La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Brufoli sul sedere: come risolvere!

I brufoli sul sedere possono essere molto fastidiosi e la maggior parte delle persone che ne sono affette vogliono liberarsene il prima possibile. Alcuni rimedi possono aiutare a risolvere tale situazione.

L’acne sui glutei non è la stessa acne che compare sul viso. Quella del viso chiamata Acne Vulgaris trattamenti specifici che non sono validi per curare i brufoli che si manifestano ai glutei.

I brufoli sul sedere sono una condizione diversa il cui termine medico è Follicolite.

La follicolite colpisce i follicoli piliferi e non le ghiandole sebacee come avviene per l’Acne

La follicolite si verifica quando i follicoli piliferi si ostruiscono e si infettano.

L’infezione è generalmente dovuta alla presenza di batteri, in particolare lo Staphylococcus aureus (1). A causa di tale ostruzione e dell’infezione si manifestano sul sedere sfoghi cutanei rossi di piccole dimensioni in corrispondenza dei follicoli che oltre al rossore presentano centralmente del pus al loro interno che si presenta di colore giallastro o bianco sporco.

Siccome questi follicoli piliferi ostruiti sembrano simili a brufoli o pori ostruiti dell’Acne, molte persone confondono le due condizioni.

Rimedi naturali e casalinghi per la follicolite

I batteri che causano la follicolite si sviluppano in condizioni specifiche ed essendo note è possibile intervenire per evitarle ostacolando di conseguenza l’infezione.

I modi per impedire a questi batteri di crescere e causare i brufoli sul sedere includono:

Lavarsi regolarmente

Un lavaggio regolare aiuta a mantenere puliti i follicoli rimuovendo sporco, sebo e sudore. Questo può ridurre la carica batterica sulla pelle e abbassare il rischio di sviluppare la follicolite.

Chi è predisposto a manifestare i brufoli sul sedere dovrebbe lavarsi almeno due volte al giorno (mattino e sera), utilizzando un sapone antibatterico con azione antisettica.

Lavarsi almeno due volte al giorno è particolarmente importante per chi pratica regolarmente attività fisica, in quanto il sudore derivante dall’esercizio fisico potrebbe favorire l’ambiente ideale per la crescita dei batteri.

Evitare l’esfoliazione abrasiva

L’esfoliazione è il modo migliore per impedire alle cellule morte di ostruire i pori e i follicoli. Tuttavia, l’uso regolare di una luffa (spugna vegetale) o di uno scrub, quale quello fisico con guanto di crine, può essere troppo aggressivo, specialmente per chi ha la pelle infiammata o sensibile.

Usare, invece, una normale salvietta morbida o una spugnetta in nylon per lavare ed esfoliare la pelle aiuta a prevenire irritazioni e infiammazioni.

Usare alternative naturali

Esistono alcune alternative naturali per chi non vuole utilizzare creme o medicinali da banco.

Tea tree oil

Il tea tree oil è un comune trattamento naturale per la pelle: questo olio essenziale (2) ha delle proprietà antimicrobiche che potrebbero aiutare a mantenere la pelle pulita abbassando la carica dei batteri che causano la follicolite.

Curcuma

Alcuni suggeriscono che la curcuma può aiutare a prevenire la follicolite. Uno studio (3) riporta che un composto a base di curcuma chiamato curcumina è attivo contro lo Staphylococcus aureus, un batterio che può portare alla follicolite.

Aceto acetico

L’acido acetico, che si trova nell’aceto di mele o nell’aceto domestico, è un altro antibatterico naturale che può aiutare a riequilibrare la pelle. In uno studio (4), i ricercatori hanno rilevato che l’acido acetico riduce la crescita dei batteri sulle ferite dei pazienti ustionati. Hanno anche scoperto che l‘acido acetico diminuiva la crescita batterica anche in vitro sui campioni di laboratorio.

Aggiungere una tazza di aceto di mele a un bagno caldo può aiutare ad abbassare la carica dei batteri che causano la follicolite e mantenere la pelle pulita sulle natiche. Da sottolineare che la ricerca ha riguardato specificamente l’acido acetico e non l’aceto!

Usare il giusto idratante

È essenziale mantenere la pelle idratata, ma alcuni idratanti possono ostruire i follicoli e peggiorare i brufoli soprattutto se sono comedogenici.

Idratanti non grassi che contengono composti come l’acido lattico possono prevenire la follicolite in alcune persone.

L’acido lattico è un composto simile all’acido salicilico e può aiutare a mantenere la pelle idratata, consentendo allo stesso tempo alle cellule morte di cadere via.

L’olio di cocco può anche essere un buon idratante naturale per lenire la pelle irritata.

Indossare indumenti non aderenti e di fibre naturali

L’abbigliamento da palestra può assorbire il sudore durante l’attività fisica, ma può anche favorire la crescita batterica in alcune aree del corpo.

Quando l’abbigliamento sportivo è stretto o troppo aderente può anche creare più calore e attrito, che potrebbero portare a follicoli ostruiti o infiammare l’area irritata.

Prediligi tessuti larghi e traspiranti come cotone, canapa o lino.

Applicazione di un impacco caldo

L’applicazione di una salvietta calda può aiutare a drenare il pus presente nei follicoli del sedere ostruiti e infiammati. Assicurati di lavare bene l’area dopo aver usato un impacco caldo.

Il calore può anche lenire la pelle sensibile, infiammata o irritata.

Provare il trattamento con acqua salata

L’acqua salata può aiutare a sterilizzare l’area e trattare le infezioni minori.

Fare un bagno caldo con acqua salata è un modo eccellente per alleviare, lenire e pulire la pelle in modo naturale.

Cosa evitare

Ecco cosa evitare durante il trattamento della follicolite sui glutei:

  • lavare o esfoliare la pelle in modo troppo aggressivo o troppo spesso
  • spremere brufoli o follicoli ostruiti
  • indossare gli stessi vestiti dopo un allenamento o un’attività fisica
  • evitare sostanze chimiche quali i profumi contenuti nei detergenti per il bucato o nei fogli per l’asciugatrice

Che cosa causa la follicolite?

La follicolite appare tipicamente a causa di una proliferazione eccessiva di batteri, come lo Staphylococcus aureus, che vivono solitamente sulla pelle senza causare problemi.

Se, però, i batteri entrano sotto la pelle, possono crescere e moltiplicarsi, il che può causare piccole infezioni nei follicoli piliferi più profondi.

Oltre ai batteri, fattori come l’attrito e il sudore possono favorire la comparsa della follicolite:

  • una semplice sudorazione o irritazione durante l’esercizio fisico può essere sufficiente per far crescere i batteri
  • sedersi su una sedia direttamente dopo un allenamento può essere un’altra causa
  • indossare abiti stretti può essere sufficiente a causare follicolite sui glutei.

Quanto descritto finora possono essere dei suggerimenti in attesa di consultare il dermatologo che andrebbe sempe fatto in quanto le manifestazioni che possono comparire sul sedere sono molteplici e i brufoli della Follicolite non sono l’unica patologia possibile!

Se la Follicolite del sedere è una condizione molto comune e frequente che è possibile risolvere in maniera facile, ci sono altre patologie con la quale può essere confusa quale ad esempio l’Idrosadenite suppurativa o malattia di Verneuil.

In questi casi è facile incorrere in un ritardo della diagnosi corretta e di conseguenza della corretta gestione della patologia.

Pertanto, consulta sempre un dermatologo per la diagnosi certa e immediatamente quando noti che la follicolite del sedere peggiora e non tende a migliorare.


Riferimenti Scientifici

  1. Durdu, M., & Ilkit, M. (2013, Febbraio). Primo passo nella diagnosi differenziale della follicolite: citologiaRecensioni critiche in microbiologia , 39 (1), 9-25
  2. Orchard, A., & van Vuuren, S. (2017, 4 Maggio). Oli essenziali commerciali come potenziali antimicrobici per il trattamento delle malattie della pelleMedicina complementare e alternativa basata sull’evidenza ,  2017
  3. Teow, SY, Liew, K., Ali, SA, Khoo, AS-B., E Peh, SC (2016, 24 ottobre). Azione antibatterica della curcumina contro Staphylococcus aureus : una breve rassegna. Journal of Tropical Medicine ,  2016
  4. Halstead, FD, Rauf, M., Moiemen, NS, Bamford, A., Wearn, CM, Fraise, AP, … Webber, MA (2015, 9 Settembre). L’attività antibatterica dell’acido acetico contro i patogeni che producono biofilm di rilevanza per i pazienti ustionati. PLoS One , 10(9).

Psoriasi e allattamento: cosa sapere

L’allattamento al seno sicuramente non è semplice e, con il problema della psoriasi può essere ancora più scomodo e difficile da affrontare.

Con il giusto approccio, una donna può alleviare i sintomi della psoriasi in modo sicuro anche durante l’allattamento.

L’ Organizzazione mondiale della sanità (OMS) raccomanda esclusivamente l’allattamento al seno per i primi 6 mesi di vita

suggerendo di introdurre gradualmente gli alimenti continuando ad allattare, fino a quando il bambino ha almeno 2 anni.

In questo articolo, scopriamo la connessione tra psoriasi e allattamento al seno, e quali trattamenti sono sicuri per la donna e per il bambino.

Psoriasi e allattamento

La psoriasi è una malattia autoimmune che colpisce principalmente la pelle e nei casi più gravi le articolazioni. Provoca chiazze rosse, sollevate e squamose, che possono provocare prurito o bruciore.

Il più delle volte, le desquamazioni si formano intorno alle articolazioni principali, nella parte bassa della schiena e sul cuoio capelluto, ma possono apparire ovunque, anche sul seno.

Se la psoriasi colpisce il seno mentre una donna è in allattamento diventa disagiante e fastidiosa. Tuttavia, ci sono molti modi per alleviare il dolore e altri sintomi senza mettere a repentaglio la salute del bambino.

Nel caso si dovessero avere dei dubbi in merito conviene parlarne con un dermatologo per poter sviluppare un piano di trattamento mirato.

Come trattare la psoriasi durante l’allattamento

Alcuni farmaci per la psoriasi possono essere usati durante l’allattamento, ma altri no.
Una ricerca de la National Psoriasis Foundation ha preso in considerazione l’impatto dei farmaci per la psoriasi durante l’ allattamento.

Tuttavia, gli esperti raccomandano trattamenti topici come primo approccio per le donne che allattano, questi possono includere creme o oli idratanti ed emollienti, come la vaselina.

Se gli idratanti non dovessero in alcun modo aiutare a dare sollievo, si possono applicare degli steroidi topici a basso dosaggio sulle aree colpite.

Durante l’ allattamento gli steroidi orali più sicuri da usare sono il prednisone e il prednisolone. Il prednisone è molto simile agli ormoni prodotti dall’organismo e solo una piccola quantità passa attraverso il latte materno.

È importante notare che la National Psoriasis Foundation generalmente sconsiglia di assumere farmaci sistemici o biologici durante l’allattamento, “a meno che non vi sia una chiara necessità medica”.

