La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Caduta dei capelli: le cause vanno ricercate con la tricoscopia.

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I capelli come la pelle sono il biglietto da visita del nostro apparire e una loro alterazione, causata da eventuali malattie sottostanti, può influenzare negativamente il nostro vissuto. E’ quindi facile comprendere perchè molte persone ogni anno si prendono cura dei propri capelli, tentando di ottenere capigliature esteticamente sane e belle.

Però molto spesso un capello esteticamente sano e bello non deriva dalla sola cura estetica. Infatti molteplici sono i fattori che possono interferire sulla crescita e sull’aspetto estetico del capello.

Follicolo pilifero
Follicolo pilifero

Quali sono le cause della caduta dei capelli?

Oltre al bagaglio genetico, bisogna considerare la presenza di eventuali patologie associate, quali:

  • endocrinopatie
  • malattie autoimmunitarie
  • diete
  • carenze di ferro
  • anemie
  • carenze vitaminiche
  • gravidanze
  • allattamento
  • eventuali interventi chirurgici

che possono comportare a distanza di qualche settimana una caduta dei capelli.

Dobbiamo menzionare anche patologie dermatologiche infiammatorie e autoimmunitarie, che comportano una possibile alterazione del cuoio capelluto con conseguente coinvolgimento dei follicoli piliferi.

Anche gli stessi farmaci sono spesso chiamati in causa.

La classica caduta di capelli, che spesso molti pazienti lamentano deve essere quindi valutata caso per caso.

Per questo è necessario sapere se tale caduta sia solo momentanea e quindi magari fisiologica o espressione di un’alterazione patologica sottostante.

Il modo migliore per approcciare ad una visita specialistica per la valutazione del cuoio capelluto e dei capelli è l’astensione dal lavaggio per almeno 3-5 giorni.

Tale valutazione può e deve essere effettuata soltanto dallo specialista dermatologo, che oltre alla visita clinica, ad oggi si avvale di metodiche non invasive come la tricoscopia.

Cosa è la Tricoscopia?

Tale metodica, chiamato anche esame tricoscopico, consiste nell’osservazione del cuoio capelluto e dei capelli attraverso il dermatoscopio, normalmente utilizzato per il controllo dei nei, una speciale lente che permette di visualizzare dettagli ad alto ingrandimento (ingrandimenti, che vanno da 10X a 60X).

In questo modo ci permette di evidenziare alterazioni importanti del cuoio capelluto, in alcuni casi facendoci sospettare la presenza di patologie dermatologiche non coinvolgenti il solo cuoio capelluto o addirittura patologie non esclusivamente dermatologiche, ma patologie nelle quali l’alterazione del capello e/o del cuoio capelluto sono spia di un disordine internistico.

Il nostro organismo ci invia molti messaggi che scrive sulla nostra cute e i suoi annessi e che il dermatologo deve essere in grado di leggere e interpretare

Tricoscopia per il controllo dei capelli e del cuoio capelluto
Esame del cuoio capelluto e dei capelli con la Tricoscopia

Esempio di immagine acquisita con la tricoscopia.

A cosa serve la Tricoscopia?

La Tricoscopia ci permette di evidenziare:

  • la distanza interfollicolare
  • la densità per unità di superficie (normalmente superiore a 200-400 /cm2)
  • il calibro del fusto del capello, ricordando che il pelo terminale, intermedio e vello ha un calibro di 0,1-0,05 e 0,025 mm rispettivamente.

Inoltre la tricoscopia studia anche lo stato dell’epidermide e del derma del cuoio capelluto valutando la presenza di eventuali pattern vascolari in caso di patologie infiammatorie del cuoio capelluto.

Infine tale metodica ci premette di salvare le immagini che visualizziamo con il dermatoscopio in modo tale da poterle immagazzinare e confrontare nel tempo, per vedere anche gli effetti dei trattamenti effettuati.

Conclusione

Una corretta diagnosi deriva quindi dall’insieme dei dati anamnestici, dall’esame obiettivo e dagli aspetti dermatoscopici presenti alla tricoscopia, raccolti durante la visita effettuata dallo specialista.

Pertanto solo lo specialista dermatologo, attraverso una rielaborazione dei dati raccolti, può valutare o meno la presenza di elementi patologici presenti, valutando l’eventuale necessità di instaurare un regime terapeutico adeguato.


Riferimenti Scientifici

  1. Trichoscopy in Hair Shaft Disorders. Rudnicka L, Olszewska M, Waśkiel A, Rakowska A. Dermatol Clin. 2018 Oct;36(4):421-430.
  2. Trichoscopy Tips. Pirmez R, Tosti A. Dermatol Clin. 2018 Oct;36(4):413-420
  3. Scalp dermoscopy or trichoscopy. Lacarrubba F, Micali G, Tosti A. Curr Probl Dermatol. 2015;47:21-32

Impatto dell’inquinamento sulla pelle

Il mondo sta cambiando rapidamente. Il nostro corpo, a partire dalla pelle, è sottoposto sempre più a varie aggressioni chimico-fisiche da parte dell’inquinamento.

Diverse le conseguenze cutanee possibili:
  • Irritazione della pelle
  • Invecchiamento cutaneo precoce
  • Insorgenza di danno d’organo alla pelle
  • Comparsa di tumori cutanei

Una delle cause, spesso sottovalutate responsabili di tali manifestazioni è lo stress ossidativo che si manifesta essenzialmente a livello del derma. Lo stress ossidatvo consiste nella produzione di radicali liberi dell’ossigeno (ROS), in seguito all’interazione degli agenti atmosferici dell’inquinamento e la cute, e all’incapacità dei sistemi endogeni della pelle di neutralizzare i loro effetti lesivi 
La formazione dei ROS a livello cutaneo è favorita soprattutto da:

  1. particolato come ad esempio il PM10
  2. ozono
  3. idrocarburi arilici (AhR).

Secondo l”Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i numeri del fenomeno sono rilevanti e non deviono essere trascurati:

  • 92% – è la percentuale di persone in tutto il mondo che vivono in città che non rispettano gli standard di qualità dell’aria dell’OMS.
  • 6,5 milioni – è il numero complessivo di decessi (11,6% di tutti i decessi a livello mondiale) associati all’inquinamento atmosferico, sia quello indoorr degli edifici e abitazioni in genre sia quello esterno ambientale. Un numero che solo dal 2012 è raddoppiato.

In Europa, ogni persona perde un anno della propria aspettativa di vita a causa dell’esposizione al particolato (PM) dell’inquinamento atmosferico, soprattutto a causa di malattie cardiache e polmonari.
A livello cutaneo, invece, come accennato le manifestazioni cliniche sono varie e spaziano dall’aumentato rischio d’insorgenza di tumore della pelle, all’ipersensibilità cutanea, all’invecchiamento precoce della pelle, decolorazione, alla secchezza, alla perdita di luminosità e alla comparsa di lassità e perdita della fisiologica tessitura cutanea.

Siccome quando si parla di inquinamento in realtà ci si riferisce ad un mix complesso di sostanze che possono interagire con la pelle, la loro identificazione è spesso complessa e difficile.

Tuttavia, grazie agli esperimenti in vitro è possibile individuarli e studiarli cimentando le cellule cutanee con diversi agenti, noti per essere presenti nell’inquinamento.
Alcuni di questi inquinanti sono:

  1. il benzo-a-pirene
  2. la polvere urbana
  3. la polvere ultrafine
  4. lo scarico diesel.

Sorprendentemente, la vera minaccia spesso non proviene da queste particelle stesse; viene dalle sostanze chimiche che trovano un modo per legarle.

La polvere urbana contiene un cocktail di 224 sostanze chimiche tossiche – dagli idrocarburi poliaromatici ai pesticidi e ai metalli pesanti. E, mentre le particelle di inquinamento sono di solito troppo grandi per penetrare la pelle, molte di queste sostanze chimiche ad esse associate non lo sono. Il fumo di sigaretta è un altro importante inquinante e si è dimostrato che comprende oltre 6.000 sostanze chimiche.

I test di laboratorio sono in grado di misurare non solo il modo in cui le cellule reagiscono a diversi inquinanti, ma anche quali sostanze possono proteggerli dagli effetti negativi causati.

La relazione tra qualità dell’aria e condizioni della pelle

Esiste una chiara correlazione tra i picchi nell’inquinamento atmosferico e l’aumento del numero di persone che soffrono di problemi della pelle come l’acne, l’orticaria e l’eczema.
È evidete quindi che l’inquinamento atmosferico non è solo la causa di inestetismi cutanei ma anche di vere e proprie patologie dermatologiche.
Un recente studio svolto in Corea ha valutato gli effetti clinici degli inquinanti atmosferici all’aperto in pazienti con eczema cronico.
I ricercatori hanno misurato le concentrazioni giornaliere all’aperto di PM, di Ossido di azoto e composti organici volatili per stimare l’esposizione di ciascun paziente all’inquinamento atmosferico.
Hanno trovato una correlazione diretta tra la concentrazione di particolato esterno e la presenza di sintomi della dermatite, dimostrando che l’inquinamento dell’aria ambiente era un fattore aggravante della patologia a causa della compromossine della funzione barriera della cute.
Coloro che vivono in aree altamente inquinate hanno la pelle tendenzialmente più “secca” rispetto a coloro che vivono nei sobborghi più puliti, nonostante si dedichino maggiormente alla cura della propria pelle.

Misure anti-inquinamento per proteggere e ripristinare la pelle

  • Pulizia della pelle e del viso: si raccomanda un processo in 2 fasi per la pulizia. Il primo consiste nell’utilizzare una salvietta detergente o uno struccante per il trucco per poi lavarsi con un detergente per rimuovere qualsiasi residuo di trucco, sporco, sporcizia o inquinamento lasciato sulla pelle. I pennelli detergenti funzionano meglio del semplice uso delle mani per lavarsi il viso.
  • Niacinamide (Vitamina B3): E’ una vitamina da assumere in dosi giornaliere da 400 a 800 mg due volte al giorno.La Niacinamide è in grado di ridurre gli effetti negativi della polvere urbana, del fumo di sigaretta, della polvere diesel e del benzo-a-pirene.  Inoltre, è in grdi di aiutare la pelle e a ripristinare la sua barriera cutanea in modo tale che sia meno aggredible dagli agenti inquinanti.
  • Superossido Dismutasi (SOD): può essere assunto come integratore orale per aumentare le difese antiossidanti del corpo. Inoltre, ha proprietà anti-infiammatorie.
  • Idratazione: sia attraverso l’acqua potabile che l’utilizzo di selezionati prodotti dermocosmetici. L’idratazione è fondamentale per contrastare la secchezza cutanea che ricordo non è un inestetismo della pelle ma il chiaro segnale di un difetto funzionale della cute. 
  • Protezione UV: è ancora uno dei maggiori fattori di stress ambientale. Un prodotto con SPF deve sempre far parte della routine quotidiana per proteggere la pelle sia in estate sia in inverno.
  • Antiossidanti: sia in forma topica che orale. Essi includono vitamina A, C, D, complesso B e B3.

Proteggi la tua pelle

I rischi di danni cutanei dovuti all’inquinamento sono una realtà e la pelle è l’organo maggiormente esposto. 

E’ possibile proteggerla e preservarla per mantenere uno stato di salute ed evitare i segni dell’invecchiamento precoce e nei casi più gravi l’insorgenza di tumori.

 

Elenco malattie autoimmuni della pelle e degli autoanticorpi

Le malattie autoimmuni della pelle, chiamate patologie autoimmuni del connettivo, sono un gruppo eterogeneo di malattie, che da un punto di vista clinico possono manifestare segni e sintomi comuni tra di loro, a volte anche sovrapposti (overlap) e che di base riconoscono lo stesso meccanismo causale.

Le malattie autoimmuni della pelle si chiamano patologie autoimmunidel connettivo perchè le reazioni che causano tali manifestazioni avvengono a livello del derma, al di sotto dello strato superficiale epidermico, chiamato anche connettivo.

Infatti tutte le patologie autoimmuni del connettivo sono conseguenza di un meccanismo che prevede la produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario della persona che reagiscono e attacano “bersagli” propri, chiamati più esattamente antigeni self, ovvero della persona stessa.

Se volessi semplificare il concetto, gli anticorpi attaccano “strutture” specifiche dello stesso organismo che li ha prodotti e proprio per questo sono chiamati autoanticorpi.

Di seguito, ti presenterò dapprima un elenco completo delle diverse patologie autoimmuni del connettivo e poi quello degli autoanticorpi, quali sono gli esami da eseguire per valutare la loropresenza e qual è il loro significato per diagnosticare le diverse malattie autoimmuni.

Quali sono le malattie autoimmuni della pelle ?

Schematicamente l’elenco completo delle patologie autoimmuni del connettivo comprende le seguenti malattie, alcune delle quali, come potrai vedere, a loro volta è suddivisa e classficata in diverse varianti cliniche.

