplosione, là dove trova un pertugio verso la superficie.

Il corpo diventa il luogo dove si manifestano queste tensioni inconsce, il sintomo è il punto in cui avviene la colata lavica, per stare nella metafora.

Quali sono i sintomi psicosomatici più frequenti?

In verità è difficile circoscrivere i sintomi psicosomatici ad un elenco ristretto, perché sono numerose le funzioni, gli organi e gli apparati che possono esserne coinvolti. Per citarne alcuni possiamo menzionare quelli a carico dell’apparato gastrointestinale (gastrite, colite spastica, ulcera peptica), quelli relativi all’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, aritmie, cardiopatia ischemica, ipertensione), all’apparato respiratorio (asma bronchiale, sindrome iperventilatoria), all’apparato urogenitale (dolori mestruali, impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia, enuresi), alla pelle (la psoriasi, l’acne, la dermatite psicosomatica, il prurito, l’orticaria, la secchezza della cute e delle mucose, la sudorazione profusa) e al sistema muscolo-scheletrico (la cefalea, i crampi muscolari, la stanchezza cronica, il torcicollo, la fibromialgia, l’artrite).

La lettura del sintomo

Abbiamo parlato di tensioni inconsce ed eruzioni vulcaniche. Coerentemente con tutto ciò che abbiamo detto, si deve aggiungere che non è mai casuale la comparsa di uno specifico sintomo psicosomatico: se è vero che è generato da una tensione emotiva, esso dipenderà, certamente, dalla qualità di quell’emozione. Potrebbe essere rabbia, vergogna, paura, senso di impotenza o costrizione, per esempio. E l’elenco sarebbe lungo, se volessimo citare tutte le sfumature emotive dell’animo umano. Ma la comparsa di un sintomo è legata anche ad altri fattori: potremmo citare, per esempio, la specifica congiuntura di vita della persona, in cui particolari situazioni creano vissuti, sensazioni e stress specifici. Anche la personalità del soggetto è un fattore fondamentale. Se io ho un temperamento collerico, se sono molto chiuso e inibito nella comunicazione, se mi sento facilmente minacciato da situazioni nuove, per fare altri esempi, sarò più propenso a sviluppare una certa sintomatologia piuttosto che un’altra.

Come si possono curare i sintomi psicosomatici?

Essendo il corpo un luogo di espressione dei sintomi psicosomatici, il medico è certamente il primo professionista che viene interpellato, quando si presentano queste manifestazioni. Avendo fatto un’indagine accurata e avendo prescritto gli eventuali farmaci, al ripresentarsi del problema o alla parziale o totale inefficacia dei presidi farmacologici, il medico può valutare l’opportunità di coinvolgere uno psicoterapeuta ad orientamento corporeo o psicosomatico, che possa curare la componente emotiva che, a quel punto, si ipotizza ci possa essere fra le cause del sintomo.

La psicoterapia avrà certamente fra i suoi obiettivi quello di consentire, in prima battuta, una presa di coscienza delle tensioni che possono avere a che fare con il sintomo; successivamente il paziente avrà bisogno di essere aiutato e sostenuto nell’elaborazione e nel superamento dei disagi che sono collegati alla sintomatologia psicosomatica.

Abbiamo detto poi che esistono delle ricorrenze fra gli aspetti emotivi, caratteriali e congiunturali con specifici sintomi. A scanso di troppo facili semplificazioni, è importante precisare che, nella comprensione e nella cura di questi sintomi, è sempre fondamentale concedersi la possibilità di esplorare insieme al paziente i vissuti e le situazioni che si associano al problema organico, senza mai dare per scontato a priori che un sintomo debba significare sempre la stessa cosa.

Quale è il detergente viso migliore per la tua pelle?

Proseguiamo il nostro cammino all’interno del buio tunnel della scelta del giusto cosmetico e parliamo oggi di detergente viso, corpo o capelli.

Citando l’ormai ben noto Regolamento Europeo (pdf), per detergente si intende ogni prodotto cosmetico formulato per compiere la funzione igienica della pulizia della pelle, dei capelli, delle mucose e dei denti. La detersione della cute dev’essere un momento di pulizia ed eliminazione della sporcizia ma deve mantenere l’equilibrio della pelle e del suo film idrolipidico, garantendone le funzioni fisiologiche.

Esistono detergenti viso e corpo per ogni tipo di pelle, latti detergenti o prodotti specifici per l’acne, l’importante che siano in grado di pulire a fondo la pelle senza inaridirla ed irritarla, deve avere azione emolliente, non deve provocare arrossamenti, screpolature e allergie di alcun tipo.

I detergenti possono essere suddivisi in:

  • detergenti per affinità
  • detergenti per contrasto.

DETERGENTI PER AFFINITA’

Non richiedono il risciacquo, in quanto costituiti da sostanze lipidiche, come gli oli o i latti ed emulsioni detergenti. Agiscono inglobando nella loro matrice lo sporco, che viene rimosso in modo meccanico con un dischetto di cotone. Questa tipologia di detersione è ovviamente molto più delicata e va preferita nei bambini, negli anziani o in caso di pelle sensibile.