Oltre a queste opzioni di trattamento, i medici prendono in considerazione anche alcuni tipi di fototerapia, come la terapia UVB, sicura per le donne che allattano.

Tuttavia, gli esperti mettono in guardia contro l’uso di altri tipi di terapia, come la fototerapia PUVA. Il farmaco usato in questo trattamento, (lo psoralen), può passare attraverso il latte materno e causare la sensibilità dei bambini alla luce.

L’allattamento al seno può scatenare una riacutizzazione della psoriasi?

La pelle irritata intorno ai capezzoli potrebbe scatenare una riacutizzazione della psoriasi, ma, l ‘allattamento al seno non sempre causa la comparsa, la ricomparsa o il peggioramento dei sintomi.

Alcune donne provano addirittura sollievo dalla psoriasi durante la gravidanza e l’allattamento.

Altre invece trovano che la gravidanza aggrava i sintomi, che continuano anche durante l’allattamento, difatti molte donne provano dolore ai capezzoli screpolati, e questo purtroppo può scatenare una riacutizzazione della psoriasi nella zona interessata.

I medici riconoscono anche lo stress come causa di riacutizzazioni.

Difatti l’ allattamento al seno, la mancanza di riposo notturno e le numerose responsabilità che richiede il prendersi cura di un neonato possono creare una quantità significativa di stress peggiorandone i sintomi.

Sintomi

Una persona affetta da psoriasi può provare i seguenti sintomi:

  • chiazze di pelle secche, spesse e sollevate, chiamate placche
  • pelle squamosa o argentata
  • placche che danno prurito o bruciano
  • gonfiori e macchie rosse sul busto, sulle gambe e sulle braccia
  • pelle che tira e dolorante
  • vesciche di pus sulle mani e sui piedi
  • pelle desquamata

I sintomi possono variare in base alla gravità e al tipo di psoriasi.

Gestione della psoriasi

Lo yoga e la meditazione possono aiutare a ridurre lo stress.

Gestire la psoriasi durante l’allattamento può essere difficile anche perchè può succedere di dover applicare o assumere diversi farmaci.

Di seguito delle linee guida da seguire:

  • ridurre lo stress con la meditazione o lo yoga
  • facendo esercizi leggeri, sempre dietro indicazione del proprio medico
  • mantenere la pelle ben idratata
  • facendo docce fresche evitando invece le docce calde
  • fare degli impacchi di ghiaccio sulle aree pruriginose

Se nessuna modifica dello stile di vita o rimedi casalinghi funzionano, conviene discutere altre opzioni con il proprio dermatologo.

Alcuni di questi trattamenti possono fornire sollievo dai sintomi della psoriasi senza mettere a repentaglio la salute della donna che allatta o del bambino, ma è sempre necessario consultare un dermatolofo per evitare inutili rischi.


Riferimenti scientifici

  1. About breastfeeding. (2018, February 7). Retrieved from https://www.cdc.gov/breastfeeding/about-breastfeeding/index.html
  2. About psoriasis. (n.d.). Retrieved from https://www.psoriasis.org/about-psoriasis
  3. Breastfeeding. (n.d.). Retrieved from http://www.who.int/topics/breastfeeding/en/
  4. Causes and triggers. (n.d.). Retrieved from https://www.psoriasis.org/about-psoriasis/causes
  5. Kurizky, P. S., de Castro Ferreira, C., Nogueira, L. S. C., & da Mota, L. M. H. (2015, May–June). Treatment of psoriasis and psoriatic arthritis during pregnancy and breastfeeding. Anais Brasileiros de Dermatologia90(3), 367–375. Retrieved from https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4516109/
  6. Managing itch. (n.d.). Retrieved from https://www.psoriasis.org/life-with-psoriasis/managing-itch
  7. National Psoriasis Foundation releases recommendations for psoriasis treatment in pregnant and breastfeeding women [Press release]. (2011, November 28). Retrieved from https://www.psoriasis.org/media/press-releases/press-npf-pregnancy-guidelines
  8. Olney, P. (2015, July 14). Breastfeeding with psoriatic disease? Four things to keep in mind. Retrieved from https://www.psoriasis.org/blog/breastfeeding-psoriatic-disease-four-things-keep-mind
  9. Prednisone. (2018, June 4). Retrieved from https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK501077/
  10. Pregnancy and nursing. (n.d.). Retrieved from https://www.psoriasis.org/pregnancy
  11. Psoriasis: Signs and symptoms. (n.d.) Retrieved from https://www.aad.org/public/diseases/scaly-skin/psoriasis/psoriasis-signs-and-symptoms/psoriasis-signs-and-symptoms
  12. Treatment with light therapy. (n.d.). Retrieved from https://www.psoriasis.org/pregnancy/treatments/light-therapy

Varicella vs Morbillo: come riconoscerle e come curarle

La varicella e il morbillo sono entrambe malattie infettive, ma causate da virus diversi. La varicella è causata dal virus varicella-zoster. Il morbillo, chiamato anche rubeola, è causato dal virus del morbillo.

Entrambe le malattie sono infezioni infantili molto comuni che ad oggi è possibile prevenire attraverso la vaccinazione.

Varicella vs Morbillo: i sintomi

I sintomi della varicella includono:

  • un’eruzione cutanea che inizialmente si manifesta sul petto, sul viso e sulla schiena, ma può diffondersi sul resto del corpo
  • febbre
  • mal di testa
  • stanchezza o affaticamento
  • riduzione dell’appetito

    Eruzione cutanea tipica della varicella
    Eruzione cutanea tipica della varicella

I sintomi del morbillo includono:

  • un’eruzione cutanea che si manifesta per la prima volta all’attaccatura dei capelli o sulla fronte e poi si diffonde verso il basso in altre parti del corpo
  • febbre
  • tosse secca
  • raffreddore
  • gola infiammata
  • occhi arrossati
  • macchie di Koplik 
Eruzione cutanea tipica del morbillo
Eruzione cutanea tipica del morbillo

Entrambe le malattie causano un’eruzione cutanea rivelatrice, ma l’aspetto dell’eruzione si differenzia tra i due virus.

L’eruzione da varicella inizia con papule rosse, che si trasformano in vesciche pruriginose piene di liquido, che alla fine si rompono e drenano per poi guarire completamente.

L’eruzione da morbillo appare come punti rossi piatti, anche se a volte possono essere presenti pomfi sollevati che però non contengono liquido all’interno.

Periodo contagioso: Varicella vs. Morbillo

Sia la varicella che il morbillo sono altamente contagiosi.

Nella varicella il contagio avviene tramite l’inalazione di goccioline respiratorie che si generano quando un malato tossisce o starnutisce. La malattia può anche diffondersi attraverso il contatto con superfici contaminate o con il fluido drenato dalle vescicole.

La varicella è contagiosa a partire da due giorni prima che compaia l’eruzione cutanea fino al momento in cui tutte le vescicole non saranno seccate.

Come la varicella, il morbillo può diffondersi quando un malato tossisce o starnutisce oltre che attraverso il contatto con una superficie o un oggetto che è stato contaminato.

Il morbillo è contagioso a partire da quattro giorni prima che compaia l’eruzione cutanea fino ai successivi quattro.

Trattamento: Varicella vs Morbillo

Poiché sia la varicella che il morbillo sono causati da un’infezione virale, il trattamento consiste nell’alleviare la sintomatologia fino alla scomparsa dell’infezione.

Dal momento che l’eruzione da varicella può essere molto pruriginosa, il medico può prescrivere un antistaminico ridurre il prurito.

I soggetti a rischio di sviluppare complicazioni da infezione da varicella sono:

  • pazienti con un sistema immunitario compromesso
  • pazienti che assumono farmaci steroidei
  • bambini non vaccinati
  • adulti che non hanno mai avuto la varicella o non sono stati mai vaccinati.

A tutti questi soggetti può essere prescritto un farmaco antivirale, che può aiutare a ridurre la gravità dell’infezione.

Nel caso in cui fossi a rischio di contagio, potresti sottoporti al vaccino e potrebbe esserti somministrata una proteina chiamata immunoglobulina come terapia post-esposizione.

Varicella vs morbillo: come gestire l’infezione in casa

I sintomi di entrambe le infezioni possono essere alleviati procedendo come segue:

  • Riposo e idratazione, bevendo molti liquidi
  • Tenere sotto controllo la febbre utilizzando farmaci da banco come paracetamolo o ibuprofene. NOTA: non somministrare mai l’aspirina ai bambini.
  • In presenza di tosse o mal di gola, usare un umidificatore.

Di seguito alcune indicazioni su come affrontare i fastidi dell’eruzione cutanea:

  • Non grattare le vescicole della varicella, per evitare cicatrici o infezioni. Se tuo figlio ha la varicella, fagli indossare dei guanti di cotone o taglia le unghie per evitare che si graffi.
  • Fai un bagno fresco o usa impacchi freddi per ridurre il prurito. Un bagno di farina d’avena può essere utile. Asciuga la pelle tamponandola delicatamente con un asciugamano pulito.
  • Applica una lozione alla calamina su tutti i punti pruriginosi, evitando gli occhi e il viso.
  • Utilizza un antistaminico per alleviare il prurito.
  • Se le vesciche si formano in bocca, mangia cibi freddi e insipidi ed evita cibi caldi, piccanti o acidi.

Vaccini contro la varicella e il morbillo

La varicella e il morbillo possono essere prevenuti con la vaccinazione.

Questi vaccini fanno parte del normale programma di vaccinazione di un bambino. Entrambi i vaccini sono somministrati in due dosi. La prima dose viene somministrata tra i 12 e i 15 mesi di età, mentre la seconda dose viene somministrata tra i 4 e i 6 anni.

Se non fossi stato vaccinato per nessuna delle due malattie da bambino, dovresti pianificare di vaccinarti. Questo non solo ti protegge dall’infezione, ma aiuta anche a prevenire la diffusione della varicella e del morbillo all’interno della tua comunità.

Varicella vs morbillo: Prognosi

In genere l’infezione da varicella dura tra 5 e 10 giorni. La varicella è generalmente lieve, ma può causare gravi complicazioni nei soggetti a rischio.

Una volta che hai avuto la varicella, è molto improbabile che tu la riprenda. Tuttavia, il virus rimane dormiente nel tuo corpo e può riattivarsi come Herpes Zoster nel corso della tua vita.

Un’infezione da morbillo può durare per un periodo di 2-3 settimane. Le possibili complicazioni dell’infezione da morbillo comprendono le infezioni dell’orecchio, la bronchite, la polmonite e l’encefalite.

Una volta avuto il morbillo, non puoi più essere contagiato.

