La Scabbia, chiamata anche prurito sarcoptico,èun’infiammazione della pelle accompagnata da un forte prurito notturno causato dall’acaro pruriginoso (Sarcoptes scabiei var. Hominis).
Cause della scabbia
La causa responsabile dell’insorgenza e la modalità di diffusione della malattia furono chiaramente individuate nel 1687 dal medico Cosimo Bonomo e dal biologo Diacinto Testoni, collaboratori di Francesco Redi, scienziato e poeta alla Corte dei Medici, i quali scrissero che la scabbia era causata da un «pellicello», ovvero «un piccolissimo bacolino, il quale si genera a’ rognosi in pelle in pelle, e rodendo cagiona un’acutissimo pizzicore».
La scabia è una parassitosi e il «pellicello» non è altro che un piccolo acaro, il Sarcoptes Scabiei (variante hominis). La femmina dell’acaro ha le dimensioni pari a circa 0,3-0,4 mm, mentre il maschio è circa la metà.
foto: acaro della scabbia
Gli acari sono piccoli aracnidi, dotati di 8 zampe, una testa piccola e un grande cefalotorace. Siccome ogni animale ha il suo acaro della scabbia, specializzato per infestare solo un unico ospite, raramente accade che si possono ritrovare nella cute dei soggetti che vivono a stretto contatto con cani o gatti infetti gli acari di tali animali.
Gli acari della scabbia sopravvivono solo per 2-3 giorni lontano dall’ospite umano.
Modalità di contagio
La trasmissione della scabbia può avvenire attraverso un contagio:
«interumano» – richiede uno stretto contatto personale, tipo i rapporti sessuali e i contatti diretti e prolungati (non è sufficiente una stretta di mano!)
«indiretto» usare la biancheria di un soggetto affetto, condividere lo stesso letto o dormire nelle stesse lenzuola
I bambini sono i soggetti nei quali gli acari si diffondono più facilmente e il contatto tra i genitori e bambini è sufficiente a trasmettere la malattia a tutta la famiglia.
Un soggetto infestato sviluppa i primi sintomi solo dopo 3-6 settimane e durante questo intervallo di tempo può ugualmente trasmettere la malattia.
Pertanto, formulata la diagnosi di scabbia è fondamentale indicare la terapia adeguata al paziente ma anche ai familiari e a coloro i quali, pur essendo asintomatici, sono venuti a contatto con la persona infestata per eseguire la profilassi evitando spiacevoli tornei di ping pong in una cornice di prurito.
Quali sono i sintomi della scabbia?
foto: scabbia, manifestazione ad occhio nudo
Il quadro clinico della malattia può essere polimorfo, sebbene la manifestazione classica sia ilcunicolo, ovvero un tunnel serpiginoso di pochi millimetri, scavato dalla femmina dell’acaro con le sue forti mandibole all’interno dello strato corneo e stabilizzato con una sostanza, simile al cemento, prodotta sempre dal parassita. L’acaro depone all’interno del cunicolo sia le uova, 2-3 al giorno, sia le sue feci («scibale»).
foto: cunicolo della scabbia
Le uova dopo una settimana si schiudono mentre l’acaro muore dopo alcune settimane.
Tutte le zone del corpo possono essere interessate dalla infestazione ma le aree tipiche sono:
mani, polsi e spazi interdigitali
gomiti
piedi
genitali e glutei
ascelle
Quando sospettare la scabbia?
La scabbia deve essere sospettata ogni volta che:
è presente un prurito incoercibile – caratterizzato clinicamente da evidenti segni di grattamento sulla pelle
più persone appartenenti allo stesso nucleo familiare o comunità si grattano e lamentano un prurito intenso.
Tali indicazioni sono utili soprattutto nel caso in cui ci si trovi di fronte alla scabbia dei puliti, una condizione clinica in cui il soggetto per lenire la sintomatologia si lava e si asciuga freneticamente, rimuovendo in questo modo molti acari e modificando il quadro clinico della malattia, caratterizzata da scarsi segni clinici e da un costante e forsennato prurito.
Il dermatologo è in grado di sospettare l’infestazione osservando, clinicamente ad occhio nudo o con l’epiluminescenza, le manifestazioni presenti sulla pelle e formulando la corretta diagnosi solo dopo l’identificazione al microscopio ottico dell’acaro o delle sue uova, osservando il vetrino allestito con le squame cutanee prelevate da una lesione sospetta.
La terapia indicata sia per il trattamento sia per la profilassi garantiscono la guarigione.
Una storia, anche se è quella di un Melanoma, immedesima chi l’ascolta o la legge nel racconto; emoziona e aiuta a comprendere meglio i fatti, le circostanze e il messaggio della stessa.
Se poi la storia è vera, vissuta e raccontata in prima persona dal protagonista, la trovo travolgente.
La storia di Rosaria vale più di mille parole sulla prevenzione e la sensibilizzazione sul Melanoma e noi di Myskin la ringraziamo per averla condivisa con noi e con tutti voi.
La mia è una storia di Melanoma uguale a tante altre.
Da bambina ricordo che, spesso, dopo l’esposizione al sole, mi scottavo. La mamma mi spalmava una crema solare, però all’epoca ( ho adesso 67 anni ) si conoscevano solo gli effetti benefici del sole. Ci divertivamo con gli amichetti a spellarci, chi si toglieva più pelle bruciata era più forte degli altri.
E poi…le bollicine da far scoppiare! Insomma, gli anni sono passati a prendere sole selvaggio.
Andavo anche in barca per tante ore e l’abbronzatura era sempre più forte.
Poi, un giorno, vado dal dermatologo per un motivo che non c’entrava niente con i nei e gli chiesi di dare un’occhiata anche a quel neo, che mi sembrava un po’ troppo scuro.
Quello fu solo l’inizio.
Lui mi disse subito che era un brutto neo e lo doveva togliere; era il 13 giugno e credevo che mi lasciasse godere il sole e il mare…invece mi disse che non avevo capito niente e che era urgente.
Tolgo il neo, invio il campione per l’esame istologico e rimuovo la questione per un mesetto.
Quando vado a ritirare l’esito, nemmeno lo leggo, perché, secondo me, aver tolto il neo era più che sufficiente per stare tranquilla.
Mi fermo al bar dell’ospedale e, distrattamente, apro quella busta… Non credevo ai miei occhi! Non era bastato togliere il neo, ora si parlava di Melanoma maligno, ora ero anche io sulla strada del tumore, il tumore della pelle.
Per quanto fossi consapevole del significato della parola Melanoma (avendo anche fatto studi classici ), tuttavia, mai l’associazione melanoma/tumore aveva sfiorato la mia mente.
E adesso che faccio? A chi lo dico? Di chi mi devo fidare? Cosa succederà?
Nel tornare a casa, ancora sotto shock, a momenti faccio un incidente.
Mi sono dovuta organizzare. Ho dovuto pensare, in un attimo, che la mia vita stava cambiando, che sarebbe cambiata e che, chissà, forse se ne sarebbe anche andata.
Facendo riferimento al mio dermatologo, sono stata indirizzata in un centro, dove mi hanno fatto l’allargamento della cicatrice (due interventi, uno dopo l’altro, perché si verificò un caso su 1.000.000, disse il chirurgo, e fu necessario rioperarmi dopo poche ore).
Poi, la convalescenza, con la spada di Damocle dell’attesa del secondo esame istologico.
Dopo, la storia di tutti: protocollo oncologico, esami di routine ogni sei mesi e/o dodici, con la paura sempre della comparsa di qualche linfonodo o che la mappatura dei nei non vada bene.
Questa preoccupazione non mi ha cambiato la vita, ma ricompare ogni volta che arriva il momento dell’esame. Esame dopo esame, il tempo andrà avanti così, con l’aiuto dei miei medici, di cui mi fido e con molte attenzioni in più riguardo l’esposizione al sole.
Il melanoma è un killer, ti colpisce alle spalle, non te ne accorgi nemmeno, però una mappatura dei nei non costa niente e non è invasiva e, davvero, fa la differenza.
Ciao a tutti
Rosaria
Desideri raccontare anche tu la tua storia di Melanoma?
Scrivici e ti ringraziamo fin da ora per contribuire insiema noi a sensibilizzare ed educare sull’importanza della diagnosi precoce del Melanoma.
Pensare che la Psoriasi sia solo un problema estetico è riduttivo e semplicistico così come pensare che nascondendo le macchie sotto i vestiti il problema non esista.
Le manifestazioni cutanee della Psoriasi, che come vedremo possono avere molteplici aspetti, sono solo la manifestazioni visibile di un processo infiammatorio cronico e sistemico che può interessare anche gli organi interni e la loro corretta funzionalità.
Proprio per questo oggi si parla sempre più di comorbidità della Psoriasi, ovvero della Psoriasi associata ad altre malattie, soprattutto cardiovascolari ma anche metaboliche quali il diabete.
Curare la Psoriasi quindi non significa trattare solo le macchie presenti sulla pelle ma interferire e gestire l’infiammazione cronica sistemica interna alla persona che potrebbe essere la causa ad esempio dell’insorgenza di infarti e diabete.
L’argomento è complesso e sarà snocciolato partendo dall’inizio.
La Psoriasi viene definita come una Dermatosi eritemato-squamosa, ovvero una manifestazione cutanea caratterizzata dalla comparsa di macchie e/o placche arrossate e ricoperte di croste spesse, generalmente di colore biancastro.
Foto: Psoriasi volgare al ginocchio
Anticipo fin da ora che la Psoriasi, ovvero alcune forme della malattia si possono manifestare in maniera differente come vedremo.
Quali sono le cause della Psoriasi?
Nella Psoriasi è presente una replicazione delle cellule epidermiche (cheratinociti) che è accelerata.
infiltrazione a livello dell’epidermide dei linfociti T, in particolar modo del linfociti TH1
Iperproliferazione dei cheratinociti
E’ stato dimostrato che i cheratinociti della Psoriasi hanno un ritmo mitotico 8 volte maggiore rispetto a quello delle cellule normali tanto che sono in grado dallo strato basale dell’epidermide di raggiungere lo strato esterno in soli 4 giorni rispetto ai 28 delle cellule normali.
Inoltre, la quota di cellule in attiva riproduzione rispetto allo strato germinativo varia dal 60 al 100%. In altre, parole una percentuale dal 60 al 100% dei cheratinociti presenti allo strato basale è in attiva replicazione.
Quota di cellule in attiva riproduzione
Rappresentazione schematica dell’epidermide. Se normalmente i cheratinociti “maturano” e si differenziano passando dallo strato basale a allo strato corneo, nella Psoriasi tale processo viene a mancare.
A tutto ciò, va aggiunto che nella Psoriasi è presente un aumento della quota delle cellule germinative che può variare da 27.000 a 52.000 cell./mm2
Rallentamento del processo di cheratinizzazione
Se da un lato è presente un’accelerazione della fase replicativa delle cellule dall’altra si assiste ad un rallentamento della loro differenziazione. Normalmente la cellula germinale dello strato basale mentre si replica e migra verso lo strato più esterno, verso l’epidermide, si differenzia, ovvero cambia morfologia e funzione, fino a diventare un corneocita.
