La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Il glutine può influire sulla tua pelle?

Il glutine, che si trova non solo nel grano, ma anche in orzo, farro, segale, avena, è una lipoproteina composta da gliadina e glutenina e costituisce il 90% di tutte le proteine del grano.

Il grano che noi mangiamo non è quello antico

Negli anni 70 è stata effettuata una mutazione del grano per ridurre i costi della filiera, portando alla formazione di un nuovo grano chiamato “CRESO”.
La modifica genetica del grano creso è correlata alla modificazione della sua proteina e in particolare della gliadina alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia (MC).

Lo spettro delle patologie correlate all’esposizione al glutine comprende:

1. L’allergia al grano: è una reazione avversa IgE modulata di tipo immunologico che reagiscono verso componenti di natura alimentare di tipo proteica, la diagnosi evidenzia la positività del PRIST, Rast e del Prick test al grano. Interessa 2/9% della popolazione;

2. La celiachia (MC): è una patologia cronica, immunomediata provocata dal glutine in soggetti geneticamente determinanti.
La patologia cutanea associata è la dermatite erpetiforme di Duhring che associa lesioni cutanee e alterazioni della mucosa intestinale. La MC è una patologia cronica e sistemica, immunomediata, caratterizzata dall’atrofia della mucosa duodeno-digiunale provocata dal glutine e reversibile con la sua esclusione in soggetti geneticamente predisposti.

Si conoscono oltre alla forma tipica, caratterizzata da disturbi prettamente intestinali, la forma latente o potenziale, silente, la atassia cerebellare, la forma atipica e la dermatite erpetiforme. Quest’ultima può essere considerata la malattia celiaca della cute con lesioni polimorfe cutanee e con presenza costante di alterazioni della mucosa intestinale.

La forma atipica si presenta con manifestazioni extraintestinali che possono interessare, in funzione del coinvolgimento dell’organo interessato vari specialisti.

Parecchie sono le patologia associate: il diabete mellito, ma anche la Tiroide di Hashimoto, la sclerosi multipla, l’artrite reumatoide… . i segnali di allarme che fanno sospettare la patologia glutine-indotta possono essere dovuti a malassorbimento (anemia ferro-priva, astenia, dolori ossei, poliabortività, steatosi epatica), o ad una alterata risposta immunologica (stomatite aftosa ricorrente, tireopatie autoimmuni, epatiti autoimmuni, colite ulcerosa, malattia di Crohn e polineuropatie autoimmuni).

In letteratura sono stati riportati studi riguardanti la MC e l’alopecia.
In due casi di alopecia areata si è ottenuta la riduzione eliminando il glutine dalla dieta.
In altri non si è ottenuto nessun miglioramento.
L’associazione di MC e alopecia potrebbe essere attribuita a una alterazione della risposta immune T-mediata geneticamente determinata che predisporrebbe alle malattie autoimmuni.

Un’altra possibilità è che l’esposizione di un determinato organo a un antigene induca un’attivazione del sistema immune capace di provocare alterazioni in organi distanti per cross-reattività con antigeni locali.
In questo caso, una volta eliminato l’antigene incriminato, si dovrebbe assistere anche alla scomparsa della patologia autoimmune secondaria.

Tuttavia, a differenza di quanto si verifica nella dermatite erpetiforme, o in altre malattie autoimmuni associate con la MC, non sempre l’eliminazione del glutine della dieta si accompagna ad un miglioramento della patologia dermatologica

3. NCGS : La sensibilità al glutine non allergica e non celiaca (non celiac gluten sensitivity) ha un’incidenza del 6% e presenta sintomi intestinali e extraintestinali, in campo dermatologico compaiono rash cutanei simil eczematosi.

La patologia fu descritta per la prima volta nel 1981 da Cooper et al..
Altri termini sono stati utilizzati per identificarla quali: gluten hypersensitivity, non celiac gluten intolerance e non celiac gluten sensitività.
Si tratta di una patologia di tipo funzionale come il colon irritabile e l’emicrania a patogenesi infiammatoria.

Il meccanismo d’azione della NCGS rimane ancora poco chiaro anche se l’alterazione potrebbe riguardare l’immunità innata con elevati livelli del Toll-like receptor 2.

Carroccio et al. hanno descritto questa patologia come una nuova entità, valutando due distinte popolazioni, la prima con caratteristiche più simili alla MC e l’altra con intolleranza non solo al grano, ma anche al latte di mucca e altri cibi.

Non sono stati riscontrati danni a livello della mucosa intestinale, ma solo ad uno stato di infiammazione che scompare dopo 6 mesi di dieta senza glutine.

La diagnosi è di esclusione: è un quadro eterogeneo che comprende sottogruppi diversi con selettiva attivazione dell’immunità innata.

Secondo le ultime linee guida la valutazione della risposta soggettiva della dieta agglutinata non costituisce un parametro diagnostico perché non è in grado di differenziare la MC dalla NCGS, ma piuttosto una raccomandazione forte con evidenza media.
La possibile diagnosi di NCGS va considerata dopo l’adeguata esclusione della MC.

La MC e NCGS vanno differenziate per evitare carenze nutrizionali, complicanze, rischi e disturbi associati

Un nuovo approccio terapeutico consiste nel pretrattamento delle farine con la transglutaminasi microbica dello streptoverticillium moraba che riduce la tossicità del glutine in vitro.

Pelle secca vs disidratata: qual’è la differenza

Idratazione ed emollienza sono due concetti diversi?

La risposta è sì

Ma come fare a sapere qual è migliore per la tua pelle?
Per scoprirlo, è importante distinguere tra pelle disidratata e pelle secca.

La pelle appare disidratata quando vi è una carenza di acqua nelle cellule della cute.
Può capitare a chiunque, indipendentemente dal tipo di pelle:

anche soggetti con pelle grassa o mista possono sperimentare la disidratazione

La pelle disidratata ha un aspetto opaco e può mostrare segni prematuri dell’invecchiamento, come rughe superficiali e perdita di elasticità.

Un buon modo per stabilire se la pelle è disidratata è il “test del pizzicotto”.
Anche se questo test non è decisivo, è un buon modo per iniziare a capire la tua pelle “dall’interno”. Se la pelle è disidratata, potresti anche notare:

  • occhiaie scure o aspetto stanco degli occhi
  • prurito
  • pelle spenta
  • linee sottili e rughe più sensibili

Prova il test del pizzicotto

Pizzica una piccola quantità di pelle sulla guancia, sull’addome, sul torace o sul dorso della mano e tieni premuto per alcuni secondi:

Se la tua pelle si ritrae, probabilmente non è disidratata.

Se impiega alcuni minuti per riprendersi, probabilmente è disidratata.

Puoi ripetere il test in altre aree del corpo, se lo desideri.

Nel caso della pelle secca, il problema non è l’acqua, ma l’assenza di oli o lipidi che le fa assumere un aspetto desquamato e asciutto.

Potresti anche notare:

  • aspetto squamoso
  • scaglie bianche
  • arrossamento o irritazione
  • aumento dell’incidenza di psoriasi, eczema o dermatite

La pelle disidratata e la pelle secca necessitano di trattamenti diversi?

Se vuoi una pelle sana e perfetta, devi usare sia un idratante sia un emolliente.
Tuttavia, chi ha la pelle disidratata potrebbe evitare le creme emollienti, mentre chi ha la pelle secca può constatare che questa peggiora usando unicamente creme idratanti.

Se vuoi usare sia creme idratanti che emollienti, utilizza prima gli ingredienti idratanti e poi utilizza i prodotti emollienti necessari per sigillare l’idratazione

Dai un’occhiata alla nostra tabella qui sotto che ripartisce degli ingredienti comunemente presenti nei prodotti e il loro utilizzo ideale per tipo di pelle o condizione.

IngredienteIdeale per la pelle secca o disidratata?
acido ialuronicoentrambi: assicurarsi di applicare un olio o un emolliente per bloccarlo nella pelle
glicerinadisidratata
aloedisidratata
mieledisidratata
olio di noce o di semi, come cocco, mandorla, canapasecca
burro di karitèsecca
oli vegetali come squalene, jojoba, rosa canina, albero del tèsecca
bava di lumacadisidratata
olio mineralesecca
lanolinasecca
acido latticodisidratata
acido citricodisidratata
ceramideentrambi: le ceramidi rinforzano la barriera della pelle per aiutare a prevenire la perdita di idratazione

 

Suggerimenti extra per preservare la salute della tua pelle

Per la pelle disidratata, l’idratazione orale è un must perché apporta l’acqua alle cellule della pelle dall’interno. Puoi anche inserire nella dieta alimenti ricchi di acqua come anguria, fragole, cetrioli e sedano.

Frutta, ortaggi e verdura
Frutta e verdura essendo particolarmente ricchi di acqua aiutano ad idratare l’organismo

Un altro consiglio semplice? Porta con te un vaporizzatore d’acqua, come l’acqua di rose.

Per la pelle secca, continua ad applicare prodotti emollienti. Questo processo aiuta la pelle secca a trattenere meglio l’acqua e mantenere quindi un adeguato livello di idratazione.

La chiave per gestire la pelle secca è trovare prodotti che aiutano a mantenere l’idratazione, soprattutto durante la notte

Prova ad usare un umidificatore, specialmente durante i mesi invernali, e la notte indossa una maschera in gel come ulteriore aiuto.


Riferimenti scientifici

Mayo Clinic Staff. (2018). Dry skin.
Palma L, et al. (2015). Dietary water affects human skin hydration and biomechanics.
Sethi A, et al. (2016). Moisturizers: The slippery road

La lisina per l’herpes labiale: funziona?

L’ herpes labiale è formato da piccole vesciche che appaiono nella bocca o sulle labbra. Alcune persone usano la lisina, che è un amminoacido essenziale, per aiutare a curare o prevenire l’herpes labiale, ma funziona?

L’herpes labiale è causato da un virus, quindi solitamente un Dermatologo prescriverà dei farmaci antivirali topici per aiutare a trattare il focolaio.
Potrà anche raccomandare l’uso della lisina, che è un amminoacido presente in alcuni alimenti, per aiutare a curare il virus.

lisina
Lisina – formula di struttura

La lisina è essenziale per molte funzioni corporee, aiuta a migliorare l’assorbimento di calcio e la formazione di collagene. La maggior parte delle persone assumono abbastanza lisina con la loro dieta per soddisfare i bisogni primari dell’organismo.

Tuttavia, le persone che scelgono di usare la lisina per curare le ferite da herpes probabilmente avranno bisogno di un supplemento per aumentarne l’assunzione.

Vediamo di saperne di più su come la lisina colpisce l’herpes labiale.

La lisina aiuta a curare l’herpes labiale?