VaricellaMorbillo
periodo di incubazioneda 10 a 21 giornida 10 a 14 giorni
periodo di contagioda due giorni prima dello sviluppo dell’eruzione cutanea fino a quando le macchie vanno viada quattro giorni prima che si sviluppi l’eruzione cutanea a quattro giorni dopo
rashsi, rash cutaneo rosso e pruriginoso che alla fine forma vescichesi, eruzione cutanea piatta non pruriginosa
febbre
raffreddoreno
mal di golano
tosseno
congiuntiviteno
lesioni in boccasi, si possono formare vesciche in bocca sì, le macchie di Koplik si possono trovare in bocca prima che compaia l’eruzione cutanea
vaccinazione disponibilesi

 

 


Riferimenti scientifici

Chickenpox (2017, July). Retrieved from https://kidshealth.org/en/parents/chicken-pox.html?WT.ac=ctg#catskin

Chickenpox: Signs and symptoms. (2016, July 1).

Mayo Clinic Staff (2018, March 2). Chickenpox.

Mayo Clinic Staff. (2018, May 11). Measles. https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/measles/symptoms-causes/syc-20374857

Measles. (2018, May). Retrieved from https://kidshealth.org/en/parents/measles.html#catskin

Measles: Signs and symptoms. (2015, February 17). https://www.cdc.gov/measles/symptoms/signs-symptoms.html

Cosa sapere sui bambini e l’herpes labiale

L’herpes labiale è comune e relativamente innocuo nei bambini, ma il virus dell’herpes simplex (HSV) può essere pericoloso per i neonati.
Secondo l’American Academy of Pediatrics, molti bambini iniziano a sviluppare l’herpes labiale all’età di 5 anni.

I neonati raramente sviluppano l’herpes labiale, ma, quando un bambino che ha meno di 6 mesi contrae il virus dell’herpes simplex (HSV), può avere gravi conseguenze.

I neonati possono contrarre il virus HSV attraverso il contatto con un herpes labiale di un’altra persona. Pertanto, chi ha l’herpes labiale dovrebbe evitare di baciare i neonati ed evitare che questi tocchino l’ulcerazione.

Se i genitori pensano che un bambino possa essere entrato in contatto con un herpes labiale, dovrebbero monitorarlo per individuare qualsiasi comportamento insolito e contattare un medico per concordare la migliore linea d’azione.

In questo articolo esamineremo da vicino l’herpes labiale nei neonati e negli infanti, compresi i rischi, il trattamento e la prevenzione.

Cos’è l’herpes labiale?

L’Herpes labiale è costituito da piccole vesciche che si formano su e intorno alle labbra, spesso ai margini laterali. Le vesciche si rompono in pochi giorni e si trasformano in una crosta. Scompaiono nel giro di poche settimane.

L’herpes labiale è contagioso e si trasmette a stretto contatto: attraverso il bacio, la condivisione di bicchieri, tazze, utensili o asciugamani.

Quando si manifesta l’herpes labiale, si inizia ad avvertire prurito, formicolio o bruciore prima che le vesciche diventino visibili. In questa prima fase il virus può già essere trasmesso, ma diventa più contagioso quando le vescicole sono visibili.

Il virus herpes simplex 1, noto come HSV-1, è responsabile per l’herpes labiale. Questo virus è simile al virus che causa l’herpes genitale, chiamato HSV-2.

I neonati possono contrarre l’herpes labiale?

È raro che i neonati abbiano l’herpes labiale, perché hanno ancora gli anticorpi della madre nel sangue, il che significa che condividono la sua immunità.

Tuttavia, poiché il sistema immunitario di un bambino di età inferiore ai 6 mesi non sarà ancora completamente sviluppato, se contrae l’herpes simplex, questo virus può portare a gravi conseguenze.

Se una donna incinta ha l’herpes genitale, il bambino può contrarre l’herpes neonatale attraverso il contatto con i fluidi nel canale del parto durante il parto vaginale. Questa è la causa di quasi il 90% dei casi neonatali, sebbene i bambini possano contrarre il virus anche poco dopo la nascita.

I neonati possono contrarre l’herpes simplex in due modi:

Trasmissione verticale. Ciò si verifica quando la madre ha l’herpes genitale e il bambino contrae il virus nel canale del parto. Questo può accadere anche se la madre non ha alcun sintomo. È anche possibile che il bambino contragga il virus attraverso la placenta.

Trasmissione orizzontale. Avviene attraverso il contatto dopo la nascita. Un soggetto può essere contagioso senza esserne consapevole, in assenza di sintomi visibili. Un bacio o una tazza condivisa, un giocattolo, un asciugamano o un altro oggetto possono tutti trasmettere il virus. La madre può anche trasmettere l’infezione al neonato attraverso il latte materno.

Rischi e complicazioni

Nonostante l’infezione da herpes simplex di solito non è dannosa nei bambini più grandi, neonati e infanti possono sperimentare serie complicazioni.

Quando i bambini sviluppano il loro primo raffreddore, i sintomi possono essere più gravi e possono includere febbre, mal di gola e vesciche che si diffondono oltre le labbra e in bocca.

I primi sintomi di infezione da herpes simplex in un neonato comprendono:

  • febbre bassa
  • perdita di appetito
  • una o più vescicole cutanee

Un neonato può anche manifestare sintomi più gravi come:

  • febbre alta
  • convulsioni
  • letargia o debolezza

Le vescicole dell’herpes labiale rappresentano il rischio più grande per gli infanti durante le prime settimane di vita.

Il virus dell’herpes simplex può causare gravi problemi in questa fase e può persino essere fatale, se si diffonde agli organi, inclusi gli occhi, il cervello o i polmoni.

Se si sospetta che un neonato possa avere un’infezione da HSV, occorre consultare immediatamente il proprio medico.

Trattamento

I neonati che hanno sviluppato l’herpes labiale potrebbero dover trascorrere alcune settimane in ospedale, dove verrà somministrato un farmaco antivirale per via endovenosa.

Per i neonati di età superiore a 4 settimane, non è necessario alcun trattamento. L’herpes labiale dovrebbe scomparire da solo nel giro di poche settimane.

Tuttavia, è possibile gestire l’herpes labiale nei seguenti modi:

  • applicando impacchi freddi sulle vescicole
  • assumendo antidolorifici per ridurre al minimo i fastidi dell’herpes
  • assumendo farmaci antivirali con prescrizione medica in forma di pomata o orale per accelerare il processo di guarigione

Può anche essere utile per le donne con il virus HSV assumere farmaci da prescrizione per evitare focolai di herpes orale o genitale durante la gravidanza.

Una volta contratto, il virus dell’herpes simplex rimarrà nell’organismo per il resto della vita.

Anche se non esiste una cura per questa malattia, i bambini e gli adulti possono trattare i sintomi quando si presentano.

Come prevenire la diffusione dell’herpes labiale

Non è necessario che i genitori con l’herpes labiale si isolino dai bambini, ma dovrebbero evitare che essi entrino in contatto con le vescicole. Una volta che l’herpes labiale diventa crostoso e asciutto, di solito non è più contagioso.

Di seguito elenchiamo alcune indicazioni da seguire per tenere al sicuro un bambino, se hai l’herpes labiale:

  • lava le mani regolarmente e accuratamente, soprattutto prima di toccare il bambino
    copri l’herpes labiale e non toccarlo
  • utilizza asciugamani, salviette, tazze e utensili separati per il bambino
  • evita di baciare il bambino
  • insegna ai bambini più grandi a evitare di baciarsi o condividere utensili o asciugamani con persone affette da herpes labiale
  • assicurati che neonati e bambini non si strofinino gli occhi, se hanno un herpes labiale.

Conclusioni

Nei neonati l’herpes labiale non si riscontra di frequente. Tuttavia, durante le prime settimane della loro vita, il contatto con l’herpes labiale può essere pericoloso. L’attenzione medica è necessaria.

I neonati sperimenteranno l’herpes labiale allo stesso modo dei bambini e degli adulti, sebbene il primo focolaio possa essere più grave.

L’herpes labiale può essere fastidioso, ma non è grave e generalmente si risolve entro poche settimane.

I genitori dovrebbero consultare un dermatologo, se il proprio bambino manifesta l’herpes labiale o sintomi correlati a questa infezione.


Riferimenti scientifici

Herpes simplex virus in the newborn. (2011, October)

Herpes simplex virus (cold sores) in children. (n.d.).

La malattia di Bowen

La malattia di Bowen o morbo di Bowen provoca la comparsa di una o più piccole chiazze di pelle rossa squamosa. Si verifica quando vi è una crescita di cellule anormali nello strato esterno della pelle (l’epidermide) nella zona interessata.
Non è un tumore della pelle, ma è importante perché a volte può trasformarsi in un cancro della pelle. Per questo motivo, il trattamento è consigliato.
È necessario un attento follow-up dopo il trattamento per verificare eventuali recidive della malattia di Bowen.

Capire la pelle

La pelle è composta da due strati: lo strato più esterno (epidermide) è lo strato più interno (derma). Sotto il derma (ipoderma) è presente uno strato di grasso e poi le strutture più profonde come muscoli e tendini.

struttura-pelleL’epidermide ha tre tipi principali di cellule:

  • Cellule basali, che rappresentano lo strato inferiore di cellule nell’epidermide.
  • Cheratinociti, che sono disposte in strati sopra lo strato basale. Producono una sostanza chiamata cheratina che è un materiale duro e ceroso. I cheratinociti si replicano costantemente e in ogni dato momento un certo numero di essi muore. Lo strato superiore (corneo) dell’epidermide è costituito da cheratinociti morti che contengono cheratina. La parte superiore della pelle viene costantemente rimossa e sostituita da nuove cellule morte che contengono cheratina.
  • Melanociti, che sono cellule pigmentate presenti sul fondo dell’epidermide. Producono un pigmento chiamato melanina quando la pelle è esposta al sole. La melanina viene trasferita alle cellule della pelle vicine per proteggerle dai raggi del sole. La melanina fa sì che la pelle si abbronzi in persone dalla pelle chiara. Le persone dalla pelle scura hanno melanociti più attivi.

Cos’è la malattia di Bowen?

La malattia di Bowen prende il nome dallo specialista della pelle (dermatologo) che la descrisse per la prima volta nel 1912. Si manifesta quando vi è una crescita di cellule anormali nello strato esterno della pelle (epidermide). Queste cellule anormali sono appena all’interno dell’epidermide e non si sono diffuse da nessun’altra parte.

Non è un cancro della pelle, ma a volte può diventarlo

Alcuni medici si riferiscono alla malattia di Bowen come ad una patologia pre-cancerosa perché ha il potenziale per evolversi in un cancro.
Può anche essere indicata come un tipo di “carcinoma in situ”. “Carcinoma” significa cancro e “in situ” significa “al suo posto” in latino. Cioè, le cellule anormali non si sono diffuse oltre l’epidermide.

Si stima che circa 3 su 100 chiazze di malattia di Bowen possano evolversi in un vero cancro della pelle chiamato carcinoma a cellule squamose.

Quali sono i sintomi del morbo di Bowen?