Nella Psoriasi manca tale differenziazione e le cellule è come se fossero in un loop: da un lato si replicano velocemente e ma dall’altro non sono in grado di completare il loro processo di “maturazione” fino a quello di corneocita.
Psoriasi: replicazione delle cellule
Infiltrazione epidermica dei linfociti TH1
A tutto ciò va aggiunto la presenza dell’infiammazione, caratterizzata a livello epidermico dall’infiltrazione dei linfociti T che concorrono a mantenere l’infiammazione cutanea.
Chi soffre di Psoriasi?
Dopo la Dermatite, la Psoriasi è la malattia cutanea più frequente. Le persone che ne soffrono (prevalenza) rappresenterebbero una percentuale variabile dal 1,4 al 5% circa. Solo in Italia si pensa che siano circa il 2-5% le persone che soffrono di Psoriasi. Non è escluso che tali percentuali siano in realtà sottostimate perché potrebbero essere in tanti coloro che pur soffrendone non consultano un dermatologo e ricorrono al fai da te oppure non si curano affatto.
La Psoriasi può manifestarsi sia nell’uomo sia nella donna anche se il sesso femminile sembrerebbe manifestare prima la malattia. Invece, nel mondo si è visto che esistono delle differenze sostanziali tra le diverse razze:
i Norvegesi sono poco interessati dalla malattia
I Paesi del Nord Europa soffrirebbero di Psoriasi di più rispetto a quelli del Sud Europa
I Mongoli sono più colpiti rispetto agli Africani
In Usa gli americano bianchi sarebbero più colpiti rispetto ai loro connazionali di colore.
Quando si manifesta la Psoriasi?
La Psoriasi generalmente insorge entro la terza decade mentre nei bambini compare tra i 5 e i 12 anni di vita, spesso in modo eruttivo dopo una tonsillite streptococcica o una vaccinazione.
La Psoriasi è una malattia genetica?
Di solito per malattia genetica, in senso stretto, si intende una malattia che è presente sia nel genitore sia nel figlio/a.
Nel caso della Psoriasi è più corretto il termine familiarità che invece si riferisce al rischio e alla predisposizione che uno dei membri della famiglia ha di manifestare la malattia se già un altro dei componenti ne soffre.
Come potete intuire anche nella familiarità è presente il fattore genetico ma la differenza con la definizione di malattia genetica è sottile.
Psoriasi e familiarità (genetica)
Nei casi in cui i genitori non hanno la Psoriasi ma è presente un’anamnesi positiva, ovvero ne soffrono o ne hanno sofferto i nonni, esiste la possibilità pari all’8% che il figlio/a manifesti la Psoriasi.
Infine, quando la Psoriasi si manifesta nei gemelli, è stato dimostrato che nel 65% dei casi sono omozigoti e nel 35% dizigoti.
La modalità di trasmissione più accreditata è quella autosomica dominante, a ridotta penetranza o con eredità multifattoriale, poligenica.
La penetranza della Psoriasi dipenderebbe dal sesso dei genitore malato. Se a soffrire di Psoriasi è il padre, la probabilità che la prole sia affetta è significativamente superiore di quando lo è la madre.
Psoriasi: si guarisce?
La Psoriasi è una malattia cronica che perdura nel tempo alternando fasi di recrudescenza e di remissione, in alcuni soggetti anche indipendentemente dalla terapia.
L’alternanza della fase acuta con quella di remissione si verifica nel 17-55% dei pazienti con Psoriasi.
Durante la fase di remissione, che può durare da pochi mesi ad anni sulla pelle non sono presenti manifestazioni tipiche della Psoriasi.
Data la cronicità della patologia il paziente rischia di non rivolgersi al dermatologo e di non ricorrere al fai da te utilizzando magari per anni gli stessi farmaci prescritti la prima volta dallo specialista oppure ai rimedi naturali.
In questi casi il paziente con Psoriasi rischia di non essere gestito secondo le linee guida.
Ricordo ancora una volta che la Psoriasi non è una malattia estetica e che la cura mira sostanzialmente al trattamento all’infiammazione cronica sistemica che interessa la cute ma anche gli organi interni.
Come si valuta la gravità della Psoriasi?
La Psoriasi è una malattia che può essere localizzata o diffusa su tutto il corpo e per valutare la sua gravità da un punto di vista oggettivo si usa il protocollo PASI (Psoriasis Area Severity Index) Mentre per valutare l’impatto della Psoriasi sulla qualità di vita della persona si usano dei questionari e noi di Myskin abbiamo ideato il sistema GRAVE. In Psoriasi: quanto è grave? il PASI e il GRAVE di Myskin puoi trovare i dettagli di entrambi i sistemi.
Quanti tipi di Psoriasi esistono?
A questa domanda si può rispondere in due modi:
esistono diverse varianti cliniche della Psoriasi come vedremo in dettaglio successivamente
esiste la Psoriasi di tipo I e la Psoriasi di tipo II.
Quest’ultima distinzione è puramente didattica e serve per distinguere la forma che compare prima dei 40 anni (tipo I) da quella che compare dopo i 60 anni
La Psoriasi di tipo I è quella dei soggetti giovani con un picco di incidenza tra i 16-20 anni. Spesso è presente familiarità ed ha una forte associazione con l’alterazione genetica CW-6 e il DR-7
La Psoriasi di tipo II, invece, che si manifesta per la prima volta nell’adulto ha una bassa familiarità, così come una bassa espressione del DR-7
Qual è la causa della Psoriasi?
La Psoriasi è una malattia multifattoriale in cui fattori genetici, ambientali e individuali concorrono insieme.
Il primo movens, ovvero l’elemento scatenante iniziale della malattia non è ancora noto. E’ evidente che nella Psoriasi è presente un ispessimento dell’epidermide associata ad un’infiammazione che si localizza a livello della barriera dermo-epidermica, fenomeni che sarebbero la conseguenza dell’interazione, per contatto diretto o tramite citochine, di diverse cellule quali i Cheratinociti, i Dendrociti, i Fibroblasti, i Linfociti TH1, le Cellule polimorfonucleate, Cellule di Langerhans, ecc..
Da un punto di vista genetico sono stati fatti diversi studi interessanti sulla Psoriasi che alcuni ipotizzano che ci possa essere un’aumentata espressione del proto-oncogene c-ras o una mutazione del gene p53.
A queste andrebbero sommate alterazioni quantitative e/o qualitative a carico dei Cheratinociti, delle cellule presentanti l’antigene (APC), delle cellule endoteliali, dei polimorfonucleati (PMN), dei fibroblasti.
Di seguito, sono riportate in maniera schematicamente tutte le alterazioni, relative alle diverse popolazioni di cellule implicate nella Psoriasi, riguardanti la loro morfologia, funzione e attività.
Se sei interessato solo a conoscere tutti i dettagli puoi procedere con la lettura mentre se desideri solo una visione generale per contestualizzare la malattia è sufficiente lo schema presente per poi passare direttamente al paragrafo successivo: quali citochine sono implicate nella Psoriasi.
Tipologie di cellule alterate nella Psoriasi
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico dei Cheratinociti:
aumento degli antigeni di proliferazione cellulare (Ki67) e di proteine associate ad un’aumentata proliferazione dei Cheratinociti (Calgranulina A e B, Psoriasina, PA-FABP = psoriasis associate fatty acid binding protein)
Alterato pattern di glicosilazione delle proteine di membrana dei Cheratinoici sia della composizione oligosaccaridica (specie fucosio) che delle glicoproteine. Ciò comporterebbe delle anomalie funzionali generalizzate dei recettori di membrana dei Cheratinociti psoriasici.
Alterata composizione lipidica e proteica dell’envelope corneo con diminuita espressione della Loricrina e della Glicoproteina 40-KD e un aumento del contenuto dell’ Involucrina e delle Poliamine)
Anomala presenza in sede soprabasale delle sub-unità alfa-3, alfa-6 e beta-1 delle integrine.
Precoce comparsa dell’ involucrina e dell’enzima transglutaminasi K negli starti soprabasali.
Modificazione del sistema dei nucleotidi ciclici: diminuzione AMPc/GMPc a causa di un aumento del GMPc e di un calo dell’ AMPc
Attivazione del sistema del fosfaditil-inositolo: aumento dell’attività della fosfolipasi C e cronica attivazione della protein-kinasi C (dovuto a TGF-alfa/EGFr) e conseguente alterazione della differenziazione cheratinocitaria e di un’aumentata produzione di eicosanoidi.
Aumento della calmodulina.
Aumentata attività dell’Ornitina decarbossilasi (ODC), forse dipendente dai bassi livelli intracellulari di AMPc, con conseguenti aumentati livelli di poliamine le quali sono in maniera aspecifica coinvolte in ogni situazione di attiva proliferazione cellulare.
Aumentata attività dell’attivatore del plasminogeno tissutale (tPA) che potrebbe avere un effetto pro-infiammatorio ed essere coinvolto nella differenziazione dei cheratinociti.
Alterato metabolismo dell’Acido Arachidonico. In particolare è presente un aumento dell’Acido Arachidonico, dovuto ad un aumento dell’attività della fosfolipasi A2, con una preferenziale deviazione del suo metabolismo verso la via lipoossigenasica e un incremento del leucotriene 134 (LTB4). LTB4, prodotto dai Cheratinociti, dalle Cellule di Langerhans, dai Mastociti, dai Fibroblasti, dalle Cellule Endoteliali e dai Polimorfonucleati è in grado di innescare una serie di azioni: stimolare la proliferazione dei Cheratinoiciti, stimolare la produzione di IL2 da parte dei Linfociti T, richiamare e favorire degranulazione dei Polimorfonucleati e aumentare la permeabilità dei vasi capillari.
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico delle Cellule di Langerhans (CL) e Cellule dendritiche CD1-DR+:
Aumentato numero di Cellule presentanti l’Antigene a livello dell’ infiltrato dermico.
Aumentata espressione delle molecole d’adesione: ICAM-1 e Beta-2 integrine, importanti per la cooperazione con i Linfociti T.
Aumentata capacità delle cellule dendritiche CD1-DR+ di presentare l’antigene ai TL e di attivarli funzionalmente in situ.
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico delle Cellule Endoteliali:
Presentano aspetti di attivazione, dipendenti dalle citochine cheratinocitarie, che facilitano la penetrazione di Linfociti T e dei Polimorfonucleati all’interno delle lesioni della Psoriasi.
Membrana basale pluristratificata dell’ansa venosa capillare con fenestrazioni endoteliali iperespressione di CAMs.
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico dei Polimorfonucleati:
I Polimorfonucleati, aumentati di numero senza specifiche alterazioni funzionali, agirebbero come amplificatori dei fenomeni di flogosi.