La lisina può aiutare a rallentare o prevenire la crescita del virus herpes simplex di tipo 1 (HSV-1), che è responsabile dell’herpes labiale.

L’HSV-1 richiede l’arginina, che è un altro amminoacido, per crescere. La lisina invece aiuta a impedire al corpo di assorbire l’arginina, rendendo difficile la crescita e la riproduzione dell’HSV-1.

Secondo l’American Academy of Dermatology, oltre il 50% delle persone di età compresa tra 14 e 49 anni è portatore del virus.

La lisina può rallentare o interrompere il ciclo vitale di HSV-1, ma non può curare la persona dal virus

Una volta che una persona ha contratto il virus, lo avrà sempre.

Fonti di lisina

La lisina è un amminoacido essenziale. Il corpo umano, in natura, non produce la lisina, quindi una persona la deve assumere con la dieta o mediante un integratore.

carne arrostita
La carne è un’ottima fonte di lisina

Alimenti ricchi di lisina sono:

  • maiale
  • tacchino
  • pollo
  • manzo
  • uova
  • yogurt
  • formaggio parmigiano
  • semi di soia
  • spirulina
  • sardine
  • merluzzo

Si possono anche usare degli unguenti contenenti lisina per aiutare a curare l’herpes labiale.
L’unguento si può applicare direttamente sulla piaga secondo le istruzioni riportate sulla confezione fino alla scomparsa dell’infezione.

Unguenti e balsami per labbra alla lisina sono disponibili sia in farmacia che online.

Rischi nell’assunzione

La maggior parte dei medici concorda sul fatto che la lisina è sicura da usare sia come crema che come integratore.
È importante comunque che una persona segua le istruzioni sulla confezione quando utilizza i prodotti a base di lisina.

Troppa lisina può causare effetti collaterali, tra cui:

  • nausea
  • diarrea
  • calcoli biliari
  • spasmi
  • dolore addominale
  • problemi ai reni

Le donne in gravidanza e che allattano non dovrebbero assumere integratori di lisina a meno che il loro medico lo raccomandi.

Altri trattamenti

Per le persone con un sistema immunitario sano, l’herpes labiale normalmente si risolve entro 2 settimane.

Il trattamento tipico per l’herpes labiale sono i farmaci antivirali

I medici prescrivono più comunemente:

  • valaciclovir
  • aciclovir (Zovirax)

Questi farmaci sono disponibili come pomate per uso topico, compresse o iniezioni. Alcune persone li usano anche per prevenire futuri focolai di herpes labiale.

Prevenzione

Le ferite dell’herpes sono altamente contagiose. Una persona è contagiosa anche quando si sottopone ad un trattamento e rimane contagiosa fino a quando a tutte le vesciche non si sono formate le croste. I soggetti con un sistema immunitario indebolito sono particolarmente vulnerabili alle infezioni.

Una persona con una o più lesioni attive può aiutare a prevenire la trasmissione del virus:

  • evitando il contatto intimo con gli altri
  • non baciando nessuno
  • evitando il contatto ravvicinato con chiunque abbia un sistema immunitario indebolito, come i bambini
  • non condividendo bevande o cibo
  • non condividendo articoli per la cura personale, come rasoi, spazzolini da denti o balsami per le labbra
  • lavandosi le mani dopo aver toccato le ferite o il farmaco
  • lavandosi le mani regolarmente per tutto il giorno
  • non toccando le vesciche durante il giorno

L’assunzione di farmaci antivirali può aiutare a prevenire lo sviluppo dell’herpes labiale.

Gli integratori di lisina possono anche aiutare a prevenire futuri sviluppi di questi focolai, chiedendo sempre consiglio al proprio medico o farmacista circa il dosaggio e le modalità d’uso.

Gli integratori di lisina sono disponibili nei negozi di alimenti naturali, nelle farmacie e online.

Conclusioni

La lisina non è una cura per l’herpes labiale, ma può aiutare a prevenire e ridurre la durata di un focolaio.

Una persona che ne soffre dovrebbe continuare a prendere i farmaci antivirali, chi invece è interessato ad aggiungere un supplemento o prodotto a base di lisina dovrebbe parlarne col proprio medico.


Riferimenti scientifici

Cold sores. (n.d.).
Herpes simplex virus. (2017).
Lysine. (n.d.).

Macchie bianche sulle unghie: perchè compaiono?

Sia le unghie delle mani che quelle dei piedi di solito sono di colore rosa pallido, con una forma a mezzaluna più chiara nella parte inferiore dell’unghia conosciuta come la lunula.
A volte però possono comparire delle macchie bianche sull’unghia. Quando ciò accade, ci troviamo di fronte alla Leuconichia puntata. Esistono diversi tipi di Leuconichia.

Tipi di Leuconichia

La Leuconichia totale si riferisce a una condizione in cui l’intera lamina ungueale è totalmente di colore bianco.
Un altro tipo è la Leuconichia parziale.
Esistono tre principali tipi di Leuconichia parziale:

  • Leuconichia punteggiata, che presenta come piccole macchie bianche
  • Leuconichia longitudinale, che si presenta come una banda bianca lungo l’unghia
  • Leuconichia striata o trasversale, in cui una o più linee orizzontali compaiono sull’unghia, parallele alla lunula, chiamate anche linee di Mees.

A volte, anche le macchie di pelle bianca sotto l’ unghia, note come Leucoderma, possono talvolta dare l’impressione di una parziale Leuconichia.

Leuconichia striata
Leuconichia striata o trasversale @wikipedia

La Leuconichia può essere divisa in due altri tipi: vera o apparente.

Quando la macchia o la linea bianca è causata da un danno all’unghia, la condizione è nota come Leuconichia vera. Con questa:

le aree bianche rimangono inalterate quando viene esercitata una pressione su di esse

e queste cresceranno come le unghie.

La Leuconichia apparente invece si verifica quando è interessato il letto sotto l’unghia. Con la Leuconichia apparente, il letto ungueale influisce sul colore della lamina ungueale, quindi

le Aree bianche si ridurranno o scompariranno sotto pressione

e non cresceranno con l’unghia.

Chiunque può avere unghie bianche, indipendentemente dal sesso, dall’età o dall’etnia.

Le cause

Leuconichia può essere causata da diversi fattori. Vediamoli insieme:

Trauma

La lesione alla lamina ungueale o all’area da cui l’unghia cresce, nota come matrice, può causare danni all’unghia. Questo tipo di lesione è comune nei bambini e di solito è la causa delle macchie bianche sull’unghia.

I tipi di lesioni che possono causare questo sono:

  • mangiarsi le unghie
  • la manicure
  • urti ripetuti
  • calzature troppo piccole che causano una pressione anormale sulle unghie.

Come risultato di queste lesioni la macchia crescerà con l’unghia.

Avvelenamento e farmaci

Anche alcune forme di avvelenamento o certi tipi di farmaci possono causare la Leuconichia. Questa causa è relativamente rara e spesso si traduce in una Leuconichia trasversale. Avvelenamento e farmaci che possono provocare la formazione di macchie bianche sopra o sotto le unghie includono:

  • avvelenamento da metalli pesanti come piombo e arsenico;
  • trattamento chemioterapico per il cancro, che viene somministrato per via orale, per iniezione o per infusione attraverso la pelle per cercare di uccidere le cellule tumorali o impedirne la duplicazione;
  • i sulfonamidici, dei farmaci usati per le infezioni batteriche, come infezioni della pelle, setticemia e infezioni del tratto urinario.

Malattie sistemiche

Anche le malattie sistemiche possono causare le unghie bianche. Se è così, sono un segnale che c’è una problema altrove nell’organismo che va indagato. Le malattie che possono portare alle unghie bianche includono:

  • anemia da carenza di ferro
  • cirrosi epatica
  • malattie renali
  • insufficienza cardiaca
  • diabete
  • uno scarso assorbimento di proteine da parte dell’intestino
  • carenza di zinco
  • ipertiroidismo, una tiroide iperattiva causa livelli anormali dell’ormone tiroideo nel corpo
  • psoriasi
  • eczema

Malattie fungine, infezioni dell’unghia o malattie della pelle intorno all’unghia possono anche causare la comparsa di macchie bianche.

Le macchie crescono lentamente. La ricrescita completa per un’unghia della mano dura tra i 6-9 mesi, mentre per l’unghia del piede dura tra 12-18 mesi. Di conseguenza:

la presenza di macchie bianche potrebbe essere il segno di un trauma o di una condizione verificatasi o iniziata diversi mesi prima

Cause ereditarie

In casi molto rari, le unghie bianche possono essere una condizione genetica, di solito è solo per la presenza di sindromi rare e complesse, come ad esempio:

  • Sindrome di Bart-Pumphrey, che comporta problemi alle unghie, problemi alle articolazioni e sordità
  • Sindrome di Buschkell-Gorlin, che comporta problemi alle unghie, cisti della pelle e calcoli renali
  • Sindrome di Bauer, che comporta problemi alle unghie e cisti della pelle
  • Malattia di Darier, che comporta macchie simili a verruche in varie parti del corpo.

Come trattare le macchie bianche sulle unghie

Il trattamento che si farà dipenderà dalla causa delle macchie bianche.
Se un Dermatologo non è sicuro della causa, ci sono diversi test che si possono eseguire per poter fare una corretta diagnosi:

  • L’esame micologico, dove vengono analizzati ritagli di unghie per rilevare la presenza di funghi o miceti
  • La biopsia dell’unghia, dove un medico rimuove un piccolo pezzo di tessuto per il test
  • Esami del sangue per identificare la presenza di una malattia sistemica.

Non esiste alcun trattamento per le macchie bianche causate da traumi, queste si risolveranno naturalmente nel tempo

Se invece sono state causate da qualcosa di diverso dal trauma, il Dermatologo dovrà identificare la causa e trattarla separatamente.
Se si ha qualche preoccupazione in merito alle macchie bianche delle unghie, bisognerebbe farle vedere da uno specialista.

Prevenzione

Ci sono diversi modi per impedire la ricomparsa delle macchie bianche:

  • evitare il contatto con sostanze irritanti
  • evitare l’uso eccessivo di smalto per unghie
  • evitare di tagliare le unghie troppo corte
  • evitare che si secchino troppo le unghie utilizzando un olio idratante dopo il lavaggio.

Nella maggior parte dei casi comunque le macchie bianche sull’unghia non sono un problema e andranno via da sole.


Riferimenti scientifici

Huang, T.-C., & Chao, T.-Y.  Mees lines and Beau lines after chemotherapy. CMAJ, 182(3)

Pakornphadungsit K, Suchonwanit P, Sriphojanart T, Chayavichitsilp P. Hereditary Leukonychia Totalis: A Case Report and Review of the Literature.

