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La pelle sensibile

Pelle “reattiva”, “ipereattiva”, “irritabile”, “intollerante” sono tutti sinonimi utilizzati per indicare questa tipologia di pelle. Ma come faccio a capire se la mia è una pelle sensibile?

La maggior parte delle donne americane, europee e giapponesi definiscono la loro pelle come “sensibile” (fonte Kligman, A. Human models for characterizing “Sensitive Skin”. Cosm Derm 14, 15–19 (2001).

Ma cosa è esattamente la pelle sensibile?

Pelle “reattiva”, “ipereattiva”, “irritabile”, “intollerante” sono tutti sinonimi utilizzati per indicare questa tipologia di pelle che ha trovato una sua definizione scientifica solo nel 2013, a seguito di una conferenza di esperti tenutasi a Boston, durante il Congresso Mondiale sul Prurito. Un gruppo di lavoro internazionale ha quindi definito la pelle sensibile come: “una sindrome che si presenta con sensazioni fastidiose (bruciore, pizzicore, dolore, prurito) in risposta a stimoli che normalmente non provocherebbero questo tipo di sintomatologia. Queste sensazioni fastidiose non presentano un corrispettivo quadro clinico ben definito attribuibile ad una patologia. La cute può apparire normale o leggermente arrossata. Può presentarsi in qualsiasi parte del corpo.”

Attualmente è quindi questa la definizione ufficiale su scala mondiale quindi i termini scritti sopra identificano tutti questa condizione, che non corrisponde ai termini “pelle allergica” o “pelle irritata” che invece identificano delle specifiche malattie, nonostante spesso siano usati come sinonimi di “ pelle sensibile”.

La confusione sulla terminologia deriva verosimilmente dal fatto che spesso sono i cosmetici a stimolare la comparsa dei fastidi legati alla pelle sensibile, quindi non è raro credere che questo o quel fondotinta, questa o quella crema che abbiamo applicato qualche ora prima della comparsa del pizzicore, sia responsabile del problema. Con la sola visita ad occhio nudo, potrebbe non essere facile distinguere una dermatite di origine allergica da cosmetici da un quadro di pelle sensibile, a volte è necessario sottoporre la pelle a dei test.

Allo stesso modo si potrebbe confondere la pelle sensibile con una dermatite di tipo irritativo perché condividono gli stessi sintomi. Tuttavia, nel caso della dermatite irritativa da contatto, questi sintomi compaiono in risposta a fattori che irriterebbero chiunque e qualsiasi tipo di pelle (ricordate le definizione di pelle sensibile? “ in risposta a stimoli che normalmente non provocherebbero questo tipo di sintomatologia”). Sono un esempio la rasatura, la ceretta, o i saponi aggressivi, che possono indurre irritazione in ognuno di noi.

Come faccio a capire se la mia è una pelle sensibile?

Te lo dice il dermatologo o la dermatologa basandosi su diversi parametri

Prima di tutto sui tuoi racconti (in termini medici si chiama “anamnesi”).
Il/la dermatologo/a ti farà delle domande relative ai tuoi sintomi, quando compaiono, se sono scatenati da qualcosa in particolare, e ai prodotti che stai usando sulla tua pelle nei giorni precedenti alla comparsa dei sintomi stessi (creme, make-up, detergenti ed altro).

Esistono delle scale di valutazione dei vari sintomi di cui il dermatologo si può avvalere. Un esempio è questa (fonte Acta Derm Venereol. 2014 Nov;94(6):635-9. A new ten-item questionnaire for assessing sensitive skin: the Sensitive Scale-10. Misery L1, Jean-Decoster C, Mery S, Georgescu V, Sibaud V.)

Il/la paziente dovrà indicare quali di questi sintomi ha sentito nei 3 giorni antecedenti la visita e con che intensità. I sintomi elencati sono formicolio, bruciore, calore, pelle che tira, prurito, dolore, fastidio generico, vampate. Il/la dermatologo/a invece indicherà l’eventuale presenza di rossore, desquamazione, edema, segni di grattamento.

Il più delle volte questa lunga chiacchierata medico-paziente potrebbe essere sufficiente per avere una diagnosi precisa di pelle sensibile oppure di una dermatite vera e propria.