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico dei Fibroblasti:
Aumentata sensibilità al PDGF e aumentata capacità proliferativa in grado, si ipotizza, di avere un’azione mitogena, di stimolazione alla replicazione, sui Cheratinociti.
Alterazioni morfologiche, biochimiche e funzionali a carico dei Linfociti:
Attivazione dei Linfociti T, in particolare dal subset TH1, con produzione di IL2 e INF-gamma, fondamentale per l’induzione e il mantenimento della Psoriasi.
Oltre alle citate alterazioni cellulari, nella Psoriasi è presente una complessa e articolata interazione di Citochine che concorrono, inducono e alimentano la malattia.
Quali sono le Citochine implicate nella Psoriasi?
Se da un lato ci sono diverse popolazioni cellulari che sono implicate nel processo della Psoriasi, come appena descritto, dall’altro ci sono tutta una serie di citochine che regolano e modulano l’infiammazione della malattia. Le varie cellule le potremmo, metaforicamente paragonarle ai diversi strumenti musicali di una grande orchestra mentre le citochine ai suoni emessi da ognuno di essi che permettono lo scambio di informazioni (input) che nella stragrande maggioranza sono di attivazione, proliferazione, stimolazione.
Se desideri conoscere i dettagli di ogni citochina implicata nella Psoriasi continua con la lettura, che ti anticipo è inevitabilmente un po tecnica, mentre se ti interessa avere un’idea di massima della complessità e del numero delle citochine implicate puoi osservare lo schema riportato subito dopo e poi passare al paragrafo: quali sono i motivi per cui si manifesta la Psoriasi.
Quante e quali citochine sono interessate nel processo della Psoriasi
Sistema TGF-alfa/EGFr e Psoriasi
E’ un sistema di regolazione del normale rinnovo dell’epidermide.
Nella Psoriasi è presente un’attivazione e un’iperproliferazione dell’EGFr, favorita da IL6, TNF-alfa e INF-gamma (dovuta al legame con TGF-alfa, EGF o Amfiregulina) che determina uno stimolo alla proliferazione e alla differenziazione cellulare.
Tuttavia è presente anche una down regulation dell’EGFr, indotta o dalla presenza di INF-gamma o dall’anomalia generalizzata del sistema recettoriale dei cheratinociti.
Invece il TGF-alfa, prodotto dai KC stimolati da IL6, TNF-alfa e INF-gamma, è iperespresso. Il Il sistema TGF-alfa/EGFr è in grado di stimolare l’iperproliferazione e promuovere l’angiogenesi.
TGF-beta: che ha un’azione inibitoria sulla proliferazione cellulare, è scarsamente prodotto dai KC.
Sistema IGF-1 ( o Somatomedina) IGF-Ir (recettore) e Psoriasi
La Somatostatina riduce i livelli plasmatici dell’IGF-I e modula l’espressione del IGF-Ir.
Interleuchina 6 (IL6) e Psoriasi
Prodotta dai Cheratinociti, dalle Cellule Endoteliali, dai Macrofagi e dai Fibroblasti, previa stimolazione da parte di lipopolisaccaridi, ILI, IL6, TNF, GM-CSF, è in grado sia di stimolare la proliferazione dei Cheratinociti e di indurre l’attivazione e la proliferazione dei Linfociti T
Interleuchina 8 (IL8) e Psoriasi
E’ una potente citochina pro-infiammatoria, presente in grandi quantità negli strati più alti dell’epidermide.
E’ prodotta da monociti e macrofagi ma anche Linfociti T, Cellule Endoteliali, Polimorfonucleati, Fibroblasti e Cheratinociti dopo stimolazione da parte di IL-1, TNF-alfa e INF-gamma.
IL 8 prodotta è in grado di richiamare ii Polimorfonucleati e i Linfociti T e di stimolare la proliferazione dei Cheratinoiciti.
TNF-alfa e Psoriasi
Prodotto dai Cheratinociti, ma anche dai macrofagi, i dendrociti e dalle Cellule di Langerhans, la sua espressione è aumentata nella Psoriasi.
Il TNF-alfa prodotto aumenta l’espressione dell’EGFr, stimola la produzione di TGF-alfa e IL8 e induce l’espressione di ICAM-1 nei Cheratinociti in coltura e richiama cellule infiammatorie dal sangue.
GM-CSF e Psoriasi
E’ Sintetizzata da Linfociti T attivati, dai Macrofagi, dalle Cellule Endoteliali e dai Fibroblast e dai Cheratinociti.
Il GM-CSF è in grado di aumentare l’attività funzionale dei Polimorfonucleati e della Cellule di Langerhans amplificando la reazione infiammatoria e immune. Inoltre è in grado di indurre l’iperproliferazione dei Cheratinociti, grazie alla sua azione mitogena.
INF-gamma e Psoriasi
Prodotto dai Linfociti TH1 attivati è iperespresso nella cute con Psoriasi. E’ in grado sia di indurre l’espressione di adesine HLA-DR e ICAM-1 sui Cheratinociti e di stimolare la produzione di TGF-alfa sia di inibire la down-regulation dell’EGFr.
Quali sono i motivi per cui si manifesta la Psoriasi?
Ad oggi ci sono sostanzialmente tre ipotesi:
Ipotesi immunologica
Ipotesi neurologia
Ipotesi endocrina
L’ipotesi immunologica della Psoriasi
Sarebbe un processo immunitario con attivazione dei linfociti T, probabilmente indotta da diverse possibili cause, quali ad esempio
antigeni classici (batterici o virali) che possiedono epitopi cross-reattivi con componenti proteiche dell’epidermide (cheratine).
super-antigeni (super-AG). Gli Streptococchi isolati dalla faringe di pazienti con Psoriasi guttata producono il super-Ag SPEC (Streptococcal Pyrogene Exotoxin C), un potente stimolatore dei TL (sia CD4 sia CD8), con TCR di tipoVB2, gli stessi che si ritrovano a livello delle lesioni psoriasiche. I super-Ag streptococcici inoltre sono in grado di indurre l’espressione sui TL periferici di CLA (Cuteneous Lymphocyte Antigen), il quale ha un ruolo fondamentale nell’indurre una migrazione preferenziale dei TL verso la cute.
attivazione dei TL contro auto-autoantigeni. Tutto ciò sarebbe suggerito dalla esistenza di cloni T linfocitari lesionali autoreattivi diretti contro antigeni minori di molecole FILA autologhe o contro sequenze aminoacidiche che sono comuni ad antigeni batterici (proteina M streptococcica) e cheratine autologhe quali ad esempio K14.
attivazione T linfocitaria Ag-indipendente. I Cheratinociti verrebbero attivati direttamente da stimoli fisici o chimici o da tossine batteriche o da raggi UV o da neuropeptidi cutanei con rilascio di citochine in grado di indurre l’attivazione dei T.
I Linfociti T attivati rilascerebbero citochine, quali IL3, IL6, IL8, GM-CSF, in grado di stimolare la proliferazione dei Cheratinociti e di aumentare le capacità funzionali delle Cellule presentanti l’antigene.
Nel contempo altri Linfociti T rilascerebbero IL2 e INF-gamma. l’IL2 svolgerebbe un’azione di richiamo e di stimolo proliferativo sui TL stessi, amplificando in questo modo il segnale mentre INF-gamma stimolerebbe l’induzione di CAMs sui Cheratinociti e sulle cellule endoteliali.
I Cheratinociti, invece, sarebbero stimolati a proliferare e a secernere le citochine IL6 e IL8, fattori di crescita, quali il TGF-alfa, e recettori specifici per i fattori di crescita EGFr.
L’iperespressione di CAMs sulle Cellule Endoteliali favorirebbe il richiamo elettivo dal torrente circolatorio di nuovi TL di memoria e di Polimorfonucleati mentre la presenza di CAMs sui Cheratinociti e sulle cellule presentanti l’antigene perpetuerebbe il contatto tra questi due citotipi e i TL, automantenendo in questo modo lo stimolazione reciproca.
Infine la presenza dei fattori chemiotattici LTB4 e IL8 contribuirebbe potentemente al richiamo intraepidermico di Polimorfonucleati.
Questa complessa interazione e reciproca stimolazione cellulare sarebbe responsabile delle manifestazioni cliniche e istologiche della Psoriasi.
L’ipotesi neurologica della Psoriasi
Farber è stato il primo a formularla. Secondo questa ipotesi fattori emotivi, i traumi, farmaci o le infezioni favorirebbero la secrezione di neuropeptidi (NP), in particolare sostanza P (SP), Vasoactive Intestinal Peptide (VIP) e Calcitonin Gene Related Protein (CGRP) da parte dei nervi cutanei sensitivi che favorirebbero la vasodilatazione e la degranulazione dei mastociti.
La sostanza P prodotta attiverebbe i Linfociti T, le Cellule endoteliali, i Cheratinociti e i polimorfonucleati mentre la sostanza VIP indurrebbe l’iperplasia epidermica grazie alla sua azione mitogena sui Cheratinociti. Ad oggi però non è noto un fattore endogeno capace di iniziare e mantenere la stimolazione delle fibre C sensitive, ovvero manca la prova di un rapporto diretto tra stress psichico e rilascio periferico di NP.
L’ipotesi endocrina della Psoriasi
A causa dell’infiammazione (flogosi) verrebbero liberati peptidi-oppioidi, derivati dalla propiomelanocortina (POMC), e la beta-endorfina.
Lo stress determina un aumento della beta-endorfina, la quale ha fisiologicamente un effetto inibitorio sulle principali funzioni immuni e si ritiene che svolga un ruolo centrale nel mediare gli effetti dello stress sul sistema immune. L’effetto immunosoppressivo della beta-endorfina verrebbe esercitato sia a livello centrale, sia a livello periferico, con meccanismo autocrino-paracrino, a livello delle cellule immuni.
Perché e quando la Psoriasi peggiora e non migliora?
I traumi fanno peggiorare la Psoriasi
Chi soffre di Psoriasi avrà notato che nelle sedi sottoposte a trauma possono comparire le placche della malattia. Questo fenomeno è noto con il nome di isomorfismo reattivo o di Koebner e descrive come nelle sedi sottoposte a microtraumi che raggiungono il derma superficiale, quali ad esempio un’escoriazione, compaiono nell’arco di una-due settimane le manifestazioni tipiche della Psoriasi.
Questo fenomeno è più frequente nella Psoriasi di tipo I, specie se in fase attiva.
Si ipotizza che citochine quali IL6, TNF alfa, proteasi, neuropeptidi indurrebbero un’attivazione delle cellule endoteliali che a sua volta comporterebbe un’attivazione dei linfociti e di conseguenza una reazione infiammatoria.
Oltre al fenomeno di Koebner è stato descritto anche il fenomeno di Koebner inverso che al contrario descrive la scomparsa delle macchie e placche di Psoriasi nelle aree soggette a trauma.