La malattia di Bowen è in genere una chiazza di pelle dall’aspetto rosso che presenta un contorno irregolare. Tende ad apparire crostosa o squamosa.
A volte la chiazza della malattia di Bowen può diventare screpolata o ulcerata e può sanguinare. Le chiazze possono allargarsi lentamente. Possono avere un diametro di pochi millimetri ma, in alcuni casi, possono crescere fino a diversi centimetri. A volte, nelle sue fasi iniziali, la malattia di Bowen può essere confusa con altri problemi della pelle come la tigna, la psoriasi o l’eczema discoidale. L’immagine mostra una patch tipica della malattia di Bowen su una gamba.

malattia-bowen
Immagine: malattia di Bowen

La malattia di Bowen compare più comunemente sulle aree della pelle esposte al sole. Circa tre quarti dei casi, si verifica sulla gamba, sotto il ginocchio. Può anche apparire sul collo o sul viso, sotto o intorno alle unghie, sul palmo delle mani, sulla pianta dei piedi, intorno all’ano e nell’area genitale.

Le chiazze cutanee della malattia di Bowen che si sviluppano sulle aree genitali possono avere nomi diversi. Ad esempio, la malattia di Bowen che si verifica sul pene è chiamata “eritroplasia di Queyrat”.

La maggior parte delle persone presenta solo una chiazza , ma 1-2 persone su 10 possono avere più di una chiazza contemporaneamente.

Se una chiazza inizia a diventare ulcerata, sanguina, o se compare un piccolo rigonfiamento, questo potrebbe essere un segno che ha iniziato a trasformarsi in un cancro della pelle.

Rivolgiti al tuo dermatologo il prima possibile se questo accade

La malattia di Bowen che colpisce i genitali o l’ano è più probabile che si sviluppi in un cancro della pelle rispetto alla malattia che si manifesta in altre aree del corpo.

Che cosa causa la malattia di Bowen?

Una chiazza della malattia di Bowen può apparire senza motivo apparente e può colpire chiunque. Tuttavia, ci sono fattori diversi che si pensa possano aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Bowen. Questi includono:

  • Esposizione solare prolungata e uso di lettini abbronzanti.
  • Trattamento di radioterapia precedente, ad esempio per il trattamento del cancro.
  • Immunosoppressione. Se il tuo sistema immunitario non funziona bene per qualche motivo, questo può aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Bowen. Ad esempio, se hai l’AIDS o se sei sottoposto a cicli di chemioterapia oppure se hai avuto un trapianto di organi, come un trapianto di rene, e hai assunto farmaci antirigetto per sopprimere il tuo sistema immunitario.
  • Infezione con il papillomavirus umano (HPV). Questo è un virus che può colpire la pelle e le membrane umide (mucose) che rivestono diverse parti del corpo, compresa la bocca, la gola e l’area genitale. Esistono oltre cento tipi di HPV. Alcuni tipi di HPV possono causare verruche cutanee; altri possono causare verruche genitali. Tuttavia, molti tipi non causano alcun problema. Alcuni tipi di HPV sono noti per aumentare il rischio di sviluppare particolari tipi di cancro, incluso il cancro della cervice. Si pensa che l’HPV possa anche essere coinvolto nello sviluppo sia della malattia di Bowen dei genitali sia della malattia di Bowen che colpisce altre aree della pelle, in particolare, l’HPV tipo 16.
    Tuttavia, non tutti i soggetti con la malattia di Bowen hanno un’infezione da HPV. Il vaccino per l’HPV fornisce protezione contro la maggior parte dei ceppi di HPV che causano il cancro.
  • Una precedente ferita alla pelle. Se hai avuto una ferita alla pelle che ha causato danni cutanei cronici o cicatrici, questo potrebbe aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Bowen in quella zona.
  • Condizioni infiammatorie della pelle. Raramente, le persone con problemi di infiammazione cronica della pelle, come l’eczema, possono sviluppare tale patologia.

Quanto è diffusa la malattia di Bowen?

Circa 15 su 100.000 persone si pensa possono sviluppare la malattia di Bowen ogni anno.

Chi sviluppa la malattia di Bowen?

La malattia di Bowen sembra essere più comune nelle donne rispetto agli uomini. Circa tre quarti dei casi sono donne. Colpisce più comunemente le persone sui 60 anni, con la pelle bianca e in parti del corpo in cui la pelle è stata esposta al sole.

Potresti anche avere maggiori probabilità di sviluppare la malattia di Bowen, se in precedenza hai avuto un tumore della pelle che rientra nel gruppo di tumori cutanei chiamati “Tumori della pelle non melanoma”. Questi sono tumori della pelle che non sono a carattere maligno e includono il carcinoma basocellulare e il carcinoma a cellule squamose.

Hai anche maggiori probabilità di sviluppare un tumore della pelle non melanoma, se hai avuto la malattia di Bowen. Ciò è probabilmente dovuto all’eccessiva esposizione al sole, che è un fattore di rischio sia per i tumori della pelle di Bowen che per quelli non-melanoma.

Come viene diagnosticata la malattia di Bowen?

La malattia di Bowen è solitamente sospettata a causa del suo tipico aspetto sulla pelle. Tuttavia, per fare una diagnosi, può essere prelevato un piccolo campione di pelle (biopsia), che viene esaminato in un laboratorio. La malattia di Bowen ha un aspetto tipico quando esaminata al microscopio.

Immagine: chiazza malattia di Bowen

Qual è il trattamento per la malattia di Bowen?

Se hai la malattia di Bowen, devi necessariamente rivolgerti ad un Dermatologo che sarà in grado di indicarti le opzioni di trattamento possibili.

Non esiste un “modo giusto” per trattare tutti i pazienti che hanno la malattia di Bowen.

Il trattamento può dipendere da una serie di fattori diversi, tra cui il sito in cui è presente la chiazza della malattia di Bowen, le sue dimensioni e il suo spessore e il numero di chiazze di Bowen presenti.

Le opzioni di trattamento includono:

Osservazione

Questa potrebbe essere un’opzione in alcuni soggetti. Ad esempio, può essere consigliata, se si ha una chiazza sottile che cresce lentamente su un’area del corpo dove la guarigione della pelle può essere difficile (come lo stinco). La pelle degli stinchi è molto sottile e delicata, il che significa che la guarigione può richiedere più tempo.

Creme da applicare sulla pelle

Alcune creme possono essere utilizzate nel trattamento della malattia di Bowen. Queste possono aiutare a debellare le cellule anormali, in alcuni casi. Tali creme contengono 5-fluorouracile (5-FU). Potrebbe essere necessario applicare la crema 5-FU una o due volte al giorno per circa tre o quattro settimane e a volte anche per un periodo più lungo. La crema è facile da applicare. Il problema è che può essere piuttosto irritante per la pelle. La tua pelle potrebbe arrossarsi ed effettivamente peggiorare durante il trattamento.

Potrebbe essere necessario ripetere il trattamento in un secondo momento, se la chiazza della malattia di Bowen ritorna. Il trattamento con 5-FU può essere particolarmente utile su chiazze estese della malattia o in aree dove la guarigione della pelle può essere più lenta, come lo stinco (come spiegato in precedenza).

Altri trattamenti possono essere somministrati prima del trattamento con crema 5-FU in modo da rendere più facile l’assorbimento della crema dalla tua pelle. Questi trattamenti includono un processo chiamato ionoforesi in cui una corrente elettrica guida la crema nei tessuti o il trattamento laser.

La crema a base di Imiquimod è talvolta utilizzata anche per il trattamento della malattia di Bowen.

Crioterapia

La crioterapia può essere un’opzione di trattamento in alcuni casi. È un tipo di trattamento “congelante” e di solito si usa azoto liquido. Il trattamento può a volte essere fastidioso e un possibile effetto collaterale è l’ulcerazione della pelle.

Curettage

Curettage significa che la chiazza della malattia di Bowen viene “raschiata via” dalla pelle. Un anestetico locale è utilizzato per intorpidire la pelle prima di iniziare la procedura. La pelle viene lasciata guarire in modo naturale e, di solito, dopo il trattamento si forma una crosta che poi cade. Il trattamento di curettage è meno doloroso rispetto alla crioterapia.

Chirurgia

In alcuni casi, può essere suggerito un intervento chirurgico per asportare la chiazza della malattia di Bowen. Ad esempio, la chirurgia viene di solito eseguita per la malattia di Bowen attorno all’ano. La chiazza è asportata chirurgicamente dalla pelle e la ferita viene richiusa con dei punti di sutura. La guarigione della pelle a volte può essere difficile, specialmente quando si usa un intervento chirurgico per rimuovere le chiazze sotto il ginocchio.

Terapia fotodinamica

Questa è usata con un certo successo per trattare la malattia. La terapia fotodinamica viene eseguita applicando una sostanza chimica speciale sulla chiazza. La sostanza chimica è fotosensibile, il che significa che reagisce alla luce. Una speciale fonte di luce viene quindi diretta sulla zona colpita della pelle per attivare la sostanza fotosensibile, che fa bruciare la chiazza della malattia di Bowen , distruggendola. A volte possono verificarsi bruciore, pizzicore e irritazione sulla zona della pelle trattata. Raramente si verifica una depigmentazione e solo in alcuni casi, l’area trattata può diventare più scura.

Radioterapia

La radioterapia si basa sull’utilizzo dei raggi X. È un’altra opzione di trattamento per la malattia di Bowen, ma è meno comunemente utilizzata rispetto ad altri. La radioterapia potrebbe non essere adatta per trattare la malattia di Bowen sotto il ginocchio a causa di problemi con la guarigione della pelle dopo il trattamento.

Trattamento laser

A volte viene utilizzato per trattare le chiazze della malattia di Bowen.

Qual è la prognosi?

Con la maggior parte dei trattamenti per la malattia di Bowen, c’è una probabilità su 10 che questa ritorni dopo il trattamento. Pertanto, è necessario un follow-up regolare per diagnosticare eventuali segni di recidiva. Potrebbe essere necessario un ulteriore trattamento, se ciò dovesse accadere.

La prognosi per la maggior parte dei pazienti è molto buona. La stragrande maggioranza dei pazienti a cui la malattia di Bowen è stata opportunamente diagnosticata e trattata non svilupperà un cancro della pelle.

La malattia di Bowen può essere prevenuta?

Poiché l’eccessiva esposizione al sole è il fattore di rischio più importante per lo sviluppo della malattia, dovremmo tutti limitare la nostra esposizione al sole nei mesi estivi (o tutto l’anno, se si vive nei paesi caldi più vicini all’equatore).

Ecco poche indicazioni da seguire:

  • Stare al chiuso o all’ombra il più possibile tra le 11:00 e le 15:00.
  • Coprirsi con vestiti e un cappello a tesa larga, quando si è fuori sotto al sole.
  • Applicare una protezione solare di almeno SPF 15 (SPF 30 per bambini o persone con pelle chiara).

Se hai avuto la malattia di Bowen, dovresti assicurarti di controllare regolarmente la tua pelle per rilevare eventuali cambiamenti.


