La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Mangiarsi le unghie o strapparsi i capelli: quali le cause psicologiche del problema?

Il tuo bambino si strappa i capelli (tricotillomania) o si mangia le unghie (onicofagia) e non sai cosa fare? Ti stai chiedendo se è giusto continuare a rimproverarlo?

La tricotillomania e l’onicofagia sono due differenti manifestazioni dermatologiche che possono nascondere un disagio psicologico individuale. Abbiamo intervistato l’esperto, la dott.ssa Lucia Imperatore psicologa e responsabile redazionale di psicozoo, per chiederle quali sono le cause e soprattutto come intervenire per gestire e risolvere il problema.

La tricotillomania e l’onicofagia sono due manifestazioni cliniche che è possibile riscontrare sia nel bambino sia nell’adulto. In entrambe le fasce d’età sono sempre associate a particolari manifestazioni psicologiche individuali?

«Sia la tricotillomania che l’onicofagia, non possono essere considerati disturbi a sé, ma sintomi di un disagio sotteso che varia da individuo a individuo, secondo la sua struttura di personalità, il periodo della propria vita, la propria storia, la propria visione del mondo. In quanto sintomi, questi fenomeni vanno sempre dunque considerati per il significato soggettivo che essi hanno per i singoli individui.»

«Solitamente questi disturbi colpiscono maggiormente i bambini, ma possono perpetrarsi fino all’età adulta, o sparire e ricomparire in momenti cruciali della vita dell’individuo. Una differenza può essere legata al fatto che nei bambini per periodi limitati nel tempo, possono essere manifestazioni normali di tensione passeggera, mentre negli adulti sono solitamente più preoccupanti.»


Le manifestazioni psicologiche della tricotillomania e quelle dell’onicofagia sono differenti? Potrebbe descriverle?

«Entrambe possono essere clinicamente inquadrate come sintomi ossessivi, o come disturbi del controllo degli impulsi (secondo il DSM IV). Entrambe condividono una sensazione di tensione crescente a cui l’individuo trova sollievo solo dando sfogo all’impulso irrefrenabili di strapparsi i capelli o di mordere unghie e pellicine.»

«Nella tricotillomania solitamente il paziente riferisce di non provare dolore e cerca di occultare i segni dello strappamento, ad esempio coprendo le chiazze vuote con i capelli o con un cappello.»

«Nell’onicofagia, invece, il dolore sembra essere centrale, come espiazione di una qualche colpa o come unico modo per sentirsi vivi.»

«Entrambe le manifestazioni sottendono spesso emozioni di rabbia o di preoccupazione, la prima più associata alla tricotillomania, la seconda più all’onicofagia. In particolare, la tricotillomania si verifica spesso in presenza di rabbia verso i genitori, a cui il bambino non è in grado di dare espressione verbalmente. L’onicofagia è invece più frequentemente associata a situazioni di conflittualità in famiglia che si esprime con continui e violenti litigi.»

«Questo clima crea nel bambino molta ansia e preoccupazione per l’unità della famiglia di cui si sente responsabile e che lo porta a mettere in atto il comportamento autolesionistico.»

«La tricotillomania, rispetto all’onicofagia tende ad essere maggiormente negata e consumata in momenti di solitudine, fuori dall’osservazione degli altri. Difficilmente una persona che ne soffre lo ammetterà, anche di fronte a segni evidenti.»

«Ovviamente, si tratta di un’estrema generalizzazione, è necessario sempre considerare i singoli casi nelle loro implicazioni peculiari.»

Possiamo considerare nel bambino tali condizioni psicologiche, causa della tricotillomania e dell’onicofagia, come facenti parte di un fisiologico sviluppo psichico individuale?

«Per stabilire se questi fenomeni siano nella norma, o escano dal normale processo di crescita, bisogna valutarne la frequenza e l’intensità. E’ normale che il bambino giochi con i capelli o possa mordere unghie e pellicine quando è nervoso, o in momenti di particolare stress o di intensa concentrazione.»

«In questi casi, non bisogna preoccuparsi eccessivamente, rischiando di amplificare un piccolo espediente che il bambino usa per rassicurarsi. Certo, se il fenomeno è troppo frequente o dannoso, ad esempio con la formazione di chiazze prive di capelli nelle aree tormentate dal bambino, o con infezioni alle unghie e alle dita, allora forse è il caso di chiedere consiglio ad uno specialista.»

Tali condizioni psicologiche possono essere causa di altri disturbi e/o manifestazioni cliniche generali?

«Più che causa potremmo trovare queste condizioni in concomitanza con altri sintomi o come manifestazione di un disturbo più generale. Le troviamo spesso associate ai disturbi dell’umore come la depressione, ai disturbi d’ansia, in particolare il disturbo ossessivo-compulsivo, ai disturbi dell’alimentazione, ad alcuni disturbi di personalità e al ritardo mentale, come forme di stereotipia.»

Quale il ruolo della famiglia nella gestione di un bambino che si strappa i capelli o si mangia le unghie?

«Per un bambino i genitori devono essere una presenza costante, calda e rassicurante, in grado di riconoscere il suo stato emotivo e di aiutarlo ad esprimerlo. Il problema è che molto spesso i genitori tendono a negare o a rifiutare di vedere che il proprio bambino possa avere dei problemi, per non sentirsi responsabili del suo disagio.»

«Il primo passo dunque è rendersi conto che il proprio figlio si trova in una situazione di disagio, non amplificarla, né sminuirla e creare un clima in cui il malessere possa venire fuori. I genitori devono serenamente chiedere aiuto al proprio dermatologo di fiducia o al medico di famiglia, che saprà sicuramente suggerire loro il da farsi.»

Quali possono essere i primi segnali psicologici per un genitore da non sottovalutare?

«Poiché spesso i bambini tendono a negare di avere questo problema, spesso sono i genitori ad accorgersene. I segnali fisici sono piuttosto facili da individuare, ad esempio le chiazze di alopecia, o la consunzione delle unghie. Rispetto ai segnali psicologici, non esistono degli indicatori specifici della tricotillomania e dell’onicofagia, ma sicuramente delle manifestazioni di disagio che sono comuni a più disturbi, come la tendenza alla chiusura e a trascorrere molte ore da soli, il calo del rendimento scolastico, uno stato di preoccupazione, l’alterazione del sonno e dell’alimentazione.»

«Questi fenomeni sono il campanello d’allarme che segnala un disagio, a cui i genitori devono prestare attenzione.»

In questi casi, cosa fare? Sgridare il bambino perché non si strappi i capelli o si mangi le unghie? Oppure ignorarlo e far finta di nulla?

«E’ poco utile imporre al bambino di non farlo o sgridarlo, perché tenderà a cercare spazi e momenti adatti per continuare indisturbato, piuttosto che ridurre tale abitudine.»

«E’ più opportuno invece che i genitori si sforzino di comprendere quali possono essere le emozioni del bambino mentre si tormenta i capelli o le unghie: che sia paura, rabbia, o tristezza, i genitori devono spingerlo delicatamente a prendere consapevolezza del suo stato emotivo e ad esprimere a parole il suo disagio piuttosto che con il sintomo.»

«Per essere in grado di farlo devono creare un clima di dialogo e di incontro con il bambino, senza mostrare eccessiva preoccupazione o colpevolizzarlo. Solo così gradualmente, il figlio potrà esprimere quello che prova e trovare delle soluzioni insieme ai genitori. Quando i motivi del disagio scompaiono, anche il sintomo tende a ridursi o ad estinguersi completamente.»

Un dermatologo deve sempre consigliare al paziente e/o al genitore una consulenza psicologica?

«Non necessariamente, l’opportunità di una consulenza psicologica dipende dalla gravità delle manifestazioni e dal livello di consapevolezza che i genitori hanno del problema. Come ho detto prima, se si tratta di un momento transitorio della vita del bambino, in cui sono identificabili cause precise e risolvibili (ad esempio, il cambiamento di un insegnante a scuola, la fine di una relazione per un adulto), non è necessaria una consulenza psicologica. Se il problema però si prolunga nel tempo ed è associato ad una situazione generale di malessere e di sofferenza emotiva, è opportuno che il dermatologo spinga il paziente o la famiglia a consultare uno psicologo.»