Le infezioni e la Psoriasi
Quando è presente un’infezione o subito dopo la Psoriasi peggiora
Superantigeni microbici attiverebbero popolazioni di linfociti T (TL) e innescherebbero i meccanismi tipici dell’infiammazione della Psoriasi. Questa è una condizione frequente nei bambini ad esempio dopo una tonsillite.
Alcune condizioni ormonali aggravano o migliorano la Psoriasi
Anche se gli studi scientifici sulla correlazione tra lo stato ormonale è la Psoriasi siano pochi, è noto che le influenze ormonali possono contribuire a far peggiorare o a far migliorare la Psoriasi. Ad esempio la Psoriasi tende a migliorare durante la gravidanza oppure a migliorare in fase pre-mestruale, durante l’assunzione di estrogeni o a peggiorare durante la menopausa.
Il sole fa migliorare la Psoriasi ma non sempre
Di solito si dice che chi soffre di Psoriasi migliora con l’esposizione al sole. In realtà non è valido per tutti in quanto ci sono soggetti che al contrario peggiorano. Generalmente sono i soggetti con Psoriasi e pelle chiara.
Lo stress può causare la Psoriasi?
Sì, lo stress può causare la Psoriasi. E’ noto infatti che lo stress nel 75% dei casi può farla peggiorare o favorire le recidive, la ricomparsa della Psoriasi.
Alcuni farmaci possono far peggiorare la Psoriasi
Un aspetto spesso trascurato è il ruolo dei farmaci quotidianamente assunti che possono indurre, scatenare o far peggiorare la Psoriasi.
A mio avviso quando il dermatologo visita un paziente adulto-anziano che per la prima volta si presenta con la Psoriasi è importante indagare quali sono i farmaci assunti perché spesso potrebbero essere loro la causa del problema. Ovviamente non tutti i farmaci possono causare la Psoriasi ma solo alcuni.
Anche se la Psoriasi è una malattia complessa multifattoriale spesso, quando si manifesta nell’adulto, è importante indagare se la malattia non è causata da farmaci assunti quotidianamente.
Farmaci che in alcuni casi magari potrebbero essere assunti per bocca o addirittura topici quali creme da applicare sulla pelle o colliri per gli occhi.
I meccanismi d’azione sono complessi e in alcuni casi il loro ruolo sarebbe anche controverso.
Tuttavia quando un paziente che non ha mai sofferto prima di Psoriasi inizia a manifestarla e sta assumendo uno o più dei farmaci citati di seguito è buona norma, insieme al medico di famiglia del paziente, indagare la fattibilità di sistituirlo con un altro appartenente ad un’altra famiglia.
Così come la presenza della Psoriasi non deve rappresentare a priori una controindicazione all’uso dei farmaci elencati di seguito.
Per una facile comprensione di seguito sono riportati i principi attivi incriminati o le famiglie alle quali appartengono che non devono essere confusi con il nome commerciale del farmaco.
Per capire qual è il principio attivo o la famiglia del tuo farmaco è sufficiente consultare il foglietto illustrativo e consultare la voce relativa a: “composto a base di”, oppure “il principio attivo è” , ” base di..”, “appartiene alla famiglia”
Ecco l’elenco degli principi attivi che possono causare la Psoriasi
Beta-bloccanti
INF-alfa
FANS
Litio
Antimalarici
Calcio antagonisti
Progesterone
Tetracicline
ACE inibitori
Cortisone (soprattutto se somministrato per via sistemica)
L’alcool e il fumo possono peggiorare la Psoriasi?
Anche l’argomento delle possibili relazioni tra lo stile di vita e la Psoriasi è particolarmente ampio. E noto che l’assunzione dell’alcol fa peggiorare la Psoriasi così come il fumo e l’assunzione della carne rossa. Al contrario l’olio di pesce e gli acidi grassi polinsaturi hanno svolgono un’azione benefica.
Quali sono i sintomi della Psoriasi?
Ricordo ancora quando su alcuni testi di dermatologia era scritto che i pazienti con Psoriasi sono asintomatici e già allora mi chiedevo come fosse possibile, osservando l’entità delle manifestazioni della malattia, che non avvertissero nulla.
Poi piano piano è stata prestata maggiore attenzione ai sintomi della Psoriasi e ormai tutti sono concordi che la Psoriasi si associa a prurito. L’entità del prurito può essere variabile da soggetto a soggetto.
Come si manifesta la Psoriasi?
La Psoriasi può manifestarsi come una macchia ma a volte anche come una papula squamosa, generalmente arrotondata con i bordi netti. A volte le lesioni della Psoriasi sono circondate da un alone biancastro, chiamato alone di Voronoff.
Le squame della Psoriasi sono biancastre o argentee, secche piuttosto grandi e spesse. In alcuni casi possono assumere l’aspetto di una valva di ostrica (Psoriasi ostracea) mentre la superficie è secca.
Le manifestazioni della Psoriasi si possono presentare un arrossamento in periferia che scompare alla vitropressione.
foto: Psoriasi volgare diffusa al tronco
Il grattamento metodico delle squame le “sfarina”, come gocce di cera (segno della goccia) e durante tale grattamento poco prima che compaia il gemizio di sangue è possibile osservare una pellicola traslucida che si chiama pellicola di Duncan Bulckey, la quale si presenta aderente e se rimossa favorisce un fine stillicidio di sangue, chiamato segno di Auspitz o della rugiada sanguinante. Tale segno manca nella Psoriasi inversa e in quella pustolosa.
Le lesioni della Psoriasi possono essere isolate e il loro numero variabile da una singola manifestazioni a diverse, a volte veramente tante, magari anche confluenti tra loro, da ricoprire l’intera superficie corporea.
Le dimensioni delle lesioni della Psoriasi possono essere variabili. Ad esempio nella Psoriasi guttata possono essere anche di pochi millimetri oppure di qualche centimetro come si verifica nella variante nummulare o di decine di centimetri come accade nella forma a placche.
La Psoriasi è quasi sempre bilaterale e spesso anche simmetrica e si localizza elettivamente alle superfici estensorie delle articolazioni: gomiti, superficie ulnare, ginocchia, regione pre-tibiale, regione lombo-sacrale, cuoio capelluto, unghie. Spesso risparmia le aree fotoesposte mentre l’interessamento del volto è di solito associato a un tipo di Psoriasi resistente alle terapie.
Quanti tipi di Psoriasi esistono?
In termini medici si dice che la Psoriasi ha un notevole polimorfismo clinico per indicare che le varianti cliniche sono tantissime.
Psoriasi Volgare: come si manifesta
Si caratterizza per la comparsa di placche rotondeggianti o ovalari, a bordi netti, infiltrate, spesso simmetriche che si localizzano elettivamente alla superficie estensoria dei gomiti e delle ginocchia, regione lombo sacrale, cuoio capelluto e mani.
A livello del cuoio capelluto le placche possono essere singole ed isolate oppure confluire fino a coprire quasi completamente la testa a mo di casco. Quando ciò si verifica è sempre presente una linea di demarcazione precisa all’attaccatura dei capelli. Quando la Psoriasi si localizza a livello del cuoio capelluto è importante tener presente che non causa la caduta dei capelli i quali solo a causa della rimozione delle eventuali croste possono essere strappati.
foto: Psoriasi del cuoio capelluto
Quando la Psoriasi è presente anche a livello della nuca si associa ad intenso prurito che induce il grattamento forsennato che a sua volta favorisce la comparsa di una cute ispessita e ruvida, lichenificata simile alla cute dei pachidermi. Invece in sede retroauricolare è frequente la presenza di fessurazioni arrossate ed essudanti.
In alcuni casi la Psoriasi del cuoio capelluto si può associare alla Dermatite Seborroica e contemporaneamente possono essere presenti sia le manifestazioni dell’una sia dell’altra malattia. E’ il caso della Sebopsoriasi che presenta squame talora untuose, talora secche, modicamente aderenti, in genere all’attaccatura dei capelli e lievemente debordanti sulla fronte. La Sebopsoriasi può interessare anche le orecchie, le pieghe retroauricolari, la glabella, le sopracciglia, le pieghe nasogeniene, la regione presternali e il dorso a nella zona interscapolare. Secondo alcuni autori la Dermatite Seborroica rappresenterebbe uno stimolo irritativo per la trasformazione in Psoriasi, ovviamente nei soggetti predisposti
Una descrizione a parte merita invece la Pitiriasi Amiantacea, varietà morfologica più frequente nei bambini e nei giovani adulti, caratterizzata da ampie placche, fortemente adese al cuoio capelluto, inglobanti i capelli e di colorito bianco-asbesto.
Psoriasi palmo-plantare: come riconoscerla
Le lesioni appaiono ben definite, bilaterali e in genere di colore rosso vivo. A livello palmo-plantare la Psoriasi si può manifestare come un ispessimento (ipercheratosi) e fessurazioni ragadiformi più o meno dolenti. Le squame sono spesse e di colore biancastro al palmo e giallastre a livello dei piedi dove sono presenti nelle sedi sottoposte a pressione. Mancano le vescicole essudanti tipiche dell’eczema.
foto: Psoriasi al palmo della mano
A volte possono apparire come lesioni circoscritte e ispessite o a forma di cono (chiodi psoriasici) e possono essere circondate da areola arrossata.
La Psoriasi del volto: come appare
E’ una forma rara. La diagnosi è facile quando sono presenti lesioni eritemato-desquamative, localizzate nelle sedi non seborroiche (guance e palpebre). Classico è l’interessamento del padiglione auricolare, e specialmente della conca, del meato acustico esterno, nonché dei solchi sopra e retro-auricolari. La diagnosi differenziale è con la Dermatite Seborroica che invece interessa le aree seborroiche.
La Psoriasi Eruttiva: cosa è
Esistono sostanzialmente due varianti quella guttata e quella nummulare.
La Psoriasi guttata, chiamata anche a gocce, si caratterizza per la presenza di elementi papulosi di piccola taglia (1cm), puntiformi o lenticolari, scarsamente desquamanti, localizzati prevalentemente al tronco, con risparmio della regione palmo-plantare. Interessa il 2% di tutti i pazienti psoriasici. Se In alcuni pazienti non recidiva, una volta trattata, in altri può recidivare presentandosi come Psoriasi volgare
La Psoriasi nummulare (a moneta) si presenta con papule eritemato-squamose più grandi (4 cm) di forma anulare, colore rosso intenso e localizzate al tronco e agli arti.
foto: Psoriasi Nummulare
Sia la forma guttata sia quella nummulare possono estendersi fino ad interessare tutta la superficie corporea. La varietà guttata può ingrandirsi formando lesioni anulari, che confluendo possono originare lesioni serpiginose, mentre la nummulare può ingrandirsi lentamente sino a raggiungere dimensioni di una decina di cm, risolversi al centro ed assumere aspetti figurati tipo carta geografica.