In altri casi invece potrebbe essere necessario continuare le indagini e sottoporre la pelle a dei test cosiddetti “da scatenamento”, ossia che hanno la finalità di scatenare la stessa reazione che la pelle subisce normalmente.

Un esempio di questa tipologia di test è lo Stinging Test (in inglese il termine “stinging” significa “pungente”) che consiste nell’applicazione di una soluzione di acido lattico al 10% su un solco nasogenieno (la piega che va dal naso alla bocca) mentre sull’altro si applica una soluzione fisiologica. Alla persona sottoposta al test viene poi chiesto di indicare se sente pizzicore e con che intensità sia appena dopo l’applicazione delle due soluzioni che dopo 5 minuti.

Un altro esempio è il Behind-the-knee Test (in inglese “behind the knee” significa “dietro al ginocchio) in cui si applica un prodotto portato dal paziente, identificato come sospetto scatenante la sintomatologia fastidiosa, proprio nella piega poplitea, quella dietro alle ginocchia. Si tiene coperto per 1 giorno e si fissa la garza di copertura con un elastico in maniera che non sfugga. Dopo 1 giorno si andrà a valutare sia la sintomatologia riferita dal paziente che le eventuali alterazioni della pelle valutate dal dermatologo.

Questi due tipi di test sono sicuramente molto utili, ma possono purtroppo fornire dei risultati cosiddetti “falsi positivi”, ossia le manifestazioni scatenate dai test sono simili sia in caso di pelle sensibile (“vero positivo”) sia in caso di dermatite irritativa da contatto (“falso positivo”).

A complicare ulteriormente la questione concorre anche il fatto che  alcune malattie della pelle come la rosacea (link ad articolo), la dermatite atopica (link ad articolo), la allochinesi (link ad articolo)  possono manifestarsi in fase iniziale in maniera molto simile alla pelle sensibile.

Come evolve nel tempo la pelle sensibile? Una volta comparsa dovrò sopportarla per sempre?

Non è detto, dipende

Solitamente è una condizione cronica, della durata variabile di almeno 6 settimane. Può diventare recidivante, ossia si può andare incontro a periodi di scomparsa dei sintomi (remissione) inframmezzati da periodi di ricomparsa della stessa (recidiva). La ricomparsa può essere scatenata dagli stimoli più diversi, come un banale cambio di temperatura ambientale, o le variazioni ormonali del ciclo mestruale.

Perchè viene? Quali sono i meccanismi che stanno alla base di questa condizione fastidiosa?

Al momento non è chiaro al 100% il motivo per il quale la pelle va incontro a questi fastidi e non è nemmeno chiaro se ci siano una o più motivazioni coinvolte.

In letteratura scientifica esistono numerosi lavori che espongono diverse ipotesi che vediamo di seguito, ma al momento non c’è una opinione condivisa da tutta la comunità scientifica.

Ipotesi Epidermica: alcuni studi hanno riscontrato un difetto della barriera cutanea delle persone affette da pelle sensibile. Tale difetto pare induca un aumento della traspirazione cutanea e della perdita di acqua attraverso l’epidermide, nonché delle alterazioni del pH cutaneo. Pare. Non è sicuro, perché altri studi sostengono e provano il contrario.

Ipotesi Atopica: alcuni studi epidemiologici hanno notato che la pelle sensibile è più frequente nelle persone che hanno una predisposizione o una familiarià per l’atopia. Ma, ci sono dei “ma”. Nella dermatite atopica esiste un fenomeno chiamato allochinesi; in pratica la persona affetta da dermatite atopica, può avvertire prurito e bruciore della pelle anche se non ha alcun stimolo scatenante né alcuna lesione sulla pelle stessa. E’ quindi possibile che questo fenomeno tipico della dermatite atopica, che è una vera e propria malattia, venga confuso con la pelle sensibile che invece è una condizione non una malattia. Inoltre, il fatto che gli studi epidemiologici ci dicano che una condizione X sia più frequente in una popolazione Y non significa che X e Y siano legate da un rapporto di causa/effetto. Ti faccio un esempio: se in una stanza mettiamo 100 persone affette da dermatite atopica e, casualmente, 80 persone di quelle 100 quel giorno hanno deciso di indossare il loro profumo preferito, lo studio epidemiologico dirà che l’80% delle persone con la dermatite atopica fa uso di profumo. Questo però non significa che usare il profumo faccia venire la dermatite atopica. Per verificare questa ipotesi sarà necessario disegnare uno studio specifico in cui si valutano due gruppi di persone in più possibile simili tra loro, che abbiano come unica differenza il fatto di avere o non avere la dermatite atopica. A quel punto sarà necessario suddividere i 2 gruppi in 4 gruppi più simili possibili tra loro e applicare lo stesso profumo a tutte le persone coinvolte. Si creeranno quindi 4 gruppi composti da:

1- soggetti con dermatite atopica che applicano il profumo

2- soggetti senza dermatite atopica che applicano il profumo

3- soggetti con dermatite atopica che non applicano i profumo

4- soggetti senza dermatite atopica e senza profumo

Tutte queste persone andranno poi valutate da più dermatologi. Il dermatologo osservatore non dovrà sapere se il soggetto che sta analizzando abbia o meno la dermatite, né che abbia o meno applicato il profumo.

Se, al termine di queste valutazioni, i risultati mostreranno che i soggetti con dermatite atopica che avevano applicato il profumo avevano avuto un peggioramento della malattia mentre quelli che non avevano applicato il profumo non avevano avuto un peggioramento della malattia, e se nei soggetti sani che avevano applicato il profumo era comparsa la dermatite atopica mentre in quelli sani che non avevano applicato il profumo non era comparso nulla, allora sarà ragionevole pensare che quel profumo potrebbe essere il responsabile della dermatite atopica. “sarà ragionevole pensare”, non “saremo sicuri” perché ci sono altre variabili che possono entrare in gioco alle quali all’inizio non avevamo pensato, ad esempio: quante persone abbiamo analizzato? E quelle persone hanno applicato tutte la stessa quantità di profumo e cosi via.

Insomma, tutta questa digressione per farti capire che dimostrare un rapporto causa-effetto tra due variabili non è un processo scontato o facile

Ma torniamo alla nostra pelle sensibile e alle ipotesi patogenetiche.

Ipotesi Vascolare: le persone che soffrono di pelle sensibile spesso presentano un lieve rossore (eritema) esattamente come accade in caso di rosacea in fase iniziale. Alcuni autori hanno pertanto ipotizzato che alla base della pelle sensibile ci potesse essere una causa vascolare dopo che avevano notato una maggiore vasodilatazione. Purtroppo altri studi non hanno mostrato tali differenze quindi al momento non c’è un consenso.

Ipotesi Biochimica: sulla superficie dei cheratinociti, le cellule che compongono lo strato più superficiale della nostra epidermide, e sulle terminazioni nervose che si trovano all’interno dell’epidermide ci sono delle proteine particolari chiamate TRP (Transient Receptor Potential) che si attivano in risposta a stimoli sia fisici che cimici, senza particolari distinzioni. Ad esempio vengono attivate dalle variazioni di temperatura esterna (caldo/freddo) ma anche da sostanze chimiche applicate sulla pelle come ad esempio la capsaicina (sostanza urticante presente anche nel peperoncino) o il mentolo. Da alcuni studi pare che le persone che soffrono di pelle sensibile presentino una maggiore densità di questo tipo di proteine.

Ipotesi Neurogena: La sintomatolgia e la presenza di eritema suggeriscono che alla base della pelle sensibile ci siano anche delle cause di tipo nervoso. Alcuni studi hanno riportato che dopo essere stati sottoposti allo Stinging Test, i soggetti con pelle sensibile mostrano una attivazione di una particolare zona del cervello nell’emisfero sinistro che si attiva anche in caso di dolore neuropatico, che è una sensazione dolorosa cronica che compare per deterioramento o  malfunzionamento dei nervi del sistema nervoso centrale o periferico. In altri studi si è evidenziato che i soggetti con pelle sensibile presentano anche una minore densità di un particolare tipo di fibra nervosa intraepidermica, cosa che accade anche in corso di una malattia neurologica che si chiama neuropatia delle piccole fibre. Secondo questa ipotesi quindi, la pelle sensibile sarebbe l’espressione di una infiammazione neurogena della pelle.