Come consiglieresti ad un dermatologo di approcciare un paziente e/o un genitore per consigliare la consulenza psicologica?

«Molti genitori tendono a negare o ad amplificare il problema, quindi il primo passo da fare per il dermatologo è quello di aiutarli a prendere consapevolezza del fenomeno e della sua portata. E’ molto importante essere delicati, rispettando la difficoltà delle persone a fare i conti con i loro problemi, senza arrabbiarsi se rifiutano l’aiuto.»

«E’ opportuno non fornire soluzioni preconfezionate: piuttosto che dire esplicitamente ai genitori che il loro figlio ha bisogno di uno psicologo, è importante essere maieutici spingendoli ad arrivare loro stessi a questa conclusione.»

«Il rischio, infatti, è che i familiari arrabbiati o preoccupati per la proposta di una consulenza psicologica, possano rifiutarla e allontanarsi anche dal medico, aggravando la situazione del figlio. E’ ovvio che l’opportunità di essere più o meno incisivi va valutata anche in rapporto alla gravità del problema.»

Infliximab: documentate reazioni avverse in corso di terapia con i biologici

Nuova segnalazione in letteratura riguardante gli eventi avversi o le cause d’interruzione di una terapia con i biologici.

Lo studio è stato condotto su un campione di 575 pazienti con artrite reumatoide e trattati con infliximab un farmaco utilizzato anche in dermatologia per il trattamento della psoriasi.

Solo 346 soggetti hanno portato a termine lo studio mentre ben 158 persone lo hanno sospeso, la maggior parte di loro per motivi legati alla sicurezza del farmaco, e 71 hanno abbandonato i controlli periodici previsti durante il follow-up-

Gli eventi avversi, si sono verificati soprattutto all’inizio della terapia, durante i primi 6 mesi, e hanno riguardato la comparsa di infezioni, soprattutto tubercolosi, oppure reazioni conseguenti all’infusione del farmaco, più frequenti durante le prime 26 settimane di terapia.

Lo studio della durata di 74 settimane è stato condotto da Isabelle Delabaye.

I pazienti sono stati trattati con infliximab (3 mg/kg) alla settimana 0, 2, 6 e in seguito ogni otto settimane.

Sono sempre più numerose le segnalazioni sugli eventi avversi dovuti ai trattamenti con biologici, eventi che raramente vengono relazionati nelle sedi congressuali ove, invece, vengono sempre più decantati i benefici e le possibili applicazioni off-label. Una panacea!

In rete i pazienti avevano già da tempo iniziato a discutere tra di loro sulla reale efficacia di tali trattamenti e sul costo beneficio per la persona.

Sicuramente non si tratta di un nuovo caso Raptiva ma vogliamo ancora una volta sottolineare l’importanza di discutere insieme di Salute 2.0 per condividere informazioni che a volte rischiamo di passare inosservate.

Quando l’informazione scientifica diventa commerciale

«Dottore, c’è un pacco per lei da ritirare».

«Caro collega, la nostra associazione, attiva dal 2007 nel promuovere campagne d’informazione e divulgazione di dermatologia cosmetologica, oggi intende dedicarsi ad un’attività di sensibilizzazione ed educazione nei confronti del consumatore finale volta ai temi della DEODORAZIONE PERSONALE

«Questo è un aspetto dell’igiene e della cura quotidiana spesso non chiaro e/o non ben conosciuto, essenziale per il benessere dell’individuo e per la vita di relazione.»

«Ecco perché abbiamo deciso di collaborare con … alla realizzazione di un’iniziativa che possa contribuire a divulgare tra i nostri pazienti informazioni relative ad una corretta deodorazione personale.»

«Sono quindi lieto d invitarti a partecipare a questa iniziativa mettendo a disposizione dei tuoi pazienti 25 opuscoli informativi, da esporre in sala d’attesa all’interno del comodo cartello da banco. Puoi trovare tutti i materiali nel pacco che hai ricevuto.»

«Insieme alla presente ti inviamo del materiale informativo sulla tecnologia della nuova linea di deodoranti …, testati e approvati dalla nostra Associazione.»

«Se darai la tua adesione a questa iniziativa, sono certo che in futuro potranno essere realizzati ulteriori e fruttuosi progetti, per aumentare il livello di informazione, diffusione e divulgazione della dermatologia cosmetologica.»

«Certo della tua disponibilità, fin da ora ti ringrazio per il tuo impegno ed importante contributo.»

«Cordialmente…»

Poi una seconda lettera d’accompagnamento:

«Egregio Dottore/Chiarissmo Professore,»

«grazie alla collaborazione con …, la … è lieta di invitarLa quale nostro ospite al prossimo Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Dermatologia e Cosmetologia che si terrà a… come da programma allegato.»

«Qualora Le fosse gradito partecipare a questo convegno Le chiediamo di dare comunicazione della Sua partecipazione quale ospite di … alla Segreteria Organizzativa … entro il…»

«Nella speranza di farLe cosa gradita Le inviamo distinti saluti.»

All’interno del pacco nessun lavoro scientifico, nessun dato sulla ricerca svolta e sui risultati ottenuti.

Il messaggio è chiaro: se esponi i depliant ti offriamo un congresso.

Un semplice «do ut des» e il gioco è fatto.

Da tempo, le multinazionali sono orientate verso un’informazione da grande distribuzione, da supermercato e nel puzzle commerciale mescolano insieme la comunicazione sulle riviste di gossip, in TV e quella rivolta al medico per preservare in questo particolare contesto storico ed economico il loro fatturato.

L’informazione scientifica è in estinzione a discapito di quella commerciale.

Una comunicazione di massa, popolare che ripaga probabilmente nell’immediato e non investe nel futuro perché l’importante, ora, è piazzare quel prodotto, spremerlo fin che si può per poi sostituirlo con un altro nuovo, nuovo commercialmente.

Manager con crisi di idee e d’azione che hanno perso la rotta e faticano a trovarne una nuova.

Proprio per questo, non elemosinano facili sponsorizzazioni congressuali ai medici sempre meno informati sulla ricerca scientifica e sui risultati ottenuti e pubblicati in letteratura.

Risultati che è molto più facile ottenere da un gruppo di medici che hanno costituito un’associazione di dermatologi e dove sarebbe interessante conoscere che tipo di sperimentazione hanno condotto, con quali criteri e soprattutto con quali sovvenzioni…

La professionalità e l’etica medica svenduta per un misero piatto di lenticchie.

I pidocchi: diagnosi e trattamento. Guida pratica

Il prurito è un sintomo comune a molte malattie dermatologiche e spesso compare prima della manifestazione cutanea. Il prurito spinge la persona a grattarsi ripetutamente ed è frequente il riscontro dei segni da grattamento, lesioni che si presentano escoriate e a volte impetiginizzate (infezione superficiale della pelle).

Difficilmente, il prurito è l’attore solitario della patologia e quando ciò si verifica si parla di prurito sine materia, ovvero di un sintomo apparentemente non accompagnato o correlato a nessuna manifestazione dermatologica.

Tuttavia, nella stragrande maggioranza dei casi, il prurito recita sempre in coppia e proprio per questo è opportuno indagare il palcoscenico cutaneo alla scoperta della sua spalla.

I pidocchi

I pidocchi sono una causa molto comune e frequente di prurito alla testa, spesso responsabili di vere e proprie epidemie, soprattutto nelle comunità scolastiche.

Il prurito è continuo e intenso, localizzato al cuoio capelluto e più esattamente in sede retro-auricolare e nucale. Raramente, può estendersi su tutto il capillizio oppure verso la parte alta del dorso (prurito a mantellina).

L’identificazione delle lendini (uova) – che si presentano puntiformi di colore biancastro quasi grigio e attaccate al fusto dei capelli – è sufficiente a porre diagnosi di pediculosi del capillizio, dovuta al Pediculus humanus var. capitisSolo le lendini situate a meno di 1,3 cm dall’emergenza del fusto sono considerate vitali e indice di un’infezione recente.