DETERGENTI PER CONTRASTO 

Sono composti principalmente da tensioattivi e necessitano di risciacquo per eliminare lo sporco. I tensioattivi purtroppo sono sostanze che possono alterare fortemente la barriera cutanea. Essi infatti eliminando il «grasso» dello sporco, eliminano anche la componente «grassa» (lipidica) del film idrolipidico cutaneo. Ecco perché spesso sono associati a sostanze emollienti che ne limitano l’aggressività sulla cute. Ne esistono di più o meno aggressivi. I tensioattivi anionici sono molto schiumogeni e più aggressivi. Quelli non ionici sono invece più delicati. I tensioattivi amfoteri hanno caratteri intermedi. Per scoprire se il detergente che state per acquistare è dermocompatibile, ecco alcuni nomi della formualazione INCI (riportati nell’etichetta del prodotto alla voce «ingredienti») che identificano i vari tipi di tensioattivi.

diversi tipi di tensioattivi contenuti in un detergente o sapone riportati nell’etichetta del prodotto
Tensioattivi
ANIONICI
sodium laureth sulfatedisodium laureth
sulfosuccinate
 
Tensioattivi
ANFOTERI
potassium cocoyl
hydrolyzed protein
sodium
cocoamphoacetate
cocamido propyl
betaine
Tensioattivi  NON
IONICI
decyglucoside,
laurylglucoside
polysorbate 20poloxamer 188

Ma… il buio s’infittisce…

Se state pensando che allora basta ricordare questi pochi nomi (seppur tanto difficili!) per poter scegliere un buon detergente, purtroppo vi sbagliate. Infatti, oltre al tipo di tensioattivo, sono importanti anche il numero totale di tensioattivi, e la qualità e quantità degli emollienti aggiunti.

L’etichetta: la luce in fondo al tunnel

A venirci in aiuto è sempre la solita etichettatura. La presenza tra i primi nomi di un tensioattivo anionico come il sodium laureth sulfate (SLS) indica che il detergente ha un alto potere schiumogeno e lavante, ma che ha una bassa dermocompatibilità.

Se nella lista degli ingredienti troviamo una miscela di tensioattivi molto complessa, significa che il detergente è più dermocompatibile, rispetto ad uno con un unico tensioattivo. A ridurre l’aggressività di questi tipi di detergenti, arrivano però gli emollienti come gli oli e i burri vegetali, che compensano la perdita del film idrolipidico, ripristinandolo.

Diamo un’occhiata a qualche etichetta di prodotti in commercio.

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In questa «crema detergente di bellezza, con crema idratante ed elegante profumazione», troviamo un tensioattivo anionico, quindi aggressivo, come secondo ingrediente (Sodium Laureth Sulfate) quindi presente in percentuale elevata.

Al quarto posto troviamo un altro tensioattivo, anfotero,(cocamidopropilbetaina), un po’ meno aggressivo. Nelle ultime posizioni ritroviamo anche dei profumi elencati tra i 26 allergeni (Citronellol, Hexyl Cinnamal, Limonene, Linalool).

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Questo detergente è descritto sulla confezione come «detergente a base di vitamina E, deterge delicatamente ed accuratamente….» la sua formulazione a base di sostanze lenitive ed antiossi-danti è studiata per rispettare il «pH fisiologico della pelle».

Presenta come secondo ingrediente un tensioattivo anfotero (Cocamidopropyl betaine), come terzo un tensioattivo anionico (Sodium Laureth Sulfate), al quarto e quinto due tensioattivi non ionici (Polysorbate-20, Decyl glucoside).

Agli ultimi posti presenta profumi tra i 26 allergeni (citronellol, geraniol. hexyl cinnamal, limonene, limonellol). Presenta inoltre alcuni emollienti (allantoin, tocopherolo acetate o vitamina E, Aloe, glycerin).

Per finire un po’ di simboli che possiamo trovare su tutti i nostri detergenti

Period after Opening (PAO, periodo post-apertura)

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Indica il periodo in mesi entro il quale il cosmetico aperto può essere utilizzato in tutta sicurezza (qui 6 mesi). Dopo l’apertura di qualsiasi cosmetico si presume che il contatto con l’ambiente esterno possa alterarne le caratteristiche (modificarne colore, proprietà e consistenza, favorire la contaminazione batterica). Sul vasetto o al suo fianco è riportata la durata in mesi del prodotto aperto, scritta in numero, seguita dalla lettera “M”. Se un cosmetico presenta evidenti segni di alterazione prima che sia trascorso il tempo dall’apertura indicato sulla confezione ci si può rivolgere al produttore per avere chiarimenti. L’indirizzo o il numero del servizio consumatori sono indicati in etichetta o sul sito Internet dell’azienda.

Durata minima

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Se la durata minima (dicitura usare preferibilmente entro…) del cosmetico è minore di 30 mesi, questa va dichiarata in confezione di fianco a questo simbolo. Fino a tale data il prodotto, opportunamente conservato, continua a soddisfare la sua funzione iniziale.

Informazioni allegate

Questo è il simbolo che si riferisce ai nomi INCI, ossia indica dove si possono trovare sulla confezione, tutti gli Ingredienti che compongono il cosmetico.

E ora provate a fare un controllo sulle etichette dei vostri prodotti cosmetici!

Nel prossimo post parleremo più specificatamente degli emollienti.

Stay tuned!

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