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Il fico nella storia e il suo latte in dermatologia

Ra, il dio del Sole venerato dagli egizi, rinasceva ogni giorno dall’albero del fico, una pianta molto comune nel bacino mediterraneo, già coltivata nei giardini dei Babilonesi. Prima ancora, dopo il peccato originale, Adamo ed Eva cercarono rifugio sotto un fico e utilizzarono le sue larghe foglie palmate per nascondere le loro nudità.

E se non ci fosse stato un fico a garantire riparo alla cesta con dentro i gemellini Romolo e Remo, allattati all’ombra dello stesso albero dalla lupa, cosa sarebbe stato della nostra storia? Ma cosa c’entra il fico con la dermatologia?

Il frutto, dolce e delicato, è ricco di zuccheri, vitamine (soprattutto vit. A), potassiomagnesioferrocalcio: tutti elementi importanti per il benessere della nostra pelle. In realtà quello che comunemente viene identificato come «frutto» è un ricettacolo carnoso piriforme contenente innumerevoli fiori e i veri frutti di dimensioni minuscole, chiamati in botanica acheni.

Da sempre, proprio per questa caratteristica, è simbolo di fecondità e l’offerta di un cesto di fichi è un gesto di benessere e prosperità. Nella Grecia classica i fichi erano considerati i «frutti degni per nutrire gli oratori e i filosofi» e Platone era soprannominato mangiatore di fichi, in quanto ne consumava in gran quantità e li raccomandava agli studenti per rinvigorire l’organismo. Mentre i bambini balbuzienti venivano portati sotto un fico per sciogliere i nodi della parola.

Consumati freschi d’estate o essiccati d’inverno evocano sempre atmosfere mediterranee. Una delizia che prevede rigorosamente la raccolta a mano uno per uno. L’esperienza e il tatto aiutano a riconoscere quelli maturi che, dopo leggera torsione, vengono staccati dal ramo e riposti nel classico cesto in vimini sul cui fondo vanno risposte alcune foglie dell’albero per evitare che i frutti si ammacchino.

Il lattice del fico

Una volta distaccati i frutti dal ramo viene prodotta una secrezione di colore bianco, visibile sia all’apice del ricettacolo piriforme del fico sia sul ramo, un latte che la medicina popolare suggerisce di spalmare sulla pelle per stimolare e intensificare l’abbronzatura.

In realtà, il lattice del fico è fortemente irritante e può ustionare la pelle. Esclusa l’applicazione volontaria, di solito di tratta di un contatto fortuito, magari proprio durante la raccolta del frutto, mentre ci si arrampica sull’albero oppure ci si destreggia sui contorti e grigi rami.

Generalmente, le manifestazioni si presentano lineari e ben definite, simili ai segni delle frustate: possono comparire sulle braccia o sul tronco, specie se il malcapitato non indossava la maglietta. Di colore rosso accesso, sono accompagnate da una sintomatologia di tipo doloroso. Quasi sempre è sufficiente una cura topica per la risoluzione del quadro clinico, applicando farmaci lenitivi e antinfiammatori.

L’esposizione al sole può favorire la comparsa di macchie scure nelle sedi d’irritazione. Macchie fortunatamente reversibili che spontaneamente tendono a schiarire nel corso dei mesi successivi.

Consigli

  • evitare il contatto diretto con lattice del fico
  • in caso d’irritazione applicare creme lenitive, ad esempio un blando cortisonico per qualche giorno ed evitare l’esposizione al sole

Dimenticavo… Gelato artigianale di mandorle tostate con pezzi di fico essiccato: da provare assolutamente!

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Dott. Alessandro Martella
Dott. Alessandro Martella
Ciao, trovi le informazioni sulla mia attività di Dermatologo qui. Sono l'ideatore, fondatore e responsabile di Myskin, la piattaforma che stai consultando e autore di oltre 50 lavori scientifici in Dermatologia. Attualmente sono il Presidente dell'Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali (AIDA). e il Direttore Responsabile della Rivista DA 2.0Sono anche Co-editors della Rivista Scientifica JPD.

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