“L’epilazione laser è ad oggi uno dei metodi più utilizzati per rimuovere i peli antiestetici. In generale, questa metodica è efficace e sicura, ma esiste la possibilità che si verifichino degli effetti collaterali, fortunatamente il più delle volte reversibili. Eritema, edema attorno ai follicoli piliferi, dolore, ipo o iperpigmentazione (la formazione di piccole macchie chiare o scure), vescicole, croste, follicolite o una ipertricosi paradossa (la crescita di peli, invece che la loro scomparsa, insomma una bella sfortuna!).
Nel 2009, un gruppo di ricercatori francesi, ha segnalato per la prima volta la comparsa di un particolare effetto collaterale comparso alle ascelle: la iperidrosi, ossia un aumento della produzione di sudore nella zona trattata con laser epilatorio.
L’iperidrosi è un problema che ha un altissimo impatto negativo sulla vita di una persona (ne abbiamo parlato qui), quindi indurre un fastidio cosi importante come effetto collaterale di un trattamento estetico, non è da sottovalutare. Fortunatamente questa eventualità si è dimostrata totalmente reversibile nel 76% dei casi, dopo trattamento con una sapone antisettico a base di rame e zinco solfato e un deodorante a base di alluminio cloridrato 12,5%.
Successivamente sono stati pubblicati anche altri 3 casi analoghi ma localizzati agli inguini, anche loro totalmente risolti con la terapia.
Le motivazioni di questa eccessiva sudorazione post laser epilatorio non sono ancora state dimostrate. E’ stato ipotizzato che i protoni rilasciati dal laser inducano una termostimolazione della ghiandola sudoripara attraverso le fibre nervose collocate vicino al follicolo pilifero.
Laser ad alessandrite e a diodo emettono una luce vicino agli infrarossi che può penetrare fino ad derma e all’ipoderma, ossia laddove si trova il bulbo pilifero.
Durante il tragitto attraverso l’epidermide e il derma superficiale e profondo, l’energia del raggio laser pare possa attivare anche le ghiandole sudoripare.
Questo stato di attivazione è fortunatamente passeggero, e la ghiandola sebacea ritorna a produrre la normale quantità di sudore dopo qualche tempo.
Infatti come si può vedere nell’immagine (Basic Structures of sweat glands) la ghiandola apocrina (uno dei due tipi di ghiandole sudoripare del nostro corpo), cosi come la ghiandola sebacea, sfruttano l’ostio follicolare del pelo per rilasciare i loro secreti sulla superficie della pelle.
Il bulbo del pelo, la ghiandola sudoripara e quella sebacea, si trovano nel derma, lo strato intermedio della pelle (che, ricordiamolo, è costituita da epidermide, derma e ipoderma). La ghiandola sebacea rilascia il sebo (una sostanza oleosa costituita da colesterolo, squalene, acidi grassi, gliceridi) sulla superficie della pelle attraverso un canalino (il dotto escretore) che confluisce nell’ostio follicolare, ossia quel canalino attraverso il quale il pelo fuoriesce della pelle. Grazie alla sua composizione il sebo idrata e protegge la pelle, ma lubrifica anche i peli (e i capelli).
Data la vicinanza di queste 3 entità anatomiche, trovo che la domanda che ci è stata posta da una follower su Instagram sia più che lecita e ci da l’occasione per rispolverare i nostri vecchi e sacri testi di anatomia. Ecco la domanda:
“se le ghiandole sebacee sono associate ai bulbi piliferi, applicando il laser per la epilazione progressiva, si eliminano anche le ghiandole sebacee?”
Come abbiamo visto sopra, in letteratura sono riportati casi di iperattività delle ghiandole vicine al bulbo pilifero, non di loro inattivazione o scomparsa, e gli studi sono prevalentemente incentrati sulla ghiandola sudoripara, non su quella sebacea.
Sul rapporto tra epilazione laser e secrezione sebacea abbiamo reperito un unico lavoro in letteratura, datato 1999.
Questo studio ha valutato il ruolo del Ruby-laser, laser a rubino, che utilizza una sorgente allo stato solido e ha una lunghezza d’onda di 694 nm. (negli studi sulla ghiandola sudoripara invece si erano analizzati i laser ad alessandrite che utilizza una lunghezza d’onda di 755 nm e quello a diodo, che permette un’emissione di 810 nm di lunghezza d’onda).
In 16 persone (maschi e femmine) è stata misurata la seborrea cutanea in un’area trattata con laser post trattamento e in un’area adiacente ma non trattata con laser (come controllo). Inoltre sono state eseguite biopsie cutanee di aree trattate e non trattate (ma solo in 3 pazienti su 16).
I risultati ottenuti dai ricercatori sono stati contrastanti. Dopo il laser la secrezione di sebo era aumentata nella maggioranza dei casi, ma la ghiandola sebacea appariva più piccola rispetto al pre-trattamento. Come ci si può spiegare che una ghiandola rimpicciolita induca un aumento della secrezione del sebo sulla pelle?
I ricercatori hanno ipotizzato che, in assenza del pelo post epilazione laser, il sebo fluisca all’interno del dotto escretore più facilmente e quindi raggiunga maggiormente la superficie della pelle, pur essendo la ghiandola volumetricamente ridotta.
Purtroppo questo studio è unico ( se ne scovate altri per favore segnalateceli nei commenti) ed è stato eseguito su pochi pazienti (solo 16, e ricordiamo che le biopsie sono state eseguite solo in 3). quindi le conclusioni riportate sono, a nostro avviso, assolutamente parziali.
In conclusione, la risposta alla domanda della nostra follower: “se le ghiandole sebacee sono associate ai bulbi piliferi, applicando il laser per la epilazione progressiva, si eliminano anche le ghiandole sebacee?”, è la seguente:
Al momento pare di no, anzi, il trattamento con laser epilatorio ruby laser pare aumentare la secrezione sebacea, mentre quello con alessandrite o diodo pare aumentare la produzione sudoripara.
In questa seconda eventualità ci sentiamo di tranquillizzare gli utilizzatori dei laser epilatori in quanto questa iperidrosi pare fortemente essere transitoria.
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