Caduta delle sopracciglia: cause e rimedi

L’ipotricosi o madarosi del sopracciglio è una malattia che causa un assottigliamento o il diradamento dei peli del sopracciglio.

Colpisce sia uomini che donne e si può presentare su un solo sopracciglio o su entrambi. Alla perdita dei peli si possono associare altri sintomi come prurito, pelle secca e perdita o diradamento dei peli su altre parti del corpo.

Sono molti i fattori che la possono causare, compresi gli squilibri ormonali, la dieta e alcune malattie della pelle. La corretta identificazione della causa può aiutare a stabilire il trattamento più efficace per il paziente.

In genere, non è una malattia grave.

In questo articolo, verranno analizzate le diverse cause e i trattamenti possibili, così come la diagnosi.

Le cause della caduta delle sopracciglia

Normali processi di invecchiamento

Man mano che le persone invecchiano, possono notare un diradamento o una perdita di peli che colpisce la testa, le sopracciglia, le ciglia e altre parti del corpo.

Nel corso del tempo, alcuni follicoli piliferi smettono di produrre i peli e il fusto diventa più sottile

Anche i capelli iniziano a perdere colore, diventando bianchi o grigi.

Questa perdita dei peli fa parte del normale processo di invecchiamento.

Squilibri ormonali

Uno squilibrio degli ormoni tiroidei può causare la caduta dei peli del sopracciglio. Questo è collegato alle seguenti malattie:

  • ipertiroidismo, che provoca un’eccessiva produzione dell’ormone tiroideo
  • ipotiroidismo, si verifica quando il corpo non produce abbastanza ormone tiroideo

In particolare, nell’ipotiroidismo, il paziente può notare la perdita di peli nel terzo esterno del sopracciglio, che è la parte più sottile che punta verso le orecchie.

Altri sintomi dei disturbi della tiroide includono:

  • pelle secca e pallida
  • un gonfiore al collo (un gozzo)
  • capelli grossolani, secchi e fragili
  • un cuoio capelluto secco e pruriginoso
  • unghie spesse, asciutte e fragili

La perdita di peli correlata alla tiroide è di solito temporanea. I peli tornano alla pienezza usuale quando i livelli degli ormoni tiroidei tornano nella norma.

Il medico può prescrivere dei farmaci per bilanciare i livelli degli ormoni tiroidei.

Malattie autoimmuni

Le malattie autoimmuni si sviluppano quando il sistema immunitario attacca erroneamente le proprie cellule, anche quelle che contribuiscono alla crescita dei peli. Ciò può comportare diradamento, perdita a chiazze o caduta dei peli.

Le malattie autoimmuni che possono causare perdita dei peli includono:

  • alopecia areata: una malattia che causa la caduta di capelli in chiazze sulla testa e di peli su altre aree del corpo come le sopracciglia
  • alopecia fibrosante frontale: una forma di alopecia che colpisce soprattutto le persone dopo la menopausa; la perdita dei peli del sopracciglio si verifica prima della perdita dei capelli del cuoio capelluto in circa il 39% dei casi
  • lupus eritematoso discoide: una condizione autoimmune cronica che provoca piaghe, cicatrici e perdita di peli sul viso e sulle sopracciglia

Malattie della pelle

Pelle sana vuol dire capelli sani. Questo perché i capelli crescono direttamente dai follicoli piliferi presenti nella pelle.

Alcune malattie cutanee possono causare prurito e desquamazione della pelle

I peli delle sopracciglia possono cadere a causa di un’infiammazione cutanea, pelle secca e sfregamento o prurito intorno alle sopracciglia.

Le comuni malattie della pelle che possono causare eruzioni cutanee pruriginose e perdita di peli al sopracciglio includono:

Carenze nutrizionali

Il cibo ha un impatto sostanziale sulla salute della pelle, dei peli e dei capelli. Il corpo ha bisogno di alcuni nutrienti per generare peli sani.

Integratori alimentari
L’assunzione di integratori che va a colmare eventuali carenze nutrizionali può aiutare nella ricrescita dei peli

Le seguenti carenze nutrizionali possono causare la perdita dei peli del sopracciglio:

  • Carenza di acidi grassi: secondo uno studio del 2017, la mancanza di acidi grassi – presenti nel pesce, nelle noci e nei semi – nel corpo può causare la perdita di peli al sopracciglio.
  • Carenza di biotina: se non si assume abbastanza biotina si può sperimentare un diradamento dei capelli e la perdita di peli sul corpo. Sebbene la biotina sia un popolare supplemento per la crescita dei capelli, esistono prove limitate a sostegno della sua efficacia.
  • Carenza di zinco: una mancanza di zinco può portare alla caduta dei capelli. Gli autori di uno studio affermano che integratori a base di zinco possono favorire la ricrescita dei capelli in chi ha questa carenza.

Effetti collaterali di farmaci

Alcuni farmaci causano la caduta dei peli e dei capelli come potenziale effetto collaterale, che può colpire anche le sopracciglia. Tali farmaci includono:

  • acitretina, un farmaco retinoide usato per trattare malattie della pelle come la psoriasi
    chemioterapia, un trattamento per il cancro
  • acido valproico, un farmaco anticonvulsivante che tratta convulsioni e disturbo bipolare
    Malattie genetiche

Sebbene meno comuni, alcune malattie genetiche possono portare alla perdita dei peli del sopracciglio. Tra queste, ricordiamo:

  • Displasie Ectodermiche: un gruppo di patologie che interessano la pelle, i capelli, le unghie e i denti. Possono anche causare la caduta massiva dei peli di sopracciglia, ciglia e in altre parti del corpo.
  • Sindrome di Netherton: colpisce la pelle, i peli, i capelli e il sistema immunitario. Può causare capelli fragili e che si rompono facilmente, o “capelli di bambù”. Tende a presentarsi fin dalla nascita.

Altre cause

Le cause meno comuni di ipotricosi del sopracciglio includono:

  • radiazioni
  • amiloidosi
  • sarcoidosi
  • ustioni chimiche
  • tricotillomania
  • carcinoma delle cellule basali
  • micosi follicolotropica fungoide
  • carcinoma a cellule squamose
  • sifilide
  • lebbra

Come posso far ricrescere le sopracciglia

Il primo passo per gestire l’ipotricosi del sopracciglio è rivolgersi a un dermatologo per identificarne la causa. Di seguito i trattamenti più comuni.

Bimatoprost topico 0,03%

Il Bimatoprost è un trattamento topico che va applicato direttamente sulle ciglia.
Diversi studi hanno rilevato che l’applicazione di Bimatoprost una volta al giorno può portare risultati molto promettenti.

Un studio descrive casi in cui si è avuta “una crescita eccellente e duratura delle sopracciglia” dopo aver applicato la soluzione di bimatoprost allo 0,03% ogni giorno.

Gli effetti collaterali di bimatoprost 0,03% possono includere:

  • dermatite da contatto
  • iperpigmentazione cutanea
  • prurito

Corticosteroidi

L’applicazione di creme o unguenti steroidei può rallentare la caduta dei peli.
Secondo la National Alopecia Areata Foundation (NAAF), gli studi hanno dimostrato una  ricrescita del 25% quando si usano corticosteroidi ad uso topico.

E’ possibile anche fare iniezioni di corticosteroidi per stimolare la crescita dei peli. Queste iniezioni vengono spesso prescritte come trattamento per l’alopecia areata.
Il NAAF afferma che in genere i pazienti riferiscono una crescita dei peli entro 4 settimane dall’inizio del trattamento.

Minoxidil

Si utilizza in associazione ai corticosteroidi per trattare l’alopecia areata.

L’applicazione di una soluzione al 5% di minoxidil per via topica due volte al giorno è minimamente efficace. Si può utilizzare in associazione ai corticosteroidi per ottenere risultati migliori.

Trapianto di peli o microblading

Un’altra opzione è il trapianto di peli o microblading. Questo non consente la ricrescita dei capelli, ma può dare alle sopracciglia un aspetto più folto.

Diagnosi

I Dermatologi possono utilizzare una serie di test per determinare quale sia la causa dell’ipotricosi del sopracciglio di uno specifico paziente.

Per prima cosa vengono richieste informazioni sui sintomi, sulla durata dei sintomi e su qualsiasi storia familiare di malattie legate alla perdita di peli o capelli. Inoltre si raccolgono informazioni sulla dieta e altri fattori.

tricoscopia
Esempio di immagine acquisita con la tricoscopia

Una tricoscopia, durante la quale il Dermatologo esaminerà in microscopia i peli del sopracciglio, aiuta a diagnosticare l’alopecia areata e l’alopecia fibrosante frontale.

L’aspetto dei peli può aiutare il medico a determinare se il paziente ha l’alopecia

Nell’alopecia fibrosante frontale possono essere presenti anche chiazze bianche.

E’ possibile anche ricorrere a un esame del sangue per verificare i livelli di ormone tiroideo T3 e T4, dal quale è possibile rilevare eventuali squilibri ormonali che potrebbero causare la perdita dei peli del sopracciglio.

Sarebbe opportuno farsi visitare da un Dermatologo qualora si dovesse notare una perdita improvvisa o inspiegabile di peli sulle sopracciglia o altrove sul corpo.

Il Dermatologo può diagnosticare la causa della caduta dei peli, testare potenziali condizioni di salute come squilibri ormonali e fornire consigli sui migliori trattamenti per la ricrescita dei peli.

In Sintesi

Sono molte le possibili cause della perdita dei peli del sopracciglio: squilibri ormonali, malattie della pelle, carenze nutrizionali o farmaci.

Individuare la causa della caduta dei peli può, in molti casi, consentirne la ricrescita

Trattamenti topici e procedure cosmetiche possono anche aiutare a ripristinare la crescita dei peli.


Riferimenti scientifici

Netherton syndrome. (2019). 

Anzai, A., et al. (2016). Isolated eyebrow loss in frontal fibrosing alopecia: Relevance of early diagnosis and treatment [Abstract]. 

Riahi, R. R., & Cohen, P. R. (2018). Topical treatment of eyebrow hypotrichosis with bimatoprost 0.03% solution: Case report and literature review. 

Cos’è la sindrome di Skeeter?

Prende il nome di “Sindrome di Skeeter” una significativa reazione allergica alle punture di zanzara.

In genere, le punture di zanzara provocano, nella maggior parte delle persone, solo qualche fastidio. I sintomi comuni includono la comparsa di un piccolo bozzo arrossato sulla pelle e prurito tutto intorno ad esso.

Chi è affetto dalla sindrome di Skeeter, invece, è molto sensibile a queste punture e può sviluppare una sintomatologia più grave. I bozzi tendono a gonfiarsi fino a raggiungere dimensioni molto grandi e la persona può anche avere la febbre. Tale reazione si sviluppa rapidamente, di solito entro poche ore.