  • Lupus eritematoso:
    • Lupus eritematoso sistemico (LES)
    • Lupus eritematosi discoide (LED)
    • Lupus eritematoso cutaneo subacuto
    • Lupus neonatale
    • Overlap di due o più tipi di Lupus eritematoso
    • Overlap di Lupus eritematoso con altre patologie autoimmuni del connettivo
  • Sclerodermia
    • Sclerodermia cutanea (Morfea)
    • Slcerodermia sistemica (SSc)
      • Sclerodermia limitata (Scl) (Acrosclerosi, sindrome di CREST)      
      • Sclerodermia diffusa (Sclerodermia sistemica) (SS)
  • Dermatomiosite (DM)
  • Polimiosite (PM)
  • Sindrome di Sjögren (SS)
  • Patologie connettivali autoimmuni miste (MCTD)
  • Overlap e patologie autoimmuni del connettivo indifferenziate

Ognuna di queste malattie è caratterizzata dalla presenza di specifici autoanticorpi.

Qual è l’elenco degli autoanticorpi?

Prima di presentarti l’elenco degli autoanticorpi è importante tenere presnete che essi possono essere suddivisi in tre macro-categorie:

  • Autoanticorpi antinucleo che attacano il DNA celllulare
  • Autoanticorpi anticitoplasma che attaccano strutture e bersagli specifici del citoplasma della cellula
  • Autoanticorpi antifosfolipidi che attaccano specifiche proteine che legano i fosfolipidi anionici della cellula.

Nella seguente tabella trovi l’elenco di tutti gli autoanticorpi suddivisi per gruppo di appartenza.

AUTOANTICORPI
AntinucleoAnticitoplasmaAntifosfolipidi (aPL)
Anti-DNAAnti-mitocondrio

Anticardiolipina (aCL)

Anti-RNA

Antiribosomi

Lupus anticoagulants (LA)

Antiistoni

Anti-RNA transfer-sintetasi

Anticorpi anticofattore

Antiantigeni non istonici

ANCA (anticitoplasma dei neutrofili)

Anti-PR3

Anti-MPO

 

Malattie autoimmuni: quali sono gli esami da fare?

Quando è presente un sospetto di malattia autoimmune deve essere fatto l’esame del sangue (test sierologico) per dosare gli autoanticorpi presenti e per individuare e classificare la specifica malattia autoimmune.

I metodi per il dosaggio sierologico degli autoanticorpi sono molteplici e più tecniche possono essere usate per la determinazione degli stessi anticorpi.

Quali sono le Tecniche per il dosaggio sierologico?

La tecnica Elisa e l’immunofluorescenza indiretta sono le metodiche utilizzate per dosare gli autoanticorpi.

Per entrambe si usa il sierodel paziente, prelevato e separato dal sangue del paziente, che viene opportunamente testato e stimolato per valutare la presenza di reazioni che confermano la presenza di autoanticorpi.

Di seguito per ognuna delle due metodiche i dettagli tecnici di come funzionano

Test ELISA: come funziona?

Il test Elisa (Enzyme-linked immuno-sorbent assay) è una tecnica molto sensibile, poco specifica, poco soggettiva, poco costosa, adatta alle indagini di screening.

All’interno di pozzetti in piastre di polivinile o polistirene, vengono fatti aderire (mediante incubazione in idonee miscele di reazione) rispettivamente antigeni e o anticorpi noti.

Dopo la rimozione dell’eccesso di materiale mediante opportuni lavaggi, ai pozzetti “sensibilizzati” sono aggiunti in successione gli altri reagenti (materiale in esame per la ricerca di antigeni o anticorpi, anticorpi marcati con l’enzima,…) intervallati da lavaggi in grado di rimuovere ogni traccia di materiale che non sia legato al reagente precedente.

Per ultimo si aggiunge il substrato per l’enzima e la relativa miscela di reazione. La positività è data dalla comparsa del prodotto di reazione (colorato) dell’enzima sul substrato

Test Immunofluorescenza indiretta: come funziona?

Incubazione tra l’antigenee e un siero immune (o presunto tale).

Dopo si aggiunge un siero contenente anticorpi nei confronti delle immunoglobuline umane, coniugate con fluoresceina.

In caso di reazione positiva l’antigene si lega agli anticorpi del siero che vogliamo testare, cui si legano gli anticorpi anti-immunoglobuline umane, rendendo visibile al microscopio l’immunocomplesso.

Utilizzata principalmente per il dosaggio degli ANA.

ANTICORPI ANTINUCLEO (ANA): cosa vuol dire?

Gli anticorpi antinucleo (ANA) sono immunoglobuline specifiche per antigeni self contenuti nei nuclei cellulari.

Sono anticorpi non organo specifici, che possono essere presenti in diverse malattie autoimmuni del connettivo.

La metodica normalmente usata per la determinazione degli anticorpi antinucleo è l’immunoflurescenza indiretta, che può utilizzare o un substrato tissutale (fegato e/o rene di ratto) o un substrato cellulare (Hep-2).

Tale tecnica è utile sia per la definizione del titolo anticorpale, della classe immunoglobulinica, della capacità di fissare il complemento che per la determinazione della specificità antigenica per il DNA nativo, dove viene usato come substrato antigenico la Crithidia Luciliae , un protozoo emoflagellato, contenente il cinetoplasto, un organello ricco di DNA allo stato nativo.

La specificità antigenica di un ANA è valutata attraverso numerose metodiche:

  • l’emoagglutinazione passiva e le tecniche di precipitazione come l’immunodiffusione e la controimmunoelettroforesi, adatte ad evidenziare gli anti-ENA (anti-antigene nucleare estraibile);
  • i metodi radioimmunologici come la tecnica di Farr, attualmente usata per la determinazione degli anticorpi anti-DNA nativo
  • i metodi immunoenzimatici, indicati per la determinazione quantitativa degli anticorpi anti DNA nativo e denaturato, degli antiistoni e degli anti-ENA.

Anticorpi ANA positivo: cosa vuol dire?

Se il test sierologico rileva la presenza di anti-corpi ANA è possibile fare diagnosi di malattia autoimmune e più esattamente in base al atipo di Autoanticorpo Anti-DNA rilevato del tipo di malattia autoimmune.

Di seguito, l’elenco dei diversi tipi Anticorpi Anti-DNA e la tipologia di malattia autoimmune associata.

AnticorpiMalattia autoimmune
Anti-DNA

DNA doppia e monoelica

LES 50-83%, AR, Hashimoto, Graves,

DNA monoelica

Aspecifico

DNA doppia elica

LES raro

DNA-istone

Aspecifico

Anti-RNA

 

TR RNP

Scl (raro)

U3RNP

Scl (raro)

Antiistoni

H1,H2,H2B,H3,H4

LES da farmaci (95-100%), LES e altre malattie

Antiantigeni non istonici

Sm

LES 15-30%

 

U1RNP

MTCD 100%, LES 25-40%

 

SSA/Ro

SS 60-85%, LES 40%, LE neonatale, LE

Gli autoanticorpi anti-DNA nativo: cosa sono e in quale malattia autoimmune si riscontrano?

I siti antigenici sono le catene di desossiribosio e fosfato della molecola di DNA sia allo stato nativo che denaturato.

La valutazione del titolo può essere fatta sia con l’immunofluorescenza indiretta, che utilizza il substrato Crithidia Luciliae, che con l’ELISA.

Quest’ultima è la metodica usata più frequentemente perché è più sensibile rispetto all’Immunoflureoscenza indietta (IFI). Il risultato dell’IFI può essere negativo o positivo, mentre quello ottenuto utilizzando la metodica ELISA è riportato come un valore rispetto ad un range di normalità.

Gli anticorpi anti-DNA nativo sono caratteristici del Lupus Eritematoso Sistemico.

La loro presenza, generalmente associata ad un immunofluorescenza diretta positiva (lupus band test), interessamento renale, bassi livelli di complemento circolante, è un fattore prognostico negativo.

Un titolo di anti-DNA significativo(IFI positivo o titolo ELISA  2- 3 volte maggiore rispetto alla deviazione standard dalla media) conferma il sospetto clinico di LES.

Bassi titoli ( 2-3 volte inferiore rispetto alla deviazione standard dalla madia) sono indicativi di altre patologie: artrite reumatoide, tiroidite di Hashimoto, malattia di Graves, Waldeström, macroglobulinemia, MCTD, sclerodermia sistemica, patologia epatica autoimmune e  sindrome di Sjögren.

Un test negativo non esclude la diagnosi di LES, perché gli anti-DNA sono positivi solo nel 50-83% dei pazienti con LES.

Gli anticorpi Anti-Ro(SS-A): in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Caratteristici del LES e della sindrome di Sjögren, sono associati con il fenomeno della fotosensibilità, in particolare nei pazienti affetti dal Lupus eritematoso cutaneo subacuto.

Gli anti-Ro(SS-A) possono essere riscontrati anche nelle vasculiti.

Gli aplotipi più frequenti sono: HLA-DR3, DQ2 e DRw52. Alcuni studi suggeriscono che alla base ci sia una predisposizione genetica.

Gli anticorpi Anti-La(SS-B): in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Nel 90% dei casi si associanmo alla presenza degli anti-Ro(SS-A) e si riscontrano nel LES e nella sindrome di Sjögren.

Sia gli anti-Ro(SS-A) che gli anti-La(SS-B) sono utili nello studio di pazienti con manifestazioni cliniche di Lupus eritematoso sistemico o cutaneo subacuto con ANA test di screening negativo (Lupus Eritematoso ANA negativo).

Gli anticorpi antiU1RNP: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Sono presenti sia nel siero dei pazienti con MTCD che con LES.

Essi sono anticorpi diretti contro un complesso ribonucleoproteico costituito da due proteine e da un solo tipo di RNA ricco di uridina (U1RNA), che compone in parte anche l’antigene Sm.

Per definizione sono presenti nel 100% delle MTCD e approssimativamente nel 30% nei casi di LES.

Poiché l’incidenza del LES è maggiore di quella delle MTCD, la presenza degli anticorpi anti-U1RNP è fortemente sospetta di LES

La presenza di tali anticorpi si associa a: fenomeno di Raynaud, dismotilità esofagea, disfunzione polmonare e renale, artrite e miosite.

Gli anticorpi Anti-Sm: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Antiantigene nucleare estraibile (ENA), specifico per proteine complessate con almeno sei molecole di RNA nucleare a basso peso molecolare.

Sono diagnostici per LES (15-40%).

La maggior parte dei pazienti con anti-Sm hanno anche gli antiU1RNP, mentre non è vero il contrario che i pazienti con gli antiU1RNP hanno anche gli anti-Sm.

Gli anticorpi Anti-Scl70: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Sono anticorpi contro la topoisomerasi I, l’enzima che partecipa alla formazione della struttura terziaria del DNA.

Caratteristici della Sclerodermia sistemica, si associano alla variante più severa della malattia e pertanto sono utili nell’individuare i pazienti con interessamento sistemico cutaneo e/o degli organi interni da quelli con patologia limitata.

Gli anticorpi Anti-centromero: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

L’antigene è una proteina saldamente legata al DNA centromerico. È un marker sierologico della Sclerodermia nella sua variante più benigna, la forma limitata (70-90% dei casi).

Gli anticorpi Anti-RNA-polimerasi I, II, III: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Si ritrovano nella Sclerodermia sistemica (5-10%), in particolare nelle sue varianti più severe.

Gli anticorpi Anti-Jo1: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

L’antigene è l’istidil tRNA transferasi. gli anti-Jo1 sono marcatori sierologici della  Dermatomiosite e Polimiosite ( 25%) e la loro presenza si associa a fibrosi polmonare e alle lesioni cutanee delle mani.

Gli anticorpi Anti-PL7, -PL12, -E5, -O5: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Specifici per frazioni proteiche di vari tipi di RNA transfer-sintetasi. Sono marcatori sierologici della Dermatomiosite, dove presentano un’alta specificità, ma una bassa frequenza (1-5% dei casi).

Gli anticorpi Anti-PM1: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Definito anche PM/Scl si ritrova in circa il 30% dei casi di Polimiosite e fin nel 87% dei casi di Polimiosite con sovrapposta sclerosi sistemica.

Gli anticorpi Anti-RANA: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Gli anti-RANA (Rheumatoid Arthritis Nuclear Antigen) sono molto frequenti nell’Artrite Reumatoide (60-95% dei casi), ma non sono specifici.

Il ruolo svolto da questi anticorpi nella patogenesi delle connettivopatie non è ancora chiaro.

È stato dimostrato che gli anti-DNA nativo nel LES formano degli immunocomplessi a livello della membrana basale glomerulare dei pazienti con nefropatia.

Un simile meccanismo patogenetico è stato ipotizzato anche per gli anti-istoni, anti-RNP, anti-Sm e anti-SS/Ro.