Psoriasi Intertriginosa o Psoriasi Invertita: come si manifesta
foto: Psoriasi invertita delle pieghe
Le lesioni tipiche sono macule eritematose, lisce, lucenti, spesso macerate, prive di squame, localizzate nelle zone delle grandi pieghe, quali quelle ascellare, sottomammarie, addominale, inguinale, estendendosi anche sulla cute non intertiginosa, intorno alle pieghe.
La Psoriasi invertita è frequente nei soggetti obesi e/o diabetici. Si pensa che le infezioni da Candida Albicans giocano un ruolo inducente o scatenante.
Tra le pieghe del corpo possiamo annoverare anche l’ombelico che spesso è interessato dalla Psoriasi che assume l’aspetto di un’Onfalite orlata con squame giallastre ad impronta seborroica.
Mentre quando la Psoriasi si localizzata a livello delle dita dei piedi appare cerosa.
La diagnosi di Psoriasi invertita è facile quando esistono a distanza elementi psoriasici caratteristici. In caso contrario, la cronicità delle lesioni o la tendenza alle recidive devono attirare l’attenzione.
Psoriasi Eritrodermica: come appare
Esistono due varianti:
Forma secca – PSO universale (o generalizzata). Interessa quasi tutto il tegumento con risparmio solo di alcune zone. Caratterizzata da una desquamazione particolarmente abbondante e da un modesto eritema. Risentimento generale: disidratazione, perdita di calore corporeo, perdita di proteine (dovuta all’ estesa desquamazione).
Forma edematosa – Eritrodennia psoriasica
La pelle si presenta intensamente eritematosa, subedematosa (interessante tutta la superficie cutanea), finemente desquamante. La Psoriasi eritrodermica si può accompagnare ad un aumento delle dimensioni dei linfonodi (linfoadenite superficiale generalizzata) ma anche a febbre, brividi, astenia, malessere generale, poliartralgia e spesso poliartrite. Talvolta possono essere presenti anche le manifestazioni cutanee della Psoriasi pustolosa e quando ciò si verifica la prognosi è più severa. Se l’eritrodermia (l’arrossamento diffuso su tutto il corpo) persiste per alcuni giorni è molto probabile che si verifichi un abbassamento del valore dell’Albumina nel sangue (ipoalbuminemia) ma anche del ferro (iposideremia) del sodio (iponatriemia) che possono comportare uno scompenso cardiaco. La Psoriasi eritrodermica si osserva generalmente a seguito di errori terapeutici (es. sospensione improvvisa della terapia steroidea mentre è raro che esordisca in questo modo fin dall’inizio.
Psoriasi pustolosa: come sono le pustole
E’ una forma di Psoriasi che può manifestarsi in forma localizzata oppure generalizzata.
Psoriasi Pustolosa localizzata
Si manifesta al palmo e alla plantare e viene chiamata anche Psoriasi di Barber. Come indicato dal nome della malattia le pustole rappresentano la manifestazioni tipica.
foto: Psoriasi pustulosa plantare
Tali pustolose sono di 2-4 mm e di colore bianco-giallastre, ben incassate nella cute della pianta del piede e appaiono come se fossero osservate attraverso un vetrino. Presentano un alone periferico rosso (eritematoso) e a volte la loro comparsa è preceduta da vescicole o vescico-pustole che si trasformano successivamente in papule ipercheratosiche-crostose e che poi essiccano in alcuni giorni.
E’ una forma di Psoriasi che esordisce a poussées senza cause apparenti e poi dopo una remissione per settimane o mesi tende a ricomparire. Spesso si associa ad intenso prurito.
La sede tipica della Psoriasi pustolosa è l’eminenza tenar ed ipotenar con possibilità di estensione al dorso della mano e al centro del palmo e della pianta. Predilige la regione mediale o il tallone mentre sono risparmiate le regioni distali delle dita delle mani e dei piedi.
Può provare bruciore e difficoltà della deambulazione e nell’uso delle mani. Colpisce prevalentemente le donne di età media.
Acrodermatite continua suppurativa di Hallopeau
Si caratterizza per la presenza di pustole piccole su fondo eritematoso, come verniciato, localizzate alle falangi distali delle dita delle mani e dei piedi e particolarmente alla piega e al letto ungueale. Spesso esordisce in seguito ad un trauma con la comparsa di una pustola peri- o sotto-ungueale non dolente localizzata su un unico dito, spesso della mano.
Le pustole, numerose e inizialmente di piccola taglia, confluiscono a formare laghi di pus, che si essiccano in croste, sotto lo e quali si formano nuove pustole.
La presenza di tali pustole subungueale possono portare alla distruzione della lamina ungueale fino a fenomeni di osteolisi responsabili di mutilazione dell’ultima falange.
Tale variante di Psoriasi si può associare ad una Psoriasi franca oppure evolvere in una forma pustolosa generalizzata.
Psoriasi Pustolosa Generalizzata (P.P.G.)
In questo caso la pelle presenta un arrossamento diffuso associato a bruciore che si diffonde nell’arco di alcune ore fino ad interessare vaste aree di cute che appariranno di colore rosso fuoco. Successivamente compaiono, a gittate, numerose pustole superficiali, non follicolari, non acuminate, piatte, bianco-cremose, amicrobiche, della grandezza iniziale di una testa di spillo che vanno a punteggiare le aree eritemato-edematose.
Successivamente le pustole confluiscono e formano “laghi” ripieni di liquido purulento. Tutto ciò si verifica rapidamente in meno di un giorno. La rottura di tali “laghi” esita in ampie aree di erosione secondaria.
Le ondate di pustole possono susseguirsi. Appena un gruppo regredisce ne compare un altro.
Le sedi del corpo maggiormente interessate sono le superfici flessorie e la regione anogenitale. Oltre alle manifestazioni cutanee possono essere presenti lesioni alle mucosa orale dove le lesioni appaiono circinnate e la lingua profondamente fissurata (o plicata o scrotale) con aspetti tipici della “lingua a carta geografica” (annulus ntigrans).
Possibile anche la caduta dei capelli, tipo telogen Defluvium, e un distacco della lamina ungueale (onicolisi) dovuta proprio ai laghi di pus subungueali.
In circa il 30% dei casi si associa ad Artropatia psoriasica.
Dato l’importante ed esteso interessamento della cute la forma di von Zumbush si associa ead una compromissione dello stato generale, febbre elevata (39-40°C), dolori muscolari ( mialgie) e articolari (poliartralgie).
Anche in questo caso sono possibili le alterazioni degli elettroliti precedentemente descritti e dell’albumina con le medesime conseguenze di rischio per uno scompenso cardiaco
Le pustole della forma di von Zumbush, istologicamente, sono una pustola spongiforme, detta di Kogoj-Lapière per la presenza di neutrofili che si aggregano negli interstizi dei cheratinociti degenerati dello strato malpighiano superiore.
Anche in questo caso sono possibili le recidive e le remissioni che possono alternarsi per anni. Oppure può essere seguita nel tempo dalla comparsa di una Psoriasi volgare.
Esiste poi una forma anulare, tipo Milian- Katchoura, considerata una varianete minore della P.P.G. di von Zumbush. Il suo esordio è subacuto e si caratterizza per la presenza di pustole localizzate su chiazze eritemato-edematose anulari, disseminate, che a volte somigliano all’ Eritema Anulare centrifugo.
L’evoluzione della malattia è spesso benigna e cronica.
La Psoriasi eritematosa circinata ricorrente (di LAPIÈRE) è considerata una variante della forma anulare ed è caratterizzata dalla presenza di lesioni figurate orticariodi con poche pustole.
Impetigo erpetiforme è una rara variante della Psoriasi pustolosa generalizzata. Compare nell’ultimo trimestre di gravidanza e/o si accompagna a ipoparatiroidismo. Si accompagna frequentemente a morte fetale o neonatale. Può evolvere fino al parto (e anche oltre) e può recidivare nelle successive gravidanze. Si pensa che il fattore scatenante sia il progesterone.
Psoriasi delle mucose: come si presenta
In generale è una forma rara che può interessare ad esempio il glande o il cavo orale.
Nel caso in cui la Psoriasi interessi il glande si manifesta come una chiazza ben delimitata, eritematosa, con modesta o assente desquamazione ch può estendersi alla lamina interna del prepuzio.
A livello del cavo orale invece è rarissima e si osserva soprattutto nel corso della Psoriasi pustolosa generalizzata (vedi)
Psoriasi ungueale: quali sono le alterazioni delle unghie
Le manifestazioni della Psoriasi delle unghie sono presenti nel 10-55% dei casi mentre raramente è isolata.
Più rara nel bambino e più frequente nella psoriasi artropatica (70%).
Le unghie delle mani sono più interessate rispetto a quelle dei piedi. Nella stragrande maggioranza sono interessate più dita.
foto: Psoriasi delle unghie nel bambino
E’ stato dimostrato che la gravità della Psoriasi ungueale non correla con la gravità delle manifestazioni cutanee della Psoriasi.
Le manifestazioni di onicopatia sono varie e dipendono dalla zona ungueale colpita.
La Psoriasi ungueale
Pitting (unghia a ditale da cucito)
depressioni cupoliformi della lamina ungueale. Espressione di lesioni della matrice ungueale.
Chiazze salmone o di Gottron
chiazze a macchia d’olio con aree a contorni irregolari di colore giallo o rosa salmone, visibili attraverso la lamina trasparente. Sono un segno di onicolisi con inizio al centro dell’unghia.
Onicolisi
distacco della lamina dal letto ungueale, con letto ungueale squamo-cheratosico.
Ipercheratosi subungueale
accumulo di squame sotto la lamina ungueale sotto la porzione distale della lamina, dovuto ad interessamento del letto ungueale.
Anomalie di superficie
solchi trasversali (legate ad interessamento prossimale della matrice), incisure longitudinali e depressioni superficiali.
Leuconichie e perdita di trasparenza dell’unghia
dovute ad un coinvolgimento distale della matrice.
Emorragie a scheggia
Psoriasi Artropatica o Artropatia Psoriasica: quando la Psoriasi si associa a dolori alle articolazioni
E’ una forma di Psoriasi che si associa ad Artrite infiammatoria con Fattore Reumatoide negativo.
foto: Psoriasi artropatica
La Psoriasi Artropatica interessa il 5-9% dei pazienti con Psoriasi, una percentuale che sale anche al 30-40% nel caso in cui sia presente una forma severa di Psoriasi. Insorge tra i 30-50 anni e nel 75% dei casi i dolori articolari compaiono dopo le manifestazioni cutanee della Psoriasi mentre solo nel 15% le artralgie precedono le macchie cutanee. Infine solo nel 10% dei casi l’esordio dell’infiammazione articolare è concomitante alle manifestazioni sulla pelle.
La Psoriasi Artropatica si associa a HLA-B38, DR7. Un parallelismo è stato osservato tra DR4 e artrite severa, mentre la spondilite è associata all’HLA-B27.
Esistono diverse forme cliniche di Psoriasi Artropatica:
Forma oligoarticolare asimmetrica
Nel 70% dei casi è presente interessamento interfalangeo distale, prossimale, metacarpofalangeo e formazione di dita a salsicciotto in caso di presenza di tenosinoviti.