Alcuni rimedi casalinghi possono alleviare i sintomi della sindrome di Skeeter. Trattamenti medici, come l’immunoterapia, possono essere un’opzione necessaria in alcuni soggetti.

Prevenzione

Il modo migliore per trattare la sindrome di Skeeter è di evitare il più possibile di essere punti adottando delle precauzioni ogni volta che si sta all’aperto, come ad esempio:

  • indossare maglie a maniche lunghe e pantaloni lunghi per evitare l’esposizione della pelle
  • indossare una sciarpa o un altro indumento per proteggere il collo
  • portarsi appresso uno spray antizanzare e applicarlo liberamente
  • provare altri repellenti per zanzare, come candele o braccialetti contenenti citronella
  • non indossare colori vivaci, che possono attirare le zanzare
  • evitare i luoghi in cui è presente acqua stagnante
  • non usare profumi intensi

I soggetti più sensibili dovrebbero anche evitare di restare all’aperto quando le zanzare sono più attive, cioè dal tramonto fino all’alba.

L’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology spiega che DEET è un repellente efficace e che i prodotti con DEET al 6-25% dovrebbero essere in grado di fornire dalle 2 alle 6 ore di protezione dalle zanzare.

Tuttavia, alcuni prodotti possono causare reazioni cutanee in alcune persone. Per questo motivo, è sempre meglio testare i prodotti su una piccola area di pelle prima di applicarli sul resto del corpo.

 

Quali sono le cause?

Le persone con sindrome di Skeeter sono allergiche alle proteine presenti nella saliva delle zanzare. Sebbene la maggior parte delle persone sia allergica a queste proteine in una certa misura, le persone con sindrome del Skeeter hanno una reazione più grave di altre.

Alcune persone possono avere maggiori probabilità di sperimentare la sindrome di Skeeter, ad esempio quelle che sono allergiche alle punture d’insetto.

Chi ha un sistema immunitario più debole, come i bambini piccoli e gli anziani, può avere una reazione più forte alle punture di zanzara.

Normalmente, il corpo umano nel corso del tempo crea i propri anticorpi contro determinati allergeni. Per questo motivo, i bambini possono avere reazioni più gravi alle punture di zanzara rispetto agli adulti, poiché i loro corpi non hanno ancora avuto il tempo di costruire le proprie difese immunitarie.

Quanto dura?

Le reazioni allergiche derivanti dalla sindrome di Skeeter si sviluppano rapidamente, causando sintomi di irritazione della pelle che compaiono già nelle prime ore. I sintomi cutanei includono:

  • infiammazione
  • gonfiore
  • rossore
  • pizzicore
  • dolore
  • calore

Occasionalmente, può presentarsi anche la febbre.

Nei bambini, questi sintomi possono comparire in soli 20 minuti

come rilevato da uno studio dell’Asian Pacific Journal of Allergy and Immunology. Questo può essere sorprendente, ma in genere non è motivo di grave preoccupazione, a meno che il bambino non mostri segni di anafilassi. L’anafilassi è una grave reazione allergica che può essere fatale, se una persona non riceve cure mediche immediate.

I sintomi si presentano rapidamente, ma in genere non durano molto a lungo. In generale, se non si verifica un’infezione nella zona interessata, la puntura guarirà e i sintomi scompariranno completamente entro pochi giorni.

È importante evitare di graffiare o sporcare l’area mentre guarisce

Le reazioni gravi possono essere più inclini all’infezione. Le punture infette possono trasformarsi in bolle, che richiedono più tempo per guarire e hanno le loro complicazioni.

Pulisci regolarmente e delicatamente ogni puntura con acqua tiepida e sapone ipoallergenico.

Trattamenti e rimedi casalinghi

Esistono diverse opzioni di trattamento per le persone con sindrome di Skeeter che vanno dai semplici rimedi casalinghi a trattamenti di tipo medico più specifici.

Ghiaccio

La più semplice forma di trattamento per una puntura che provoca una reazione in una piccola area del corpo è il ghiaccio.

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Applicare subito del ghiaccio sull’area interessata aiuta a ridurre prurito e irritazione

Occorre posizionare un impacco di ghiaccio sull’area interessata. Questo può aiutare a ridurre l’infiammazione, lenire le sensazioni di dolore e prurito e ridurre l’arrossamento.

Farina d’avena

Anche l’applicazione di una miscela di farina d’avena cotta sulla puntura può aiutare a lenire i sintomi.

Come rilevato nel Journal of Drugs in Dermatology, l’avena ha proprietà anti-infiammatorie e antiossidanti. Questo potrebbe spiegare il suo effetto benefico sulla pelle.

Applicare l’avena direttamente sulla puntura o fare un bagno a base di farina d’avena può alleviare il prurito e il gonfiore e ridurre il fastidio.

Antistaminici

Se questi semplici rimedi casalinghi non sono efficaci, alcuni farmaci da banco (OTC) possono attenuare i sintomi più velocemente.

Ad esempio, gli antistaminici da banco, come la difenidramina, possono aiutare a ridurre temporaneamente il prurito e il gonfiore.

Steroidi topici

Alcune creme a base di corticosteroidi topici possono lenire temporaneamente la reazione a una puntura di zanzara. Farmaci da banco, come l’idrocortisone, dovrebbero essere sufficienti nella maggior parte dei casi.

Se un soggetto sa di avere reazioni gravi alle punture di zanzara che non rispondono abbastanza bene a queste creme, può chiedere al proprio medico una prescrizione con farmaci leggermente più forti.

Immunoterapia

Sebbene i sintomi della sindrome di Skeeter siano gestibili per la maggior parte delle persone che usano farmaci da banco, i casi più gravi possono richiedere un trattamento medico.

L’immunoterapia allergene specifica (o vaccino antiallergico) è una soluzione più permanente per gravi reazioni allergiche a punture di insetto, come quelle delle zanzare. Funziona in modo simile ai vaccini.

Un allergologo inietta piccole quantità di un particolare allergene al soggetto.
Aumentanto la quantità di allergene somministrato ad ogni iniezione successiva, l’immunoterapia può aiutare il corpo a costruire le proprie difese contro le proteine che causano l’allergia nelle zanzare.

Tuttavia, l’immunoterapia allergene specifica richiede tempo. L’American Academy of Allergy, Asthma & Immunology spiega che potrebbero essere necessari fino a 18 mesi o più perché una persona possa notare un miglioramento dei sintomi.

Inoltre, è possibile che il soggetto abbia bisogno di ulteriori iniezioni per 3-5 anni dopo il trattamento di successo.

Sindrome di Skeeter e gravidanza

Le donne incinte che soffrono di sindrome di Skeeter durante la gravidanza dovrebbero rivolgersi al proprio medico per trovare opzioni di trattamento che non siano nocive al loro bambino.

Sebbene esistano trattamenti topici o da banco, le donne in gravidanza o in allattamento dovrebbero in ogni caso consultare il medico prima di utilizzare qualunque farmaco.

Quando rivolgersi a un medico

Quando si sperimenta per la prima volta una forte reazione a una puntura di zanzara, è meglio fissare un appuntamento con un allergologo che può aiutare a identificare o confermare l’allergia e può prescrivere altri trattamenti utili nel tempo.

I segni di anafilassi sono molto rari con le punture di zanzara, ma possono comunque verificarsi.

Chi ha difficoltà respiratorie o sintomi come respiro affannoso o viso o gola o bocca gonfi, deve subito rivolgersi al pronto soccorso.

In sintesi

La sindrome di Skeeter provoca una significativa reazione allergica a una puntura di zanzara. Sebbene per molte persone questi sintomi sono gestibili usando solo rimedi casalinghi, altre potrebbero aver bisogno di cure specialistiche.

Evitare di essere punti è il modo migliore per prevenire tali reazioni

Sono disponibili anche opzioni di trattamento a lungo termine per aiutare a ridurre la reazione di una persona nel tempo.

Chi ha la sindrome di Skeeter dovrebbe collaborare con il proprio medico o allergologo per trovare una soluzione per gestire i propri sintomi.


Riferimenti scientifici

Manuyakorn, W., et al. (2017). Mosquito allergy in children: Clinical features and limitation of commercially-available diagnostic tests. 

Reynertson, K. A., et al. (2015). Anti-inflammatory activities of colloidal oatmeal (Avena sativa) contribute to the effectiveness of oats in treatment of itch associated with dry, irritated skin [Abstract]. 

Artrite psoriasica: tutto ciò che devi sapere

L’artrite psoriasica è una malattia che combina la psoriasi ad articolazioni gonfie e doloranti. La psoriasi provoca tipicamente la comparsa di macchie rosse, squamose e pruriginose sul corpo e sul cuoio capelluto.

Circa 7,5 milioni di americani sono affetti da psoriasi e fino al 30% di queste persone sviluppano Artrite psoriasica.

L’ Artrite psoriasica può essere lieve o grave e coinvolgere una o più articolazioni.

Se tu o una persona cara avete ricevuto una diagnosi di Artrite psoriasica, potreste porvi delle domande su come sia vivere con questa malattia.

Tipi di artrite psoriasica

Esistono cinque tipi di Artrite psoriasica:

Artrite psoriasica simmetrica

Colpisce le stesse articolazioni su entrambi i lati del corpo, per esempio entrambe le ginocchia. I sintomi possono essere simili a quelli dell’artrite reumatoide (RA).

La Artrite psoriasica simmetrica tende ad essere più mite e causa meno deformità articolare rispetto alla RA. Tuttavia, la Artrite psoriasica simmetrica può essere debilitante. Questo tipo di Artrite psoriasica colpisce circa la metà dei soggetti con questa patologia.

Artrite psoriasica asimmetrica

Questa tipologia di Artrite psoriasica colpisce una o più articolazioni su un solo lato del corpo. I sintomi comportano dolore o rossore alle articolazioni interessate. La Artrite psoriasica asimmetrica è generalmente mite. Colpisce circa il 35% delle persone con Artrite psoriasica.

Artrite psoriasica distale

Questo tipo coinvolge le articolazioni più vicine alle unghie, conosciute come articolazioni distali. Si verifica in circa il 10% delle persone con Artrite psoriasica.

Spondilite

Questo tipo di Artrite psoriasica colpisce la colonna vertebrale (dal collo alla parte bassa della schiena) e può rendere i movimenti molto dolorosi. Può colpire anche le mani, i piedi, le gambe, le braccia e le anche.

Artrite psoriasica mutilante

Questo è un tipo di Artrite psoriasica grave e che provoca deformità. Ne è affetto circa il 5% delle persone con Artrite psoriasica. Di solito colpisce le mani e i piedi. Può anche causare dolore al collo e alla zona lombare.