Studi in vitro hanno dimostrato come gli anti-DNA nativo e gli anti-U1RNP penetrando nelle cellule reagiscono con antigeni intracellulari.

Altri ANA sono diretti contro i siti catalitici di enzimi nucleari coinvolti in processi cellulari essenziali, come la replicazione e trascrizione del DNA (anti-Scl70) e l’aminoacilazione di RNA transfer (anti-Jo1).

È stato dimostrato che tali ANA hanno in vitro la capacità di inibire il processo in cui è coinvolto il loro specifico antigene.

Tuttavia, attualmente risulta difficile stabilire una correlazione tra azione in vitro dell’anticorpo e aspetti clinici delle connettivopatie associate.

Anticorpi Anti-Citoplasma postivo: cosa vuol dire?

Trattasi di anticorpi non organo specifici, che si ritrovano a bassa frequenza in soggetti affetti da malattie reumatiche sistemiche.

Gli anticorpi Antiribosomi: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Sono diretti contro proteine ribosomiali e sono altamente specifici per il LES (5-10%).

Un particolare tipo di ribosoma, definito antiproteina P ribosomiale, sembra contraddistinguere i pazienti con LES e componente psicotica.

Gli anticorpi Anticorpi antimitocondrio: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Si possono riscontrare nel LES, nella Sclerodermia sistemica, mentre nella sindrome degli anticorpi antifosfolipidi si ritrova un particolare tipo di antimitocondrio, definito M5.

Gli anticorpi Anti-RNAtransfer-sintetasi: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Si manifestano in immunofluorescenza con una colorazione citoplasmatica e necessitano di tecniche di immunoprecipitazione per essere distinti e definiti. Si riscontrano nella Dermatomiosite e Polimiosite (5-30%).

Gli anticorpi ANCA: in quale malattia autoimmune si riscontrano?

Gli ANCA(anticorpi anti-citoplasma dei neutrofili) sono anticorpi diretti verso costituenti dei granulociti neutrofili. Gli ANCA sono di utile ausilio nella diagnostica delle vasculiti.

Sulla base del pattern rilevato all’immunofluorescenza si distinguono:

cANCA

Corrispondono all’antigene proteinasi 3 (PR3) e danno colorazione fluoroscopica granularedel citoplasma con accentuazione dell’area compresa tra i lobi nucleari. Nel 67-96% si ritrova nella granulomatosi di Wegener.

pANCA

Corrispondono alla mieloperossidasi (MPO) e danno una fluorescenza del nucleo e/o dell’area intorno al nucleo. Si può riscontrare nella glomerulonefrite necrotizzante paucimmune e proliferativa, nella poliangioite microscopica, nella sindrome di Churg- Strauss, nelle vasculiti overlap e nelle vasculiti da farmaci.

Anticorpi antifosfolipidi positivo: cosa vuol dire?

Sono gruppo eterogeneo di autoanticorpi specifici per complessi fosfolipide-proteina o per le singole componenti dei complessi, quali la β2-glicoproteina I (β2-GPI), la protrombina, l’annessina V, e i fosfolipidi anionici.

Essi possono essere dosati con varie metodiche ed è interessante segnalare come la positività-negatività del test può cambiare a seconda della tecnica utilizzata. Attualmente si utilizza ELISA perché ha una maggiore sensibilità rispetto agli altri.

La classificazione degli antifosfolipidi (aPL) è difficile, perché non ancora ben definita. Attualmente si possono distinguere le seguenti classi:

Anticorpi anti-cardiolipina (aCL)

Comprendono autoanticorpi per fosfolipidi di carica elettrica negativa che per complessi fosfolipide-proteine. Vengono così definiti perché per  ragioni storiche viene utilizzata come antigene nel metodo di determinazione la cardiolipina, ma talora essa viene sostituita con altri fosfolipidi acidici, quali la fosfatidilserina.

aPL veri

Si legano ai soli fosfolipidi e non hanno alcun significato clinico

aPL spuri

Si legano ai complessi di proteine e fosfolipide (β2-GPI) e sono legati alle manifestazioni cliniche della sindrome da aPL, caratterizzata da trombosi arteriose e/o venose, aborti ricorrenti, piastrinopenia

Lupus anticoagulant (LA)

Aanticorpi anti-β2-GPI, anti-protrombina, anti-fosfolipidi anionici e presentano la caratteristica di allungare il tempo di coagulazione in vitro nei test emocoagulativi fosfolipide dipendenti, come il tempo di tromboplastina parziale, il tempo del veleno di vipera Russel e il tempo di coagulazione con il caolino.

Tali anticorpi inibiscono la formazione del coagulo, inibendo la trasformazione della protrombina in trombina. La positività per LA è considerata più specifica per la sindrome da aPL che quella per aCL.

Anticorpi anticofattore

I cofattori sono proteine sieriche dotate di affinità per o fosfolipidi a carica negativa, che hanno la caratteristica di reagire con gli anticorpi specifici o da sole o legate ai fosfolipidi anionici in qualità di cofattori. Si ricorda la β2-GPI, la protrombina, l’annesinaV, la proteina c attivata, la proteina S e le LDL ossidate.

Gli anticorpi hanno un significato clinico piùspecifico per patologia autoimmune rispetto agli anticorpi diretti verso i fosfolipidi anionici. Tuttavia non possono essere considerati esclusivi delle patologie autoimmuni perché sono stati descritti anche in altre forme morbose come le malattie infettive.

Gli aPL si riscontrano anche:

  • Lupus Eritematoso Sistemico (50% dei casi)
  • Farmaci (cocaina, INFα, procainamide, idralazina, quinine, fenitoina)
  • Infezioni croniche (mononucleosi, CMV, HIV, HCV, leptospirosi, malaria, TBC, tifo, tripanosomiasi…)
  • Pazienti senza alcuna condizione morbosa (Sindr. da aPL primaria)
  • I pazienti che si rivolgono al dermatologo e hanno gli anticorpi anti-aPL, generalmente presentano livedo reticolare, porpora, necrosi e ulcere.

Conclusioni

Le malattie autoimmuni della pelle rappresentano da un punto di vista gestionale un gruppo complesso di manifestazioni non fosse altro anche per l’interpretazione dei test sirologici degli auto-anticorpi.

Chi soffre di una malattia auto-immune sa benissimo quanto sia importante farsi seguire dal proprio dermatologo e se presenti anche manifestazioni internistiche o articolari come la gestione debba essere necessariamente multidisciplinare nell’interesse della salute della persona.


 

Riferimenti Scientifici

  1. Pathogenic role of antiphospholipid antibodies: an update. Fujieda Y, Amengual O, Atsumi T. Lupus. 2018 Oct 3:961203318802016.
  2. Study of Antichromatin Antibodies As A Marker of Lupus Activity and Lupus Nephritis. Elsenosy FM, Mousa SG, Mohamed NA, Mohamed RH. Egypt J Immunol. 2018 Jan;25(1):113-124.
  3. DNA as a self-antigen: nature and regulation. Soni C, Reizis B, Curr Opin Immunol. 2018 Sep 24;55:31-37
  4. Fatigue in systemic lupus erythematosus and other autoimmune skin diseases. Tarazi M, Gaffney RG, Pearson D, Kushner CJ, Werth VP. Br J Dermatol. 2018 Sep 30
  5. Dermatomyositis associated with anti-MDA5 autoantibody. Collado MV, Gargiulo MLÁ, Gómez R, Gómez G, Pérez N, Suarez L, Taratuto AL, Aruj P. Medicina (B Aires). 2018;78(5):360-363.

Psoriasi e Lupus: quali sono le differenze?

La Psoriasi e il Lupus sono malattie cutaneee e sebbene condividano alcuni sintomi, sono completamente diverse una dall’altra.

Tuttavia, è possibile che una persona abbia sia il Lupus sia la Psoriasi o l’Artrite Psoriasica.

Cos’è la Psoriasi?

La Psoriasi è una malattia infiammatoria cronica e recidivante cutanea.

La malattia è caratterizzata da un eccesso di replicazione cellulare delle cellule della pelle che hanno una velocità di riproduzione aumentata. Se normalmente il ciclo cellulare a livello epidermico per il rinnovo dell’epidermide è di 28 giorni nella Psoriasi si riduce a 14. Tali cellule però se da un lato si riproducono ad un velocità aumentata dall’altro faticano a staccarsi dalla pelle stessa e pertanto si accumulano, una sopra l’altra favorendo la formazione di squame biancastre.

Tutte le aree del corpo possono essere interessate ed è frequente l’interessamento di:

  • cuoio capelluto
  • ginocchia
  • gomiti

Quando si manifesta alle ginocchia e ai gomiti la malattia si manifesta quasi sempre bilateralmente, sia da un lato sia dall’altro.

Chi soffre di Psoriasi sa benissimo che la malattia dura nel tempo alternando momenti di remissione ad altri di riacutizzazione delle manifestazioni.

Cos’è il Lupus?

Il Lupus, o Lupus Eritematoso Sistemico, è una malattia autoimmune dove il sistema immunitario si attiva contro cellule e tessuti dell’organismo causando diversi danni.

Questi danni possono colpire quasi tutti i sistemi del corpo, tra cui:

  • pelle
  • articolazioni
  • organi interni

Riconoscere per tempo tale patologia è fondamentale per iniziare terapie, generalmente sistemiche, mirate a contrastare e neutralizzare le reazioni autoimmuni prima che queste possano causare dei danni irreversibili a carico, soprattutto dei diversi organi interni.

Quali sono le somiglianze e le differenze tra Psoriasi e Lupus?

Il Lupus è una malattia meno frequente rispetto alla Psoriasi che invece è molto più comune.

Secondo la Lupus Foundation of America sono circa 1,5 milioni i casi di Lupus negli Stati Uniti. In confronto, la National Psoriasis Foundation stima che la Psoriasi colpisce circa 7,5 milioni di Americani e che una percentuale variabile dal 10 al 30% svilupperà anche l’Artrite Psoriasica.

Chi sono i soggetti maggiormente colpiti?

La Psoriasi può interessare persone di qualsiasi età anche se la malattia si manifesta generalmente nella fascia di età tra i 15 e i 35 anni.

Anche il Lupus si manifesta in particolare modo tra i 15 e i 44 anni e come riportato anche dalla Lupus Foundation of America le donne di colore hanno hanno una probabilità 2-3 volte maggiore di sviluppare il Lupus rispetto alle donne caucasiche.

Qual è la patogenesi del Lupus e della Psoriasi?

Considerare la Psoriasi e il Lupus sono delle malattie con interessamento cutaneo è un errore in quanto entrambi comportano ripercussioni a livello dell’organismo in toto. In particolare, chi soffre di Psoriasi ha anche una reazione infiammatoria sistemica interna, la cui manifestazione sulla pelle ne è la dimostrazione,  che perdurando nel tempo comporta dei danni soprattutto al sistema cardiovascolare, a quello articolare nonchè comportare delle disfunzioni a livello del metabolismo.  Il Lupus invece a causa degli anticorpi presenti causa un danno diretto a livello degli organi interni quali il rene e l’apparato cardio-vascolare. 

Quali sono le cause del Lupus e della Psoriasi?

Di entrambe le malattie sono noti i fattori scatenanti ambientali, ad esempio il sole per il Lupus e i traumi fisici per la Psoriasi così come che trattasi di patologie complesse e articolate dove concorrono diversi fattori immunitari e infiammatori che insieme orchestrano attivando e mantenendo i processi infiammatori tipici di ognuna. Fortunatamente con la ricerca sta scoprendo sia per una sia per l’altra i fini meccanismi che regolano e alimentano tali reazioni e ciò comporterà sempre più un approccio terapeutico mirato con farmaci in gradi di agire si meccanismi specifico infiammatori.

La Psoriasi e il Lupus sono malattie contagiose?

Né il Lupus né la Psoriasi sono malattie contagiose. Non è possibile contrarre una di queste condizioni o passarla a un’altra persona.

Qual è la prognosi del Lupus e della Psoriasi?

La Psoriasi e il Lupus  sono malattie croniche che durano nel tempo alternando momenti di attivazione dei segni e sintomi a altri silenti. Intervenire sui fattori di rischio, quali ad esempio l’obesità per la Psoriasi o l’esposizione al sole per il Lupus, associato alle cure specifiche per ognuna di esse è molto importante per gestirle in modo tale da allungare quanto più possibile la fase di remissione con intervalli lunghi di assenza della malattia in fase acuta.

Quali sono i sintomi e i segni della Psoriasi e del Lupus?

Possono manifestarsi su tutto il corpo e possono essere particolarmente evidenti sulla pelle o a livello della funzionalità della articolazioni che può essere fortemente limitata e compromessa.

psoriasi-lupus
Immagine: Psoriasi (sx) – Lupus (dx)

Le manifestazioni della Psoriasi sono le più varie non fosse altro perché sono diverse le sue varianti cliniche:

Le manifestazioni più comune e note sono:

  • chiazze o placche arrossate e squamose di dimensioni variabili
  • chiazze arrossate e essudati
  • piccole chiazze minute sparse sul corpo
  • dolore e tumefazioni alle articolazioni

Il sintomo più frequente che i soggetti riferiscono è il prurito.

