Vitiligine: una sfida di trattamento in dermatologia
La Vitiligine è una malattia autoimmune caratterizzata dalla distruzione dei melanociti mediata da linfociti T CD8(+) e conseguente coparsa di chiazze depigmentate di colore bianco.
La Vitiligine è una condizione cronica è notoriamente complessa da trattare che spesso può compromettere l’estetica della persona con profonde conseguenze sociali ed emotive. Il trattamento con creme a base di cortisone (cortisonici topici) o inibitori della calcineurina (Tacrolimus), combinato con la fototerapia, può contribuire alla repigmentazione delle chiazze della Vitiligine al viso e al tronco che quindi tornano ad assumere il colore della pelle sana.
Al contrario le chiazze di Vitiligine in sede acrali, ad esempio a livello delle mani e dei piedi, tendono ad eseere più resistenti ai trattamenti citati.
Quali le possibili novità per la cura della Vitiligine?
Gli inibitori della Janus-chinasi (JAK), come Ruxolitinib e Tofacitinib, sono in grado di sopprimere i linfociti T citotossici e sono stati studiati per il trattamento dell’Artrite Reumatoide, della Psoriasi volgare e dell’Artrite Psoriasica.
Ad oggi il Tofacitinib, approvato per il trattamento dell’Artrite Reumatoide, ha dimostrato in esperimenti di laboratorio che inibendo l’JAK ha fatto regredire l’Alopecia Areata mediata da linfociti T CD8 (+). Siccome l’Alopecia Areata condivide meccanismi patogenetici simili a quelli della Vitiligine, si ipotizza che possa svolgere un ruolo positivo anche nella repigmentazione della macchie bianche della pelle.
A supporto di tale ipotesi il risultato ottenuto su un paziente con Alopecia Areata e Vitiligine che ha mostrato una rapida repigmentazione dopo l’inizio dela cura con Ruxolitinib orale, già dopo 5 mesi di trattame trattamento, così come il citrato Tofacitinib orale che ha prodotto una significativa repigmentazione sia della Vitiligine facciale e acrale.
Siccome gli inibitori della JAK orale possono causare reazioni avverse gravi, tra cui pancitopenia, neoplasie e infezioni, l’interesse si sta spostando verso lo sviluppo di formulazioni topiche Tofacitinib e Ruxolitinib per trattare l’Alopecia Areata e la Vitiligine; topici che dovrebbero essere meglio tollerati e con meno effetti collaterali.
Potrebbe Ruxolitinib essere sicuro ed efficace?
Il Ruxolitinib inibisce i segnali interni alle cellule neoplastiche, bloccando le reazioni chimiche che sono alla base della crescita e riproduzione delle cellule. Incoraggiati da promettenti casi di studio, Rothstein e colleghi hanno recentemente progettato uno studio dove ha studiato l’effetto di una crema topica con Ruxolitinib 1,5% applicata 2 volte al giorno sulle chiazze di Vitiligine.
Lo studio è stato condotto su un piccolo gruppo di pazienti (n = 12 pazienti selezionati, 11 pazienti; 54% maschi, età media = 52 anni). La prima misurazione sul miglioramento del Vitiligo Area Scoring Index (VASI) è stata effettuata nella fase prima del trattamento e alla settimana 20.
Nove pazienti hanno completato l’intero periodo di trattamento di 20 settimane, con i seguenti risultati:
- Un miglioramento complessivo del 23% del punteggio VASI è stato osservato in tutti i pazienti alla 20sima settimana con i primi segni di repigmentazione osservati alla settimana 4.
- I punteggi VASI sono migliorati in modo significativo per la Vitiligine del viso (miglioramento del 76% in 4/4 pazienti con significativa vitiligine facciale).
- Anche i pazienti con Vitiligine localizzata all’arto superiore hanno mostrato un miglioramento.
- 1/8 pazienti con Vitiligine acrale hanno mostrato miglioramenti.
- Nessun paziente ha mostrato la ripigmentazione agli arti inferiori.
Gli effetti collaterali riscontrati sono stati lievi:
- eritema
- lievi eruzioni acneiformi (simili all’Acne) o papulari
- iperpigmentazione transitoria perilesionale (comparsa di macchie scure intorno alle chiazze di Vitiligine), anche se quest’ultimo evento è stato ritenuto con un segnale di migliore risposta per la repigmentazione delle chiazze di Vitiligine. Poiché i dati di follow-up non erano disponibili, i ricercatori non potevano commentare la durata della ripigmentazione in coloro che mostravano un miglioramento clinico.
Il potenziale di inibitori JAK per condizioni infiammatorie della pelle
In questo piccolo studio pilota non controllato, l’inibitore di JAK Ruxolitinib ha dato alcune speranze come trattamento topico per la Vitiligine al viso. Come notano Rothstein e colleghi, la loro era solo una prova, priva del controllo placebo e del follow-up clinico. I ricercatori non hanno potuto controllare altre variabili come le variazioni stagionali dell’esposizione al sole.
La dimensione ridotta del campione non permette di avere un potere statistico importante per mettere in evidenza risposte statisticamente significative in tutti tranne la vitiligine facciale. Tuttavia, gli inibitori della JAK hanno un meccanismo plausibile per migliorare la vitiligine e altre malattie cutanee infiammatorie citotossiche della cellula T, come l’alopecia areata, e offrono speranze, sia come trattamenti singoli che come parte di un trattamento combinato.
Il prossimo passo sarà condurre uno studio clinico randomizzato, controllato con placebo con un adeguato potere statistico per chiarire l’efficacia e la sicurezza degli inibitori JAK topici per il trattamento della vitiligine. Tali studi dovranno controllare l’esposizione al sole e prendere in considerazione le potenziali differenze etniche. La cosa più importante è che gli studi futuri dovranno includere un follow-up clinico a lungo termine per determinare la durata della ripigmentazione indotta dagli inibitori della JAK.