E’ una forma simmetrica simil-reumatoide. Rappresenta il 15% dei casi.
Forma con prevalente interessamento delle interfalangee distali
Presente nel 5% dei casi è caratterizzata da oligoartrite.
Forma mutilante
Colpisce i soggetti tra i 20- 30 anni. Interessa le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, con “distruzione ossee”.
Forma spondilitica
Si verifica nel 5% dei casi e si a fenomeni erosivi e proliferativi ossi, documentabili solo con Rx. Caratterizzata da un andamento cronico, la prognosi è buona.
Psoriasi del Bambino: come si presenta e perché
Nel 15% dei casi insorge prima dei 10 anni e sono possibili tutte le forme:
Psoriasi guttata
Psoriasi spinulosica (con cheratosi follicolari) localizzata ai gomiti e alle ginocchia Del viso, in genere gettata o nummulare
Psoriais palmoplantare
“napkin” nella sede del pannolino.
Comorbidità della Poriasi: cosa significa
La Psoriasi non è solo una malattia della pelle e oltre, in alcuni casi associarsi a dolore e infiammazione articolare può associarsi anche anche ad altre patologie quali:
Linfomi, Micosi Fungoide, Emopatie (la notevole frequenza della Psoriasi e la relativa rarità di tali associazioni sono da ritenere casuali).
Inoltre, più frequenti sono le associazioni della Psoriasi con le patologie cardiache, obesità e malattie metaboliche quali il diabete.
Chi soffre di Psoriasi spesso può anche avere il Diabete oppure bassi valori di Calcio nel sangue.
L’associazione tra la Psoriasi e il Diabete rientra nel capitolo molto ampio delle comorbità ovvero delle associazioni tra la malattia cutanea e altre patologie.
Tutto ciò sarebbe dovuto all’infiammazione cronica, presente nell’organismo, che si manifesterebbe sia con le manifestazioni tipiche della Psoriasi sia con altre malattie quali appunto il diabete e le malattie cardiache.
Il rischio di tale associazione aumenta con il passare degli anni che una persona soffre di Psoriasi.
Il sovrappeso e l’obesità se presenti sarebbero un’ulteriore fattore di rischio.
Quali sono le complicanze della Psoriasi
Nel caso in cui fosse presente una Psoriasi grave, quale la forma eritrodermiche, pustolosa e l’artropatica, il rischio maggiore sono le sovrainfezioni batteriche e da Candida albicans. Quest’ultima è più frequente alle pieghe e viene favorita dall’uso prolungato di cortisone per lunghi periodi.
Un’altra complicanza è l’Eczematizzazione, ovvero la comparsa di dermatite associata alla Psoriasi, dovuta spesso a cure locali mal tollerate. In questo caso saranno presenti squame psoriasiche-croste giallastre essudatizie accompagnate da prurito.
Infine, la Lichenificazione che, presente nelle lesioni di vecchia data, si manifesta con un ispessimento cutaneo.
Diagnosi differenziale della Psoriasi: quali sono le altre malattie che possono appare simili alla Psoriasi
Se la diagnosi della Psoriasi Volgare è spesso semplice, la situazione inizia a complicarsi quando invece è presente una delle diverse forme cliniche della malattia descritte sopra. Se a questo aggiungiamo che ci sono tante altre patologie che entrano in diagnosi differenziale intuite benissimo che per fare diagnosi di Psoriasi non basta avere solo le placche arrossate e squamose alle ginocchia o ai gomiti.
La diagnosi differenziale è la capacità di distinguere esattamente una cosa, come la mela rossa, da un’altra, quelle verdi.
La diagnosi differenziale è la capacità di distinguere esattamente una cosa, come la mela rossa, da un’altra, quelle verdi.
Di seguito le patologie con le quali la Psoriasi, o alcune varianti cliniche
Sifilodermi secondari psoriasiformi
Si manifestano come papule rosso-rameiche diffuse al tronco o palmo-plantari, con disposizione anulare delle squame.
Inoltre, sono presenti placche alle mucose e un aumento di volume dei linfonodi (linfoadenomegalie.) E’ una condizione in cui gli esami per la Siflide risultano positivi.
Eczematidi Psoriasiformi
Chiazze eritemato-squamose pruriginose a limiti sfumati, localizzate alle pieghe, cuoio capelluto e, parte superiore del tronco.
Dermatite seborroica del cuoio capelluto
Spesso le manifestazioni possono essere simili e addirittura sovrapponibili. Entrambe caratterizzati da un arrossamento e dalla presenza di croste nel caso della Dermatite Seborroica sono tipicamente giallastre mentre nella Psoriasi biancastre. A volte però le manifestazioni sono tipiche dell’una e dell’altra forma e in questi casi si parla di Sebopsoriasi.
Tipica la presenza di una lesione papulosa, rilevata sul piano cutaneo con componente squamosa meno evidente e l’assenza di confluenza delle chiazze.
Presente una squama, definita “ad ostia” che si distacca in toto con un colpo di curette quando rimossa.
Pitiriasi rosea di Gibert
Tipicamente si manifesta con la comparsa di chiazze ben definite, rosse, finemente desquamanti, arrotondate od ovalari.
Presentano un margine eritemato-desquamativo e il centro più chiaro. Le sedi tipiche sono il tronco e radice degli arti. La Pitiriasi rosea di Gibert tende alla risoluzione spontanea in 6 settimane circa.
Pitiriasi rubra pilaris
Sono presenti lesioni psoriasiformi ai gomiti e spesso un’ ipercheratosi (ispessimento) palmo-plantare.
La diagnosi è facile se presenti papule cornee follicolari sulle chiazze oppure se il volto presenta il tipico aspetto “gessoso” dovuto alla fine desquamazione.
Acrocheratosi psoriasiforme paraneoplastica
Interessa le dita delle mani, dei piedi e il dorso del naso ed i padiglioni auricolari.
Si associa a tumore dell’apparato gastroenterico. E’ una forma clinica che deve essere distinta dalla Psoriasi pustolosa palmo-plantare.
Intertrigini
Tipiche dermatosi e dermatiti delle pieghe, carattetizzate da eritema e un aspetto lucido della pelle che appare umida. E’ una forma che va distinta dalla Psoriasi Invertita.
Lichen Striatus
E’ una patologia in cui le lesioni seguono le linee di Blaschko e che scompare in alcuni mesi.
Entra in diagnosi differenziale con la Psoriasi a disposizione lineare.
foto: Lichen striatus e Linee di Blascho
Nevo epidermico verrucoso infiammatorio lineare
Segue le linee di Blaschko e compare precocemente. Ha un’evoluzione cronica ed è accompagnato da notevole prurito. Anche in questo caso deve essere essere distinto dalla Psoriasi a disposizione lineare.
foto: Psoriasi a disposizione lineare
Artrite reumatoide – Spondilite Anchilosante
Si associa a HLA-B27 ma anche a Rettocolite ulcerosa o morbo di Crohn, nonché a Psoriasi.
Entra in diagnosi differenziale con l’Artropatia Psoriasica che oltre all’interessamento delle articolazioni presenza lesioni cutanee o ungueali tipiche della Psoriasi.
Psoriasi: quali esami del sangue eseguire?
Se un paziente con Psoriasi esegue gli esami del sangue è probabile che siano presenti le seguenti alterazioni:
Acido Urico aumentato (nel 50% dei pazienti).
V.E.S. e proteina C reattiva aumentate
Livello di IgA aumentato
Titolo antistreptolisinico aumentato (solo nella Psoriasi guttata e nei pazienti con precedente infezione streptococcica).
Tuttavia tali indagini non sono determinanti per la diagnosi di Psoriasi.
In generale però si può suddividere il trattamento della Psoriasi in cure topiche, da applicare sulla pelle, sistemiche da assumere per bocca oppure tramite punture, fisiche tramite l’utilizzo di dispositivi di fototerapia.
In tutti i casi è necessario tener presente che per essere efficace la cura deve interferire e modulare il processo infiammatorio che è presente al di sotto della superficie cutanea e non limitarsi solo a migliorare l’aspetto estetico della pelle pensando ad esempio che sia sufficiente idratare la pelle!
Per fare ciò in alcuni casi potrebbe essere sufficiente l’applicazione di creme o altri prodotti sulla pelle mentre in altri la somministrazione di farmaci oppure terapie fisiche.
Di seguito un accenno sia ai trattamenti storici sia a quelli reali ma anche a quelli futuri per far intravedere la direzione verso la quale i progressi della medicina e della ricerca ci stanno portando per curare la Psoriasi.
Terapia topica della Psoriasi
Prima di tutto intuire benissimo che perché la cura topica sia efficace, una volta applicata sulla pelle deve penetrare al suo interno e ciò è favorito dall’assenza delle squame, motivo per cui se ce ne sono tante è importante adottare dei sistemi o delle procedure per rimuoverle. Tale fase si chiama decappaggio.
Terminato il decappaggio è possibile immaginare di applicare efficacemente topici quali creme, unguenti, lozioni ecc.. per la cura della Psoriasi.
Possono essere usate galeniche, ovvero preparazioni magistrali del farmacista (molto usate in passato) o prodotti già disponibili in commercio.
Vaselina alba e Acido salicilico
Si tratta di prodotti che hanno sostanzialmente un’azione emolliente e che nei casi più semplici sono a base di Vaselina Alba associata ad Acido Salicilico in concentrazione variabile 5-10% e raramente maggiori. L’obiettivo di tali preparazioni è il decapaggio (l’allontanamento delle squame), necessario per il successo di ogni terapia locale.
Tali preparazioni non usare nei casi di Psoriasi delle pieghe o mucos che di solito non sono caratterizzate dalla presenza di squame ma anche perché favorirebbero un elevato assorbimento di acido salicilico che potrebbe creare dei problemi come descritto di seguito.
Gli effetti collaterali di tale approccio possono essere il salicilismo. Proprio per questo è necessario prestare molta attenzione nella concentrazione di acido salicilico presente nelle preparazioni da far somministrare agli anziani e ai bambini. In questi casi sono da considerarsi sicure quelle preparazioni a base di acido salicilico con concentrazione che possono variare da 0,5¬1%.
Topici a di catrame minerale (coaltar) o vegetale (es olio di cade e di ginepro)
Impiegati a concentrazione 3-5%, per cicli di 30 gg hanno una finalità simile a quella precedente
Effetti collaterali: irritazione e follicolite.
Topici a base di ditranolo (concentrazione 0,5-4%)
La finalità è sempre la medesima ma devono essere applicati per 30 minuti, per cicli di 30 giorni.
Il ditranolo è un derivato della crisarobina (araroba gialla) estratto della corteccia dell’ Audira araroba, pinte presente in Sud America ed in Asia Meridionale.
La crisarobina era nota inizialmente come polvere di Goa, perché esportata per la prima volta dal Brasile alla colonia portoghese di Goa.