Quali sono i sintomi dell’artrite psoriasica?

I sintomi dell’Artrite psoriasica variano da paziente a paziente. Possono essere da lievi a gravi. A periodi di remissione si alternano periodi nei quali la patologia peggiora. I sintomi dipendono anche dal tipo di Artrite psoriasica da cui il paziente è colpito.

I sintomi generali di Artrite psoriasica includono:

  • articolazioni gonfie e dolenti su uno o entrambi i lati del corpo
  • rigidità mattutina
  • gonfiore alle dita delle mani e dei piedi
  • dolore a muscoli e tendini
  • comparsa di chiazze squamose sulla pelle, che possono peggiorare quando il dolore alle articolazioni peggiora
  • forfora al cuoio capelluto
  • affaticamento
  • comparsa di aree infossate sulle unghie
  • separazione dell’unghia dal letto ungueale
  • arrossamento degli occhi
  • dolore oculare (uveite)

La Spondilite, in particolare, può anche causare i seguenti sintomi:

  • dolore spinale e rigidità
  • dolore, gonfiore e debolezza che interessano: fianchi, ginocchia, caviglie, piedi, gomito, mani, polsi, altre articolazioni
  • gonfiore alle dita delle mani o dei piedi

L’Artrite psoriasica simmetrica colpisce cinque o più articolazioni su entrambi i lati del corpo.

L’Artrite psoriasica asimmetrica colpisce meno di cinque articolazioni, ma possono essere opposte.

L’artrite psoriasica mutilante deforma le articolazioni. Può accorciare le dita delle mani o dei piedi.

L’Artrite psoriasica distale causa dolore e gonfiore alle articolazioni delle dita delle mani e dei piedi.

 

Quale è la causa dell’artrite psoriasica?

Quando un paziente è affetto da Artrite psoriasica, il suo sistema immunitario attacca le articolazioni e la pelle. I medici non conoscono quale sia la causa scatenante, ma pensano che provenga da una combinazione di genetica e fattori ambientali.

L’Artrite psoriasica è ricorrente tra i membri di una stessa famiglia. Circa il 40% dei soggetti affetti da questa condizione ha uno o più parenti con Artrite psoriasica. Di solito qualcosa nell’ambiente innesca la malattia in coloro che hanno una predisposizione a svilupparla. Potrebbe essere un virus, uno stress estremo o un infortunio.

Come viene trattata l’artrite psoriasica?

L’obiettivo del trattamento dell’Artrite psoriasica è quello di migliorare i sintomi, come l’eruzione cutanea e l’infiammazione delle articolazioni.

Le nuove linee guida raccomandano l’approccio “trattare per bersaglio”, che si basa sulle preferenze individuali di una persona. Vengono determinati un obiettivo di trattamento specifico e come misurare i progressi, quindi un medico lavora con il paziente per selezionare i trattamenti.

Esistono molte opzioni di trattamento diverse. Un tipico piano di trattamento includerà uno o più dei seguenti:

Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)

Questi farmaci aiutano a controllare il dolore e il gonfiore alle articolazioni. Le opzioni da banco (OTC) includono ibuprofene (Advil) e naproxen (Aleve). Se le opzioni OTC non sono efficaci, il medico può prescrivere i FANS a dosi più elevate.

Se usati in modo errato, i FANS possono causare:

  • irritazione allo stomaco
  • sanguinamento dello stomaco
  • infarto
  • ictus
  • danno epatico e ai reni

Farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD)

Questi farmaci riducono l’infiammazione per prevenire danni articolari e rallentano la progressione dell’Artrite psoriasica. Possono essere somministrati per via orale, iniezione o infusione.

I DMARD più comunemente prescritti includono:

  • metotrexato
  • leflunomide
  • sulfasalazina
  • Apremilast è un DMARD più recente che viene assunto per via orale. Funziona bloccando la fosfodiesterasi 4, un enzima coinvolto nell’infiammazione.

Gli effetti collaterali dei farmaci DMARD includono:

  • danno epatico
  • mielosoppressione
  • infezioni polmonari

Biologici

Ci sono attualmente cinque tipi di farmaci biologici per il trattamento della malattia psoriasica. Sono classificati in base a ciò che bersagliano e inibiscono (bloccano o diminuiscono) nel corpo:

inibitori del fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa)

  • adalimumab
  • certolizumab
  • golimumab
  • etanercept
  • infliximab

inibitori dell’interleuchina 12 e 23 (IL-12/23)

ustekinumab

inibitori dell’interleuchina 17 (IL-17)

  • secukinumab
  • brodalumab
  • ixekizumab

inibitori dell’interleuchina 23 (IL-23)

  • guselkumab
  • tildrakizumab-asmn

inibitori delle cellule T

abatacept

Secondo le nuove linee guida sul trattamento rilasciate a novembre 2018, questi farmaci sono raccomandati come trattamenti di prima linea.

Questi prodotti biologici vengono somministrati al paziente attraverso un’iniezione sotto pelle o come infusione. Poiché questi farmaci attenuano la risposta immunitaria, possono aumentare il rischio di infezioni gravi. Altri effetti collaterali includono nausea e diarrea.

Steroidi

Questi farmaci possono ridurre l’infiammazione. Per l’Artrite psoriasica, di solito vengono iniettati nelle articolazioni colpite. Gli effetti collaterali includono dolore e un leggero rischio di infezione alle articolazioni.

Immunosoppressori

Farmaci come l’azatioprina (Imuran) e la ciclosporina (Gengraf) calmano la risposta immunitaria iperattiva in Artrite psoriasica. Non sono usati così spesso ora che gli inibitori del TNF-alfa sono disponibili. Poiché indeboliscono la risposta immunitaria, gli immunosoppressori possono aumentare il rischio di infezioni.

Trattamenti topici

Creme, gel, lozioni e unguenti possono alleviare il prurito dell’eruzione della Artrite psoriasica. Questi trattamenti sono disponibili al banco e con una prescrizione.

Le opzioni includono:

  • antralina
  • calcitriol o calcipotriene, che sono forme di vitamina D-3
  • acido salicilico
  • creme steroidee
  • tazarotene, che è un derivato della vitamina A

Terapia della luce e altri farmaci

La terapia della luce utilizza farmaci, seguiti dall’esposizione a luce intensa, per trattare le eruzioni cutanee della psoriasi.

Alcuni farmaci trattano anche i sintomi dell’ Artrite psoriasica. Questi includono secukinumab e ustekinumab. Questi farmaci vengono iniettati sotto la pelle. Possono aumentare il rischio di infezioni e cancro.

Stile di vita e artrite psoriasica

Ci sono cose che puoi fare a casa per migliorare i tuoi sintomi:

Aggiungi l’esercizio fisico alla tua routine quotidiana

Mantenere le articolazioni in movimento può aiutare a ridurre la rigidità. Essere attivo per almeno 30 minuti al giorno ti aiuterà anche a perdere peso in eccesso e a darti più energia. Chiedi al tuo medico che tipo di esercizio è più sicuro per le tue articolazioni.

Andare in bicicletta, camminare, nuotare e altri esercizi in acqua sono più delicati sulle articolazioni rispetto agli esercizi ad alto impatto come la corsa o il tennis.

Rompi le cattive abitudini

Fumare fa male alle articolazioni e al resto del corpo. Chiedi al tuo medico consigli su counseling psicologico, farmaci o come sostituire la nicotina per aiutarti a smettere.

Limita anche il consumo di alcol. Può interagire con alcuni farmaci per l’Artrite psoriasica.

Allevia lo stress

La tensione e lo stress possono peggiorare ulteriormente le artriti. Medita, pratica lo yoga o prova altre tecniche di sollievo dallo stress per calmare la mente e il corpo.

Usa impacchi caldi e freddi

Impacchi tiepidi e impacchi caldi possono alleviare il dolore muscolare. Gli impacchi freddi possono anche ridurre il dolore alle articolazioni.

Muoviti per proteggere le tue articolazioni

Apri le porte con il tuo corpo anziché con le dita. Solleva oggetti pesanti con entrambe le mani. Usa gli apri-scatole per aprire i coperchi.

Assumi integratori e spezie naturali

Gli acidi grassi omega-3 hanno proprietà anti-infiammatorie. Questi grassi sani, presenti in molti integratori, riducono l’infiammazione e la rigidità delle articolazioni.

È importante comunque parlare con il medico prima di iniziare ad assumere nuovi integratori.

Allo stesso modo, la curcuma, una potente spezia, ha anche proprietà anti-infiammatorie e può aiutare a ridurre l’infiammazione e le riacutizzazioni dell’Artrite psoriasica. La curcuma può essere aggiunta a qualsiasi piatto. Alcune persone la trasformano in tè o latte.

Altri rimedi naturali e trattamenti alternativi possono essere utili e alleviare alcuni sintomi dell’Artrite psoriasica.

Dieta per l’artrite psoriasica

Mentre nessun singolo alimento o dieta curerà l’ Artrite psoriasica, una dieta equilibrata può aiutare a ridurre l’infiammazione e alleviare i sintomi. Cambiamenti salutari nella tua dieta possono ripagare le tue articolazioni e il tuo corpo a lungo termine.

In breve, mangia più frutta e verdura fresca. Aiutano a ridurre l’infiammazione e a gestire il peso. L’eccesso di peso mette più pressione sulle articolazioni che sono già doloranti. Limita lo zucchero e i grassi, che provocano infiammazione. Prediligi fonti di grassi sani, come pesce, semi e noci.

Stadi dell’ artrite psoriasica

L’ Artrite psoriasica non segue lo stesso percorso in ogni persona diagnosticata con questa condizione. Alcune persone possono avere solo sintomi lievi e un impatto limitato sulle loro articolazioni. Per gli altri, alla fine si possono verificare deformità articolari e allargamento osseo.

Non è chiaro il motivo per cui alcune persone sperimentano una progressione più rapida della malattia e altre no. Ma la diagnosi precoce e il trattamento possono aiutare ad alleviare il dolore e rallentare il danno alle articolazioni. È importante parlare con il medico non appena si iniziano a manifestare segni o sintomi che fanno pensare alla malattia.

Fase iniziale dell’Artrite psoriasica

Nelle fasi iniziali di questa artrite, si possono verificare sintomi lievi come gonfiore articolare e movimenti ridotti. Questi sintomi possono manifestarsi nello stesso momento in cui si sviluppano lesioni cutanee della psoriasi o possono verificarsi anni dopo.

I FANS sono il trattamento tipico. Questi farmaci alleviano dolore e sintomi, ma non rallentano la Artrite psoriasica.