Riferimenti scientifici

Eftekhari H, Gharaei Nejad K, Azimi SZ, Rafiei R, Mesbah A. Bowen’s Disease Associated With Two Human Papilloma Virus Types. Acta Med Iran. 2017 Sep

Yang Y et al What’s new in dermoscopy of Bowen’s disease: two new dermoscopic signs and its differential diagnosis. Int J Dermatol. (2017)

Cimici da letto: vero nemico delle vacanze!

Cosa sono le cimici da letto?

Le cimici da letto sono parassiti che vivono nutrendosi di sangue umano. Sono di piccole dimensioni, di colore brunastro, e vivono nelle fessure dei mobili, nei letti (soprattutto nel materasso, nel vano contenitore del letto e in altre strutture come il telaio del letto), ma possono anche essere trovate nelle valigie e/o in altri oggetti dei viaggiatori. Le cimici da letto sono attive alla ricerca di sangue nelle ore notturne e poco prima dell’alba; di solito mordono qualsiasi area esposta della pelle (ad esempio, le braccia, le mani, il collo e il viso). Il morso è solitamente indolore, ma l’insieme di più morsi assomigliano a una eruzione cutanea provocando anche un forte prurito. Le cimici da letto non sono in grado di trasmettere facilmente altre malattie, anche se alcuni ricercatori suggeriscono che raramente l’epatite B e/o la malattia di Chagas possono essere diffuse e trasmesse attraverso le cimici del letto.

Immagine di cimici da letto sul materasso.
Immagine di cimici da letto sul materasso.

Le cimici da letto sono contagiose?

Le cimici dei letti non sono contagiose nel senso che vivono sulle persone e vengono trasmesse direttamente da persona a persona. Quello che succede è che le cimici utilizzano gli esseri umani per cibarsi di sangue lasciando poi il corpo della persona. Le cimici possano essere contagiose solo perché possono vivere sui vestiti, nella biancheria da letto e nei mobili di alcune persone. Questi oggetti, quando utilizzati o trasportati durante il viaggio, possono contenere cimici alla ricerca di altro corpo caldo da cui nutrirsi. La maggior parte degli esperti suggerisce che le prede principali per le cimici sono umani e che gli animali domestici come cani e gatti di solito non vengono morsi (non tutti gli esperti sono d’accordo su questo); tuttavia, la biancheria da letto utilizzata per gli animali domestici potrebbe divenire sito per le cimici soprattutto se il letto dell’animale domestico si trova vicino alla biancheria da letto utilizzata dai proprietari di animali domestici.

Come faccio a sapere se ho cimici da letto in casa?

A volte è difficile dire se una persona è stata morsa dalle cimici. Poiché questi insetti lasciano il corpo della persona dopo averla morsa e i morsi di solito si verificano quando una persona dorme, molte persone non riescono ad individuare la causa del prurito che avvertono. Non sono disponibili test di laboratorio per rilevare le cimici da letto; tuttavia, usando semplicemente una lente di ingrandimento mentre si esaminano oggetti come materassi o indumenti (soprattutto le cuciture dei materassi e le crepe nei mobili) è possibile vedere chiaramente le cimici, le loro uova o escrementi sono di solito il modo più rapido e migliore per determinare l’infestazione da questi parassiti.

Cimici da letto negli alberghi

Molti articoli di cronaca negli ultimi anni si sono concentrati sulla scoperta di cimici in hotel di lusso, e  sulle cause legali presentate dagli ospiti di questi hotel che si sono svegliati ritrovandosi con questi morsi al mattino. Le recensioni sul web possono essere un valido aiuto per avere informazioni a riguardo.

Dal momento che le cimici possono arrivare su vestiti o nelle valigie di ospiti provenienti da case infestate o altri hotel che ospitano i parassiti, gli hotel possono essere un obiettivo facile per le infestazioni di cimici.

Come si diffondono le cimici?

Le cimici non vengono diffuse direttamente da persona a persona. Come detto sopra, sono diffuse da viaggiatori e/o persone che vengono a contatto con lenzuola, vestiti o mobili che contengono cimici. I viaggiatori possono avere i bagagli infestati da cimici e quindi essere in grado di trasportarle al ritorno a casa. Le cimici, una volta annidate in un luogo, possono viaggiare per raggiungere gli individui attraverso condotti di ventilazione, condutture dell’acqua e persino grondaie. E’ stato dimostrato che questi insetti sono anche in grado di attraversare i soffitti e poi cadere su una persona per potersi cibare.

Come faccio a sapere quando sarò guarito dalle cimici?

Per debellare le cimici da letto di solito è necessario procedere alla disinfestazione. Gli addetti alla disinfestazione possono usare  insetticidi chimici e/o trattamenti termici per uccidere gli insetti. Una volta che gli insetti vengono uccisi, non si viene più morsi.

Morsi di cimici da letto
Morsi di cimici da letto

Quando rivolgersi ad un medico

Chi è stato morso da cimici e sa di avere altre malattie che possono essere trasmesse raramente da questi insetti (ad esempio, l’epatite B), dovrebbe informare il proprio medico e chiedere consiglio su come le cimici possono essere un vettore per queste malattie. Allo stesso modo, i familiari dovrebbero contattare il proprio medico se hanno morsi di cimici perché potrebbero essere esposti alle malattie di un membro della famiglia. Chiunque manifesti sintomi come mancanza di respiro e/o gonfiore del collo o della lingua dopo un morso da cimice dovrebbe rivolgersi a un pronto soccorso


Riferimenti scientifici

Schwartz, Robert A. “Bedbug Bites.” Medscape.com. Mar. 5, 2018.

Clamidia: sintomi e trattamento

Cos’è la Clamidia?

La Clamidia (Chlamydia) è una delle più comuni malattie a trasmissione sessuale. Ogni anno sono circa 3.000.000 le donne e gli uomini colpiti dall’infezione.

La Clamidia è più comune tra le donne e gli uomini di età inferiore ai 25 anni.

È causata da batteri gram-negativi del genere Chlamydia, chiamati Chlamydia Trachomatis.

Questa infezione si diffonde facilmente perché spesso non provoca sintomi e può essere trasmessa inconsapevolmente ai partner sessuali, uomini e donne.

Infatti, circa il 75% delle infezioni nelle donne e il 50% negli uomini sono asintomatiche.

Le donne possono avere la Clamidia a livello della cervice, nel retto o nella gola. Gli uomini, invece, possono averla nell’uretra (all’interno del pene), nel retto o nella gola.

Qualsiasi tipo di contatto sessuale (vaginale, anale o orale) con una persona infetta può diffondere l’infezione.

Come si contrae la Clamidia?

È possibile contrarre la Clamidia durante il sesso orale, vaginale o anale con il pene, la vagina, l’ano e/o l’area rettale e la bocca dell’individuo infetto.

Occasionalmente, se gli occhi sono infetti, le secrezioni oculari possono contenere batteri trasmissibili!

La Clamidia viene trasmessa per contatto fisico diretto.

I batteri della Clamidia si diffondono facilmente.

Una donna può anche trasmettere la clamidia al suo bambino durante il parto.

Se hai avuto la Clamidia e sei stato trattato in passato, puoi contrarre nuovamente l’infezione se hai rapporti sessuali non protetti o a rischio.

Qual è il periodo di incubazione per la clamidia?

Sfortunatamente, la maggior parte degli uomini e delle donne con Clamidia non ha sintomi. Pertanto, non sanno di avere la malattia. Il periodo di incubazione per la clamidia è piuttosto variabile e può variare da giorni a mesi dopo l’esposizione iniziale.

Il tempo medio trascorso dall’esposizione allo sviluppo dei sintomi è solitamente da una a tre settimane dopo il contatto sessuale con una persona infetta.

Chi è a rischio di contrarre la Clamidia?

La Clamidia è più comune nei giovani, specialmente nelle giovani donne. È più probabile che tu la contragga, se non usi costantemente un preservativo o se hai più partner.

profilattico
L’utilizzo del profilattico riduce i rischi di infezione da Clamidia

Come faccio a sapere se ho la Clamidia? Quali sono i sintomi?

Non è facile dire se sei infetto da Clamidia poiché i sintomi non sono sempre evidenti. Ma quando si verificano, di solito si notano entro tre settimane dal contatto con un partner infetto e possono includere quanto segue:

Sintomi di Chlamydia nelle donne

  • Perdite vaginali anormali che possono avere un forte odore
  • Sanguinamento nell’intervallo tra un ciclo mestruale e il successivo
  • Mestruazioni dolorose
  • Dolore addominale con febbre
  • Dolore durante i rapporti sessuali
  • Prurito o bruciore dentro o intorno alla vagina
  • Dolore o bruciore durante la minzione

Se l’infezione si diffonde, potresti avere dolore agli addominali inferiori, dolore durante il sesso, nausea o febbre.

Sintomi di Chlamydia negli uomini

  • Piccole perdite chiare o torbide dal meato dell’uretra.
  • Sensazione di bruciore durante la minzione
  • Bruciore e prurito attorno al meato uretrale (in corrispondenza della sommità del glande)
  • Dolore e gonfiore in uno o entrambi i testicoli (anche se questo è meno comune)

Se la Clamidia infetta il retto (negli uomini o nelle donne), può causare dolore, perdite e/o sanguinamento rettale.

Come viene diagnosticata la Clamidia?

La diagnosi di Clamidia si basa su un test di laboratorio per dimostrare che l’organismo è presente, sia attraverso la coltura sia attraverso l’identificazione del materiale genetico dei batteri.
La cultura è un metodo più vecchio e più lungo in quanto richiede tempo per identificare i batteri e non viene più utilizzato di routine.

Per scopi diagnostici di routine, invece vengono comunemente utilizzati test rapidi che identificano il materiale genetico batterico. Questi sono indicati come test di amplificazione dell’acido nucleico o NAAT (nucleic acid amplification test).

Il campione per il test NAAT può essere ottenuto al momento dell’esame ginecologico eseguendo un tampone a livello della cervice, oppure può essere eseguito su campioni di urina o su tamponi vaginali auto-raccolti.

I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie raccomandano che le donne sessualmente attive dovrebbero eseguire il test per la Clamidia una volta ogni anno così come le donne in gravidanza e le donne che hanno diversi partner sessuali.

Chi dovrebbe eseguire un test per la Clamidia?

Dovresti andare dal tuo medico per eseguire il test se hai sintomi della clamidia o se hai un partner che ha una malattia sessualmente trasmissibile. Le donne in gravidanza dovrebbero eseguire il test durante la loro prima visita dal ginecologo che conferma la gestazione.

Inoltre il test per la Clamidia lo dovrebbero eseguire anche:

  • le donne sessualmente attive
  • le donne anziane che hanno partner sessuali nuovi o multipli o un partner sessuale che ha una malattia sessualmente trasmissibile
  • gli omosessuali

Quali sono i trattamenti per la Clamidia?

La Clamidia può essere facilmente curata con la terapia antibiotica.