I pazienti con Lupus, invece, possono manifestare:

  • febbre
  • affaticamento
  • eruzione rossa al viso, simile alla forma di farfalla, che interessa le guance e il dorso del naso.
  • dolori articolari
  • placche arrossate e in parte come se fossero squamose localizzate al corpo in particolare nelle zone fotoesposte come il viso, elici delle orecchie, dorso e al dorso delle mani.
  • dita delle mani o dei piedi che diventano blu o bianche per l’esposizione al freddo (fenomeno di Raynaud)

Qual è la cura della Psoriasi e del Lupus?

L’approccio terapeutico è in funzione dell’entità e dello stato della malattia al momento della visita.

Ad ogni modo, da un punto di vista puramente didattico i trattamenti possibili iper la Psoriasi sono:

  • corticosteroidi topici soprattutto associato a derivati della vitamina D come il calcipotriolo.
  • acido salicilico
  • derivati della vitamina D quali il calciportriolo
  • retinoidi
  • farmaci biologici
  • terapia della luce UVB
  • Metotrexato
  • Ciclosporina

Se oltre alle manifestazioni cutanee sono presenti dolori articolari a causa dell’interessamento delle articolazioni da parte della Psoriasi possono essere indicati e consigliati farmaci anti-infiammatori e anti-reumatici

Invece nel caso del Lupus, i trattamenti possibili sono:

  • farmaci antinfiammatori per dolori articolari
  • corticosteroidi per ridurre l’infiammazione
  • farmaci immunosoppressivi
  • farmaci antireumatici

Come si fa diagnosi di Psoriasi e Lupus?

La diagnosi è dermatologica, sempre! Evitare assolutamente il fai da te sia per quanto riguarda la diagnosi sia il trattamento per evitare inutili perdite di tempo  che potrebbero compromettere la funzionalità degli organi di una persona con Psoriasi o Lupus.

Il dermatologo per fare diagnosi di una o dell’altra malattia oltre all’osservazione clinica delle manifestazioni cutanee delle malattie può eseguire, nei casi dubbi, una biopsia cutanea e soprattutto nel caso del Lupus delle indagini bioumorali (esami del sangue) per documentare la presenza di auto-anticorpi specifici.

Quando le malattie citate oltre alle manifestazioni cutanee interessano anche le articolazioni la gestione del paziente, nel suo interesse, deve prevedere un approccio multidisciplinare che veda coinvolti sia i dermatologi sia i reumatologi.

Qual è la prognosi della Psoriasi e del Lupus?

Come scritto prima sono patologie croniche che perdurano nel tempo che è possibile curare e gestire senza improvvisare in modo tale da evitare che si possano verificare danni sistemici o limitazioni funzionali alle articolazioni. Tutto ciò è possibile con l’intervento tempestivo del dermatologo che confermata la diagnosi, di una o dell’altra, sarà in gradi di prendere in cura in paziente consigliando di volta in volta cosa fare e non fare per gestire la fase acuta della malattia e allungare il più possibile l’intervallo libero di malattia. 

Malattie veneree: cosa sono e quali sono

A volte capita che mi chiedano se mi occupo anche di Vene Varicose dopo aver letto che il titolo di specializzazione in Dermatologia e Venereologia associando il termine Venereologia a quello delle patologia vascolari.

La Venereologia non ha nulla a che vedere con la patologia vascolare e il suo nome deriva dalla dea Venere si riferisce a tutt’altre malattie.

La Venereologia è la specializzazione medica dedicata allo studio, alla diagnosi e alla cura delle malattie a trasmissione sessuale, chiamate anche malattie veneree.

Cosa c’entra la dea Venere con le malattie sessualmente trasmesse?

Il termine Venereologia deriva appunto da Venere, nome dalla dea romana dell’amore e della pace.

Nella mitologia greca la dea Venere, figlia di Zeus, era conosciuta con il nome di Afrodite.

Omero narra che Venere, andata in sposa ad Efesto trascurava i propri doveri domestici e coniugali e si dedicava quasi esclusivamente ai suoi amori con altri dei e mortali. Uno dei suoi figli mortali era Enea, avuto dal suo amante Anchise, Re di Dardania.

Pertanto, il nome Venereologia è legato alla dea Venere proprio per il suo stile di vita che non disdegnava molteplici rapporti sessuali.

Cosa sono le malattie sessualmente trasmesse?

Le malattie sessualmente trasmissibili sono tutte quelle infezioni che riconoscono come modalità di contagio i rapporti sessuali e che si possono manifestare a livello genitale ma anche in altre parti del corpo come ad esempio il cavo orale, in questo caso si tratta di malattie contratte con il sesso orale, o le mani.

Il contagio sessuale è generalmente diretto da un partner infetto ad un altro.

In questo caso l’infezione si manifesterà nella zona in cui avviene in contatto. Pertanto se il contatto avviene tra un genitale infetto ed un altro, quest’ultimo manifesterà la malattia sessualmente trasmesse ai genitali. Se invece il contatto avviene tra un genitale infetto e un’altra zona del corpo, quale la mano sarà quest’ultima a manifestare l’infezione.

E’ possibile tuttavia anche il contagio indiretto attraverso indumenti o letterecci. Infine, per alcune malattie sessualmente trasmesse è possibile la trasmissione materno-fetale durante la gestazione con passaggio trans-placentare dell’infezione oppure durante il passaggio del neonato attraverso il canale del parto.  

A quando risalgono le malattie sessualmente trasmesse?

Le prime notizie storiche delle malattie veneree (malattie sessualmente trasmissibili) risalgono al 1550 a.C in Egitto anche se indicazioni per evitare il contagio di una malattia caratterizzata da secrezione uretrale sono riportate anche nella Bibbia (Levitico 15).

Le malattie sessualmente trasmesse sono frequenti?

Considerato che solo per alcune delle malattie sessualmente trasmissibili è obbligatoria la segnalazione all’ufficio igiene, le informazioni sui dati riguardanti i casi di tutte le diverse malattie sessualmente trasmissibili sono eterogenei a volte anche incompleti.

Tuttavia, negli ultimi 30 anni nei Paesi occidentali si è osservato un netto aumento dell’incidenza delle malattie a trasmissione sessuale, dovuto ai cambiamenti del costume  e degli atteggiamenti culturali rispetto alle abitudini sessuali e all’aumento degli spostamenti delle diverse popolazioni.

A tutto ciò deve essere aggiunta la promiscuità dei soggetti giovani che spesso non sono a conoscenza del rischio delle malattie sessualmente trasmesse e soprattutto di quali sono tali malattie.

Quali sono tutte le malattie sessualmente trasmesse?

Le malattie a trasmissione sessuale sono rappresentate da:

Papillomavirus

Papillomavirus, responsabili di condilomi acuminati.

L’HPV identifica una famiglia di virus con più di 100 specie diverse che nelle zone infettate possono causare verruche o condilomi. Se tali infezioni, anche se contagiose e infettive sia per autoinoculazione sia per contatto inter-personale sono benigne, alcune specie di HPV sono in grado di indurre nella sede in cui si insediano la comparsa di lesioni tumorali.

In questo casi la donna è più a rischio e la zona prevalentemente interessata è la cervice uterina. In questo casi sono circa 45 i sierotipi implicati nell’indurre l’insorgenza di possibili tumori a livello della cervice.  

Chlamydia Trachomatis

Chlamydia Trachomatis è un’infezione batterica e i sierotipi D-K sono quelli maggiormente responsabili sia di uretriti nell’uomo sia di cerviciti nella donna.

La Clamidia è anche responsabile di cervico-vaginiti. Ci sono poi altri sierotipi, più esattamente L1, L2, L3 che sono responsabili della Linfogranulomatosi venerea chiamata anche Malattia di Nicholas-Favre.

Candida Albicans

Candida Albicans è un lievito che vive normalmente nel nostro intestino e che per una questione di vicinanza anatomica tra l’ano e la vagina spesso è responsabile di vulvo-vaginiti che in una buona percentuale dei casi è asintomatica.

Nell’uomo, invece, che ovviamente la contrae con i rapporti sessuali è la causa di balano-postite. La Candida è la malattia sessualmente trasmessa più frequente e un altro fattore di rischio per contrarre l’infezione è la presenza di Diabete.

Herpes Simplex

Herpes Simplex, in particolare il tipo 2, è la causa dell’Herpes genitale. La malattia si caratterizza per la comparsa di diverse vescicole, raggruppate tra loro, simili agli acini di un grappolo d’uva.

Le vescicole sono caratterizzate al loro interno da un liquido sieroso e facilmente erompono lasciano la mucosa genitale o la pelle interessata erosa ed essudante.

Quando presente l’Herpes genitale è doloroso e particolarmente fastidioso e una volta guarito tende a recidiva se si verificano alcune condizioni favorenti quali l’immunodepressione o stress immulogico (cambi d stagione, assunzione di farmaci o altre malattie)

HIV

HIV,responsabile dell’AIDS. L’AIDS si riferisce ad un complesso di manifestazioni infettive o tumorali che si manifestano secondariamente  ad un abbassamento delle difese immunitarie , in particolare dell’immunità cellulare dei linfociti T Helper da parte del retrovirus HIV causa della malattia.

Sifilide

Sifilide è una malattia causata dal Treponema Pallidum. I casi di Sifilide negli ultimi anni sono in aumento. E’ una malattia che si caratterizza per la presenza di manifestazioni cliniche differenti e varie, motivo per cui la Sifilide viene chiamata la grande imitatrice, e che alterna fasi con manifestazioni attive della malattia ad altre di remissione.

Alcuni storici ritengono che nel vecchio continente si sia diffusa a partire dal 1492 grazie ai marinai di Cristoforo Colombo di rientro dal nuovo mondo.

Già nel 1495 si verificò la prima epidemia a Napoli e già allora i due medici veneziani Cumano e Benedetto compresero che la malattia si diffondeva con i contatti sessuali diretti o indiretti.

Ulcera molle

Ulcera molle è un’infezione sessuale dovuta all’Haemophilus Ducrey. E’ una malattia nota anche con il nome di Cancroide o di Ulcera venerea.

Gli uomini sono più colpiti rispetto alle donne. Si chiama ulcera molle in contrapposizione all’ulcera del Sifiloma primario della Sifilide che si presenta di consistenza aumentata, duro alla palpazione. E’ endemica in Africa e in Asia dove rappresenta la causa più frequente delle ulcere genitali. Periodicamente sono segnalati casi anche in Italia.

Già dopo una settimana dal contagio, nel 65% dei casi si manifestano già le lesioni ulcerative che possono essere 2 oppure 3.

Le ulcere non sono dolorose e se non riconosciute tempestivamente dopo altri 8-10 giorni si manifesta un ingrossamento dei linfonodi inguinali (linfoadenopatia), che quando presente si localizzata all’inguine sinistro o solo al destro.

I linfonodi ingrossati tendono a confluire insieme e a colliquare con la formazione di una fistola.

Granuloma inguinale

Granuloma inguinale o Donovanosi  è chiamata anche Granuloma ulcerativo dei genitali o Granuloma venereo tropicale.

E’ una malattia rara in Europa mentre è più frequente nelle zone tropicali e sub-tropicali quali Asia, Africa e America meridionale. Dopo il contagio l’incubazione può durare diverse settimane prima che si manifesti.

La causa del Granuloma inguinale è un’infezione batterica dovuta al Calymmatobacterium granulomatis ( o Klesbiella granulomatis o Donovania granulomatis).

Anche in questo caso si manifesta con la comparsa di un’ulcera di consistenza dura e non dolente che può peggiorare fino alla formazione di una lesione vegetante che in alcuni casi evolve fino alla necrosi.

La manifestazione non guarisce spontaneamente e tende a perdurare per diversi anni. Il granuloma inguinale non si associa ad un interessamento dei linfonodi.

E’ una malattia che deve essere distinta dalla Sifilide e dalle manifestazioni cutanee dovute al morbo di Crohn.

Conclusioni

Il dermatologo è lo specialista di riferimento per tutte le malattie sessualmente trasmesse e se avessi notato la comparsa di manifestazioni ai genitali non esitare a contattarlo.

Infine, per evitare il contagio è molto importante evitare i rapporti a rischio, usare sempre il profilattico e per le donne eseguire la vaccinazione anti-HPV

 

Herpes sulla lingua: come si manifesta e si cura

L’Herpes è una malattia virale che può colpire diverse parti del corpo, anche se in misura maggiore i genitali e le labbra. Questa malattia può manifestarsi anche alla lingua.