Artrite psoriasica Moderata

A seconda del tipo di Artrite psoriasica che hai, la fase moderata o intermedia probabilmente vedrà peggiorare i sintomi che richiedono trattamenti più progressivi, come DMARD e biologici. Questi farmaci possono aiutare ad alleviare i sintomi e a rallentare anche la progressione del danno.

Artrite psoriasica in fase avanzata

A questo punto, il tessuto osseo è fortemente colpito. La deformità articolare e l’allargamento osseo sono probabili. I trattamenti mirano ad alleviare i sintomi e prevenire il peggioramento delle complicanze.

Diagnosticare l’artrite psoriasica

Per diagnosticare l’Artrite psoriasica, il medico deve escludere altre cause di artrite, come l’artrite reumatoide e la gotta, attraverso test di imaging e analisi del sangue.

Questi test di imaging mirano a cercare danni alle articolazioni e ad altri tessuti:

Radiografie: controllano l’infiammazione e danni alle ossa e alle articolazioni. Questo danno è diverso nella Artrite psoriasica che in altri tipi di artrite.

Risonanza magnetica: onde radio e potenti magneti creano immagini dell’interno del tuo corpo. Queste immagini possono aiutare il medico a controllare eventuali danni alle articolazioni, ai tendini e ai legamenti.

Scansioni TC e ultrasuoni: possono aiutare i medici a determinare quanto sia avanzata la Artrite psoriasica e quanto sia grave il danno alle articolazioni.

Gli esami del sangue per queste sostanze aiutano a valutare qualsiasi infiammazione presente nel tuo corpo:

Proteina C-reattiva: è una sostanza che il fegato sintetizza quando c’è un’infiammazione nel corpo.

Velocità di sedimentazione eritrocitaria: rivela il grado di infiammazione presente nel corpo, ma non può determinare se l’infiammazione proviene da Artrite psoriasica o da altre possibili cause.

Fattore reumatoide: è uno degli anticorpi prodotti dal sistema immunitario. Di solito è presente nell’artrite reumatoide, ma negativo in quella psoriasica. Un esame del sangue alla ricerca del fattore reumatoide può aiutare il medico a capire se il paziente è affetto da una o l’altra patologia.

Liquido articolare: viene prelevata una piccola quantità di liquido dal ginocchio o da un’altra articolazione per eseguire un test colturale. Se sono presenti cristalli di acido urico nel liquido, potresti avere la gotta invece dell’ Artrite psoriasica.

Globuli rossi: nelle persone con Artrite psoriasica è comune rilevare una bassa percentuale di globuli rossi

Nessun esame del sangue o di imaging può determinare se si è affetti da Artrite psoriasica. Il medico usa una combinazione di test per escludere altre possibili cause.

Fattori di rischio per l’artrite psoriasica

È più probabile che un soggetto sviluppi Artrite psoriasica se:

  • ha la psoriasi
  • ha un genitore o fratello con Artrite psoriasica
  • ha tra i 30 e i 50 anni (anche se anche i bambini possono esserne affetti)
  • ha avuto mal di gola causato da un’infezione da streptococco
  • ha l’HIV

La Artrite psoriasica può comportare complicazioni che includono:

  • artrite psoriasica mutilante
  • problemi agli occhi, come congiuntivite o uveite
  • malattia cardiovascolare

Quali sono i fattori scatenanti?

Le riacutizzazioni dell’ Artrite psoriasica peggiorano la malattia. Alcuni fattori possono scatenare queste riacutizzazioni, ma questi fattori sono diversi da persona a persona.

Per riconoscere i fattori scatenanti (trigger), puoi tenere un diario dei sintomi. Ogni giorno, annota i tuoi sintomi e quello che stavi facendo quando si sono presentati. Nota anche se hai cambiato qualcosa nella tua routine, ad esempio se stai assumendo un nuovo farmaco.

I trigger comuni includono:

  • infezioni, come mal di gola causato da streptococco e infezioni del tratto respiratorio superiore
  • lesioni, come tagli, graffi o scottature
  • pelle secca
  • stress
  • clima freddo e secco
  • fumo
  • alcolismo
  • obesità
  • farmaci, come litio, beta-bloccanti e farmaci antimalarici

Anche se non puoi evitare tutti questi fattori scatenanti, puoi provare a gestire lo stress, smettere di fumare e ridurre l’assunzione di alcol.

Chiedi al tuo medico se stai assumendo qualche medicinale noto per scatenare i sintomi dell’ Artrite psoriasica. Se è così, dovresti assumere un nuovo farmaco.

Non è sempre possibile fermare le riacutizzazioni, ma è possibile apprendere cosa fare per ridurre il rischio che si ripresentino.

Prognosi

La prognosi è diversa da paziente a paziente. Alcune persone hanno sintomi molto lievi, altre hanno sintomi più gravi e debilitanti.

Quanto più gravi sono i tuoi sintomi, tanto più l’Artrite psoriasica influenzerà la tua capacità di movimento. Le persone con molti danni alle articolazioni possono avere difficoltà a camminare, salire le scale e svolgere altre attività quotidiane.

La tua prognosi dipenderà dai seguenti fattori:

  • hai ricevuto una diagnosi di Artrite psoriasica in giovane età
  • la tua condizione era grave quando hai ricevuto la diagnosi
  • gran parte della tua pelle è coperta da eruzioni cutanee
  • alcune persone nella tua famiglia hanno l’Artrite psoriasica.

Per migliorare la tua prognosi, segui il regime terapeutico prescritto dal medico. Potrebbe essere necessario provare più di un farmaco per trovare quello che funziona meglio per te.

 

12 effetti dell’Artrite psoriasica sul corpo

Potresti conoscere i sintomi sulla pelle associati alla Psoriasi e potresti anche conoscere il dolore articolare provocato dall’Artrite classica.
L’Artrite psoriasica è una combinazione di entrambi i sintomi cutanei e artritici, ma l’infiammazione che guida la condizione ne rende difficile la gestione.
Analizziamo insieme gli effetti dell’Artrite psoriasica sul corpo e i sintomi da tenere d’occhio.

Gli effetti dell’Artrite psoriasica sul corpo

L’Artrite psoriasica è una forma di artrite che può svilupparsi entro 10 anni dallo sviluppo della Psoriasi. La Psoriasi della pelle causa riacutizzazioni che possono verificarsi in qualsiasi parte del corpo.

Secondo la National psoriasis Foundation, circa il 30% delle persone con Psoriasi alla fine sviluppano l’Artrite psoriasica.

In alcuni casi la patologia è diagnosticata prima che la Psoriasi si presenti sulla pelle perché i sintomi potrebbero essere più evidenti.

È anche possibile sviluppare l’Artrite psoriasica senza Psoriasi, specialmente se si ha una storia familiare di Psoriasi

Sia la Psoriasi cutanea che i tipi infiammatori di Artrite sono considerati disturbi autoimmuni.

effetti artrite psoriasica

L’Artrite psoriasica è una condizione cronica o a lungo termine. Chiunque può soffrirne, ma è più comune negli adulti di mezza età.
Poiché non esiste una cura, il trattamento mira alla gestione dei sintomi e a prevenire il danno articolare permanente.

Sistema scheletrico

L’Artrite psoriasica causa infiammazione alle articolazioni. Può interessare una o più articolazioni. La rigidità, il gonfiore e il dolore sono sintomi classici.

L’infiammazione a carico delle ginocchia o delle spalle può limitare il raggio di movimento, rendendo difficile muoversi liberamente ed effettuare le normali attività quotidiane.
Può anche causare gravi dolori al collo e alla schiena e rendere difficile il movimento della colonna vertebrale.
Le dita delle mani e dei piedi possono gonfiarsi, assumendo un aspetto simile a una salsiccia.

Uno dei sintomi più comuni dell’Artrite psoriasica è il dolore nelle zone in cui i tendini e i legamenti si connettono alle ossa. Ciò causa dolore al tallone, alla pianta del piede e attorno ai gomiti.

L’esercizio a basso impatto, in particolare l’esercizio in acqua, può aiutare a mantenere le articolazioni più flessibili.
La terapia fisica può essere utile per rafforzare i muscoli e migliorare la flessibilità. Camminare è uno dei migliori esercizi e gli inserti interni delle scarpe possono aiutare a ridurre l’impatto sulle articolazioni.

Circa il 5% delle persone con Artrite psoriasica può sviluppare l’Artrite mutilante.
Questa è una forma meno comune ma più grave di Artrite che può distruggere le articolazioni delle mani e dei piedi, portando a deturpazione e disabilità permanenti.

Pelle, capelli e unghie

La Psoriasi è una condizione cronica che provoca la formazione di chiazze e/o placche arrossate sulla pelle.

Le chiazze si possono formare ovunque, ma tendono a presentarsi maggiormente intorno ai gomiti, alle ginocchia, alle mani e ai piedi. La pelle attorno alle articolazioni può apparire fissurata. In alcuni casi, possono formarsi lesioni cutanee o vesciche.

Le macchie sul cuoio capelluto possono variare da ciò che assomiglia a un lieve caso di forfora fino a condizioni notevolmente più gravi.
La grande differenza è che la Psoriasi del cuoio capelluto causa delle chiazze più grandi che sono anche rosse ed estremamente pruriginose.

Le unghie delle mani e dei piedi possono diventare spesse, increspate o scolorite. Possono crescere in modo anomalo o persino separarsi dal letto ungueale.

Occhi e visione

Gli studi hanno confermato che la Psoriasi può anche portare a problemi di vista.

Le lesioni infiammatorie come la congiuntivite sono l’effetto collaterale più probabile

In casi molto rari, la Psoriasi potrebbe causare una perdita della vista.
L’uveite , una condizione in cui lo strato intermedio dell’occhio si gonfia, può essere il risultato di un’Artrite psoriasica.

Sistema muscolo scheletrico

L’infiammazione cronica può danneggiare la cartilagine che copre le estremità delle ossa. Man mano che la condizione progredisce, la cartilagine danneggiata fa sì che le ossa sfreghino l’una contro l’altra.

Oltre a indebolire le tue ossa, questo processo indebolisce i legamenti, i tendini e i muscoli circostanti, il che porta a un supporto articolare inadeguato

Questo può farti perdere il desiderio di rimanere attivo, il che può di conseguenza peggiorare i tuoi sintomi.

È importante impegnarsi in un regolare esercizio fisico moderato in modo da mantenere i muscoli forti. Chiedi al tuo medico di consigliarti un programma di esercizi o un fisioterapista che ti possa insegnare come fare movimento senza stressare le articolazioni.

Sistema immunitario

A volte in condizioni autoimmuni, il tuo corpo attacca erroneamente i tessuti sani. Nell’Artrite psoriasica, il tuo sistema immunitario attacca articolazioni, tendini e legamenti.