I protocolli di trattamento per le infezioni da Clamidia non complicate comprendono una singola dose da 1 grammo di Azitromicina orale. Un’altra opzione di trattamento è 100 mg di Doxiciclina per via orale due volte al giorno per sette giorni. Durante la gravidanza, viene spesso utilizzata l’Eritromicina o l’Amoxicillina.

Anche i partner sessuali devono essere trattati per prevenire la reinfezione e l’ulteriore diffusione della malattia.

Con il trattamento, l’infezione dovrebbe risolversi in circa una settimana o due.
È importante seguire correttamente il dosaggio di antibiotici prescritto, anche se in corso di trattamento la sintomatologia si riduce o scompare.

Potrebbe essere necessario il ricovero in ospedale per le donne con grave infezione da Clamidia, con somministrazione di antibiotici per via endovenosa e antidolorifici.

Per evitare di diffondere la malattia al tuo partner, non devi fare sesso fino a quando l’infezione non è stata curata.

Le donne dovrebbero astenersi dal rapporto sessuale durante il corso dei 7 giorni in cui assumono antibiotici o per 7 giorni dopo il trattamento con una dose singola per evitare di diffondere l’infezione ad altri.

Dopo aver assunto gli antibiotici, i pazienti dovrebbero essere nuovamente sottoposti a test dopo tre mesi per assicurarsi che l’infezione sia guarita. Questo è particolarmente importante se non si è sicuri che il o i partner abbiano ricevuto un trattamento. In ogni caso è sempre consigliato ripetere i test anche se il tuo partner è stato trattato.

Quali sono le complicazioni della Clamidia quando non viene curata?

Se la Clamidia non viene curata, si corre il rischio di incorrere in diversi problemi di salute.

Donne

Se non trattata, l’infezione da Clamidia può causare una malattia infiammatoria pelvica (PID), che può arrecare danni permanenti al sistema riproduttivo in quanto può portare al danneggiamento delle tube di Falloppio o addirittura causare infertilità. I sintomi della malattia infiammatoria pelvica includono dolore pelvico, dolore con rapporti sessuali, febbre, crampi e dolore addominale.

L’infezione da Clamidia non trattata può anche aumentare il rischio di gravidanza ectopica (quando l’ovulo fecondato si impianta e si sviluppa all’esterno dell’utero). Inoltre, la Clamidia può causare parti prematuri e l’infezione può essere trasmessa dalla madre al figlio durante il parto, causando un’infezione oculare, cecità o polmonite nel neonato.

Uomini

La Clamidia può causare una condizione chiamata Uretrite non gonococcica (NGU) – un’infezione dell’uretra oppure un’epididimite o una proctite – un’infiammazione del retto. Raramente può portare a infertilità.

Sia gli uomini che le donne possono sviluppare un’artrite reattiva a causa dell’infezione da Clamidia non trattata.

La Chlamydia non trattata può anche aumentare le possibilità di contrarre o trasmettere l’HIV / AIDS.

Come posso prevenire un’infezione da Chlamydia?

L’unico modo sicuro per prevenire la Clamidia è non avere rapporti sessuali non protetti.

L’uso corretto dei preservativi in lattice riduce notevolmente, ma non elimina, il rischio di contrarre o diffondere la clamidia.

Per ridurre il rischio di infezione da clamidia:

  • Usa il preservativo correttamente ogni volta che fai sesso.
  • Limita il numero di partner sessuali e non andare avanti e indietro tra i partner.
  • Se pensi di essere infetto, evita il contatto sessuale e consulta un medico.

Qualsiasi sintomo genitale come le perdite o il bruciore durante la minzione o un’insolita irritazione o eruzione cutanea dovrebbero essere un segnale per interrompere il rapporto sessuale e consultare immediatamente un medico.
Se ti viene diagnosticata la Clamidia o altre malattie sessualmente trasmissibili, devi informare tutti i tuoi partner sessuali recenti in modo che possano vedere un medico e essere trattati.

Poiché la clamidia spesso si manifesta senza sintomi, le persone infette possono infettare inconsapevolmente i loro partner sessuali.

Infine, molti Dermatologi raccomandano che tutte le persone che hanno più di un partner sessuale debbano eseguire regolarmente  i test per la clamidia, anche in assenza di sintomi.


Riferimenti scientifici

Elwell C, Mirrashidi K, Engel J. Chlamydia cell biology and pathogenesis. Nat Rev Microbiol. 2016 Jun

Rawre J, Juyal D, Dhawan B. Molecular typing of Chlamydia trachomatis: An overview. Indian J Med Microbiol. 2017 Jan-Mar

 

Risorse Utili

Chlamydia, gonorrhoea, trichomoniasis and syphilis: global prevalence and incidence estimates, 2016

Rinofima: sintomi e trattamento

Il Rinofima è un sottotipo della Rosacea, un tempo considerato in maniera impropria come il suo terzo stadio, quello più grave.

Il Rinofima causa un’aumento delle dimensioni del naso che può assumere tra l’altro un aspetto bitorzoluto. Il colore del naso affetto da Rinofima è rosso.

La diagnosi di Rinofima è semplice e nella stragrande maggioranza dei casi viene formulata dal Dermatologo ad occhio nudo.

Il naso con Rinofima oltre ad essere rosso sembra come se fosse gonfio.

Un altro sottotipo di Rosacea è la Couperose caratterizzata dalla comparsa fugace di rossori che elettivamente si localizzano alle guance e in alcuni casi anche al mento e alla fronte. Un altro ancora invece è caratterizzato dalla presenza di un rossore al viso, che a differenza del precedente, è persistente, e si può associare alla presenza di pustole sempre localizzate alle guance, al mento e alla fronte.

Proprio a causa della presenza di tali pustole, tale sottotipo di Rosacea viene anche chiamata Acne Rosacea in quanto le manifestazioni presenti sono molto simili all’Acne.

Se le manifestazioni degli ultimi due sottotipi di Rosacea regrediscono spontaneamente, come si verifica nella Couperose, o in seguito alla cura, quelle del Rinofima tendono progressivamente a peggiorare facendo assumere al naso sempre più un aspetto distorto e sempre più. arrossato.

Cause

La causa esatta del rinofima è sconosciuta. In passato, alcune persone credevano che il consumo di alcol potesse influire anche se ad oggi non è stato dimostrato un legame tra il Rinofima e l’alcol. Quest’ultimo, comunque, così come la caffeina, può causare una dilatazione dei vasi sanguigni e quindi contribuire momentaneamente ad un aspetto peggiore del Rinofima.

Altri fattori di rischio per la Rosacea e il Rinofima sono:

  • pelle chiara
  • sesso maschile (gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne)
  • mezza età
  • familiarità per Rosacea

Sintomi e segni

Il segno principale del Rinofima è il cambiamento di colore e della forma del naso. Nel corso del tempo, la punta del naso diventa rossa intensa per poi iniziare a crescere di dimensioni nelle diverse direzioni fino a diventare sempre più deforme o bulboso.

Rinofima
Immagine: Rinofima

Inoltre, possono essere presenti anche altri sintomi quali:

  • colorazione violacea
  • pori dilatati
  • pelle ispessita
  • cicatrici o depressioni sulla superficie del naso
  • pelle secca o grassa

Il Rinofima è una forma grave di Rosacea che può essere caratterizzata anche dalla presenza di:

  • pelle sensibile
  • macchie rosse
  • arrossamento del viso
  • papule o pustole simili a quelle dei brufoli dell’Acne.
  • telangiectasie o vasi sanguigni visibili al livello del naso, del mento o delle guance

Diagnosi

Come scritto precedentemente la diagnosi di Rinofima è spesso una diagnosi clinica ad occhio nudo.

Quando invece la Rosacea è nelle sue fasi iniziali, le persone spesso la confondono con l’Acne o con la Dermatite comportando di conseguenza trattamenti non adeguati che oltre a non curarla spesso possono contribuire a farla peggiorare. Via via che la Rosacea peggiora e quindi i segni e i sintomi descritti diventano sempre più evidenti la diagnosi inizia la diagnosi inizia ad essere sempre più alla portata di mano. .

A volte quando le manifestazioni interpretate come Rosacea non migliorano è necessario eseguire delle indagini o approfondimenti quali la biopsia cutanea per una conferma diagnostica.

Trattamento

A seconda dell’entità dei segni e dei sintiomi della Rosacea e del Rinofima stesso i trattamenti sono diversi.

Se per la Rosacea, i dermatologi possono prescrivere l’uso di Antibiotici specifici, appartenenti alla famiglia delle Tetracicline, o dei Retinoidi, per il Rinofima può essere necessario un approccio differente perché potrebbe non rispondere alle cure citate.
Ad ogni modo vediamo di fare il punto della situazione.

Farmaci

L’isotretinoina orale è spesso la prima linea di trattamento. È più probabile che sia efficace se il Rinofima è in una fase iniziale o se i sintomi non sono gravi.

L’obiettivo principale del farmaco è quello di trattare la Rosacea sottostante.

Gli antibiotici orali o topici possono ridurre invece il rossore o l’infiammazione della zona interessata.

Gli antibiotici comuni per il trattamento della rosacea sono:

  • Tetraciclina
  • Metronidazolo
  • Eritromicina
  • L’acido azelaico e altri farmaci topici, come la ciclosporina, possono aiutare a ridurre al minimo l’infiammazione e il rossore.

Di recente, esistono anche farmaci in crema a base di Invermectina indicati per il trattamento della Rosacea quando è caratterizzata dalla presenza al viso di pustole e papule.

Oltre al trattamento farmacologico descritto può essere consigliato anche un trattamento dermocosmetico mirato per gestire l’eventuale pelle secca o delicata o grassa presente nei pazienti con Rosacea

Chirurgia

La chirurgia è spesso l’opzione di riferimento per il trattamento del Rinofima.

Poiché i tessuti e i vasi sanguigni nell’area continuano a crescere, è fondamentale eseguire la chirurgia il prima possibile

Esistono diverse opzioni di trattamento chirurgico per il Rinofima, tra cui:

  • Dermoabrasione, che rimuove gli strati di pelle in eccesso.
  • Criochirurgia, che congela e distrugge i tessuti indesiderati o anormali.
  • Asportazione chirurgica con il bisturi per la rimozione dei tessuti in cesso e modellamento del profilo del naso.
  • Laser resurfacing

Sono tutte metodiche che vengono eseguite in anestesia locale o tronculare e che vengono condivide e concordate con il paziente in base all’entità del Rinofima ma anche delle sue condizioni generali di salute.