Quando l’Herpes si manifesta alla lingua è particolarmente fastidioso se teniamo presente che la lingua svolge molteplici funzioni finalizzate alla masticazione e deglutizione del cibo ma anche idratazione del cavo orale, le quali sono tutte compromesse quando presente l’infezione.

Segni e sintomi dell’Herpes sulla lingua

Herpes sulla lingua inizia con un formicolio, prurito e sensazione di bruciore. Poi compaiono le bolle o le vescicole che rompendosi formano delle ulcere più o meno grandi, dolenti sia spontaneamente sia soprattutto quando si mangia.

Tali sintomi, accompagnati da dolore, febbre e gonfiore dei linfonodi del collo, sono gli stessi dell’Herpes labiale e simili a quelli dell’Herpes del naso o del viso in genere.

L’Herpes sulla lingua è doloroso?

Sì! L’Herpes sulla lingua è doloroso.

Inizialmente la malattia è caratterizzata dalla fase prodromica, dove sono presenti solo i sintomi descritti, poi da quella infiammatoria, quando compaiono le bolle e/o le vescicole, poi la fase crostosa e infine dalla guarigione.

I sintomi dell’Herpes della lingua aumentano e raggiungono il massimo dell’intensità quando compaiono le vescicole e le bolle mentre quando sono presenti le croste è per lo più un fastidio data la difficoltà oggettiva durante la masticazione o deglutizione.

Eruzione di Herpes sulla lingua: come si manifesta

Una persona potrebbe avere il virus dell’Herpes Simplex e non per questo manifestare alcuna infezione, segni o sintomi della malattia. Quando invece per vari motivi, intrinseci o estrinseci, si dovessero creare delle condizioni favorevoli, il virus da latente potrebbe attivarsi causando l’Herpes e quando ciò si verifica sulla lingua essere la causa dell’Herpes della lingua.

Quanto dura l’Herpes sulla lingua?

L’Herpes sulla lingua può durare circa 10 giorni. Questi sono dieci giorni di dolore e grande disagio nel mangiare e parlare. Le vesciche e le ferite possono comparire sulla superficie superiore della lingua, sul lato inferiore (herpes sotto la lingua), sui bordi (herpes sul lato della lingua) e fino alla punta.

L’Herpes sulla lingua può andare via?

L’herpes sulla lingua scompare dopo una decina di giorni, anche se non è stato seguito alcun trattamento. La malattia è ricorrente: può comparire di nuovo in qualsiasi momento perché il virus che lo causa rimane nel tuo corpo.

Che aspetto ha l’Herpes sulla lingua?

I segni di Herpes sulla lingua possono essere confusi con i sintomi di altre malattie quale ad esempio le afte.

L’Herpes sulla lingua è noto anche con il nome di stomatite erpetica.

A volte, i soggetti che soffrono di Herpes sulla lingua sanno bene che il cibo troppo caldo e l’uso di alcuni farmaci come l’aspirina, la penicillina, i farmaci usati nella chemioterapia, la fenitoina e le sulfonamidi possono slatentizzare il virus e causare una riaccensione della malattia.

Le cause dell’Herpes sulla lingua

L’Herpes della lingua è una malattia virale.

Il virus che più frequentemente causa questa malattia è il virus Herpes simplex di tipo 1 che è anche la causa di Herpes labiale e di altri tipi di Herpes che attaccano la parte superiore del corpo e specialmente gli organi che si trovano sopra il collo.

Il virus Herpes simplex di tipo 2, invece, è responsabile delle infezioni a livello genitali anche se meno frequentemente di quelle a livello della lingua.

L’Herpes sulla lingua è contagioso?

Questo virus si diffonde da una persona all’altra per contatto con il liquido presente nelle lesioni da herpes. Qualsiasi contatto che hai con una persona che trasporta il virus potrebbe essere fatale perché il virus è sempre in agguato. I rapporti sessuali sono molto una delle possibili cause di infezioni e diffusione del virus.

Se si soffre di herpes sulla lingua si dovrebbe evitare di baciare un bambino perché è molto possibile la trasmissione del virus. Dovresti anche evitare le relazioni sessuali durante l’eruzione perché potresti contagiare il tuo partner.

Puoi prendere l’Herpes sulla lingua?

La probabilità di contrarre la malattia sulla lingua è maggiore nel caso in cui ci siano rapporti sessuali con partner che hanno l’infezione in fase attiva e la sede di contatto è il cavo orale.

Il virus infatti è presente nelle vesciche e nelle ferite e tramite queste una persona sana che viene a contatto può essere contagiata.

Diagnosi dell’Herpes sulla lingua

La diagnosi dell’Herpes sulla lingua è possibile grazie al dermatologo per evitare con il fai da te di sbagliare diagnosi pensando ad esempio si possa trattare solo di Aftosi.

Nei casi difficili, a volte capitano, la conferma si può avere dopo un prelievo di sangue per controllare i calori degli anticorpi IgM e IgG specifici per il virus erpetico.

Gli esami del sangue più affidabili per diagnosticare l’herpes comprendono i test HerpeSelect ™ e Herpes Western Blot.

Trattamento per l’Herpes sulla lingua

Gli antibiotici non servono in quanto trattasi di malattia virale.

Siccome applicare trattamenti locali sulla lingua potrebbe essere poco pratico, il dermatologo consiglia la somministrazione di antivirali da assumere più volte al giorno, dipende dalla molecola, di solito per un periodo di una settimana.

L’Acyclovir è uno dei farmaci comunemente indicato per la cura dell’Herpes sulla lingua che è in grado di bloccare la riproduzione del virus.

Il virus però dopo che è stato curato non viene anche debellato dall’organismo dove torna ad essere silente fino a quando non si verificheranno nuove condizioni tali da favorire la reinfezione nuovamente.

Oltre all’Aciclovir, altri possibili principi attivi sono: Famciclovir e Valacyclovir i cui marchi sono rispettivamente Famvir® e Valtrex®. L’uso di Famvir è controindicato nei bambini e nei pazienti intolleranti al lattosio.

Sebbene i ricercatori di virus si siano preoccupati di trovare un vaccino contro l’herpes di tipo 1 e l’herpes di tipo 2, questo tipo di trattamento non è ancora disponibile. Quindi non c’è una cura preventiva per l’herpes sulla lingua. I farmaci contro l’herpes sulla lingua combattono la malattia, ma non eliminano il virus che la causa.

Antibiotici per l’Herpes sulla lingua?

Molte persone affette da herpes pensano di poter usare gli antibiotici per il trattamento di questa malattia e quando cercano informazioni in rete usano spesso la frase “antibiotici per l’Herpes”.

Gli antibiotici sono attivi nei confronti delle infezioni causate dai batteri e non dai virus. Poiché l’herpes è causato da un virus, gli antibiotici non devono essere utilizzati!

Tuttavia, è stato pubblicato uno studio nel 2009 che ha riportato come i pazienti con Herpes che avevano un trattamento con Doxycycline gel, un antibiotico,  erano guariti prima e avevano avvertito meno dolore rispetto ai pazienti che non avevano seguito la stessa cura.

Conclusioni

L’Herpes sulla lingua è una malattia ricorrente che provoca ferite dolorose. È causato dal virus dell’Herpes Simplex e i suoi segni possono essere confusi con i segni delle afte.

Consultare sempre il dermatologo per una diagnosi certa quando presenti manifestazioni sulla lingua per evitare ritardi diagnostici e inutili perdite di tempo con il fai da te.

Tumori della pelle: come riconoscerli

Nei giorni scorsi ho postato sulle pagine social di Myskin un’immagine della pelle del viso con tre diverse “macchie”, una piana e di colore marrone, l’altra rilevata, crostosa e di colore nero e l’ultima piana, rosa e finemente squamosa.

Tumori della pelle - Myskin
Immagini di tumori della pelle © Dottor Alessandro Martella – dermatologo

Due erano benigne e solo una maligna.

Ho chiesto: “Qual è secondo voi il tumore della pelle?

Tantissime e varie le risposte, sia da parte degli utenti, sia da parte dei colleghi dermatologi sia quelle degli specializzandi in dermatologia.

Se per i colleghi la risposta era più facile perché hanno riconosciuto immediatamente il tumore della pelle, ben diverse sono state le risposte degli utenti.

Devo ammettere che l’intento del post non era far indovinare la diagnosi, che tra poco vi svelerò, quanto dimostrare come l’attenzione e la preoccupazione di un utente, che potrebbe essere anche un paziente, per una data macchia della pelle varia da soggetto a soggetto.

Immaginiamo ad esempio se quelle stesse macchie fossero state presenti sulla pelle di ogni utente che ha risposto alla domanda, quale avrebbe attirato la sua attenzione tanto da farla sottoporre al dermatologo?

Il paziente, così come l’utente, spesso ritiene che ciò che sembra brutto sulla pelle è pericoloso!

Ma cosa è brutto?

Il concetto di brutto è soggettivo e non riproducibile in quanto varia da persona a persona e le tre diverse manifestazioni della foto postata sui social lo dimostrano. Per alcuni era la lesione numero uno, per altri la due per altri ancora la tre.

E’ ritenuta brutta una macchia molto scura, oppure rilevata sul piano cutaneo, oppure se ricoperta di peli, oppure peduncolata o se ruvida.

Non necessariamente una macchia della pelle ritenuta brutta dalla persona significa che è anche pericolosa e quindi un tumore della pelle.

Definire brutta una macchia è solo una percezione individuale che non è funzionale per l’autocontrollo periodico della propria pelle, così come quella del coniuge o del familiare per sospettare una lesione veramente dubbia e potenzialmente perisolosa.

E’ importante, invece, avvalersi di informazioni che, a differenza delle percezioni, sono oggettive ed è possibile applicare sempre.

Informazioni che devono essere utilizzate quando, oltre alla propria pelle, si controlla quella del partner ma anche quella dei figli e dei genitori anziani, i quali spesso hanno problemi di vista e non sono in grado di osservare e rilevare la presenza di manifestazioni cutanee potenzialmente pericolose.

Siccome il Melanoma non è l’unico tumore cutaneo possibile, le informazioni alle quali facevo riferimento possono essere applicate per la diagnosi precoce dei diversi tumori cutanei, ovvero per individuare tutte quelle che potrebbero essere possibili lesioni dubbie.

Alla persona, sono necesarie tutte quelle informazioni che possono aiutarla ad individuare le manifestazioni sulla pelle che oggettivamente presentano degli aspetti tali da destare la sua attenzione perchè poi possa chiedere il consulto del dermatologo.

In assenza di tale collaborazione medico-paziente, anche se il dermatologo è in possesso della più innovative stumentazioni diagnostiche l’obiettivo di una diagnosi precoce rischia di venire a mancare.

Se in La prevenzione teoria e pratica ribadivo che la prevenzione è essenzialmente uno stile di vita, oggi desidero condividere con te le seguenti informazioni da tener presente quando osservi la pelle dei tuoi figli, la tua e del tuo partner e quella dei tuoi genitori anziani.

Sappiano bene che i tumori della pelle sono più frequenti nel giovane adulto e nell’anziano ma ciò non significa che non si possono verifcare anche nei bambini, dove il problema è possibile anche se raro.

Anche se le diverse tipologie di tumore possono essere differenti nelle diverse fascie d’età, di seguito troverai le informazioni per sospettare la presenza di lesioni dubbie che potrebbero essere importanti per la diagnosi precoce da parte del dermatologo di uno dei possibili tumori della pelle.

Ragazzi e bambini: a cosa prestare attenzione?

Presta attenzione alla comparsa di nuove macchie di colore nero, marrone o rosa che compaiono improvvisamente e che che si accrescono velocemente in poco tempo: settimane, mesi per intenderci.

Quando ciò si verifica riguarda solo una macchia pertanto potresti trovare, ovvervando il corpo dei tuoi figli la presenza di diversi nei ma solo uno di questi, di colore nero, marrone o rosa che cresce molto rapidamente. All’inizio è piano e poi si solleva diventando una papula di consistenza un po aumentata.

Tieni presente che è assolutamente normale che nel corso della vita dei tuoi figli compaiano delle macchie, generalmente nei che però non hanno mai una crescita e un aumento delle proprie dimensioni rapido come descritto sopra. I nei generalmente crescono proporzionalmente alla crescita del bambino o del ragazzo.

Le aree del corpo maggiormente interessate dalla possibile presenza di macchie che compaiono improvvisamene e che crescono velocemente sono: gli arti, le mani, i piedi e il volto.

Poi, nel caso in cui vostro figlio fosse nato con un neo congenito gigante con un diametro superiore ai 20 cm alla nascita, prestate attenzione all’eventuale comparsa di aree più scure o chiare all’interno del neo congenito, manifestazioni che possono essere piane oppure rilevate come piccoli noduli. In questi casi la loro conistenza è dura.

Un’altra condizione, anche se più rara è la comparsa di una placca dura alla palpazione di colore rosa come la pelle sana, rosso-violacea al torace, oppure alle estremità o al collo.