Inizialmente, in India tale sostanza veniva utilizzata nella terapia della tigna quando per caso alcuni pazienti con Psoriasi, scambiati per tigna, furono erroneamente trattati con crisarobina ci si rese conto della sua efficacia anche in questa patologia.
Effetti collaterali: irritazione cutanea.
Da tener presente anche che il ditranolo macchia gli abiti, le lenzuola e la cute del paziente. Tali macchie indotte dal ditranolo scompaiono entro 10 giorni dalla sospensione della terapia.
Derivati sintetici della vit.D3 (calcipotriolo, tacalcitolo)
Hanno una risposta più lenta, rispetto ad esempio a quella del cortisone, ma perdura maggiormente nel tempo. Di solito si consiglia di applicarlo 2 volte al giorno per 6-8 settimane.
In particolare il Calcipotriolo agisce inducendo la differenziazione dei cheratinociti, inibendo la iperproliferazione, svolgendo un’azione antiinfiammatoria e immunomodulante. E’ un attivo che è possibile associarlo al Corticoterapia per contenere gli eventuali fenomeni irritativi così come anche alla fototerapia, alla Ciclosporina.
Invece, il Tacalcitolo che ha un meccanismo d’azione simile al Calcipotriolo è maggiormente efficace nel trattamento a breve termine ed è consigliato maggiormente nella Psoriasi in chiazze.
Se usato per trattare la Psoriasi del viso o delle pieghe è meno irritante del Calcipotriolo
Il Calcitriolo (1-alfa,25-diidrossivitamina D3) è la forma attiva della vitamina D3 ed è in grado di inibire la proliferazione dei cheratinociti, di stimolare la maturazione delle cellule che ricordo nella Psoriasi è incompleta.
Inoltre, ha un’azione immunosoppressiva. Anche in questo caso si consiglia di applicarlo 2 volte al giorno e data la sua tollerabilità può essere consigliato, se necessario, applicarlo per periodi di tempo maggiori
Cortisone
Il Cortisone ha un’azione anti-infiammatoria e citostatica.
Impiegati per localizzazioni particolari: viso, genitali, pieghe e soprattutto se la Psoriasi si presenta particolarmente infiammata
In commercio esistono preparazioni associate all’acido salicilico, da utilizzare se è necessario anche il decappaggio delle placche, così come sono disponili diverse formulazioni (creme, unguenti, lozioni, ecc..) in base al tipo di lesioni e alla sede del corpo da trattare.
Calomelano (protocloruro di Hg)
Di solito è un unguento al 5-10%.
Indicato per ridurre le placche al cuoio capelluto oppure quelle delle pieghe.
Eosina al 2% in soluzione acquosa o idroalcolica
Indicata sia per le lesioni delle pieghe per la sua azione antimacerante e cheratoplastica sulle ragadi, sia per la Psoriasi pustolosa generalizzata.
Tazarotene
Tacrolimus
Farmaco indicato per la Dermatite Atopica, nel caso della Psoriasi si tratterebbe si una cura off label, ovvero fuori indicazione ministeriale.
Terapia fisica per la Psoriasi
Per terapia fisica s’intende l’uso di sistemi che utilizzano i raggi UV per la cura della Psoriasi soprattutto quando la malattia interessa più del 50% della superficie del corpo.
Anche in questi casi nel corso degli anni i trattamenti si sono evoluti passando dall’utilizzo di un tipo di lunghezza d’onda ad un altro, da un protocollo ad un altro, da una combinazione di cure ad un’altra.
Di seguito, schematicamente segnalo quelli che sono stati alcuni approcci in voga in passato e quelli attuali.
regimedi Goeckerman
Trattamento basato sull’associazione di catrame e UVB
schema di Ingram
Associazione di ditranolo e catrame e UVB
UVB a banda stretta (lampada TL-0I che emette nella banda 311-313 nm)
Trattamento di fototerapia che riduce il rischio di eritema (arrossamento della pelle del paziente). Nel 80% dei casi, i risultati si osservano dopo 15-20 sedute di fototerapia con UVB a banda stretta. E’ un trattamento particolarmente indicato per la Psoriasi guttata.
PUVA: fotochemioterapia che prevede l’associazione di sostanze fottoattive quali gli Psoraleni e UVA.
Trattamento poco o per nulla usato oggigiorno, consiste nella somministrazione di una sostanza (Psoralene 8 o 5 MOP) alla dose di 0,6-0,8 mg/Kg/die, 2 ore prima dell’esposizione agli UVA, oppure può essere usato topicamente come applicazioni locali.
La dose degli UVA viene modulata in base al fototipo della persona e di seduta in seduta fino al raggiungimento di una dose di mantenimento
Terapia sistemica della Psoriasi
Indicata quando la Psoriasi è estesa sulla superficie cutanea oppure quando non è possibile eseguire la terapia fisica oppure in tutte quelle altre situazioni cliniche in cui il dermatologo ritiene possa essere l’approccio migliore per il paziente.
Gli approcci sono differenti e se all’inizio si puntava solo ad agire sull’infiammazione della malattia, in maniera aspecifica, e sulla replicazione cellulare, oggigiorno via via che vengono identificati e isolati i singoli meccanismi che concorrono nel determinare, scatenare e far peggiorare la Psoriasi ci si sta spostando e avviando sempre più verso una terapia target con anticorpi monoclonali e non solo che agiscono selettivamente su singoli e ben definiti bersagli: citochine, recettori, …
Ad ogni modo, come accennato sono possibili diverse soluzioni:
Il dosaggio può variare da 0,3 a 1 mg al giorno per ogni Kg di peso corporeo. Partiolarmente indicati per la Psoriasi pustolosa palmo-plantare e quella generalizzata.
Tra gli effetti collaterali è fondamentale ricordare la teratogenicità, motivo per cui è necessario usare misure contraccettive nelle donne in età fertile. Possibili durante il trattamento alterazioni metaboliche a carico dei trigliceridi, del colesterolo e della funzione epatica da monitorare periodicamente con gli esami del sangue.
Acitretina
Indicata anche in questo caso soprattutto per la Psoriasi pustolosa, il dosaggio varia da 30-50 mg al giorno.
Ciclosporina A
Farmaco immunomodulante e immunosoppressore il cui dosaggio al giorno può variare dai 3 ai 5mg per ogni Kg di peso corporeo.
Indicata in caso di Psoriasi in cui la componente infiammatoria è particolarmente marcata, è necessario prestare attenzione alla funzionalità renale e all’ipertensione arteriosa. Durante il ciclo di trattamento
Altri possibili effetti collaterali descritti possono essere: ipertricosi, iperseborrea, ipertrofia gengivale, ginecomastia
Antimetabolici (Methotrexate)
Efficace in tutte le forme di Psoriasi, in particolare per quella artropatica, è usato solo nei casi selezionati. Anche in questo caso il dosaggio per la somministrazione è variabile e deve essere associata sempre all’acido folico per contrastare i possibili effetti collaterali a livello renale.
Ha un’azione: antimitotica e immunosoppressiva.
Teratogeno dei primi tre mesi di gravidanza mentre negli uomini può causare oligospermia. (non usare negli uomini)
Farmaci biologici
Rappresento la più recente frontiera nella cura della Psoriasi e i farmaci attualmente disponibili sono tanti e lo saranno sempre di più. Come accennato prima, è necessario tener presente che a differenza degli approcci appena descritti, quest’ultimi si differenziano notevolmente perché si limitano ad agire in maniera selettiva su un solo bersaglio che potrebbe essere ad esempio una delle citochine, che abbiamo visto, oppure ad esempio su un recettore per bloccare selettivamente specifici meccanismi alla base dell’induzione, amplificazione e mantenimento della Psoriasi.
Questo nuovo approccio selettivo mira, riuscendo il rischio di possibili effetti collaterali per il paziente, ad agire in maniera selettiva.
Approccio psicologico nella Psoriasi
Infine, un aspetto per me centrale nella gestione del paziente con Psoriasi, così come ovviamente per il paziente in genere: tenere presente che di fronte abbiamo una persona che soffre di una malattia e non invece che una malattia.
Nel caso della Psoriasi, l’impatto della malattia può essere rilevante da un punto di vista psicologico, aspetto che è necessario cogliere. Per valutare quanto è grave e importante tale impatto esistono diversi metodi e approcci.
Soffri di Psoriasi? Controlla l’impatto sulla tua qualità di vita con il protocollo GRAVE di Myskin!
In sintesi 3 solo messaggi che mi piacerebbe, da dermatologo, rimassero ben saldi e chiari.
La Psoriasi non è un problema estetico ma una patologia complessa che non si limitata solo alla pelle ma può associarsi anche a diverse altre malattie internistiche.
La Psoriasi non è solo quello che si vede ma anche l’impatto psicologico sulla persona e sulle sue relazioni
Curare la Psoriasi non significa eliminare le squame e idratare la pelle ma agire ad un livello più profondo e oggi sempre più mirato che agisce sulle cause del problema, motivo per cui lo scrivo chiaramente sconsiglio il fai da te.
La Rosacea o Couperose è una malattia molto comune, ne soffrono circa 45 milioni di persone nel mondo, ma, nonostante sia cosi diffusa, non sempre viene diagnosticata precocemente. Le donne sono più colpite dalla Rosacea rispetto ai maschi (rapporto 3:1) ma i maschi sviluppano le forme più gravi. Compare solitamente dopo i 25 anni, è rara negli adolescenti e nei bambini.
A causa della sua cronicità (si definisce “cronica” una malattia che dura più di 6 mesi consecutivi) e del fatto che interessa una zona estetica come il viso, la Rosacea ha un impatto negativo notevole sulle persone che ne soffrono. Un disagio che può arrivare fino all’isolamento sociale incidendo notevolmente sulle normali attività quotidiane come il lavoro, lo sport, le uscite con gli amici.
Nonostante non siano ancora del tutto chiare le cause della Rosacea, gli studi scientifici procedono a grandi passi e forniscono importanti informazioni sul meccanismo con cui la malattia si manifesta. Inoltre, negli ultimi anni, sono stati introdotti sul mercato nuovi farmaci che , se usati precocemente e in maniera adeguata, sono in grado di modulare i segni e sintomi della malattia premettendo a chi ne soffre, mantenere una buona qualità di vita.
L’aspetto “arrossato”, “avvinazzato” del volto di chi soffre di Rosacea può condizionare anche pesantemente i rapporti con le altre persone, per non parlare del “fastidio” e degli altri sintomi che la Rosacea produce. Le persone che soffrono di Rosacea provano più spesso degli altri situazioni di imbarazzo, depressione, ansia da prestazione e hanno in generale una peggiore qualità di vita. Le persone con eritema del viso evocano negli altri prime impressioni negative, sono considerate meno affidabili e meno sicure di sè, e queste supposizioni si ripercuotono negativamente soprattutto in ambito lavorativo.