Lendine di pidocchio

Il maschio del pidocchio è grande 1-3 mm mentre la femmina 2-3 mm. La popolazione presente sul cuoio capelluto non è molto numerosa e può comprendere 5-10 esemplari. Sono parassiti ematofagi, si nutrono del sangue dell’ospite (uomo) attraverso punture sul cuoio capelluto (2-3 volte al giorno).

Il pidocchio non vola e non salta. Si sposta aggrappandosi ai capelli tramite uncini situati alle estremità delle zampe.
Il pidocchio non vola e non salta. Si sposta aggrappandosi ai capelli tramite uncini situati alle estremità delle zampe.

Il contagio

Il contagio è indipendente dall’igiene personale e avviene tramite:

  • contatto diretto: attraverso l’utilizzo di oggetti quali pettine, spazzola, biancheria per il letto, lenzuola, divano, schienali dei sedili (auto, treno…) oppure tramite i vestiti (berretto, sciarpa…) sugli attaccapanni;
  • scambio di abbigliamento infestato dai parassiti.

Il ciclo vitale

I pidocchi hanno una durata di vita di circa 30 giorni e non sono in grado di trasmettere malattie, ovvero non sono vettori di altri germi responsabili di malattie infettive.

Le femmine depongono circa 15-20 uova al giorno. Le lendini si schiudono dopo 6-10 giorni e i piccoli parassiti diventano adulti e quindi in grado di riprodursi e di depositare altre uova dopo 10 giorni.

Rarissimamente, il cuoio capelluto può essere infestato da un altro parassita: il Liposcelis mendax, noto anche come il pidocchio dei libri.

Trattamento

Il trattamento d’elezione deve eliminare sia il parassita sia le lendini. I piretrinoidi di sintesi sono i preparati maggiormente usati. Veicolati in gel, devono essere applicati sul cuoio capelluto per 15 minuti e poi rimossi con lo shampoo. Di recente, sono stati segnalati casi di resistenza a questo trattamento.

Un’alternativa è rappresentata da lozioni a base di complessi oleosi siliconati che applicati sul cuoio capelluto ricoprono i parassiti formando un film occlusivo che ostruisce le vie respiratorie del pidocchio che, insieme alle lendini, muore per asfissia. Trattandosi di un meccanismo fisico non sono documentate resistenze e il prodotto può essere impiegato tranquillamente anche in caso di re-infezione.

Infine, deve essere ricordato anche il vecchio rimedio della nonna, ovvero il pettine a denti stretti con il quale pettinare i capelli ciocca per ciocca sopra un tessuto di colore bianco sul quale cadranno sia i pidocchi vitali sia quelli morti in seguito ad un trattamento.

Le dermatosi in gravidanza: quali sono, i sintomi e i farmaci ammessi. La guida completa

Qualche giorno di ritardo, un’insolita tensione al seno, la nausea e un’ipersensibilità agli odori sono i primi sintomi che fanno sospettare una gravidanza, una condizione fisiologica caratterizzata da profondi cambiamenti immunologici, endocrini, vascolari, metabolici ma anche dermatologici.

Quali sono le manifestazioni cutanee tipiche della gestazione? Quali farmaci dermatologici possono essere assunti in gravidanza? Infine, una donna in stato interessante può eseguire la tintura dei capelli? Di seguito, una guida completa per tutte le mamme in attesa.

Prima di tutto, possiamo identificare tre gruppi per descrivere didatticamente i cambiamenti fisiologici e le patologie dermatologiche tipiche della gravidanza:

  • Modificazioni cutanee fisiologiche
  • Storia naturale delle patologie dermatologiche in corso di gravidanza
  • Dermatosi tipiche della gravidanza

Modificazioni cutanee fisiologiche

Sono la conseguenza degli ormoni prodotti durante la gestazione, riconosciute anche come cambiamenti cutanei di origine endocrina, interessano la pigmentazione cutanea, i capelli, le unghie le ghiandole sudoripare, il tessuto connettivo e il sistema vascolare.

Pigmentazione cutanea

Nel 90% delle donne in stato interessante compare un’iper-pigmentazione, dovuta all’iper-produzione di estrogeni, progesterone ma soprattutto di MSH (melanocyte-stimulating ormone), ormoni che direttamente o indirettamente stimolano la produzione di melanina e di conseguenza la comparsa di macchie scure sulla pelle.

L’accentuazione della pigmentazione interessa elettivamente le areole mammarie, i capezzoli, i genitali, le ascelle e la linea alba, quel segmento verticale che si estende dall’ombelico fin verso il pube che – divenendo più scura – viene denominata linea nigra. Raramente anche le lentiggini e i nevi possono diventare più scuri e lo stesso fenomeno si può verificare anche sulle cicatrici.

Dopo il parto, tutte le zone del corpo citate schiariscono spontaneamente e progressivamente nel corso dei mesi successivi.

Inoltre, nel 70% delle donne compare al volto, elettivamente alle guance e alla fronte, il melasma o maschera gravidica. L’intensità del colore scuro del melasma dipende dal livello in cui si è deposito il pigmento nella cute, ovvero può essere superficiale se presente nell’epidermide, profondo se nel derma oppure misto se è interessato contemporaneamente sia il derma sia l’epidermide.

L’osservazione della macchia con la lampada di Wood è in grado di distinguere i diversi tipi di melasma e di conseguenza identificare i trattamenti schiarenti più idonei.

Le formulazioni topiche a base di idrochinone e di tretinoina sono quelle maggiormente indicate e il miglioramento clinico della maschera gravidica, ovvero lo schiarimento, è direttamente proporzionale alla presenza di pigmento a livello dell’epidermide. Pertanto, se è presente solo un’iperpigmentazione a livello epidermico è molto più facile che la maschera gravidica schiarisca in corso di trattamento rispetto ad una caratterizzata da un deposito profondo nel derma.

Capelli

Frequente la comparsa o l’accentuazione di peluria al volto, raramente agli arti e al dorso che poi, dopo il parto, tende a scomparire progressivamente.

A volte però, una peluria eccessiva, causa di un vero e proprio irsutismo, potrebbe essere il primo segnale di un disordine ormonale che deve essere opportunamente indagato. Di solito le cause più frequenti sono: i luteomi, le cisti ovariche o la policistosi ovarica.

Se durante la gravidanza i peli tendono ad aumentare, dopo il parto i peli diminuiscono e i capelli si diradano per una vera e propria accentuazione della loro caduta (telogen effluvium). A volte, il diradamento dei capelli può essere tale da assumere l’aspetto dell’alopecia androgenetica maschile. La caduta dei capelli può continuare anche durante l’allattamento fino a 15 mesi dopo il parto.Il telogen effluvium post partum è la conseguenza fisiologica di una privazione ormonale in particolare degli estrogeni che, prodotti durante la gravidanza, dapprima incentivano e prolungano la fase di crescita (fase anagen) dei capelli, poi dopo il parto inducono la caduta in seguito alla loro bassa produzione.

Nella maggioranza dei casi, dopo un anno, si osserva una ricrescita spontanea completa tranne i pochi casi in cui è presente un arretramento del margine frontale della capigliatura e un diradamento delle aree frontali e temporali. Questo tipo di alopecia, molto simile come già scritto a quella di tipo androgenetica, si manifesta per cause non note e richiede un trattamento con farmaci anticaduta tipo il minoxidil.

Infine, attenzione ai trattamenti tricologici in particolare quelli per eseguire la tintura dei capelli perché contengono aminonitrofenoli (composti aromatici) che hanno un’azione mutagena e carcinogenetica e possono essere assorbiti dall’organismo attraverso il cuoio capelluto. Di recente, alcuni studi hanno individuato in questi prodotti uno dei fattori di rischio ambientali per l’insorgenza di alcuni tumori cerebrali nelle donne e nei bambini.

Unghie

La lamina ungueale tende a diventare più opaca, potrebbe separarsi distalmente (onicolisi) oppure se dovesse comparire un ispessimento corneo del letto ungueale potrebbe sollevarsi e staccarsi dal suo fisiologico piano d’appoggio. Topici a base di urea al 30-40%, meglio veicolati in gel, possono essere usati per levigare e ridurre lo spessore corneo presente sotto la lamina dell’unghia.

