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Filtri solari: occhio alle etichette

«Abbronzatissima sotto i raggi del sole», cantava una vecchia canzone, ma aggiungo: utilizzando il filtro solare per evitare eritemi da scottature e danni cronici dovuti ad un’esposizione incongrua, che potrebbe favorire l’insorgenza dei tumori della pelle.

Il filtro solare deve proteggerci sia dai raggi UVA, che causano eritemi, sia dagli UVB – i più pericolosi perché possono aumentare il rischio d’insorgenza del melanoma – ma deve essere soprattutto stabile o fotostabile, ovvero il prodotto deve mantenere inalterata la sua composizione una volta applicato sulla pelle.

Oltre a non degradarsi alla luce del sole deve essere resistente all’acqua per evitare che il sudore o il bagno in mare lo lavino via. Tuttavia, è buona norma dopo il bagno riapplicarlo per garantirsi una fotoprotezione sicura.

Inoltre, è indicato applicare il filtro almeno 30 minuti prima dell’esposizione solare e poi ogni due ore, sebbene alcuni prodotti vantino una fotostabilità di circa quattro ore.

Bisogna spalmare la crema su tutta la superficie cutanea, senza dimenticarsi delle spalle, del naso, delle orecchie e delle labbra, dove è preferibile usare degli stick dedicati.

Leggere sempre e attentamente le etichette delle confezioni per controllare la data di scadenza e il valore del PAO (period after opening) che indica il periodo minimo garantito di conservazione del prodotto aperto: la crema dell’anno prima non assicura più la stessa protezione indicata!

Usare sempre filtri solari con fattore di protezione adeguato al proprio fototipo. In passato, ogni filtro solare riportava sulla sua confezione un numero noto come SPF (sun protection factor) che indica il rapporto tra la dose minima di esposizione al sole che causa eritema con filtro e senza filtro.

Ad esempio, se un soggetto privo di protezione non si scotta dopo 10 minuti di esposizione, applicando una crema con SPF 20 può rimanere esposto al sole teoricamente per 200 minuti. Il tempo minimo di esposizione al sole senza scottature è però un valore soggettivo che dipende dal proprio fototipo ed è difficilmente standardizzabile per poterlo applicare a tutti gli individui.

Inoltre, accadeva in passato che due creme con lo stesso SPF indicato sulla confezione del prodotto venissero qualificate da un’azienda come protezione media e da un’altra come alta. Di recente, la Commissione Europea ha stabilito delle direttive, effettive dal 2008, riguardanti nuove norme di etichettatura dei solari:

  • schermo totale o protezione totale sono definizioni che non possono essere più usati, in quanto nessun solare garantisce una protezione pari al 100% dai raggi UV.
  • le confezioni devono riportare le nuove categorie di fotoprotezione: bassa, media, alta e molto alta. La protezione bassa include il vecchio SPF 6 e 10, quella media il fattore di protezione 15, 20 e 25, quella alta il 30 e 50 e infine quella molto alta il 50+.
  • le etichette devono riportare le istruzioni e le avvertenze per esporsi correttamente al sole.

Poiché, le raccomandazioni della Commissione Europea non sono vincolanti è necessario prestare attenzione alle diciture riportate sul prodotto che si desidera acquistare per una tutela della propria pelle in senso figurato e reale…

Oggi anche il sole «può dare i numeri» per imparare ad esporsi sempre in ogni periodo dell’anno conoscendo l’indice UV, la quantità di radiazione ultravioletta che raggiunge una determinata zona della Terra in una specifica ora del giorno.

La conoscenza degli indici UV e delle giuste precauzioni da adottare sono utili per una sana e corretta esposizione al sole.

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Dott. Alessandro Martella
Dott. Alessandro Martella
Ciao, trovi le informazioni sulla mia attività di Dermatologo qui. Sono l'ideatore, fondatore e responsabile di Myskin, la piattaforma che stai consultando e autore di oltre 50 lavori scientifici in Dermatologia. Attualmente sono il Presidente dell'Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali (AIDA). e il Direttore Responsabile della Rivista DA 2.0Sono anche Co-editors della Rivista Scientifica JPD.

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