L’Artrite psoriasica è una condizione che dura tutta la vita

ma è possibile che si verifichino periodi in cui la patologia si manifesta in modo acuto seguiti da momenti di remissione.

Salute mentale

Il dolore fisico e il disagio, insieme alla natura cronica della malattia, possono avere un impatto sulla salute emotiva.

L’Artrite psoriasica può aumentare il rischio di ansia e depressione. Potresti provare imbarazzo, bassa autostima e tristezza. Potresti anche sentirti estremamente preoccupato e incerto sul futuro della tua condizione.

I rischi per la salute mentale sono particolarmente alti nei casi in cui l’Artrite non è gestita

Se inizi a notare sintomi di depressione o ansia, mettiti in contatto con un operatore sanitario che può aiutarti ad affrontare psicologicamente la situazione.

Altri effetti

Altri effetti sul corpo dell’Artrite psoriasica comprendono estrema stanchezza e irrequietezza. Potresti anche avere un lieve aumento del rischio di sviluppare ipertensione, colesterolo alto o diabete.

Una dieta salutare, un regolare esercizio fisico moderato e una buona notte di sonno contribuiscono a farti aiutare a gestire meglio la tua condizione generale.

Artrite psoriasica: 6 miti da sfatare

La Psoriasi è una malattia in cui il turnover delle cellule della pelle è più veloce del suo normale ciclo vitale. Ciò si traduce in macchie cutanee rosse e argentee che sono spesso pruriginose e infiammate.

Alcune persone con Psoriasi finiscono per sviluppare l’Artrite psoriasica, una malattia autoimmune in cui il corpo attacca se stesso. In questo tipo di artrite, il sistema immunitario distrugge i tessuti articolari sani.

L’artrite psoriasica può interessare in modo diverso una o più articolazioni – non tutti infatti sperimentano gli stessi effetti.

Si stima che l’1% della popolazione sviluppi l’Artrite psoriasica. Data la percentuale relativamente bassa di pazienti affetti, è facile confonderla con altri tipi di malattie.

Scopriamo alcuni miti comuni che circondano questa condizione autoimmune e cerchiamo di capire i fattori di rischio, la diagnosi e il suo trattamento.

Mito n°1: avere la psoriasi significa automaticamente che svilupperai l’Artrite psoriasica

Fatto: solo il 10/30 percento delle persone con psoriasi svilupperà l’Artrite psoriasica

Mentre la psoriasi può verificarsi prima dell’ Artrite psoriasica, non tutti coloro che hanno la psoriasi presenteranno questa forma di artrite.
In realtà, le stime di tale incidenza variano tra il 10 e il 30%. Ciò significa che la maggior parte dei pazienti affetti da psoriasi non svilupperà l’ Artrite psoriasica.
Alcune persone con psoriasi potrebbero sviluppare un altro tipo di artrite, come l’artrite reumatoide.


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Artrite psoriasica e artrite reumatoide : sintomi e differenze


 

È importante considerare l’incidenza delle malattie autoimmuni nella tua famiglia. Sebbene non vi sia una singola causa identificabile di Artrite psoriasica, la storia familiare sembra giocare un ruolo importante. Si stima che circa il 40% delle persone con Artrite psoriasica abbia una storia familiare di artrite e / o psoriasi.

Mito n°2: L’Artrite psoriasica si verifica solo negli anziani

Fatto: l’Artrite psoriasica colpisce tutte le fasce d’età

Secondo l’ Istituto Nazionale di Artrite e Malattie Muscoloscheletriche e della Pelle (NIAMS), l’ Artrite psoriasica è più diffusa negli adulti tra i 30 ei 50 anni. Tuttavia, l’ Artrite psoriasica può svilupparsi a qualsiasi età. Questo include i bambini.  Sebbene possa svilupparsi in chiunque, è più comune nei caucasici.

Mito n°3: le persone con Artrite psoriasica hanno generalmente tutte gli stessi sintomi

Fatto: L’ Artrite psoriasica causa una vasta gamma di sintomi

La difficoltà nella diagnosi dell’ Artrite psoriasica è dovuta ai sintomi che possono variare da individuo a individuo. Mentre alcuni sperimentano sintomi topici (pelle e unghie), altri potrebbero notare solo dolori articolari e rigidità.

Il pericolo nell’assumere che tutti i sintomi di Artrite psoriasica siano simili è alla base di una diagnosi errata.

L’Artrite psoriasica può causare uno o più dei seguenti sintomi:

  • eruzioni cutanee e chiazze squamose (note anche nella psoriasi)
  • deformità delle unghie
  • arrossamento degli occhi
  • articolazioni gonfie e dolorose
  • Difficoltà a muoversi e svolgere compiti quotidiani
  • rigidità mattutina
  • svegliarsi stanco
  • affaticamento eccessivo durante il giorno
  • difficoltà a dormire la notte (spesso da dolori articolari o disagio)

Mito n°4: se i miei sintomi scompaiono, probabilmente non è Artrite psoriasica

Fatto: L’Artrite psoriasica passa tra riacutizzazioni e periodi di remissione

L’Artrite psoriasica è una condizione cronica, il che significa che i pazienti ne soffriranno per il resto della loro vita.
Avere una riacutizzazione con dolori articolari e sintomi sulla pelle è comune con questa malattia.

Se il tuo caso è lieve, potresti anche avere periodi di remissione in cui non noti alcun sintomo. Ma una mancanza di sintomi significa semplicemente che il tuo sistema immunitario è dormiente nei suoi attacchi a cellule e tessuti – questo non significa che non sia Artrite psoriasica, o che la Artrite psoriasica sia improvvisamente scomparsa.

L’unico modo per essere sicuri dello stato della malattia è ottenere una diagnosi da un medico. Non è saggio basarsi sui soli sintomi come metodo di autodiagnosi.

Mito n°5: abbiamo un solo tipo di Artrite psoriasica

Fatto: ci sono cinque sottotipi di Artrite psoriasica

L’ Artrite psoriasica è attualmente diagnosticata in cinque sottotipi.
Questi sono basati sulla severità della condizione, e su quali articolazioni  vengono colpite. Con il progredire della malattia, i pazienti possono essere diagnosticati da un sottotipo all’altro.

I cinque sottotipi includono:

  • Oligoarticolare: interessa da una a quattro articolazioni in modo asimmetrico (su diversi lati del corpo)
  • Simmetrico: le articolazioni interessate sono le stesse su entrambi i lati del corpo
  • Spondilite: che interessa la colonna vertebrale
  • Interfalangeo distale: le articolazioni delle dita dei piedi e della mano sono principalmente interessate (possono anche causare deformità alle unghie)
  • Artrite mutilante: una rara forma di Artrite psoriasica che causa principalmente una grave distruzione nei piedi e nelle articolazioni della mano

Mito n°6: la disabilità è inevitabile nell’Artrite psoriasica

Fatto: il trattamento precoce può prevenire l’invalidità

Proprio come le cause e i sintomi dell’ Artrite psoriasica variano, così fa il decorso della malattia.

Non tutti i casi della malattia sono uguali: alcuni pazienti sperimentano lievi riacutizzazioni e poco dolore, mentre altri presentano una forma più progressiva della malattia in cui il danno articolare è molto diffuso.

La chiave per prevenire il secondo scenario è la diagnosi e il trattamento precoci.

I primi casi di Artrite psoriasica sono spesso diagnosticati come oligoartrite, il che significa che da uno a quattro articolazioni sono interessate.
L’artrite poliarticolare si riferisce a casi in cui sono interessate almeno cinque articolazioni. Più a lungo la condizione non viene trattata, più le articolazioni possono essere interessate.

La disabilità può verificarsi quando si verificano danni irreversibili alle articolazioni ed è spesso la causa di una mancanza di diagnosi e trattamento.
Tuttavia, la disabilità non è inevitabile. Lavorare con gli specialisti giusti (compresi dermatologi e reumatologi), l’auto-cura e le abitudini di vita sane possono aiutare a scongiurare i fattori debilitanti dell’ Artrite psoriasica.


Riferimenti scientifici

Domande frequenti sull’artrite psoriasica.

Husni, ME . Gestione delle malattie: artrite psoriasica

Artrite psoriasica (nd) 

Artrite psoriasica (2014, ottobre)

Filler: tutto quello che devi sapere

Oggigiorno si sente tanto parlare di filler… dalla vicina di casa, dall’amica, dall’estetista, dalla parrucchiera… tutte hanno fatto qualche “ritocchino”…

Mentre in passato ci si rivolgeva alla chirurgia plastica per interventi di correzione estetica, adesso viene preferita la medicina estetica. Probabilmente perché con degli atti meno invasivi e in maniera più rapida e meno costosa, con un rischio minore di complicanze e con un downtime inferiore rispetto alla chirurgia si ottengono eccellenti risultati seppur con una durata limitata nel tempo.

I filler dermici sono al secondo posto tra le prime cinque metodiche di medicina estetica maggiormente utilizzate (al primo posto vi sono le iniezioni di tossina botulinica). È una moda che sta letteralmente spopolando negli ultimi anni, anche tra i giovanissimi; un trend in continua crescita come dimostrato dalle ricerche di mercato riportate di seguito..

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Cosa sono i filler?

Con il termine “filler”, (dall’inglese to fill = riempire), si definisce non una sostanza, ma piuttosto  una metodica che consiste nell’iniezione nei tessuti molli, di una o più̀ sostanze, di varia natura, in grado di correggere il volume, allo scopo di ottenere miglioramenti estetici o al fine di trattare alcune affezioni cutanee e/o risolverne o migliorarne gli aspetti clinico-estetici.

Il filler viene utilizzato prevalentemente in ambito clinico-estetico per il trattamento di rughe superficiali e profonde, aumento volumetrico di distretti anatomici, correzioni di difetti cutanei congeniti o acquisiti.

I filler sono classificati come dispositivi di tipo chirurgico (all.IX D. Lgs. 46/97), di classe III (ovvero dispositivi ad alto rischio, quali gran parte dei dispositivi impiantabili, quelli contenenti farmaci o derivati animali e alcuni dispositivi che interagiscono sulle funzioni di organi vitali.)

Quanti tipi di filler esistono?

Col passare degli anni il concetto di filler è cambiato ed evoluto, oggi la grande distinzione che possiamo fare è quella tra filler riassorbibili e filler permanenti. Il vecchio concetto di “filler semipermanente” è stato abbandonato in quanto questi filler sono stati inclusi definitivamente nei filler permanenti.

Filler riassorbibili

Hanno un effetto temporaneo e sono degradati nel tempo e riassorbiti dal corpo.

Tra questi abbiamo: acido ialuronico, collagene, idrossiapatite di calcio, acido polilattico che hanno indicazioni e durata differenti.