Ghiandole sudoripare

Frequente la presenza di un’accentuazione della sudorazione (iperidrosi) alle mani oppure di un eczema disidrosico.

I sali di alluminio (cloruro e idrocloruro di alluminio) sono validi antitraspiranti in grado di ridurre fino al 40% la quantità di sudore secreto per il loro effetto astringente sul poro ghiandolare. Effetto collaterale: sono irritanti e tendono a logorare le fibre de tessuti coni quali vengono a contatto.

Una possibile alternativa possono essere i sali di zirconio o quelli di zinco.

Tessuto connettivo

Nel 90% dei casi compaiono dopo il sesto mese le smagliature, note anche con il nome di strie distensae o gravidarum. Simili a striature lineari, a volte ramificate, di colore rosa-rosso oppure violaceo, si localizzano elettivamente all’addome, soprattutto in sede peri-ombelicale, alla radice degli arti inferiori, sulla superficie interna della cosce e al seno. Gli ormoni, quali gli estrogeni, la relaxina e i corticosteroidi, insieme ai fattori fisici, che inducono lo stiramento della cute, sono le cause principali del fenomeno.

Successivamente dopo il parto le smagliature tendono a cambiare colore divenendo chiare, quasi biancastre, ma soprattutto atrofiche e depresse rispetto al piano cutaneo.

Sistemi laser dedicati, oppure quelli a luce pulsata e infine peeling a base di acido tricloroacetico rappresentano i trattamenti d’elezione per le smagliature le quali devono essere curate tempestivamente quando sono ancora di colore rosso-violaceo perché maggiormente responsive.

Sistema vascolare

Fin dall’inizio della gestazione compare una vasodilatazione a livello della vagina e del vestibolo. Inoltre, possono comparire spider nevi, neoformazioni vascolari di colore rosso vivo, morfologicamente simili ad un piccolo ragno, ovvero caratterizzata da un minuto corpo centrale e da tante ramificazioni disposte a raggera e tortuose simili alle zampe di un aracnide. Compaiono, principalmente, intorno agli occhi e nelle aree limitrofe del volto drenate dalla vena cava superiore. Si osservano nel 67% delle donne in gravidanza e scompaiono spontaneamente 3 mesi dopo il parto.

Invece al palmo delle mani può comparire un eritema, un arrossamento localizzato che può mimare un livido.

Nel 40% delle donne possono comparire agli arti inferiori le varici in seguito all’aumento della pressione sanguigna a livello dei vasi femorali e pelvici e, fortunatamente, solo nel 10% dei casi si può verificare una trombosi, una complicanza vascolare, dovuta all’alterazione del deflusso venoso.

Infine, è comune il vasospasmo che può indurre la comparsa di flushing al viso, pallore, l’alternarsi della sensazione di caldo e freddo, la cute marmorata alle gambe e il peggioramento di patologie, già presenti prima della gravidanza, quali il fenomeno di Raynaud, il dermografismo e l’orticaria.

Storia naturale delle patologie dermatologiche in corso di gravidanza

Il decorso di alcune patologie già presenti nella donna prima della gravidanza è assolutamente imprevedibile durante la gestazione. Alcune possono migliorare mentre altre peggiorare.

Dermatite Atopica

Tende a peggiorare forse in seguito alla comparsa del prurito. Tuttavia, nel 25% dei casi è stata documentata anche una remissione.

Psoriasi

La variante volgare, quella più comune, e quella associata ad artrite tendono a peggiorare molto più frequentemente di quella pustolosa. Anche in questo caso, però esistono le eccezioni, ovvero il miglioramento della malattia dovuto forse all’azione dell’interluchina 10 (IL-10) prodotta durante la gestazione.

Impetigo Herpetiforme

E’ una variante rara della psoriasi pustolosa, associata ad ipo-calcemia (bassi livelli di Calcio nel sangue) e a bassi valori di vitamina D. Tende a peggiorare, soprattutto, durante l’ultimo trimestre. Può associarsi a malessere generale, febbre, delirio, diarrea, vomito e manifestazioni simili al tetano. Placche eritematose compaiono inizialmente alle pieghe per poi estendersi centrifugamente e interessare ampie aree del corpo.

La somministrazione di calcio o di vitamina D migliora il quadro clinico che dopo il parto può essere trattato anche con retinoidi per via sistemica con la fototerapia.

Infezioni

Data l’immunosoppressione, dovuta all’aumentata produzione di estrogeni, tendono a manifestarsi più frequentemente. Le infezioni più frequenti sono: la vaginite da Candida o da Trichomonas e le follicoliti da Pityrosporum. Inoltre, i condilomi acuminati, eventualmente presenti in vagina, possono crescere più rapidamente fino ad ostruire completamente il canale del parto. Al contrario, non sono documentate esacerbazioni delle infezioni genitali da Herpes Simplex virus (HSV) ma si ricorda che nel 50% dei casi l’infezione può essere trasmessa al neonato durante il parto se presenti lesioni a livello della parete interna della vagina. Infine solo in alcuni casi, durante la gravidanza, le donne HIV-positive possono avere la progressione verso l’AIDS.

Lupus eritematoso sistemico (SLE)

Peggiora nella metà dei casi. Compaiono dolorose lesioni vasculitiche agli arti inferiori ed è possibile il danno renale permanente. Rarissimo il decesso. Frequente il parto prematuro nelle donne con SLE o la nascita di un neonato affetto da Lupus ma solo se la mamma presenta nel sangue gli anticorpi anti-Ro(SS-A). Il Lupus neonatale che si manifesta con una particolare dermatosi localizzata nelle aree foto-esposte può complicarsi con il blocco cardiaco del piccolo.

Pemfigo

Tende a comparire o a peggiorare durante il primo o secondo trimestre e la malattia, tramite il passaggio transplacentare degli anticorpi specifici IgG, può essere trasmessa al feto.

Porfiria cutanea tarda e Acrodermatite enteropatica

Entrambe tendono a peggiorare. La prima in seguito all’aumentata produzione di estrogeni mentre la seconda per una diminuzione dello zinco.

Sindrome di Ehlers-Danlos e Pseudoxantoma elasticum

Durante gli sforzi del parto possono verificarsi complicanze dovute alla rottura dei vasi sanguigni. Epistassi ed emorragie e solo nel primo caso anche prolasso uterino o lacerazione uterina.

Le donne in gravidanza con Lupus eritematoso sistemico, che hanno sofferto di pemfigo, che soffrono di porfirea cutanea tarda, di Acrodermatite enteropatia, della sindrome di Ehlers-Danlos e della malattia Pseudoxantoma elasticum devono essere monitorate dal proprio dermatologo e dal ginecologo.

Dermatosi tipiche della gravidanza

Questo gruppo include tutte le patologie dermatologiche che si possono manifestare solo durante una gravidanza e non in altri momenti della vita di una donna.

Colestasi intraepatica

E’ dovuta ad una disfunzione secretoria della bile. Si manifesta, generalmente, nel corso del terzo trimestre e si caratterizza per la comparsa di un prurito diffuso su tutto il corpo. Sulla pelle non è assolutamente presente alcun tipo di lesione o manifestazione cutanea che possa giustificare il sintomo. In gergo viene etichettato come prurito sine materia.

Solo gli esami del sangue evidenziano un’alterazione a carico degli acidi biliari e a volte anche delle transaminasi (GOT, GPT), parametri di funzionalità epatica, confermano la diagnosi. Possibile, inoltre, un aumento dei valori del colesterolo, trigliceridi, fosfatasi alacalina. Il prurito si risolve immediatamente dopo il parto. La manifestazione può ripresentarsi nel 50% dei casi nel orso di una gravidanza successiva.

Herpes gestationis

Noto anche con il nome di Pemfigoide gestazionale, può manifestarsi durante il secondo o terzo trimestre di gravidanza. Inizialmente, compare un prurito e manifestazioni di tipo pomfoide in sede addominale che poi tendono rapidamente ad estendersi su tutto il corpo, eccezion fatta per il viso, il palmo e le pianta del piede. I pomfi evolvono verso la formazione di vescico-bolle.