In tutti i casi descritti non è presente alcuna sintomatologia, quale prurito per intenderci e solo la vostra attenzione può fare la differenza.

Adulti: a cosa prestare attenzione?

Si può verificare una situazione simile a quella descritta precedentemente, ovvero di una macchia nera, marrone, rosa che compare improvvissamente dove prima non c’era nulla e cresce velocemente oppure il cambiamento lento e progressivo di una macchia pre-esistente.

Tutte le aree del corpo possono essere interessate e se per varie ragioni: esposizione cronica al sole, lampade abbronzanti, presenza di tantissimi nei, l’autocontrollo fosse oggettivamente difficile e complesso devi eseguire la dermatoscopia dal dermatologo, nota con il nome di mappatura dei nei.

Un’area che spesso non viene osservata durante l’autocontrollo è il cuoio capelluto dove possono essere presenti diverse lesioni e dove si manifesta ¼ dei melanomi.

In questi casi può esserti d’aiuto il tuo parrucchiere di fiducia al quale puoi chiedere di prestare attenzione se sono presenti macchie marroni o scure che poi farai osservare al dermatologo per la diagnosi.

Macchie nere o marroni che potrebbero essere presenti anche sul cuoio capelluto glabro dove potrebbero essere presenti anche altre macchie di dimensioni e forma variabili, molto sfumate e ruvide al tatto, simili ai granelli di sabbia.

Presta attenzione anche nel caso in cui una manifestazione di colore rosa o rossa, che potrebbe essere piana o rilevata come un piccolo nodulo sanguina per poi formare una crosta. Crosta che poi cade e segue un nuovo sanguinamento e poi una nuova crosta e così via nel tempo senza che la lesione guarisca mai. Tieni presente che il sanguinamento è minimo, simile ad un’essudazione siero-ematica.

A differenza dei ragazzi e dei bambini è più frequente la presenza di prurito e sanguinamento.

Sottolineo fin da ora che la presenza di uno o più dei segni e sintomi citati non necessariamente significa che sei di fronte ad un tumore della pelle, ma sono solo dei possibil indizi oggettivi ai quali destare attenzione.

Anziani: a cosa devi stare attento?

Gli anziani devono essere aiutati perché a causa dei problemi di vista, quali ad esempio la cataratta, potrebbero non cogliere per tempo i cambiamenti sulla loro pelle.

In particolare, prestare attenzione alle zone foto-esposte, quelle che esposte al sole per tutta la vita quali viso, cuoio capelluto, dorso delle mani, orecchie e cuoio capelluto.

Anche in questo caso osservare la presenza di macchie sfumate e di forma ovalare o irregolare di colore rosa rosso e squamose, finemente desquamanti che spesso vengono etichettate come pelle secca.

A differenza della pelle secca, che quando presente interessa un’ampia zona del corpo in maniera omogena quali ad esempio le braccia o il tronco, le macchie rosa-rosso, finemente squamose sono irregolarmente distribuite e tra una e l’altra è presente una pelle sana, o apparentemente tale, e liscia al tatto. Quando presenti possono essere, una, poche o tante ma sempre frapposte a pelle liscia.

Spesso tali manifestazioni possono essere sintiomatiche e causare prurito e pizzicore, descritto come punturio.

Prestare attenzione, sempre nelle stesse aree, se presenti manifestazioni crostose, giallastre dure e rilevate sul piano cutaneo che a volte possono assumere l’aspetto simile ad un piccolo corno.

Anche nell’anziano possono manifestarsi lesioni rosa-rosso simili al colore della pelle sana che possono sanguinare per poi formare una crosta che cade e si riforma senza mai far guarire la lesione.

Lesione che in altri casi potrebbe essere simile ad un’ulcera, un vero e propio buco con perdita di sostanza della pelle che a differenza di quanto si possa pensare è asintomatica.

A volte questa ulcerazione è localizzata su un nodulo comparso da poco e cresciuto rapidamente.

Sempre nelle aree foto esposte prestate attenzione a quelle macchie marrone chiaro o scuro, presenti da sempre, da una vita, sul viso di vostra madre o padre o del nonno che lentamente e progressivamente aumenta di dimensioni o che al suo interno sviluppa aree più scure pianeggianti o rilevate rispetto alla macchia; un cambiamento lento, lento che richiede anni. In questo caso, vi potrebbero aiutare le vecchie foto ricordo che potrebbero farvi vedere com’era quella macchia 10 anni addietro rispetto ad oggi.

Ovviamente, anche le altre zone del corpo, il tronco, gli arti e i piedi dovrebbero essere osservati. Anche in questo caso attenzione alle macchie che lentamente aumentano di dimensioni e che magari sanguinano o a quelle scure che potrebbero nascondersi sotto la pianta dei piedi o sotto le dita dei piedi, zone che difficilmente un anziano è in grado di osservare da solo.

Conclusione

Probabilmente ti starai chiedendo ogni quanto devi eseguire questo autocontrollo della tua pelle e dei tuoi cari. Ti consiglio di farlo una volta al mese solo e semplicemente perché tra tutti i diversi tumori della pelle c’è uno, il melanoma nodulare che per definizione compare improvvissamente, dove prima non c’era nulla, e progredisce molto velocemente in poche settimane.

Infine, per quanto riguarda le manifestazioni presenti nell’immagini le diagnosi sono:

  1. Lentigo solare. E’ una manifestazione benigna che tipicamente compare nelle zone fotoesposte
  2. Cheratosi Seborroica. Anche questa è una manifestazione benigna che spesso ha un aspetto antiestetico e può essere pruriginosa
  3. Cheratosi Attinica. E’ un tumore maligno della pelle che ahimè spesso viene confuso con la pelle secca.

 

Lichen intimo: cosa è e come si cura

Il termine Lichen identifica un gruppo eterogeneo di malattie dermatologiche che possono interessare e localizzarsi sia sulla pelle sia sulla mucosa, genitale compresa.

Per quanto riguarda specificatamente la zona genitale della donna, il termine Lichen si può riferire alle seguenti patologie:

Sono tutte manifestazioni, diverse tra loro, che possono condividere la presenza di un ispessimento della mucosa, sia vaginale sia anale, e della sintomatologia, caratterizzata da prurito intimo e in alcuni casi anche bruciore.

In Dermatologia, tale ispessimento che caratterizza le diverse patologie viene chiamato lichenificazione e comporta un’alterazione morfologica e funzionale di una zona delicata e sensibile quale la mucosa genitale.

Ognuna delle diverse patologie ha manifestazioni tipiche e proprie che consentono al dermatologo di fare diagnosi, distinguendo una patologia dall’altra.

Ad esempio il Lichen Sclero-Atrofico, chiamato anche Lichen Sclerosus o Kraurosis vulvae (termini classici ancora molto diffusi), si caratterizza per la presenza di manifestazioni biancastre, simili alla porcellana o madreperlacee, lisce o al massimo minimamente corrugate che dalle piccole labbra possono estendersi fino alle grandi labbra, clitoride compreso. In questo caso le manifestazioni del Lichen sclero-atrofico possono estendersi anche sulla pelle con la presenza di manifestazioni extragenitali del tutto simili a quelle appena descritte.

Quando l’entità delle manifestazioni del Lichen Sclero-atrofico a livello genitale della donna sono particolarmente importanti possono arrivare ad avvolgere a cappuccio il clitoride con materiale fibroso, le piccole labbra possono aderire posteriormente alle grandi labbra fino a scomparire in alcuni casi. Nel tempo, il Lichen sclero-atrofico può comportare la scomparsa di tutte le strutture vulvari esterne e l’apertura della vagina tendere ad obliterarsi.

E’ una patologia descritta in tutte le razze e può colpire tutte le età anche se più frequentemente viene riscontrata nelle donne in post-menopausa.

Il Lichen Simplex Chronicus, invece, si caratterizza per la presenza di un arrossamento a livello dei genitali della donna che presentano anche aree biancastre oltre alla presenza di solchi.

La mucosa perde progressivamente il suo naturale colore diventando grigiastra, così come la sua naturale consistenza diventando infiltrata e anelastica.

Il Lichen Planus è un’altra patologia che può interessare la mucosa dei genitali di una donna anche se in percentuale decisamente minore rispetto a quella dell’uomo il quale è maggiormente interessato da tale malattia. Ad ogni modo quando presente, il Lichen planus si associa alla presenza di papule di colore violaceo a livello del pube e a strie o chiazze biancastre a livello delle piccole labbra.

Quando le manifestazioni appena descritte di associano anche alla presenza di erosioni e fissurazioni sanguinanti si parla di Lichen Erosivo, patologia che può comportare anche la comparsa di placche infiltrate più o meno estese, sempre localizzate a livello dei genitali, e verrucose che possono evolvere in carcinoma.

Eccezion fatta per quest’ultima complicanza, tipica del Lichen Erosivo, in tutti i casi si tratta di patologie croniche che persistono nel tempo con gravi ripercussioni sulla qualità di vita della donna.

Ripercussioni dovute sia alla presenza delle manifestazioni tipiche di ogni patologia sia per la loro invalidante sintomatologia.

I sintomi del Lichen

Il sintomo comune e più frequente è il prurito, descritto come intenso, puntorio o diffuso, persistente e cronico nel tempo che può insorgere spontaneamente o con il minimo sfregamento.

Il prurito induce la donna a grattarsi per cercare sollievo; grattamento che provoca erosioni e fissurazioni sanguinanti che potrebbero infettarsi ma soprattutto formare, una volta guarite, delle sinechie (aderenze) a livello della mucosa.

Oltre al prurito può essere presente bruciore, dolore e/o dispareunia all’immissio penis.

E’ evidente che tali patologie richiedono necessariamente un approccio terapeutico finalizzato a:

  1. trattamento medico dermatologico specifico delle diverse manifestazioni cliniche presenti a livello genitale
  2. trattamento sintomatico per gestire il prurito, il dolore e il bruciore
  3. prevenzione dei fattori noti che concorrono a scatenare la sintomatologia e ad esacerbare la patologia.

Per una gestione ottimale delle diverse forme di Lichen Intimo è importante eliminare il prurito perché spesso è la causa iniziale di un circolo vizioso che alimenta la patologia.

La donna, infatti, grattandosi per cercare sollievo favorisce la comparsa di lesioni da grattamento a livello intimo e soprattutto alimenta l’infiammazione della patologia.

Spesso di tratta di un prurito che risponde poco o per poco tempo agli antistaminici e che può trarre grande beneficio anche dai trattamenti non farmacologici.

Non mi riferisco ai rimedi naturali che nel caso specifico non hanno alcuna valenza ma all’uso di indumenti intimi specifici, appositamente studiati e realizzati in grado di agire sul prurito e così facendolo bloccare qualunque circolo vizioso.

Indumenti che, grazie alla loro fibra hanno anche un’azione lenitiva sull’infiammazione e battericida.

Si tratta di tessuti ingegnerizzati e biofunzionali, quali la linea DermaSilk, a base di fibroina di seta combinata con un antimicrobico.

La fibroina di seta è del tutto naturale ed è ottenuta dai bachi di seta; fibra che per le sua caratteristiche funzionali era nota già nell’antica Cina, e che ora è stata ulteriormente migliorata combinandola con l’antimicrobico che non viene rilasciato sulla pelle della persona ma che agisce solo a contatto.

Infatti, l’antimicrobico dello slip della linea DermaSilk in caso di presenza di infezioni, come può accadere in presenza di lesioni fissurate dovute al Lichen, è in grado di controllare la carica batterica sul tessuto attraverso un meccanismo fisico che porta alla rottura della barriera cellulare dei batteri.

>> Maggiori dettagli sulla linea Dermasilk <<

Se a questo aggiungiamo i benefici, documentati in letteratura, della fibroina di seta che è in grado di lenire l’infiammazione a livello genitale e di contrastare l’ispessimento della mucosa, sia perché smorza l’infiammazione sia perché lenisce il prurito e di conseguenza elimina lo stimolo del grattamento da parte della donna,  è evidente che la cura delle diverse patologie di Lichen a livello intimo non può limitarsi al solo trattamento farmacologico ma dovrebbe prevedere anche quello tessile.

Trattamento tessile che nel caso della fibroina di seta è ulteriormente importante perché è in grado di adeguarsi al pH della pelle della mucosa, già pochi secondi dopo il contatto, grazie alle sue caratteristiche anfotere, e di garantire un’umidità relativa a livello della mucosa del 30% in quanto è anche una fibra igroscopica.

Proprio per questo, la fibroina di seta è in grado di assorbire l’umidità in eccesso dei genitali e di conseguenza evitando il rischio di possibili macerazioni a livello intimo senza per questo diventare bagnata!

MINISLIP ELITE - Dermasilk
Minislip Dermasilk – Immagine gentilmente concessa da Alpretec. Contenuto sponsorizzato 

Inoltre, grazie alla sua composizione di 40% di Glicina, 25% di Alanina, 15% di Serina e 10% di Tirosina, la fibroina di seta è un tessuto biocompatibile con la mucosa e la pelle in quanto anch’esse hanno una composizione aminoacidica del tutto sovrapponibile.