Senza dubbio i filler più popolari sono quelli a base di acido ialuronico reticolato. Un vantaggio importante e unico dei filler a base di acido ialuronico è che possono essere rapidamente e facilmente rimossi mediante l’utilizzo della ialuronidasi o perché c’è un eccesso di prodotto nell’area trattata o per risolvere un effetto avverso correlato al trattamento o al prodotto. Per questo motivo i filler con acido ialuronico risultano particolarmente maneggevoli e con una minore incidenza di complicanze rispetto ai filler permanenti.

Filler permanenti

I filler permanenti sono sostanze che dopo essere state iniettante nell’organismo, non riescono in nessuno modo a essere riassorbite e permangono nel nostro corpo. La sostanza più conosciuta è il silicone liquido, usato nella medicina estetica per molti anni e poi bandito dagli anni ’90.

I filler permanenti, oltre ad essere dannosi per la nostra salute in quanto sono soggetti a migrazione, a formazione di noduli e a un aumentato rischio di infezione, sono ritenuti ormai superati in quanto consentono un tipo di correzione irreversibile del viso e del corpo.

Oggi si utilizzano i materiali riassorbibili perché considerati più sicuri e perché ci permettono di ottenere degli ottimi miglioramenti con effetti naturali e armoniosi che consentono di invecchiare con serenità.

Qualche parola in più sul tanto decantato acido ialuronico..

acido-ialuronico-molecola

L’acido ialuronico è uno zucchero (disaccaride) presente in tutti i tessuti connettivi umani, compresa la cute. In particolare, è un glicosaminoglicano che si forma dal ripetersi di lunghe sequenze di due zuccheri semplici, l’acido glicuronico e la N-acetilglucosamina. Questa molecola è essenziale per la formazione della matrice di collagene e di fibre elastiche e per il mantenimento dell’idratazione cutanea. L’invecchiamento porta a una diminuzione della produzione di acido ialuronico e collagene nella pelle. Una volta che la pelle ha perso le sue proprietà viscoelastiche, cominciano a formarsi rughe sovrastanti.

Grazie alle diverse formulazioni, ai diversi pesi molecolari e al diverso tipo di ripiegamento della molecola (definito cross-linking), la medicina estetica può avvalersi della completa versatilità di questa sostanza sia per ottenere una biostimolazione, quindi per prevenire la disidratazione e quindi la formazione di rughe, sia per correggere o attenuare dei solchi già esistenti (filler riempitivi).

Ricordiamo inoltre che l’acido ialuronico, grazie alle sue proprietà biologiche e fisico-chimiche, non viene impiegato solo nella medicina estatica ma anche in altri campi della medicina e della scienza, come riportato di seguito:

acido-ialuronico-campi-applicazione

Quando usare i filler?

L’ indicazione principale dei filler è quella di contrastare l’invecchiamento cutaneo, ovvero correggere le rughe del volto. L’importante però, è spiegare al paziente in modo chiaro quali possono essere i risultati che si possono ottenere, avere delle aspettative realistiche ed elencare i possibili rischi a cui si può andare incontro.

Purtroppo non si può tornare indietro col tempo e pretendere di avere un aspetto paragonabile a 10 anni prima

Piuttosto si può cercare di migliorare l’aspetto attuale e determinare un rallentamento dell’invecchiamento.

Altre indicazioni sono la correzione di simmetrie, aumentare o ripristinare  i volumi, migliorare le cicatrici depresse.

P.S. Il paziente deve avere una età minima di 18 anni; al di sotto dei 18 anni è possibile trattare il paziente solo con il consenso dei genitori.

Cosa fare prima del filler?

  • Consenso informato
  • Cartella clinica del paziente
  • Fotografia prima (e dopo)
  • Disinfettare l’area da trattare
  • In alcuni casi è necessario utilizzare una crema anestetica
  • Rilasciare al paziente l’etichetta per la rintracciabilità del filler.

P.S. Un filler deve essere tracciabile: con tracciabilità si intende la costante possibilità per il fabbricante di rintracciare, per qualsiasi evenienza che lo renda necessario, i dispositivi prodotti per confrontarli ai lotti di controllo ed, eventualmente applicare le misure correttive eventualmente necessarie, ed informare le Autorità Competenti (Art. 10 del D. Lgs 46/97).

Quali sono gli effetti collaterali del trattamento coi filler?

Come per ogni qualsiasi atto medico ci possono essere degli effetti collaterali fisiologici e transitori nel tempo, ovvero:

  • lividi (rischio maggiore nei pazienti che assumono anticoagulanti e antiaggreganti, se possibile, sarebbe meglio sospendere alcuni giorni prima)
  • edema
  • dolore
  • Ipercromia o ipocromia nella zona di iniezione

Generalmente nell’arco di una settimana la sintomatologia dovrebbe risolversi senza esiti.

P.S. Il periodo mestruale può influenzare la comparsa di edemi o di piccoli ematomi.

Possibili complicanze?

Per complicanza invece intendiamo un aggravamento della salute del paziente:

  • Ostruzioni vascolari fino alla necrosi nei casi più gravi
  • Infezioni
  • Ascessi
  • Granulomi nel sito di iniezione
  • Noduli (una iniezione superficiale può̀ causare grumi di acido ialuronico sotto la pelle;
    una iniezione profonda può̀ causare noduli infiammatori e non infiammatori profondi)
  • Ipersensibilità specifiche immediate o ritardate (generalmente o ai conservanti o all’anestetico presente nel filler)

La cause delle complicanze possono dipendere da vari fattori:

  • Correlate al prodotto (allergie, caratteristiche del filler, difetti di produzione)
  • Correlate al medico (mancanza di conoscenza, esperienza insufficiente)
  • Correlate al paziente (storia medica attuale e precedente, complessità del trattamento)

Quali precauzioni dopo aver fatto il filler?

Dopo il trattamento il paziente dovrà:

  • Evitare attività fisica intensa per almeno 6 ore
  • Evitare il sole e o le attività al freddo fino a che il rossore e/o il gonfiore non scompaiano
  • Evitare il sole finché è evidente il livido
  • Evitare prodotti che contengano retinoidi o alfa-idrossiacidi per il giorno successivo
  • Evitare alcolici
  • Evitare farmaci antinfiammatori non steroidei
  • Evitare il trucco nelle 12 ore successive

Quanti trattamenti sono necessari per vedere i risultati?

I risultati si vedono immediatamente già dopo il primo trattamento, è chiaro che il risultato definitivo si vede dopo alcuni giorni, in seguito alla scomparsa della reazione infiammatoria momentanea indotta dal trattamento.
Il risultato che il paziente vuole ottenere però non sempre si ottiene con un unico trattamento ma spesso sono necessarie più sedute, più fiale di filler, più trattamenti combinati (botox, peeling, laser, ecc.)

Ci sono delle controindicazioni?

Controindicazioni assolute:

  • Gravidanza e l’allattamento (per carenza di studi approfonditi)
  • Ipersensibilità specifiche accertate
  • Trattamento su cute lesa
  • Trattamento su cute con problemi infettivi e/o infiammatori
  • Terapie in atto che determinano un ritardo della fase riparativa
  • Malattie autoimmunitarie, per rischio elevato di infezioni e rallentamento dei processi riparativi
  • Diatesi fibroblastica (tendenza ad una cicatrizzazione di tipo cheloidea)

Controindicazioni relative:

  • Presenza di filler non noti
  • Pregressa radioterapia
  • Aspettative irreali del paziente

Quanto dura il trattamento?

Dipende dalle sedi trattate e dai filler utilizzati e dal piano di iniezione del filler.
Poi ci sono fattori individuali (come attività fisica intensa, fumo, fotoesposizione) che possono influenzare negativamente la durata del filler.

Generalmente si assiste ad un riassorbimento più veloce a livello delle labbra e del solco naso-labiale.

Ogni quanto tempo dovrò ripetere il trattamento?

Tenendo conto che i filler hanno una durata estremamente variabile, non esiste una regola definita. Dipende dalla sede, dal tipo di filler, dall’eventuale integrazione con gli altri trattamenti, dal grado di soddisfazione del paziente.

Tuttavia i filler si possono classificare in:

breve durata ? meno di 3 mesi (collagene bovino)
media durata ?   da 3 a 12 mesi (la maggior parte dei filler con acido ialuronico)
lunga durata ?   da 12 a 24 mesi (alcuni filler ad acido ialuronico o con idrossiapatite di calcio)

P.S. Ricordiamoci sempre che “il troppo stroppia”!!

E’ utile abbinare i filler ad altri trattamenti?

Certo. Vale lo stesso discorso già fatto per altri trattamenti di medicina estetica illustrati in questo blog (biostimolazione, laser, peeling, needling, botox, ecc..) ovvero che utilizzare più metodiche insieme (in varie sedute e con le tempistiche adeguate) ha un effetto sinergico e migliora sia i risultati che la durata.

Che differenza c’è tra filler e botulino?

Spesso c’è confusione tra queste due metodiche di medicina estetica.

Entrambi i trattamenti possono essere utilizzati per correggere le rughe del volto ma agiscono in modo completamente differente

Il filler è una tecnica riempitiva che può essere utilizzata per colmare direttamente una perdita di sostanza mediante l’introduzione a livello del derma o più in profondità di un medical device.

Il botox, invece, è una sostanza che agisce a livello muscolare determinando un rilassamento del muscolo quindi una riduzione del movimento che predispone alla formazione delle rughe di espressione.

Quanto costa un trattamento?

Il prezzo dipende da molti fattori: da quante fiale di filler si utilizzano, dal tipo di filler, dalla zona da trattare, dai costi correlati al filler (impiego di crema anestetica, cannula, siringhe, disinfettanti, ecc..). Il costo medio si attesta sui 200-250 euro.

A chi rivolgersi?

Senza dubbio è bene rivolgersi a un Dermatologo o a un medico che abbia una comprovata esperienza e una preparazione specifica in medicina estetica.

Assolutamente vietato per qualsiasi altra figura (per esempio estetista!!!)

Ma qualcuno potrebbe chiedersi: “Perché rivolgersi necessariamente a un medico? Alla fine sono solo delle punturine…”
Purtroppo è ancora oggi diffusa la pratica dei fillers (e anche di altri trattamenti di medicina estetica) da chi non è del mestiere.
Spesso infatti noi medici, ci troviamo di fronte a problematiche causate da terzi che probabilmente si sarebbero potute evitare.
Il medico estetico è in grado di ridurre al minimo la possibilità che si verifichino effetti indesiderati, tuttavia dobbiamo evidenziare che il rischio che possa verificarsi qualcosa di inatteso esiste anche per i medici più esperti… Ebbene, il medico competente questo lo mette in conto ed è in grado di fronteggiare la situazione e curare la complicanza.


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