Tale patologia, può associarsi anche alla malattia di Graves, oppure ad altre di tipo autoimmune. Proprio per questo motivo spesso si riscontrano nel sangue elevati valori di anticorpi verso la tiroide (anti-TPO e anti-tireogloblina) e verso la mucosa gastrica. A tutt’oggi non è nota la causa della malattia sebbene alcuni ipotizzano si possa trattare di una malattia autoimmune in cui la madre produce degli anticorpi verso alcuni antigeni specifici della placenta.

PUPPP

E’ l’acronimo inglese di pruritic urticarial papules and plaques of pregnancy, una patologia polimorfa caratterizzata essenzialmente dal prurito e clinicamente dalla comparsa di manifestazioni simili ai pomfi dell’orticaria, oppure alle placche o alle papule.

Si manifesta quasi sempre solo nelle primipare durante il terzo trimestre. Inizialmente, compaiono delle striature eritematose, simili alle smagliature, localizzate all’addome tranne tutt’intorno all’ombelico. Successivamente, le stesse manifestazioni interessano gli arti, le natiche e il torace. Il volto, il palmo e la pianta dei piedi sono sempre risparmiati. La patologia, assolutamente innocua per il feto, richiede la somministrazione di medicazioni locali antirpruriginose, quali il mentolo, e nei casi importanti anche dell’anti-istaminico o del cortisone. Dopo il parto, tutto si risolve spontaneamente.

Follicolite pruriginosa della gravidanza

Descritta per la prima volta nel 1981 si caratterizza per la comparsa durante il terzo trimestre di un’infezione dei follicoli sparsi sul corpo. Un miriade di manifestazioni puntiformi e pruriginose che, anche in questo caso non comporta conseguenze per il feto, può essere trattata allo stesso modo della PUPPP e risolve spontaneamente dopo il parto. A tutt’oggi sono sconosciute le cause responsabili dell’insorgenza di tale follicolite.

Valutazione di una donna in gravidanza con una dermatosi

Il termine dermatosi è assolutamente aspecifico e identifica qualunque malattia dermatologica che nel caso specifico compare in corso di una gravidanza. Cosa fare per evitare inutili allarmismi o per evitare di sottovalutare una delle condizioni precedenti? Di seguito alcuni semplici consigli per il medico e per la mamma in attesa

  • osservare le manifestazioni e descriverle per individuarne la tipologia
  • stabilire la localizzazione, soffermandosi sia sulle aree cutanee interessate sia su quelle risparmiate
  • valutare la sintomatologia associata
  • accertare il periodo della gravidanza, ovvero se trattasi del primo, secondo o terzo trimestre, perché le manifestazioni descritte prediligono precisi momenti della gestazione
  • rivolgersi al dermatologo per ogni dubbio ed evitare assolutamente l’automedicazione.

Quali farmaci è possibile assumere in gravidanza?

Anche in gravidanza potrebbe rendersi necessaria la somministrazione di farmaci dei quali è necessario conoscere la categoria di rischio della classe e/o del principio attivo per evitare danni di tipo tossico o teratogenicità sul feto. Inoltre, è importare accertare il periodo di gestazione perché i danni sul feto sono correlati al periodo di sviluppo fetale durante il quale il farmaco viene assunto dalla la donna.

Le categorie di rischio dei farmaci in corso di gravidanza sono state identificate dalla Food and Drug Administration (FDA) che li ha catalogati nei seguenti gruppi:

  • categoria Afarmaci che non hanno dimostrato rischio per il feto
  • categoria Bfarmaci che non hanno dimostrato rischio per il feto animale ma per i quali non esistono dati certi per l’uomo o che hanno dimostrato effetti negativi sul feto animale ma non su quello umano
  • categoria Cfarmaci che hanno dimostrato effetti negativi sul feto animale ma per i quali non esistono dati sui possibili effetti sul feto umano
  • categoria Dfarmaci per i quali è accertato un evidente rischio per il feto umano che possono essere prescritti qualora gli eventuali effetti benefici siano superiori ai rischi
  • categoria Xcontroindicati in gravidanza perché inducono lesioni fetali o rischio fetale

L’effetto tossico o teratogeno di un farmaco è elevato se la sua assunzione avviene durante le prime due-tre settimane perché può indurre alterazioni vitali alle cellule embrionali, incompatibili con un ulteriore sviluppo dell’embrione.

Invece, dalla terza all’ottava settimana l’embrione è suscettibile ai danni teratogeni. Noti, in passato, i danni causati dall’assunzione della talidomide.

Infine, tale suscettibilità diminuisce dopo l’ottava settimana quando la maggior parte degli organi sono già formati. Tuttavia, si possono ancora avere danni sulla differenziazione dei genitali esterni, sullo sviluppo intellettuale e sulla crescita del feto.

Consiglio di evitare assolutamente l’automedicazione anche dei farmaci da banco e di rivolgersi sempre al proprio medico. Inoltre, la consultazione delle seguenti tabelle è un valido ausilio per assumere consapevolmente oppure rifiutare un medicamento dermatologico in gravidanza.