Attualmente esistono tante altre ipotesi in fase di studio preliminare che valutano il ruolo del microbioma cutaneo, cosi come quello dei raggi UV, della composizione dei grassi cutanei e delle variazioni ormonali indotte dal ciclo mestruale.

Molte persone riferiscono di avere la pelle sensibile solo sul viso, in particolare le aree più frequentemente interessate sono le pieghe nasogeniene seguite da zigomi, mento, fronte e labbro superiore.

Perchè la pelle sensibile si manifesta soprattutto sul viso?

Anche per questa domanda possiamo rispondere con qualche ragionata ipotesi perché, al momento, non abbiamo prove certe.

Sul viso applichiamo quotidianamente molti prodotti cosmetici, dal detergente, alla crema, al solare, la schiuma da barba, il make-up, che sono prodotti che difficilmente applichiamo cosi frequentemente e nelle stesse dosi anche su altre parti del corpo. Inoltre, il viso è sempre nudo, non coperto da abiti, ed esposto a tutti gli stimoli ambientali che vanno dal cambio di temperatura, al contatto con l’aria, con gli inquinanti ambientali, i raggi UV e altro.

Tutti questi stimoli possono fungere da trigger (agenti scatenanti) la sintomatologia fastidiosa tipica della pelle secca

Ancora, la pelle del viso presenta il più delle volte una barriera cutanea più sottile e una maggiore densità di recettori sensitivi rispetto al resto del corpo.

Come posso comportarmi per gestire la meglio la mia pelle sensibile?

I cosmetici in generale (sia make-up che creme e detergenti) sembrano essere tra i principali fattori scatenanti i sintomi quindi sarebbe bene sceglierli con cura evitando il più possibile i conservanti e i tensioattivi. Nota bene: “il più possibile” non significa “al 100%”. E’ praticamente impossibile trovare una crema che non contenga alcun agente conservante o un detergente che non contenga alcun tensioattivo! Per ridurre il quantitativo di agenti conservanti alcune aziende cosmetiche si affidano al packaging, inserendo le loro formulazioni in confezioni “airless” che, riducendo il rischio di contaminazione microbica, permettono anche di ridurre il quantitativo di conservanti.

Ma non tutti i cosmetici hanno un effetto peggiorativo sulla pelle sensibile, anzi, alcuni tipi di prodotti possono essere molto utili nella gestione dei sintomi perché contengono sostanze idratanti (la pelle sensibile è per lo più secca), lenitive e antiinfiammatorie.

Bibliografia

L. Misery. Sensitive skin, reactive skin. Annales de Dermatologie et de Vénéréologie, Volume 146, Issues 8–9, September 2019, Pages 585-591

Cho HJ, Chung BY, Lee HB, Kim HO, Park CW, Lee CH. Quantitative study of stratum corneum ceramides contents in patients with sensitive skin. J Dermatol. 2012 Mar;39(3):295-300.

Farage MA. The Prevalence of Sensitive Skin.Front Med (Lausanne). 2019 May 17;6:98.

Kligman AM1, Sadiq I, Zhen Y, Crosby M.Experimental studies on the nature of sensitive skin.Skin Res Technol. 2006 Nov;12(4):217-22.

Buhé V1, Vié K, Guéré C, Natalizio A, Lhéritier C, Le Gall-Ianotto C, Huet F, Talagas M, Lebonvallet N, Marcorelles P, Carré JL, Misery L.Pathophysiological Study of Sensitive Skin.Acta Derm Venereol. 2016 Mar;96(3):314-8.

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Dott. Federica Osti
Dott. Federica Osti
Sono Medico Chirurgo specializzata in Dermatologia e Venereologia all'Universita' di Ferrara e in Chirurgia Dermatologica all'Universita' di Siena. Svolgo attività clinica di prevenzione, diagnosi e trattamento dei tumori cutanei presso la Ausl di Ferrara da più di 10 anni. Dopo aver conseguito il Master di Giornalismo e Comunicazione istituzionale della Scienza presso l’Università di Ferrara, ho cominciato a scrivere per Myskin.it e sono coautrice del libro "Reparto Dermocosmetico, guida al cross-selling” e di articoli scientifici pubblicati sulla stampa internazionale.

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