Inoltre, il tipo di scelta per un trattamento chirurgico rispetto ad un altro può dipendere anche dal tipo di risultato che si desidera ottenere:

  • rimozione della pelle in eccesso
  • rimodellamento del naso
  • eliminazione dei vasi sanguigni
  • attenuazione dei pori dilatati
  • miglioramento generale della pelle

Consigli sullo stile di vita

Alcuni cambiamenti dello stile di vita possono aiutare a gestire i sintomi della Rosacea. In particolare:

  • evitare cibi piccanti
  • non fumare
  • evitare bevande alcoliche e bevande contenenti caffeina
  • evitare di sfregare sul viso
  • evitare esposizione al sole senza adeguata protezione solare
  • evitare sbalzi di temperatura

Eliminando questi fattori di rischio è possibile attenuare e ridurre il rossore della Rosacea

Evoluzione

Il Rinofima è una manifestazione benigna che in una piccolissima percentuale di casi può sviluppare una malignità.

Si tratta di casi rari

Uno studio ha stimato che il 3-10% delle persone con Rinofima possono sviluppare una Carcinoma Basocellulare sul naso.

Qualora fosse presente e diagnosticato un Carcinoma Basocellulare è sufficiente l’asportazione chirurgica di tale lesione per risolvere il problema definitivamente.

Attualmente non esistendo una cura per il Rinofima la soluzione ideale sarebbe il trattamento chirurgico, che migliorando l’estetica del naso, contribuisce notevolmente a migliorare di riflesso anche la qualità di vita di questi pazienti.

Se possibile, consiglio il trattamento chirurgico precoce del Rinofima per gestire la deformità del naso del paziente.


Riferimenti scientifici

Laun, J., Gopman, J., Elston, J. B., & Harrington, M. A. (2015, May 1). RhinophymaEplasty15

Fink C, Lackey J, Grande DJ. Rhinophyma: A Treatment Review Dermatol Surg. 2018 Feb;44(2)

Come capire se un tatuaggio è infetto

L’effetto collaterale più comune associato ai tatuaggi è una leggera infiammazione.
Ma ogni volta che la barriera cutanea viene danneggiata, c’è una possibilità di infezione.

In un sondaggio del 2015 che intervistava 2225 americani adulti, il 29 percento aveva almeno un tatuaggio. Secondo lo studio del 2016, tra lo 0,5 e il 6% degli adulti che hanno un tatuaggio ha avuto complicazioni infettive.

I tatuaggi che causano gravi sintomi o dolore che dura per più di pochi giorni o settimane sono spesso infetti e richiedono cure mediche.

Segni e sintomi dell’infezione

Quando vengono eseguiti da tatuatori autorizzati e rispettando tutte le norme igieniche, i nuovi tatuaggi solitamente causano solo dolore, arrossamento e gonfiore temporaneo. Quando il tatuaggio guarisce, il sito del tatuaggio spesso prude e si secca.

Con la cura di base e una buona igiene, la maggior parte dei nuovi tatuaggi guarisce completamente in poche settimane.

In alcuni casi, tuttavia, i tatuaggi possono causare infezioni che richiedono attenzione e trattamenti medici. Questo è particolarmente vero nelle persone che hanno un sistema immunitario indebolito o allergie a inchiostro, pigmenti e coloranti.

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I sintomi dell’infezione di un tatuaggio comprendono:

  • febbre
  • dolore, rossore e gonfiore prolungati o gravi
  • infiammazioni che contengono o rilasciano liquido denso, bianco o giallo
  • dolori muscolari che colpiscono tutto il corpo
  • sete estrema o inestinguibile
  • rigonfiamenti o ferite duri, arrossati e sollevati
  • diarrea
  • nausea e vomito

Un altro problema che può verificarsi è l’impetigine, un’infezione che colpisce soprattutto i bambini piccoli. L’impetigine causa ulcerazioni su naso, bocca, mani e piedi che si sviluppano in croste giallastre e lucenti.

Perchè un tatuaggio si infetta?

La maggior parte delle infezioni a carico del tatuaggio si verificano perché la barriera della pelle è stata danneggiata, consentendo l’ingresso di germi.

Il tatuaggio può anche causare un’infezione consentendo l’ingresso attraverso l’epidermide di alcune sostanze infettive o allergeni che si diffondono alla pelle e al sangue.

Le cause note di infezione del tatuaggio includono:

Infezioni batteriche

Alcune infezioni batteriche possono essere trasmesse attraverso attrezzature contaminate, inchiostro contaminato e ingresso di batteri nel sito della ferita.

Le infezioni batteriche associate alle infezioni del tatuaggio comprendono:

Infezioni da Staphylococcus aureus e da Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA).

I batteri stafilococchi sono una causa comune di infezione della pelle e uno dei motivi più comuni per le infezioni legate al tatuaggio.

Mentre molte specie di batteri dello stafilococco sono curabili con antibiotici di base, una varietà di Staphylococcus aureus nota come MRSA è diventata resistente agli antibiotici più conosciuti ed è estremamente difficile da trattare.

I soggetti con MRSA spesso soffrono di febbre alta, dolore, polmonite e condizioni immuno-correlate, come l’artrite, una o due settimane dopo l’esposizione.

Ulteriori complicazioni associate alle infezioni da MRSA includono:

  • infezioni del sangue e sepsi
  • sindrome da shock tossico
  • macchie rosse e vesciche
  • insufficienza d’organo
  • infezione e gonfiore dei tessuti che rivestono le valvole cardiache
  • coma
  • morte

Infezioni da micobatteri non tubercolari (NTM)

Nell’ultimo decennio, le infezioni da NTM sono diventate una causa sempre più comune di infezioni cutanee associate al tatuaggio.

La maggior parte delle infezioni da NTM sembrano essere causate da inchiostro contaminato e dall’uso di acqua non sterilizzata durante la diluizione degli inchiostri nei saloni.

I sintomi delle infezioni da NTM più comunemente includono chiazze rosse o trasparenti di pelle ispessita, sollevata, che possono sparire per poi ripresentarsi per un periodo di settimane o mesi.

Infezione virale

Diversi tipi di infezioni virali possono essere trasmessi da una fonte contaminata e contagiosa in caso di lesioni della pelle.

La fonte delle infezioni virali sono spesso aghi o attrezzature che non sono stati adeguatamente puliti tra un uso e l’altro.

Le potenziali infezioni virali associate ai tatuaggi includono:

  • epatite B
  • epatite C
  • HIV
  • virus herpes simplex
  • verruche virali

Tossicità, contaminazione o allergia all’inchiostro

Secondo uno studio del 2016, i tassi di contaminazione superiori al 10% non sono rari per gli inchiostri per tatuaggi. Alcune persone, specialmente quelle con malattie immunitarie, hanno risposte immunitarie più gravi alla procedura e agli inchiostri utilizzati.

Alcune persone sono anche allergiche all’inchiostro del tatuaggio stesso, di solito a molecole specifiche chiamate apteni, che prevalgono negli inchiostri rossi, blu e verdi.

Le reazioni allergiche all’inchiostro da tatuaggio sono spesso piuttosto gravi, causano ferite estremamente pruriginose, dure, ispessite e con vesciche, che richiedono cure mediche.

Trattamento del tatuaggio infetto

La maggior parte dei tatuaggi eseguiti professionalmente causano solo una leggera infiammazione.

Il riposo, il ghiaccio e mantenere sollevata l’area del tatuaggio tendono ad alleviare la maggior parte degli effetti collaterali.

Farmaci anti-infiammatori da banco, possono anche aiutare a superare i fastidi delle prime 8/24 ore successive al tatuaggio.

I farmaci antistaminici, possono ridurre i sintomi di reazioni allergiche minori, come piccoli pomfi rossi o una leggera eruzione cutanea intorno al sito del tatuaggio.

Creme, unguenti o antibiotici sono la prima linea di trattamento raccomandata per la maggior parte delle infezioni cutanee minori.

Se si sospettano condizioni più gravi, come infezioni virali o del sangue, è possibile prelevare un campione cutaneo dalla zona interessata per effettuare i necessari esami di laboratorio e formulare una corretta diagnosi.

La maggior parte delle opzioni di trattamento che richiedono più degli antibiotici di routine sono determinate dalla causa specifica di ciascun caso.

Prevenzione dalle infezioni

Il modo più semplice per prevenire o ridurre il rischio di un’infezione da tatuaggio è affidarsi a tatuatori di provata esperienza e che rispettano nella loro routine di lavoro tutte le fondamentali norme igieniche e sanitarie.

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Il rispetto delle procedure igieniche sanitarie è fondamentale per ridurre la possibilità di infezioni del tatuaggio

Le persone con un sistema immunitario indebolito, quelle con malattie trasmissibili attraverso il sangue o con infezioni della pelle dovrebbero di solito astenersi dal fare tatuaggi per evitare ulteriori complicazioni e il rischio di infettare gli altri.

Altre considerazioni che possono aiutare a ridurre il rischio di infezioni del tatuaggio sono:

  • Valutare la pulizia del salone prima di impegnarsi nella procedura. Un salone sporco è spesso un segno di un ambiente generale non igienico.
  • Avere la garanzia che il tatuatore usi aghi monouso e attrezzature sterilizzate.
  • Essere certo che il tatuatore utilizzi contenitori di inchiostro monouso e inchiostro approvato
  • Assicurarsi che il tatuatore usi un tampone sterile, un risciacquo o un lavaggio antisettico per pulire l’area della pelle tatuata prima di iniziare.
  • Essere certi che il tatuatore porti guanti sterili durante l’intera procedura.
  • Informare in anticipo il tatuatore se si ha la pelle sensibile in modo che possa pianificare modi per ridurre l’irritazione generale. Questo può comportare il completamento di tatuaggi in più sessioni.
  • Persone soggette ad allergie o che sono molto sensibili agli inchiostri dovrebbero chiedere in anticipo al tatuatore quali prodotti verranno usati.

Dopo aver fatto un tatuaggio, il rischio di infezione può essere ridotto in modo significativo con una cura di base da fare a casa, in particolare mantenendo pulito il sito del tatuaggio.

Ulteriori suggerimenti da seguire a casa per prevenire le infezioni del tatuaggio includono:

  • pulire la zona con sapone usando mani pulite e lavate
  • applicare pomate o creme antibiotiche da banco sul sito del tatuaggio una o due volte al giorno
  • coprire il sito del tatuaggio con garze o bende fresche e sterilizzate
  • usare idratanti per ridurre il rischio di cicatrici e prurito
  • indossare calze o guanti sulle mani, mentre si dorme o ci si rilassa, per evitare di graffiare  i nuovi tatuaggi

Altre complicazioni legate al tatuaggio

I ricercatori hanno monitorato attivamente solo i rischi associati ai tatuaggi negli ultimi decenni. Man mano che i tatuaggi diventano sempre più popolari, vengono fatti ulteriori studi per identificare potenziali complicazioni e come prevenirle.

Ulteriori complicazioni del tatuaggio documentate includono:

  • cicatrici
  • infezione che si verifica anni dopo la guarigione
  • infiammazione cronica associata al tatuaggio
  • sensibilità alla luce
  • neurosensibilità e dolore
  • pigmento che si diffonde ad altre aree della pelle
  • malattia dei linfonodi
  • cheratoacantoma, un tumore minore classificato come carcinoma a cellule squamose non melanoma

I tatuaggi non sono considerati un fattore di rischio per il cancro.