Farmaci dermatologici per uso sistemico
ClasseFarmacoCat FDAEffetti su fetoEffetti su allattameto
AntibioticiPenicillinaBNessunotalora diarrea; candidiasi, eruzione cutanea
AmpicillinaBNessunotalora diarrea; candidiasi, eruzione cutanea
CefalosporinaBnessunonessuno
EritromicinaBnessunonessuno
ClindamicinaBnessunocompatibile
MetronidazoloBmutageno nei batteri ma non nell’uomonon consigliato (non allattare per 48 ore)
SulfonamidiCittero, kernikteruspossibile kernikterus, anemia emolitica in deficitari G6PD
TetraciclinaDipoplasia e discromia smalto dentaleipoplasia e discromia smalto dental; riduzione crescita scheletrica; fotosensibilità
StreptomicinaDototossicità “banali”non consigliata per terapie
GentamicinaDneurotossicità “banali”non consigliata per terapie
NeomicinaDneurotossicità “banali”non consigliata per terapie
RifampicinaCpalatoschisi, spina bifida nei roditorinessuno
IsoniazideCembriotossicità negli animalimetabolita epatotossico rilevabile nel latte materno
Chinolonicidati insufficientidati insufficienti
AntimicoticiNistatinaBnessunonessuno
KetoconazoloCsindattilia e ologodattilia nei rattikernikterus (non allattare per 48 ore)
GriseofulvinaCnon consigliatanessuno
Fluconazolodati insufficientidati insufficienti
Itraconazolodati insufficientidati insufficienti
TerbinafinaBdati insufficientidati insufficienti
AntiviraliAciclovirCminimo rischio, ma non studi nell’uomonon documentati effetti collaterali
FamciclovirBdati insufficientidati insufficienti
ValaciclovirBdati insufficienti (profamaco dell’Aciclovir)dati insufficienti
AntistaminiciClorfenaminaBnessunonessuno
BromofeniraminaBnessunonessuno
DifenidraminaBnon evidenza di effetti colateraliammessa
CiproeptadinaBdati insufficientinon noti
IdrossizinaCanomalie nei rattinon noti
AnalgesiciParacetamoloBnessunonessuno
Aspirina (ASA)Cda evitare nelle ultime fasi della gravidanza: in alte dosi può causare emorragie placentari o fetali, chiusura prematura del dotto di Botalloin alte dosi causa effetti negativi sulle piastrine fetali
IbuprofeneBda evitare nelle ultime fasi della gravidanza (vedi ASA)ammesso
NaproxeneBda evitare nelle ultime fasi della gravidanza (vedi ASA)ammesso
CorticosteroidiPrednisoneBpalatoschisi, cataratta nelle settimane precoci; IUGR; in alte dosi soppressione adrenosurrenalecompatibile
BetametasoneBcompatibile nelle ultime settimane di gravidanza ed a bassi dosaggicompatibile
IdrocortisoneBcompatibile nelle ultime settimane di gravidanza ed a bassi dosaggicompatibile
Androgeni, Estrogeni e ProgestiniciDanazoloDmascolinizzazione dei feti femmine; difetti del seno urogenitalepossibile virilizzazione dei neonati femmine
SpironolattoneCdati insufficientidati insufficienti
Estrogeni (Etinilestradiolo, Etisterone, Etinodiolo, Mestranolo)Xalcuni studi suggeriscono associazioni con anomalie multipleginecomastia del neonato maschio
Progestinici (Noretindrone, Norgestrel, Noretinodrel)Dpossibile mascolinizzazione dei feti femmina entro la sett. 8soppressione dell’allattamento
Agenti chemioterapiciAzatioprinaDteratogeno nei roditori, potrebbe alterare il sistema immunitarionon consigliato
CiclofosfamideDmalformazioni fetali varieneutropenia transitoria
CiclosporinaCfinora non riferiti difetti connatalipotenziale cancerogenicità, nefrotossicità ed ipertensione arteriosa
5-FluorouracileDprimo trimestre: anomalie scheletriche; terzo trimestre: cianosi, crisi clonichenon consigliato
MetotrexateDteratogeno nel primo trimestrenon consigliato
VitamineVitamina A e derivatiXmultipli effetti teratogeninon consigliato
Beta carotenedati non disponibilidati non disponibili
NicotinamideCnon anomalieassenza effetti negativi
PiridossinaAnon anomalieassenza effetti negativi
Vitamina DCteratogena negli animaliassenza effetti negativi
Vitamina EAdati non disponibili per dosaggi elevatiassenza effetti negativi per dosaggi normali
RetinoidiEtretinatoXteratogenicità craniofacciale, neurologica, cardiaca, timica; anomalie artinon consigliato
AcitretinaXteratogenicità craniofacciale, neurologica, cardiaca, timica; anomalie artinon consigliato
AltriPsoraleniCeffetti sconosciuti nell’uomo; dovrebbe essere somministrato solo se strettamente necessarioda evitare
DapsoneCnon conosciuti effetti collaterali sul fetoanemia emolitica in deficitari G6PD; non consigliato
Farmaci dermatologici per uso topico con elevato rischio in gravidanza
ClasseFarmacoEffetti sul feto
AntiviraliPodofillinariferite anomalie fetali e morte fetale
AntiscabbiaLindanoneurotossicità fetale, anemia aplastica (in caso di riasorbimento sistemico)
AntisetticiEsaclorofeneneurotossicità fetale (se usato per via vaginale)
AntibattericiArgento sulfodiazinanon indcato su estese superfici nel III trimestre
Farmaci dermatologici per uso topico con minimo rischio in gravidanza
ClasseFarmacoCat. FDA
AntiacneAcido azelaicoB
BenzoilperossidoC
MeclociclinaB
Metronidazolo gelB
AntibioticiAc. Fusidico
ClindamicinaB
EritromicinaB
Gentamicina
MupirocinaB
AntimicoticiAmfotericina BB
CiclopiroxolaminaB
ClotrimazoloB
MiconazoloB
NistatinaA
Oxiconazolo nitratoB
TerbinafinaB
AntiproliferativiMasoprocolB
AntiscabbiaBenzoato di Benzile
PermetrinaB
Farmaci dermatologici per uso topico con minimo rischio nell’allattamento
ClasseFarmaco
AntiacneAdapalene gel
Acido azelaico
Benzoilperossido
Meclociclina
Tretinoina
AntibattericiIodopovidone
Mupirocina
AntibioticiBacitracina
Bacitracina + Neomicina (Bimixin)
Eritromicina
AntimicoticiAmfotericina B
Ciclopiroxolamina
Clotrimazolo
Ketoconazolo
Miconazolo
Nistatina
Terbinafina
AntiparassitariMetronidazolo
AntipsorisiaciCalcipotriolo
Metossipsoralene
AntiscabbiciBenzoato di Benzile
Permetrina
AntiviraliAciclovir

Allergia al nichel: solo problema di dermatite o anche alimentare?

L’Italia è il primo Paese in Europa con la più alta percentuale di soggetti allergici al nichel (32,1%) mentre la Danimarca è quella con la percentuale più bassa (9,7%). I dati sono stati pubblicati nel 2004 dal sistema europeo di vigilanza sulle allergie da contatto (ESSCA), che ha condotto uno studio in 31 centri dermatologici presenti in 11 Paesi: Austria, Danimarca, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera.

Le donne sviluppano più facilmente l’allergia al nichel rispetto agli uomini (25% contro il 7,4%) e i problemi di dermatite da contatto si manifestano già all’età di 10-20 anni.

Il nichel è un metallo particolarmente diffuso ed è contenuto in gioielli, bigiotteria, piercing, detersivi, cosmetici (ombretti, mascara, rossetti, fondotinta), detergenti e creme per il viso o per il corpo ma anche nelle monete.

La presenza del nichel nei cosmetici, nei detergenti o nelle creme non va ricercata nella lista degli ingredienti presenti sulla confezione perché si tratta di una forma di inquinamento del prodotto che può contenerlo in tracce per i seguenti motivi:

  • impiego di materie prime non selezionate
  • contaminazione del prodotto durante la catena di lavorazione
  • conservazione del prodotto all’interno di contenitori metallici.

Ed è proprio la presenza del nichel nei cosmetici che giustifica la maggiore incidenza nelle donne rispetto agli uomini. Inoltre, le donne più facilmente indossano anche gioielli o bigiotteria.

Una dermatite allergica da contatto si manifesta se si verificano le seguenti condizioni:

  • predisposizione familiare alle allergie
  • contatto diretto e reiterato nel tempo con elevate quantità di nichel
  • presenza di tagli o ferite cutanee che, alterando la funzione barriera della cute, favoriscono l’introduzione della sostanza allergizzante
  • macerazione cutanea oppure eccessiva sudorazione che aumentano l’assorbimento cutaneo delle sostanze chimiche.

L’allergia al nichel non è solo un problema europeo ma mondiale e a tutt’oggi è l’allergia ai metalli più frequente.

Un soggetto allergico al nichel può manifestare una dermatite nella sede in cui è avvenuto il contatto con il metallo incriminato oppure anche a distanza, ovvero in un’altra parte del corpo. La comparsa di un arrossamento, vescicole, essudazione, prurito e poi nella fase cronica anche secchezza ed ispessimento della pelle sono gli elementi tipici della manifestazione dermatologica.

La terapia topica oppure in casi selezionati sistemica è solo sintomatica, risolve i segni e i sintomi della dermatite ma è necessario evitare il contatto con il nichel per evitare le recidive.

La prevenzione è possibile modificando il proprio stile di vita e prestando particolare attenzione ai prodotti e agli oggetti con i quali un soggetto viene a contatto.

L’Unione Europea ha regolamentato la presenza e il rilascio di nichel in tutti gli oggetti destinati al contatto diretto e prolungato della pelle. In particolare, la Direttiva del Consiglio 94/27/CE e quella più restrittiva della Commissione 2004/96/CE prevedono una limitazione del contenuto del nichel nelle leghe che non deve superare lo 0,05% in peso e quello rilasciato in una soluzione simulante il sudore che non deve essere al di sopra di 0,5 μg/cm2/settimana.

Infine, la Direttiva del Consiglio 76/768/CEE (implementata dalla Direttiva della Commissione 2004/93/CE) vieta l’utilizzo di determinati metalli nelle formulazioni cosmetiche.

Eppure a tutt’oggi non tutte le aziende che producono cosmetici si sono adeguate.

Solo la dicitura «nichel tested» oppure «nichel free» certificano il contenuto controllato di nichel di un determinato prodotto. Infatti, non esistono cosmetici o prodotti assolutamente privi di nichel ma solo quelli con una concentrazione molto bassa che non è in grado di scatenare una reazione allergica.

Una ricerca ha evidenziato che gli oggetti di bigiotteria comprati sul mercato italiano nel 2007 avevano un contenuto di nichel da 10 a 450 volte superiore al limite fissato dalla direttiva europea.

