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Ittiosi Volgare: le cause, come si manifesta e come si cura

Marco ha 10 anni e la madre riferiva che aveva sempre avuto, fin da piccolo, la pelle secca. Successivamente, con il passare degli anni erano comparse anche delle squame brunastre, poligonali, di grandi dimensioni che adesso erano localizzate agli arti superiori, inferiori, all’addome e alle superfici convesse del viso.

Spontaneamente, l’aspetto complessivo della pelle migliorava d’estate, soprattutto andando al mare per poi peggiorare in autunno alla ripresa della scuola.

Non avendo mai eseguito un consulto dermatologico e di conseguenza alcun trattamento specifico, Marco si ostinava a nascondere con gli indumenti il problema e proprio per questo non svolgeva alcuna attività sportiva e/o ricreativa di gruppo con gli amici per non farsi vedere.

Il problema di Marco si chiama ittiosi, aveva detto il dermatologo quando finalmente ebbe l’occasione di visitarlo dopo le tante insistenze della madre.

Le varianti cliniche della malattia possono essere molteplici e l’ittiosi volgare è la forma più frequente.

E’ sufficiente osservarla almeno una volta per comprendere appieno il significato del termine ittiosi, usato per descriverla. Il nome, infatti, deriva dal greco «ichtys» che significa pesce e si riferisce al tipico aspetto squamoso della cute delle persone affette da questa patologia.

In altri casi, la regolarità e l’omogenea distribuzione delle squame sulla pelle, con un po’ di fantasia, ricorda l’aspetto ad acciottolato tipico di alcuni centri storici.

L’ittiosi esordisce durante il primo o il secondo anno di vita per poi persistere per sempre. Esistono forme cliniche larvate, localizzate, quasi sempre agli arti inferiori, e forme estese, diffuse su tutta la superficie cutanea.

La causa del problema risiede in un’alterazione della coesione dei cheratinociti – le cellule maggiormente presenti e rappresentate a livello epidermico.

Più esattamente, il difetto consiste in una diminuzione delle dimensioni, del numero o all’assenza dei granuli di cheratoialina i quali contengono le molecole di profilaggrina.

Ebbene, nell’ittiosi volgare è presente un difetto genetico responsabile della formazione di proteine tronche di profilaggrina e di conseguenza di proteine non funzionali che da esse derivano, quali la filaggrina.

Queste alterazioni morfologiche e funzionali sono responsabili di una disorganizzazione a livello del citoscheletro e, appunto, dell’alterata coesione dei cheratinociti.

Ad occhio nudo, tutto ciò si manifesta con la presenza di xerosi (cute secca) e squame.

Clinicamente, le squame possono essere piccole e sottili mentre quelle localizzate agli arti inferiori sono, generalmente, di dimensioni maggiori, poligonali, ben definite e con il centro ben adeso alla superficie cutanea.

Complessivamente, la pelle si presenta xerotica, secca. Le sedi tipiche sono la superficie estensoria degli arti, il viso, il cuoio capelluto e il tronco. Al contrario, le grandi pieghe, data la presenza dell’umidità, sono sempre risparmiate.

Oltre alla presenza delle squame le persone con ittiosi possono presentare l’iperlinearità palmo-plantare che si manifesta con un’accentuazione dei solchi della cute.

Inoltre, i soggetti con ittiosi volgare possono manifestare anche la cheratosi pilare, una manifestazione cutanea che al tatto si presenta simile alla superficie di una carta vetrata e che solitamente si localizza alla superficie laterale degli arti superiori e inferiori e ai glutei.

Ciclicamente, queste manifestazioni tendono a migliorare d’estate e a peggiorare in inverno. In presenza di un clima caldo umido posso scomparire del tutto per poi ricomparire in vecchiaia.

Di tutta la storia che il dermatologo aveva minuziosamente raccontato alla sua mamma, Marco ricordava solo che la sua pelle assomigliava a quella di un pesce e che il nome della malattia descriveva proprio tale similitudine e, soprattutto, che nel suo caso era possibile eseguire un trattamento per eliminare quelle squame.

«Allora, potrò giocare a calcio con i miei amici e fare anch’io la doccia negli spogliatoi!?» chiese Marco con gli occhi pieni di speranza.

Il dermatologo annuì con lo sguardo e siccome il problema non era particolarmente esteso e importante, consigliò l’uso sistematico, quotidiano, di un detergente e di un idratante specifici, in grado di rilasciare anche oli nutrienti e surfattanti sulla superficie cutanea per renderla morfologicamente e funzionalmente simile a quella di una cute sana.

Già dopo solo 3 settimane la situazione clinica di Marco era notevolmente migliorata e aveva trovato anche un posto fisso in prima squadra.

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Dott. Alessandro Martella
Dott. Alessandro Martella
Ciao, trovi le informazioni sulla mia attività di Dermatologo qui. Sono l'ideatore, fondatore e responsabile di Myskin, la piattaforma che stai consultando e autore di oltre 50 lavori scientifici in Dermatologia. Attualmente sono il Presidente dell'Associazione Italiana Dermatologi Ambulatoriali (AIDA). e il Direttore Responsabile della Rivista DA 2.0Sono anche Co-editors della Rivista Scientifica JPD.

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