Conclusioni

Ogni volta che la barriera cutanea si indebolisce o il corpo è direttamente esposto ad agenti estranei, può verificarsi un’infezione. La maggior parte dei nuovi tatuaggi guarisce entro poche settimane.

Sebbene la maggior parte dei tatuaggi infetti guarisca con pomate antibiotiche o con la somministrazione di antibiotici per via orale, le infezioni della pelle e del sangue possono causare complicazioni potenzialmente letali.

Consultare sempre un dermatologo se i sintomi non migliorano entro poche settimane di cure di base o se sopravvengono sintomi di qualsiasi tipo legati al tatuaggio.


Riferimenti scientifici

Dieckmann, R., Boone, I., Brockmann, S. O., Hammerl, J. A., Kolb-Mäurer, A., Goebeler, M., … Al Dahouk, S. (2016, October 7). The risk of bacterial infection after tattooing: A systematic review of the literature. Deutsches Ärzteblatt International113(40)

Serup, J., Carlsen, K. H., & Sepehri, M. (2015, March 26). Tattoo complaints and complications: Diagnosis and clinical spectrumCurrent Problems in Dermatology48

Serup, J. (2017, March 10). How to diagnose and classify tattoo complications in the clinic: A system of distinctive patterns  Current Problems in Dermatology52

I 6 migliori rimedi casalinghi per la pelle grassa

La pelle grassa è una condizione che si verifica quando le ghiandole sebacee della pelle producono una quantità eccessiva di sebo.
Il sebo è la sostanza oleosa e cerosa che protegge e idrata la pelle ed è una sostanza vitale per mantenerla sana.

Tuttavia, troppo sebo può portare ad avere una pelle grassa, pori ostruiti e nel peggiore dei casi ad acne.

Gestire la pelle grassa richiede una cura della pelle quotidiana.

In questo articolo, parliamo dei rimedi casalinghi per aiutare a ridurre la pelle grassa senza l’utilizzo di farmaci con prescrizione medica.

Sintomi della pelle grassa

I sintomi tipici della pelle grassa sono, di solito, maggiormente visibili sul viso. Tra questi abbiamo:

  • aspetto lucido o grasso
  • pori molto grandi o evidenti sulla pelle
  • pelle che appare spessa o ruvida
  • brufoli occasionali o persistenti
  • pori e punti neri ostruiti
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Chi ha la pelle grassa può avere problemi a trovare il make-up adatto alla propria pelle, in quanto il trucco può mescolarsi al sebo, conferendogli una consistenza diversa.

I sintomi della pelle grassa e la loro gravità variano da persona a persona.
Anche la genetica può avere un ruolo importante nel modo in cui la pelle diventa grassa.

Cambiamenti ormonali o alti livelli di stress possono anche aumentare la produzione di sebo da parte del corpo.

Trattamento della pelle grassa

Vediamo adesso 6 modi in cui si possono ridurre i sintomi della pelle grassa, se questa diventa un problema.

1. Lavaggi regolari

Lavare regolarmente la pelle può ridurre la quantità di sebo. I seguenti metodi sono raccomandati per detergere una pelle tendenzialmente grassa:

  • Lavarsi con un sapone delicato e acqua tiepida.
  • Evitare saponi con fragranze, idratanti aggiunti o prodotti chimici aggressivi, che possono irritare o seccare la pelle, facendola reagire creando più sebo.
  • Evitare alcuni tipi di spugna vegetale (quelle derivate dalla Luffa) e salviette ruvide, poiché l’attrito può stimolare la pelle a produrre più sebo.
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Evitare saponi con fragranze o sostanze chimiche aggiunte e prediligere saponi naturali a base di glicerina

Se tutto ciò non è efficace, alcuni prodotti medicati per la cura dell’acne possono aiutare. Questi prodotti contengono acidi che possono aiutare a combattere la pelle grassa, come ad esempio:

  • acido salicilico
  • acido glicolico
  • beta-idrossi acido
  • perossido di benzoile

Tuttavia questi acidi possono essere irritanti per alcuni tipi di pelle.

Quando cominci ad utilizzare un nuovo prodotto, testalo prima su una piccola area di pelle per vedere come reagisce.

La giusta scelta dei detergenti per il viso può, in alcune persone, funzionare bene nel contrastare i problemi di pelle grassa.
Uno studio del 2015 ha rilevato che un detergente blando per il viso a base di sodium laureth carboxylate e alchil carbossilati è risultato efficace per combattere l’acne moderata, sebbene aumentasse la produzione di sebo in alcune aree del viso.

Per la maggior parte delle persone che hanno semplicemente la pelle grassa e non l’acne vulgaris, un sapone alla glicerina senza profumo e l’acqua calda possono bastare.

2. Utilizzare un tonico

I tonici astringenti che contengono alcol tendono a seccare la pelle. Tuttavia, secondo uno studio, gli astringenti naturali, come l’amamelide, possono avere proprietà lenitive sulla pelle.

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I tonici a base di amamelide sono naturalmente astringenti e possono aiutare ad avere una pelle più pulita

L’amamelide ha un alto contenuto di tannino che la rende un astringente e antinfiammatorio naturale. Molte persone con la pelle grassa usano l’amamelide come unico tonico.

In alcune persone, i tonici astringenti naturali possono far sembrare i pori dilatati più piccoli e rimuovere impurità o residui di trucco che potrebbero ostruirli.

Tuttavia, questi prodotti potrebbero non funzionare per tutti. Alcune persone potrebbero sperimentare pizzicore o prurito utilizzando tonici astringenti.
Se questo accade, potrebbe essere un segno di irritazione che può scatenare una maggiore produzione di sebo.

Sarebbe meglio testare qualsiasi nuovo tonico su una piccola zona di pelle per evitare potenziali irritazioni.

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3. Tampona il viso per asciugarlo

Quando si asciuga il viso dopo il lavaggio e l’uso del tonico, andrebbe tamponato delicatamente con un asciugamano morbido.

asciugamano viso
Tamponare delicatamente il viso senza sfregare è fondamentale per non irritare la pelle

Tuttavia, questo dovrebbe essere fatto con cura. E’ sconsigliato sfregare la pelle con un asciugamano o con un panno ruvido, in quanto potrebbe stimolare la pelle a secernere più sebo.

4. Utilizzare carta assorbente e tamponi medicati

Molte aziende producono carte assorbenti appositamente progettate per rimuovere il sebo dalla pelle.

Le carte assorbenti non trattano la produzione di sebo nella pelle, ma possono essere utilizzate per rimuovere il sebo in eccesso dalla pelle per tutto il giorno per farla apparire meno lucida.

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Il sebo in eccesso può essere rimosso con dei tamponi in fibra di cotone imbevuti

Si potrebbero provare anche dei tamponi di cotone che vengono medicati con ingredienti come l’acido salicilico o l’acido glicolico. Questi possono aiutare a rimuovere il sebo in eccesso durante il giorno, purificando i pori e la pelle.

5. Usare una maschera per il viso

Alcune maschere per il viso possono essere utili per il trattamento della pelle grassa. Queste possono contenere ingredienti come:

Argilla

Le maschere contenenti minerali come la smectite o la bentonite possono assorbire il sebo e ridurre la patina lucida sulla pelle, senza irritarla. Utilizzarle solo occasionalmente per evitare che la pelle si secchi e applicare successivamente una crema idratante delicata.

Miele

Uno studio riporta che il miele naturale grezzo ha qualità antibatteriche e antisettiche. Applicare per 10 minuti una maschera per il viso al miele può ridurre l’acne e la pelle grassa mantenendola morbida.

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Una maschera viso a base di miele e succo di limone aiuta a restringere i pori e a disinfettare la pelle

Fiocchi d’avena

Maschere contenenti farina d’avena colloidale possono aiutare a pulire la pelle. L’avena contiene saponine, antiossidanti e composti anti-infiammatori che possono lenire la pelle irritata.

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6. Applicare idratanti

Molte persone con la pelle grassa erroneamente evitano gli idratanti per paura che la loro pelle sembri unta, ma usando quelli giusti, chi ha questo tipo di pelle, ne può trarre beneficio.

Per le persone con pelle molto grassa, una crema idratante senza olii potrebbe aiutare a mantenere la pelle umida e protetta, senza appesantirla.

Anche l’aloe vera potrebbe essere una buona crema idratante per il trattamento di acne e pelle grassa.

Alcuni composti nell’aloe vera possono avere un effetto lenitivo naturale sulla pelle. Uno studio ha osservato che un prodotto deve contenere almeno il 10% di aloe per essere un efficace idratante.

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Il gel all’aloe è un ottimo idratante ma bisogna anche prestare attenzione agli altri ingredienti presenti nel cosmetico

Alcune persone scelgono di usare gel di aloe puro per idratare, ma devono essere consapevoli degli altri ingredienti presenti, specialmente dell’alcool denaturato, che potrebbe seccare e irritare la pelle.

Prevenzione

La pelle grassa legata alla genetica può essere difficile da prevenire. È difficile controllare anche la pelle grassa causata da cambiamenti ormonali.

La migliore prevenzione per la pelle grassa è trovare una routine di trattamento che funzioni per il proprio tipo di pelle e attenersi ad essa.

Quando si presenta la pelle grassa, si può essere tentati a nasconderla con il trucco. Tuttavia, alcuni prodotti, in particolare i prodotti a base oleosa, potrebbero peggiorare i sintomi o ostruire i pori.

Il trucco a base d’acqua può essere una scelta migliore per alcune persone.

Conclusioni

Sono tanti i rimedi casalinghi per la pelle grassa che si possono provare. Per alcuni di essi ci sono anche prove scientifiche che suggeriscono che possano essere in molti casi efficaci.

La migliore soluzione resta comunque consultare un dermatologo e analizzare con lui i fattori che potrebbero causare la pelle grassa.

Un soggetto con acne severa e sintomi di pelle grassa dovrebbe sempre consultare un dermatologo per trovare il modo migliore per proteggere la pelle e prevenire gravi complicazioni o cicatrici.

Se anche tu soffri di pelle grassa e vuoi raccontarci la tua esperienza lasciaci un commento nel box qui sotto!


Riferimenti scientifici

Chularojanamontri, L., Tuchinda, P., Kulthanan, K., & Pongparit, K. (2014, May). Moisturizers for acne What are their constituents? The Journal of Clinical and Aesthetic Dermatology7(5)

Del Rosso, J. Q. (2013, December). The role of skin care as an integral component in the management of acne vulgaris: part 1: The importance of cleanser and moisturizer ingredients, design, and product selection. The Journal of Clinical and Aesthetic Dermatology6(12)

Yokoi, A., Endo, K., Ozawa, T., Miyaki, M., Matsuo, K., Nozawa, K., … Takagi, Y. (2014, December). A cleanser based on sodium laureth carboxylate and alkyl carboxylates washes facial sebum well but does not induce dry skin  Journal of Cosmetic Dermatology13(4)

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