Inoltre è stato osservato che il nichel contenuto nelle monete da 1 e 2 euro è superiore al limite imposto e che le monete da 200 e da 500 lire ne contenevano una percentuale decisamente inferiore, pari al 2% e di conseguenza erano meno allergizzanti.

Infine, è stato notato che la comparsa di dermatiti da contatto, localizzate all’elice dell’orecchio possono essere scatenate dal nichel contenuto nei cellulari e che l’uso di strumenti musicali quali il violino o la tromba possono essere responsabili di dermatiti alle dita o di cheiliti.

Anche le mucose, quali il cavo orale possono essere sede di infiammazioni scatenate dal nichel, contenuto nelle protesi. In questi casi, è indicato l’uso di leghe alternative, quali l’acciaio inossidabile, il titanio o il titanio placcato in oro, oppure di materiali in ceramica o in policarbonato.

L’allergia da contatto al nichel è confermata solo con il Patch test.

Allergia alimentare al nichel

In pochissimi casi chi soffre di allergia da contatto al nichel sfortunatamente può manifestare anche sintomi e malessere generali dopo l’ingestione di determinati alimenti. Si tratta di una forma di allergia alimentare, o secondo alcuni d’intossicazione alimentare, al nichel.

Solamente in questi pochissimi e selezionati casi viene raccomandato di evitare l’ingestione di alimenti con alto contenuto di nichel: frumento, segale, avena, miglio, grano saraceno, cacao, cioccolato, the, gelatina, lievito in polvere, prodotti di soia, fagioli rossi, legumi (piselli, lenticchie, arachidi, soia e ceci), frutta secca, cibi in scatola, bevande, liquirizia, e alcuni integratori vitaminici.

Quantitativo di Nichel contenuto negli alimenti

Elevato (più di 0.5 mg/kg)Medio (0.1-0.5 mg/kg)Basso (meno di 0.1 mg/kg)
Dati della Swedish Food Administration
CozzeFunghi variCarne
Cioccolato fondenteOstricheProsciutto
Cocco in polvereCioccolato al latteSalsiccia
LiqueriziaUovaPollame
NoccioleLamponiFegato
MandorlaRibes neroRene
NocciolineCamemoro (lampone artico)Cetriolo
PistacchioCavoloFormaggio
NociPrezzemoloLatte
Semi di alfa alfaAglioYogurth
Fagioli scuriPastinacaCipolla
Fagioli di soiaRafanoCavolo
Legumi (verdi)Farina di maisBarbabietole
Soia verdeSegaleSpinaci
PiselliOrzoMais
Piselli gialliRisoFarina
Semi di linoInsalata
Semi di papaveroCarote
Farinata di avenaPatate
Crusca di frumentoPesce
Crusca di avenaZucca/zucchina
Grano saracenoMela
Farina di soiaPera
Fragole

Ufficiale: nato il primo twitgoverno

Stamane ha prestato giuramento davanti a tutti i followers il primo twitgoverno del premier insopportabile.

Un governo voluto e nato dal basso, da molto in basso, rappresentativo di tutte le estrazioni sociali, dentali e non solo.

Molti i twitministri con il portafoglio, altri senza e molti altri con i debiti ai quali far fronte.

Ministri: nomine e motivazioni.

  • insopportabile – Premier di twitter: paese delle parole volanti di persone pensanti.
  • RudyBandiera – vicepremier e ministro dell’alimentazione esagerata e dei lipidi con delega ai ciccioli.
  • rosaconspine – ministro alla sostituzione di persona e al doppio ruolo con delega al triplo. Con portafoglio, bello gonfio.
  • miss_espresso – ministro al caffè pregiato e alle miscele preziose con delega alla distruzione del caffè americano.
  • Nouv84 – ministro della grafica e al pastello con delega al graffito. Senza portafoglio ma con photoshop.
  • Amalianda – ministro dell’immagine raffinata con delega alla distruzione del brutto. Senza portafoglio ma con reflex.
  • Hygbor – ministro delle pari e dispari opportunità e importunità con delega all’allegria.
  • DermoKid – ministro dell’igiene generale e dell’amuchina con delega al controllo della tavoletta del wc.
  • federina – ministro delle donne indifese e delle ministronze con delega alle grandi stronze.
  • klettern6 – ministro per le pari opportunità dei vegetali e degli animali con delega ai minerali.
  • Faustinho67 – ministro dei 7 peccati capitali con la delega alla ricerca dell’ottavo.
  • alexethno – ministro degli affari dei sardi con delega al pane carasau senza portafoglio ma con buon moscato.
  • scrip – ministro allo sterminio delle suocere con delega alla loro tortura per divertimento.
  • ipathia – ministro alla superbia e al disdegno con delega al disprezzo gratuito.
  • nicola_favero – ministro del copia, incolla, ricuci e doppia, con delega a youtube.
  • Fiveagle – ministro del lato oscuro della forza e del lato luccicante della debolezza.
  • fer3a e Cla_Gagliardini – ministri delle P.R.
  • mantemante – ministro al buonumore con delega alla risata estemporanea.
  • burberry2009 – ministro della cucina rustica e tinello, ma senza gabinetto: solo lavello.
  • PamelaFerrara – ministro alla distruzione sistematica degli uomini con delega al ludibrio pubblico.
  • davidelico – ministro della critica a RudyBandiera con delega alla critica di PamelaFerrara.
  • mike_mad – ministro dello svago perpetuo.
  • Lookia72 – ministro della pubblica distrazione.
  • francescapeach – ministro della fuffa e dell’inutile con delega alla aria fritta. Senza portafoglio ma con tante bollicine.
  • Gabry89 – ministro dell’intrattenimento videoludico senza fini di videolucro con delega al videoregistratore.
  • linux29 – ministro shadow dei layout e del fotoritocco, con delega al template. Senza portafoglio ma con parecchi fonts.
  • giovencato – ministro dell’architettura sui castelli di sabbia con delega ai castelli in aria. Senza portafoglio con secchiello.
  • cxunix – ministro dell’open source con delega alla distruzione di windows e di mac os x con delega a Ubuntu.
  • mpietropoli – ministro della satira errante e dell’RT intelligente con delega alla battuta sagace. Senza portafoglio con humor.
  • Gioska23 – ministro del posh e del glamour con delega al tacco 15. Con portafoglio per fare shopping.
  • Ele0206 – ministro dell’educazione e distruzione con delega al buonismo e vicepremier.

Sottosegretari: nomine e motivazioni

  • CatiaDiMitri -sottosegretario alla panatura e al fritto misto con delega alla patatina.
  • lordfener – sottosegretario al mio twitministero del lato oscuro della forza e del lato luccicante della debolezza.
  • toccodizenzero – sottosegretaria alla gola.
  • evelinaguerresc – sottosegretaria all’ira
  • Tiekita – sottosegretaria alla lussuria.
  • ricciacri – sottosegretaria all’accidia.
  • luglio_70 – sottosegretari allo smaltimento delle sostanze pesanti.
  • StopStanding – sottosegretaria al cazzeggio a squadre e ai tornei di perdite di tempo con delega all’ozio.
  • Psylocke_Alex – sottosegretaria all’invidia.

Buon twitting al nuovo che nasce

Dermatite periorale e delle labbra: la salute passa dall’idratazione

I giorni della merla sono ritenuti quelli più freddi dell’anno.

Le nostre labbra facilmente possono soffrire il freddo e le basse temperature e, pertanto, possono screpolarsi, favorendo la formazione di piccole pellicine che, se rimosse, lasciano il posto a dolorose ferite lineari.

La sensazione di secchezza invita a leccarsi ripetutamente le labbra per idratarle con la saliva ma la sua composizione chimica instaura un circolo vizioso, seccandole ulteriormente, determinando, inoltre, la comparsa di una dermatite periorale irritativa.

Al labbro superiore e intorno al mento può comparire una macchia brunastra, ovalare, ben delimitata, disidratata e dolente. Il contatto con i cibi caldi o freddi può creare disagio ma anche parlare può essere un problema.