Conclusioni

La gestione delle diverse patologie di Lichen quando si localizzano a livello intimo è articolata e deve essere protratta nel tempo e allargare l’orizzonte di trattamento, prevedendo e consigliando anche l’uso di intimo biofunzionale, quale la linea DermaSilk, è un valido ausilio alla prevenzione e al trattamento grazie alle caratteristiche naturali della fibroina di seta combinate con l’antimicrobico.

Caratteristiche che la rendono unica sia nella gestione dei sintomi, che dei segni e dei fattori aggravanti solo indossando quotidianamente lo slip.

Slip che per questo diventa cura, una cura fisica, che può e deve essere eseguita nel tempo e che per la sua stessa natura non induce il rischio di possibili resistenze antibiotiche o di possibili effetti collaterali farmacologici.


Riferimenti Scientifici

  1. Guideline on Lichen sclerosus, European Dermatology Forum. Settembre 2017
  2. Antimicrobial silk clothing in the treatment of atopic dermatitis proves comparable to topical corticosteroid treatment. Senti G. · Steinmann L.S. · Fischer B. · Kurmann R. · Storni T. · Johansen P. · Schmid-Grendelmeier P. · Wüthrich B. · Kündig T.M. Dermatology 2006;213:228–233
  3. DermaSilk in long-term control of infantile atopic dermatitis: a double blind randomized controlled trial. C. Fontanini, I. Berti, L. Monasta, G. Longo. G ITAL DERMATOL VENEREOL 2013;148:293-7
  4. Dermasilk Briefs in Vulvar Lichen Sclerosus: An Adjuvant Tool. A. D’Antuono, S. Bellavista, F. Negosanti, S. Zauli, E. Baldi, A. Patrizi. Journal of Lower Genital Tract Disease, Volume 15, Number 4, 2011, 287-291
  5. Effectiveness of silk fabric underwear as an adjuvant tool in the management of vulvar lichen simplex chronicus: results of a double-blind randomized controlled trial. M. Corazza, A. Borghi, S. Minghetti, G. Toni, A. Virgili. MENOPAUSE, Vol.22, No. 8, 2015
  6. Use of DermaSilk briefs in recurrent vulvovaginal candidosis: safety and effectiveness. A. D’Antuono, E. Baldi, S. Bellavista, N. Banzola, S. Zauli, A. Patrizi. “Mycoses, Vol.55, Issue 3 (e85-e89), May 2012
  7. Dermasilk brief in recurrent vulvovaginal Candidosis. An alternative option in long-lasting disease. A. D’Antuono, S. Bellavista, V. Gasparini, A. Filippini, A. Patrizi.  Minerva Ginecologica 2013 December;65(6):697-705

Creme solari per il corpo: ecco le migliori sotto i 25 euro

L’estate è finalmente arrivata! Corriamo ai ripari dai danni solari utilizzando sempre con costanza la crema solare ogni due ore.

Diamo uno sguardo agli ingredienti dei prodotti in commercio dedicati alla fotoprotezione del corpo che al momento dell’indagine hanno un costo al di sotto dei 25€ per 100 ml di prodotto.

ANTHYLLIS CREMA SOLARE SPF 30

 

Adatto per chi:

  • vuole essere protetto dal sole con un occhio di riguardo all’ambiente. Questo prodotto ha un altissimo livello di ecocompatibilità econdo il protocollo EcolCare (www.ecoreach.it)
  • non desidera utilizzare consevanti o filtri chimici
  • cerca un prodotto con antiossidanti
  • vuole una protezione ad ampio spettro UVA e UVB
  • soffre di allergia ai filtri chimici
  • bambini sopra i 3 anni
  • ha la pelle secca o con tendenza acneica

Non adatto per chi:

  • soffre di allergia ai profumi

19 ingredienti

Coco-Caprylate (emolliente derivato del cocco usato come alternativa naturale ai siliconi volatili per il tocco asciutto e la gradevolezza cosmetica. Indicato per pelli grasse e con tendenza acneica per il tocco molto secco), Caprylic/Capric Triglyceride (emolliente dal tocco setoso, forma un film lipidico che riduce la perdita di acqua dallo strato corneo), Titanium Dioxide (uno filtri fisici più utilizzati nei prodotti solari per la sua capacità di assorbire, riflettere e disperdere la luce solare. Protegge sia dagli UVA che UVB), Zinc Oxide (Qui usato come filtro solare. riflette e disperde le radiazioni solari ad ampio spettro ma soprattutto contro gli UVA, rispetto al biossido di titanio che invece è più efficace contro i raggi UVB. Ha inoltre proprietà antiirritative, dovute alla sua capacità di formare sulla cute una barriera protettiva, utile per ridurre i fastidiosi pruriti ed eritemi solari), Glyceryl Dibehenate (emolliente derivato dalla glicerina), Polyglyceryl-2 Dipolyhydroxystearate (emulsionante), Stearic Acid (dona viscosità senza appesantire e migliora la scorrevolezza e la stendibilità sulla pelle. Viene usato soprattutto in formulazioni molto oleose per renderle più “asciutte”), Polyhydroxystearic Acid (emulsionante), Hydrogenated Vegetable Oil (miscela di trigliceridi derivati dall’olio di palma), Hydrated Silica (dona al prodotto una buona scorrevolezza perché assorbe elevate quantità di olio, riducendo l’untuosità del prodotto finito), Polyglycerol-3 Diisostearate (emulsionante derivante dal glicerolo e acidi grassi da olio di palma), Mauritia Flexuosa Fruit Oil (olio di Buriti, nome indigeno di Mauritia flexuosa, nutre, idrata, ripara e migliora l’elasticità della pelle, ha proprietà antiossidanti e protegge dai danni dei radicali liberi), Alumina (ossido di alluminio ad effetto opacizzante), Parfum (profumo), Tocopherol (vitamina E, antiossidante), Linalool (olio essenziale derivato da menta e lavanda. Potenziale allergizzante), Limonene (olio essenziale derivato dal limone, potenziale allergizzante), Coumarin (profumo naturale derivato da fava tonka, vaniglia, asperula dolce, verbasco, erba dolce, cannella Cassia e trifoglio dolce. È tra i 26 profumi considerati allergizzanti), Geraniol (olio essenziale derivato dal geranio, potenziale allergizzante), Cinnamyl Alcohol (estere del Balsamo del Perù, È tra i 26 profumi considerati allergizzanti).

HELIOCARE 360° AIRGEL BODY SPF 50

Adatto per chi:

  • cerca un prodotto di facile spalmabilità
  • vuole un prodotto resistente all’acqua
  • vuole una protezione ad ampio spettro contro UVA e UVB
  • vuole prevenire e combattere le macchie solari
  • cerca un prodotto opacizzante
  • desidera limitare i danni solari che portano all’invecchiamento precoce
  • cerca un prodotto specifico per il corpo

Non adatto per chi:

  • non vuole usare siliconici
  • cerca un prodotto adatto sia al corpo che al viso
  • ha gli occhi sensibili
  • è allergico ai profumi

54 Ingredienti
Aqua, isobutane (gas utilizzato come propellente al posto dei Clorofluorocarburi (CFC), vietati per legge perché aventi degli effetti negativi per l’ambiente. Altamente volatile, resta a contatto con la pelle per pochissimi secondi, per cui non dà reazioni), ethylhexyl methoxycinnamate (filtro contro UVB), diethylamino hydroxybenzoyl hexyl benzoate (è un filtro contro i raggi UVA e riduce la formazione dei radicali liberi, contribuendo a rallentare l’invecchiamento cellulare. e’una molecola fotostabile e altamente compatibile con gli altri ingredienti cosmetici), octocrylene ( filtro UVB e UVA corte, resistente all’acqua, è considerato una molecola non-allergenica e non irritante ed è fotostabile), propane (propellente), C 12-15 alkyl benzoate (emolliente e solvente utile per solubilizzare i filtri solari. Buona stendibilità e lascia una sensazione asciutta e non oleosa. Non è tossico né irritante. Non comedogenico), glycerin (umettante), ethylhexyl triazone (filtro chimico UVB con ottime capacità filtranti, resistente all’acqua e altamente fotostabile), c 12-20 alkyl glucoside (emulsionante con proprietà idratanti e ristrutturanti. di origine naturale quindi facilmente biodegradabile), c 14-22 alcohols (emolliente emulsionante che migliora la stendibilità del prodotto finito), titanium dioxide ( uno filtri fisici più utilizzati nei prodotti solari per la sua capacità di assorbire, riflettere e disperdere la luce solare. Protegge sia dagli UVA che UVB), bis-ethylexyloxyphenol methoxyphenyl triazine (E’ un filtro ad ampio spettro, poiché fornisce protezione sia nei confronti delle radiazioni UVB sia di quelle UVA corte e lunghe. E’ fotostabile e non viene assorbito dalla cute. Nome commerciale Tinosorb S®), hexylene glycol (umettante usato per trattenere acqua evitando l’essiccamento del prodotto finito), cyclopentasiloxane (siliconico volatile che non penetra nella pelle. Serve per conferire una texture leggera, non oleosa, evanescente e senza residui al prodotto finito rendendolo long-lasting e no-transfert), ceteareth-25 (emulsionante), styrene/acrylates copolymer (opacizzante), cyclohexasiloxane (siliconico volatile che non penetra nella pelle. Serve per conferire una texture leggera, non oleosa, evanescente e senza residui al prodotto finito rendendolo long-lasting e no-transfert)
ethyl ascorbic acid (derivato della vitamina C, usato per le sue proprietà schiarenti le macchie scure della pelle), peg/ppg-20/6 dimethicone (emulsionante siliconico), polypodium leucotomos leaf extract (estratto di felce tropicale con attività antiossidanti e fotoprotettive, riduce la formazione delle macchie scure), ethylhexyl ferulate (potente antiossidante), ferulic acid (antiossidante, filtro UV), caffeic acid (antiossidante), physalis angulata extract (antiossidante estratto dalla pianta della famiglia delle solanacee), caprylyl glycol (Idratante, emolliente, antibatterico.Presenta sia funzionalità idratante che conservante antibatterico)
phenoxyethanol (conservante), disodium ethylene dicocamide peg-15 disulfate (surfattante), sodium citrate (regolatore di pH), hydrolyzed wheat protein/pvp crosspolymer (proteine idrolizzate dell’avena, emolliente), camelia sinensis extract (estratto del the verde, antiossidante), tocopheryl acetate (vitamina E, antiossidante), panthenyl triacetate (sostanza antistatica), citric acid (regolatore pH), xanthan gum (gelificante addensante), phytosphingosine hcl (condizionante), arabidopsis thaliana extract (estratto botanico con proprietà antiossidanti), parfum (profumo) , ethylhexylglycerin (conservante), alumina (ossido di alluminio ad effetto opacizzante), oleyl alcohol (solvente, può essere irritante per gli occhi), sodium carbomer (stabilizzante la formula), simethicone (derivato siliconico), butane (propellente), bht (antiossidante contro i radicali liberi), disodium edta (antimicrobico), butylene glycol (solvente), oxothiazolidine (emolliente), tocopherol (vitamina E), lecithin (Derivata dalla soia, dal grano o dal tuorlo dell’uovo. Viene utilizzata per veicolare le sostanze attive. Ha buone proprietà idratanti, riduce la desquamazione ed aiuta a ripristinare l’elasticità cutanea), sodium benzoate (acido benzoico, si trova naturalmente in molti cibi come mirtilli, albicocche, funghi, cannella. conservante antimicrobico. In soggetti predisposti può innescare reazioni allergiche), linalool (olio essenziale derivato da menta e lavanda. Potenziale allergizzante), limonene (olio essenziale derivato dal limone, potenziale allergizzante).