Pericolo di infezioni

La dermatite periorale e le ferite sulle labbra sono un chiaro segnale dell’alterazione morfologica e funzionale della pelle che oltre agli agenti fisici può essere aggredita da quelli biologici, quali batteri, miceti o funghi e di conseguenza infettarsi.

La minaccia dell’infezione può arrivare dalle mani sporche o molto più semplicemente dallo scolo di un naso raffreddato.

In questi casi compaiono crosticine giallastre, adese alla pelle e un gemizio di siero che tende a cristallizzare.

Cosa fare per risolvere il problema?

E’ doveroso distinguere il trattamento per risolvere una dermatite delle labbra e/o periorale in atto dalla prevenzione.

Trattamento della dermatite periorale e delle labbra

Evitare l’automedicazione impropria che spesso può complicare ulteriormente il quadro clinico.

Consultare il medico per confermare la presenza di un’infezione dopo aver eseguito dei tamponi cutanei per identificare il tipo di battere e la sua sensibilità al principio attivo per poi eseguire una terapia antibiotica mirata.

Rimossa l’eventuale infezione, iniziare un trattamento reidratante e ristrutturante per risolvere la dermatite. I principi attivi maggiormente indicati sono la vitamina E e i sui derivati, il burro di Karitè e la cera bianca d’api. Se la pelle si presenta disidratata eviterei l’applicazione di prodotti contenenti ossido di zinco perché potrebbe disidratare ulteriormente la cute.

I principi attivi citati possono essere usati anche per prevenire l’insorgenza della dermatite alle labbra e di quella periorale indotta dal freddo oppure dall’assunzione di alcuni farmaci, quali l’isotretinoina.

E’ preferibile scegliere la formulazione in balsamo e/o unguento perché molto più idratanti della crema.

Scegliere cosmetici che non contengono conservanti e/o profumo per evitare che la loro applicazione cronica, possa favorire l’insorgenza di un’allergia da contatto.

Infine, evitare tutte le cause inducenti la comparsa della dermatite come ad esempio leccarsi le labbra.

Psoriasi: come valutarne la gravità e il decorso tramite il PASI

Il PASI, acronimo di Psoriasis Area Severity Index, è uno strumento utilizzato dal medico per valutare la gravità della psoriasi ma anche per monitorarne il decorso durante un trattamento.

Ora anche il paziente può stabilire la gravità della psoriasi prima, durante e dopo una terapia con il tool realizzato da Myskin.

 

L’applicazione, intuitiva e semplice da utilizzare, prevede la valutazione di diversi parametri, che servono a descrivere le lesioni, e la valutazione in percentuale dell’estensione della malattia sul corpo.

I parametri da valutare sono:

  • eritema: utile a definire l’arrossamento delle macchie sulla pelle.
  • infiltrazione: per stimare l’ispessimento all’interno della cute della malattia. E’ sufficiente palpare con l’indice e il polpastrello le singole macchie per stabilire se sono superficiali o spesse.
  • desquamazione: per quantificare la presenza delle squame e delle croste sulla superficie delle placche.

Una guida iconografica aiuta l’utente a riconoscere l’entità di ogni singolo parametro per stabilire se assente, lieve, moderato, grave oppure molto grave.

La valutazione dei parametri citati deve essere ripetuta per ogni distretto del corpo:

  • testa
  • arti superiori
  • tronco
  • arti inferiori

Inoltre per ognuno di questi distretti deve essere stimata la percentuale di superficie cutanea interessata dalla presenza della psoriasi

  • 0%
  • 10-29%
  • 30-49%
  • 50-69%
  • 70-89%
  • 90-100%

Durante la compilazione del form si può tranquillamente ritornare alle schermate precedenti, ad esempio per controllare l’iconografia dei parametri, senza perdere assolutamente le risposte inserite.

Compilati tutti i singoli campi, viene visualizzato un risultato che può variare da 0 (zero), nel caso in cui la malattia sia assente, a 72 se la malattia è molto grave.

Alla fine del test il risultato può essere spedito alla propria casella di posta elettronica inserendo l’indirizzo mail nel campo chiaramente indicato.

Le cause dell’invecchiamento cutaneo e il fotoringiovanimento con luce pulsata

Perché invecchia la nostra pelle? Quanti tipi di invecchiamento esistono? E soprattutto è possibile intervenire per contrastare i segni del tempo?

L’invecchiamento cutaneo è un processo fisiologico involutivo, influenzato sia dai fattori genetici individuali sia da quelli ambientali nonché dallo stile di vita personale.

Il patrimonio genetico, insieme ai fattori endocrini, controlla e regola l’invecchiamento cutaneo intrinseco, conosciuto anche con il nome di chrono-invecchiamento. I fattori ambientali invece, quali la scorretta esposizione al sole, l’inquinamento, uno scorretto stile di vita (eccessivo consumo di alcol e una dieta squilibrata) e il fumo, causando un’aumentata produzione di radicali liberi e l’attivazione di metallo protesi, sono responsabili delle alterazioni morfologico-strutturali dell’invecchiamento cutaneo estrinseco o photo-aging.

Pertanto, esistono due tipi d’invecchiamento: quello intrinseco e quello estrinseco, entrambi responsabili dei segni cutanei dovuti al trascorrere del tempo.

A livello del derma si assiste ad una diminuzione progressiva del pro-collagene I e III, del collagene VII, ad un’alterazione della matrice del derma e più superficialmente di quella della giunzione dermo-epidermica, ovvero del profilo di confine tra l’epidermide e il derma. Clinicamente, il cedimento strutturale del derma è responsabile di chiare e molteplici manifestazioni cutanee superficiali e profonde.

Segni cutanei dovuti all’invecchiamento

  • comparsa di lentigo solari: macchie brunastre di forma tondeggiante, localizzate nelle aree fotoesposte come il viso, il dorso delle mani e il dorso.
  • secchezza – xerosi
  • assottigliamento della pelle
  • perdita di elasticità
  • comparsa ed accentuazione delle rughe d’espressione
  • rossori localizzati alle guance e/o ai lati del collo – poikilodermia di Civatte

La classificazione di Glogau definisce il grado d’invecchiamento in base alla presenza e all’entità dei segni elencati. Pertanto, il termine invecchiamento cutaneo si riferisce a molteplici manifestazioni cliniche che lo specialista dell’estetica deve inquadrare correttamente per definire la gravità del processo involutivo e decidere l’approccio migliore per un risultato apprezzabile.

La luce pulsata

La luce pulsata è una tecnologia innovativa, che rappresenta un valido compromesso per contrastare simultaneamente tutti i segni dell’invecchiamento cutaneo.

A differenza delle tradizionali tecniche chirurgiche, chimiche e fisiche che aggrediscono la cute ed agiscono solo su alcuni aspetti dell’invecchiamento, i sistemi a luce pulsata emettono un fascio luminoso policromatico, modulato e dedicato che è in grado d’interagire selettivamente con le macromolecole, il cheratinocita e il fibroblasta della cute.

L’interazione tra l’impulso policromatico emesso e le strutture cellulari determina una biostimolazione fisica priva di dolore, efficace e confortevole. Fin dai primi trattamenti è possibile apprezzare il miglioramento clinico dei segni dell’invecchiamento cutaneo.

La pelle si presenta maggiormente levigata e luminosa, si riducono progressivamente le dimensioni dei pori cutanei, si attenuano i rossori localizzati e le rughe d’espressione, il derma diviene più tonico e «compatto» perché si riduce la lassità.

Studi clinici hanno dimostrato che la biostimolazione fisica è in grado di aumentare la sintesi di nuovo collagene nel derma da parte dei fibroblasti opportunamente stimolati.

Un trattamento completo di foto-ringiovanimento dura circa 30-40 minuti. Generalmente, si esegue un primo ciclo di trattamento con una o due sedute a settimana per 3-5 settimane. Successivamente, si passa alla fase di mantenimento con una seduta ogni 20-30 giorni.

La professionalità, la formazione e l’esperienza dell’operatore dell’estetica sono elementi fondamentali per un corretto inquadramento del grado d’invecchiamento cutaneo del cliente e per il corretto utilizzo della metodica, selezionando opportunamente filtri e parametri di utilizzo per un risultato estetico ottimale.

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