CERAMOL SUN SPRAY SOLARE SPF 30 OIL FREE

 

Adatto per chi:

  • ha la pelle delicata, secca o a tendenza acneica
  • cerca una fotoprotezione ad ampio spettro UVA e UVB
  • cerca una protezione resistente all’acqua
  • soffre di allergia ai profumi

Non adatto per chi:

  • non vuole usare siliconici

 

 

21 Ingredienti
Aqua, Dibutyl adipate (emolliente), Dicaprylyl carbonate (emolliente ad elevata stendibilità e tocco secco e vellutato), Bis-ethylhexyloxyphenol methoxyphenyl triazine (E’ un filtro ad ampio spettro, poiché fornisce protezione sia nei confronti delle radiazioni UVB sia di quelle UVA corte e lunghe. E’ fotostabile e non viene assorbito dalla cute. Nome commerciale Tinosorb S®), Diethylamino hydroxybenzoyl hexyl benzoate (è un filtro contro i raggi UVA e riduce la formazione dei radicali liberi, contribuendo a rallentare l’invecchiamento cellulare. e’una molecola fotostabile e altamente compatibile con gli altri ingredienti cosmetici), Ethylhexyl salicylate (è un filtro chimico UVB con buone proprietà di resistenza all’acqua), Butyl Methoxydibenzoylmethane (filtro anti UVA ma poco fotostabile), Glycerin (glicerina), Squalene (emolliente), Ceramide 3 (naturale componente del film idrolipidico umano), Capryloyl glycine (antimicrobico ideale per pelli sensibili che non tollerano i conservanti tradizionali), Caprylyl glycol (Idratante, emolliente, antibatterico.Presenta sia funzionalità idratante che conservante antibatterico), Dimethicone (siliconico), Lauryl glucoside (tensioattivo ideale per le pelli delicate), Acrylates/C10-30 alkyl acrylate crosspolymer (stabilizzante la formula), Potassium cetyl phosphate (emulsionante ben tollerato dalla pelle), O-Cymen-5-Ol (conservante antimicrobico), Sodium Hydroxide (regolatore del pH), Sodium phytate (chelante dei metalli), Triacontanyl Pvp (umettante), Undecylenoyl Glycine (surfattante).

EUCERIN SENSITIVE PROTECT SUN LOTION EXTRA LIGHT SPF 50+

Adatto per chi:

  • cerca una fotoprotezione ad ampio spettro UVA e UVB
  • cerca una protezione resistente all’acqua

Non adatto per chi:

  • soffre di allergia ai profumi
  • non vuole usare siliconici

28 Ingredienti
Aqua, octocrylene (filtro solare contro UVA e UVB. Fotostabile, resistente all’acqua. Non allergenico, non irritante), Alcohol denat (solvente), Homosalate (filtro solare UVB ma da solo non basta perchè la sua capacità filtrante non è elevata. Va associato ad altri filtri UVA e UVB)
Butyl Methoxydibenzoylmethane (filtro UVA . Poco fotostabile, va usato in associazione con molecole stabili come l’Octocrylene), Ethylhexyl Salicylate (filtro chimico anti UVB, resistente all’acqua), Bis-Ethylhexyloxyphenol Methoxyphenyl Triazine (E’ un filtro ad ampio spettro, poiché fornisce protezione sia nei confronti delle radiazioni UVB sia di quelle UVA corte e lunghe. E’ fotostabile e non viene assorbito dalla cute. Nome commerciale Tinosorb S®), Phenylbenzimidazole Sulfonic Acid (filtro chimico UVB fotostabile), Tapioca Starch (amido di tapioca, addensante. Usato anche a scopo alimentare), Glyceryl Stearate (emulsionante, emolliente), Hydrogenated Coco-Glycerides (emolliente che solubilizza bene i filtri UV), Synthetic Beeswax (cera d’api sintetica, usata per ridurre la perdita di acqua transepidermica e quindi migliorare l’idratazione cutanea), Triacontanyl PVP (viscosizzante), Glicerina (idratante, lubrificante), Glycyrrhiza Inflata Root Extract (estratto di liquirizia, emolliente ed antiinfiammatoria), Tocopheryl Acetate (vitamina E), Cellulose Gum (viscosizzante), Xanthan Gum (viscosizzante), Silica Dimethyl Silylate (biossido di silicio, principale costituente della sabbia. filtro fisico.), Sodium Stearoyl Glutamate (emulsionante. Migliora la resistenza all’acqua), Acrylates/C10-30 Alkyl Acrylate Crosspolymer (emulsionante che fornisce buona scorrevolezza sulla pelle e tocco vellutato), Dimethicone (emulsionante siliconico), Trisodium EDTA (conservante. Evita irrancidimento e degradazione della componente oleosa e profumata del prodotto, impedisce l’inscurimento e la formazione di odori sgradevoli. Non provoca danni cutanei ma il suo smaltimento è difficile e nel mare può causare la diminuzione di flora e fauna), Tetrasodium Iminodisuccinate (agente chelante per i metalli), Sodium Hydroxide (regolatore del pH), Sodium Chloride (cloruro di sodio, sale marino, ammorbidisce la cheratina), Phenoxyethanol (conservante), Parfum (profumo).

ANTHELIOS DP SPF 50+ POZIONE GEL PELLE BAGNATA

Adatto per chi:

  • cerca una fotoprotezione ad ampio spettro UVA e UVB
  • cerca una protezione resistente all’acqua
  • chi pratica sport all’aria aperta per molte ore
  • cerca una fotoprotezione con antiossidanti anti invecchiamento
  • soffre di allergia ai profumi.

Non adatto per chi:

  • non vuole usare siliconici

 

 

27 Ingredienti
Aqua, Homosalate (filtro solare UVB ma da solo non basta perchè la sua capacità filtrante non è elevata. Va associato ad altri filtri UVA e UVB), Drometrizole trisiloxane (filtro chimico ampio spettro UVA e UVB. Esclusivamente utilizzato nei prodotti L’Oreal), Ethylhexyl salicylate (è un filtro chimico UVB con buone proprietà di resistenza all’acqua), Bis-ethylexyloxyphenol metoxyphenyl triazine (filtro chimico ampio spettro UVA e UVB, fotostabile e non viene assorbito dalla cute. Nome commerciale Tinosorb S®), ethylhexyl triazone (filtro chimico UVB con ottime capacità filtranti, resistente all’acqua e altamente fotostabile), Glicerina (idratante, lubrificante), Butyl methoxydibenzoylnethane (filtro UVA . Poco fotostabile va usata in associazione con molecole stabili come Octocrylene), Isohexadecane (emolliente usato soprattutto al posto dei siliconici), Alcohol denat. (solvente), Propenadiol (glicole propilenico, umettante usato per trattenere acqua evitandone l’evaporazione e quindi l’essiccamento del prodotto), Dicaprylyl Ether (emolliente usato soprattutto nei prodotti per il corpo per la sua buona stendibilità e il tocco leggero, non unto., styrene/acrylates copolymer (opacizzante), dimethicone (emulsionante siliconico), Acrylates/Dimethicone Copolymer (emulsionante siliconico), p-anisic acid (conservante), Ascorbyl palmitate (antiossidante derivato dalla vitamina C, usato anche in cosmetici antiinvecchiamento), Carbomer (solubilizzante), Disodium EDTA (antimicrobico), Glyceryl oleate (emulsionante, emolliente, evita la perdita transcutanea di acqua), Hydrogenated Palm Glycerides citrate (emulsionante di origine naturale adatto alle pelli sensibili), Lecithin (Derivata dalla soia, dal grano o dal tuorlo dell’uovo. Viene utilizzata per veicolare le sostanze attive. Ha buone proprietà idratanti, riduce la desquamazione ed aiuta a ripristinare l’elasticità cutanea), Nylon-12 (texturizzante usato per dare alla crema un tocco setoso e asciutto, nelle pelli grasse assorbe l’eccesso di sebo), PEG-8-laurate (emulsionante), Phenoxyethanol (conservante), Tocopherol (vitamina E antiossidante), Triethanolamine (emulsionante e regolatore di pH).

Disclaimer: I contenuti del post non sono stati sponsorizzati e sono il risultato dell’indagine, eseguita poco prima della pubblicazione, per individuare sul mercato i prodotti dedicati alla fotoprotezione del corpo il cui formato è circa 100 ml e il costo al di sotto dei 25€.
Di tutti i prodotti individuati è stato analizzato l’INCI in modo tale da pubblicare solo quelli ritenuti migliori da un punto di vista della formulazione.
Se nel frattempo, ne avrai trovati di nuovi o desideri sottoporre alla nostra attenzione qualche altra referenza, saremmo veramente lieti di ricevere ed esaminare la tua segnalazione e, grazie a te, continuare  a mantenere aggiornato il post pubblicato.

Terapia Fotodinamica: cosa è, come funziona, quando si usa

Definizione e quando si usa

La Terapia Fotodinamica o PDT (Photodynamic Therapy) (1) è una tecnica di nuova
generazione. Non è invasiva, è ripetibile, indolore e non tossica. Trova indicazione
nel trattamento delle cheratosi attiniche (2) e nei carcinomi basocellulari (3).

Recentemente la PDT è stata impiegata anche nel trattamento del
fotodanneggiamento cronico, ovvero nel trattamento dei danni cronici causati
dall’esposizione alla radiazione ultravioletta che colpisce soggetti di entrambi i
sessi, tra i 40 e i 60 anni.

Il fotodanneggiamento causa un precoce invecchiamento della cute e la comparsa
di macchie, rughe, cheratosi attiniche o di veri e propri tumori della pelle.
La PDT trova anche indicazione nel trattamento dell’acne e nella terapia di alcune
patologie virali.

Come funziona

Si chiama Fotodinamica perchè si basa sulla reazione che alcune sostanze, dette
fotosensibilizzanti (profarmaci), hanno a contatto con una fonte luminosa.

fotodinamica
Trattamento di fotodinamica

La terapia fotodinamica (PDT) consiste nell’ applicazione topica del metil-estere
dell’ALA (MAL), un fotosensibilizzante in crema che per essere efficace necessita di
essere attivato da una luce specifica e per un tempo determinato.

Pertanto, dopo l’applicazione di questo profarmaco, il trattamento viene seguito da
irradiazione con luce visibile rossa 630 nm.
La reazione chimica alla base della terapia fotodinamica può sembrare complessa
ma sfrutta in realtà elementi molto semplici: sostanze innocue (profarmaci) che per
essere attive devono essere esposte alla luce, infatti, vengono attivate tramite
l’esposizione a una particolare fonte luminosa, divenendo così efficaci solamente
contro le cellule tumorali o displastiche (reazione fotodinamica) (4).

Si tratta quindi di una reazione fotochimica molto selettiva, letale per le cellule tumorali e che invece risparmia le cellule sane.

Perché la reazione avvenga, il profarmaco viene applicato sulla lesione da trattare
e schermato dalla luce grazie a un’ apposita medicazione.

Prima che il profarmaco possa essere attivato dalla luce deve passare un lasso di
tempo necessario affinchè le cellule tumorali incamerino questa sostanza. Il tempo
necessario corrisponde a un intervallo che può andare dalle 2 alle 3 ore.

Campi di applicazione

Il primo impiego è stato quello di curare lesioni tumorali e pre-tumorali, quali :

  • Cheratosi Attiniche
  • Epiteliomi Basocellulari superficiali (chiamato anche Carcinoma Basocellulare o Basalioma)
  • morbo di Bowen

Di più recente utilizzo anche per fotodanneggiamento; Acne; Verruche; Condilomi; Psoriasi.

Terminato il periodo di penetrazione del profarmaco, l’area viene esposta alla luce
LED per circa 20 minuti. Il paziente dovrà pertanto considerare che la durata
complessiva del trattamento ambulatoriale richiederà circa 4 ore (accesso in
ambulatorio, applicazione del profarmaco, tempo di incameramento del profarmaco
da parte delle cellule tumorali e successiva irradiazione).

Efficacia

L’analisi quantitativa dello spessore cutaneo delle aree fotodanneggiate è stata
eseguita con un ecografo a 20 MHz, prima e al termine del trattamento.
Tutte le cheratosi attiniche hanno mostrato una remissione completa; l’esame
ecografico ha mostrato, nelle aree campione, un miglioramento della texture
cutanea, delle fini rughe e delle aree iperpigmentate.
Eritema, edema e croste, osservati solamente in corrispondenza di alcune delle
lesioni trattate risolvevano in 3 giorni senza lasciare cicatrici o alterazioni della
pigmentazione.

In considerazione della dimostrata efficacia nei confronti dei tumori cutanei non
melanoma sarebbe auspicabile che PDT potesse essere considerata un vero e
proprio trattamento preventivo delle manifestazioni cliniche legate alla
fotocarcinogenesi.

Conclusioni

Sebbene sia un trattamento molto valido, i risultati cominciano ad essere visibili
solo dopo un mese circa.
La terapia inoltre è piuttosto articolata e richiede Personale Medico altamente
specializzato.

 


Riferimenti Scientifici

  1. Gilaberte Y, Serra-Guillén C et al. Photodynamic therapy in dermatology Actas Dermosifiliogr. 2006 Mar;97(2):83-102.
  2. Yazdani Abyaneh MA1, Falto-Aizpurua L, Griffith RD, Nouri K Photodynamic therapy for actinic cheilitis: a systematic review. Dermatol Surg. 2015 Feb;41(2)
  3. Ericson MB1, Wennberg AM, Larkö O. Review of photodynamic therapy in actinic keratosis and basal cell carcinoma. Ther Clin Risk Manag. 2008 Feb;4(1):1-9.
  4.  Juarranz A1, Jaén P, Sanz-Rodríguez F, Cuevas J, González S.  Photodynamic therapy of cancer. Basic principles and applications. Clin Transl Oncol. 2008 Mar;10(3):148-54.
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