Spesso chi soffre di Rosacea non la reputa una malattia, pertanto non si rivolge al dermatologo per curarla, solo il 10% delle persone con Rosacea lo fa! E chi lo fa ha il 50% in più degli altri di avere una terapia che curi completamente l’eritema facciale (l’arrossamento al viso), con un miglioramento quindi non solo clinico ma anche di qualità della vita e qualità lavorativa.
Le cause che stanno alla base dello sviluppo della malattia sono diverse:
Tipo di pelle: la Rosacea è più frequente e più visibile nelle persone di carnagione chiara, bionda o rossa (“fototipo” chiaro). Anche le persone con carnagione scura o francamente di colore possono sviluppare la malattia, ma è più raro e soprattutto meno visibile.
Alterazioni capillari: chi soffre di Rosacea ha un aumentato flusso di sangue ai capillari del viso, che sono anche perennemente più dilatati rispetto a chi non ne soffre. La parete dei capillari sanguigni presenta una serie di cellule simili ai muscoli (“miociti”) che dilatano e restringono il lume del capillare a seconda degli stimoli che percepiscono. Questi miociti hanno dei recettori chiamati alfa-adrenergici. Se questi recettori vengono attivati il capillare si restringe, arriva meno sangue al derma e la pelle diventa più chiara. Al contrario, se i recettori non vengono attivati il capillare si dilata, arriva più sangue e la pelle appare perennemente arrossata.
Raggi UV e calore: i raggi del sole, il calore a diretto contatto con la pelle, sono fattori che stimolano la dilatazione dei capillari, che, a lungo andare, diventa permanente. Questi fattori però non sono la causa vera e propria della Rosacea, ma sono fattori aggravanti.
Alimenti e alcool: l’alcool è un pò come il calore, induce una dilatazione dei capillari, quindi può mantenere o peggiorare una Rosacea già attiva. Non sono stati invece trovati cibi particolarmente responsabili della Rosacea, nemmeno i tanto demonizzati cibi piccanti o speziati.
Farmaci: I cortisonici, sia in crema che per bocca, sono i farmaci più direttamente associati alla comparsa di Rosacea. Altri faramci sono i vasodilatatori, che vengono utilizzati per abbassare la pressione del sangue, le vitamine B6 e B12, l’Amiodarone (farmaco cardiologico) il Pimecrolimus, un faramco immunomodulante che si ausa in crema che per bocca.
Parassiti: all’interno dei bulbi piliferi dell’uomo è presente un parassita obbligato chiamato Demodex folliculorum. E’ un acaro, lungo circa 0,4 mm che si nutre di corneociti (le cellule che compongono lo strato corneo della pella, quello più esterno) e di sebo. Questo acaro si trova soprattutto sulle guance, alla fronte, al naso e sulle pieghe naso-labiali. Nel passato si credeva che il Dermodex folliculorum fosse presente solo nelle persone con Rosacea, mentre oggi si sa che può essere presente in chiunque, ma che le persone con Rosacea ne hanno di più, circa 5 acari ogni cm2.
Batteri: è stata ipotizzata una correlazione tra la presenza di un batterio chiamato Helicobacter pylori all’interno dello stomaco e la Rosacea. E’ assodato che questo batterio causa la gastrite, ha un ruolo nell’ulcera peptica ed è un fattore di rischio per il tumore dello stomaco. Pare che ci sia una associazione tra Rosacea e H. Pylori inquanto le persone con Rosacea hanno spesso anche l’infezione da H. Pylori allo stomaco e, curando questo batterio, la Rosacea migliora. E’ anche vero però che gli antibiotici che vengono prescritti per curare la gastrite da Helicobacter sono efficaci anche sulla Rosacea.
Perchè la Rosacea viene proprio sul viso?
La Rosacea è una malattia che coinvolge prevalentemente il viso, raramente si estende al cuoio capelluto e al dorso. Ma il viso è proprio il nostro “biglietto da visita” nei rapporti sociali, e spesso la malattia inficia la socialità delle persone che ne soffrono, e quindi la domanda nasce spontanea: perchè proprio in una zona cosi esposta?
Innanzitutto perchè i capillari del viso hanno un diametro maggiore di quelli delle altre zone del corpo, e quindi anche una minima dilatazioni li rende visibili al occhio nudo, inoltre questi capillari sono più superficiali e quindi più facilmente si rendono visibili.
I capillari del viso presentano dei recettori particolari che regolano la termoregolazione della pelle, pertanto si dilatano quando la tempertura è alta per disperdere più facilmente il calore e mantenere la temperatura interna. La pelle del viso ha uno flusso di sangue molto maggiore rispetto alle altre zone del corpo. La pelle del viso è larea più esposta a stress esterni come la variazione di temperatura, i raggio solari, l’applicazione di prodotti irritanti.
La Rosacea non viene da sola
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che c’è una correlazione tra la Rosacea e altre malattie, soprattutto quelle cardiovascolari, il Diabete di tipo 1, la Celiachia e l’Artrite Reumatoide.
Non è ancora ben chiara la motivazione di queste associazioni di malattie, probabilmente tutte queste sono legate ad alterazioni genetiche comuni o simili. E’ bene quindi sottoporsi ad una visita medica completa nel caso in cui venga diagnosticata la Rosacea, per evitare spiacevoli scoperte tardive.
Come si manifesta la Rosacea?
La Rosacea è una malattia infiammatoria, cronica, che può manifestarsi in diverse parti del viso (guance, naso, palpebre, mento e fronte).
Sono possibili diversi quadri di Rosacea, chiamati sottotipi. Non sono fasi successive di una stessa malattia, ma varianti diverse della malattia, ossia non significa che chi soffre di un tipo di Rosacea debba obbligatoriamente in futuro soffrire di una forma più grave.
Rosacea eritemato-telenagiectasica
E’ la forma più diffusa della Rosacea, chiamata a volte anche Couperose. Il suffisso eritemato- significa che una delle componenti principali di questa forma è l’eritema ossia il rossore del viso. Il termine -teleangiectasica significa che sono presenti le teleangiectasie cioè quei capillari dilatati e visibili che si notano spesso sulle gote, o sul naso.
rosacea_eritemato-teleangectica
Inizialmente il rossore non è permanente ma transitorio, “viene e va” a seconda di fattori stimolanti esterni o interni come ad esempio lo stress, il cambio repentino di temperatura, l’ingestione di cibi piccanti, l’esposizione al sole. Spesso chi soffre di Rosacea si accorge che il proprio viso si sta arrossando perchè avverte un calore intenso al viso.
Queste manifestazioni, a volte imbarazzanti e fastidiose, si definiscono “flushing”. Ne sono interessati soprattutto la fronte, gli zigomi, le guance il naso e il mento. A lungo andare, se non adeguatamente curato, il rossore si trasforma da transitorio a permanente, e compaiono le teleangiectasie, che solitamente ritroviamo agli zigomi, alle guance e al naso. Ai lati del collo sono molto sottili e fini, a volte quasi indistinguibili da un fine reticolo vascolare che, da lontano, può sembrare una unica macchia rosso-violacea.
Oltre all’eritema e alle teleangiectasie più o meno fini, la pelle con Rosacea eritematoteleangiectasica è spesso molto secca e gonfia (edematosa), e produce sensazioni spiacevoli di calore, lieve prurito, pizzicore e bruciore. Questi sintomi sono amplificati dal clima caldo e secco, dal sudore, dall’uso di saponi aggressivi e da alcuni cosmetici.
Rosacea papulo-pustolosa
La Rosacea pustolosa si manifesta con la presenza di papule (puntini rossi in rilievo) e pustole (papule con una sommità giallastra, simili a quelle dell’Acne) su una base di eritema. Spesso è presente anche un leggero gonfiore (edema) e, al contrario dell’Acne, non sono presenti i comedoni (punti neri). QUesta forma viene a volte, erroneamente chiamata Acne-Rosacea.
Solo pochi pazienti con Rosacea eritemato-teleangiectasica evolvono in questa forma pustolosa.
rosacea papulo pustolosa
Rosaeca fimatossa
Questo tipo di Rosacea è la più grave e interessa soprattutto i maschi anziani.
E’ dovuta alla concomitanza di diverse alterazioni: la proliferazione eccessiva delle ghiandole sebacee; la vasodilatazione dei capillari; la dilatazione dei follicoli pilo-sebacei; la formazione di tappi di cheratina che ostruiscono i pori; la sostituzione del normale tessuto del derma con un tessuto fibroso. Interessa frequentemente il naso (Rinofima) ma può comparire anche alle orecchie (Otofima), alla fronte (Metofima), alle palpebre (Blefarofima), alle guance o al mento (Gnatofima).
La zona interessata dalla Rosacea fimatosa appare “untuosa” (seborroica), arrossata (eritematosa), aumentata di dimensione, con una superficie irregolare per la presenza di pustole o papule, i pori sono molto dilatati. La Rosacea fimatosa, chiamata anche “ipertrofica, coesiste spesso con altri segni di Rosacea papulo-pustolosa.
Rosacea oculare
In circa il 20-50% dei casi la Rosacea può interessare le palpebre. Questo tipo di Rosacea può essere l’unica manifestazione oppure si può associare ad altri tipi di Rosacea e comparire prima della Rosacea eritemato-teleangiectasica o papulo-pustolosa, oppure contemporaneamente. Si manifesta come una infiammazione delle palpebre e della congiuntiva di entrambi gli occhi (blefarocongiuntivite bilaterale) che permane per lungo tempo con momenti di riaccensione (cronica e recidivante).
Le persone che ne soffrono hanno spesso la sensazione che ci sia un corpo estraneo all’interno dell’occhio, sentono bruciore o dolore, sono infastiditi dalla luce (fotofobia) e lamentano una intensa lacrimazione. La pelle della palpebre appare spesso secca, arrossata, gonfia e prude. Interessando entrambi gli occhi, spesso i pazienti che soffrono di Rosacea oculare vengono definiti “occhi da coniglio”.
Rosacea granulomatosa
Questa variante di Rosacea si manifesta tipicamente nella pelle attorno alla bocca e può essere monolaterale o bilaterale. E’ caratterizzata da piccoli noduli o papule di colore variabile dal giallo al bruno, poco infiammati, di consistenza dura. Quando guarisce lascia delle cicatrici.
La Dermatite rosaceifoirme
Alcune dermatiti possono essere confuse con la Rosacea vera e propria. E’ questo il caso della cosidetta “Dermatite rosaceiforme”.
Questa particolare dermatite è indotta dall’uso eccessivo di creme contenenti cortisone sul viso. Per un uso “eccessivo” si intendono applicazioni quotidiane e continuative di cortisonici per almeno 8 settimane, che producono inesorabilmente un eritema (arrossamento) fisso e delle teleangectasie (capillari dilatati) del tutto simili a quelle della Rosacea eritemato-teleangectastica.
La cura e i rimedi per la Rosacea
Ad oggi non esiste una terapia che curi in maniera definitiva la Rosacea, ma sono disponibili numerosi farmaci che ne migliorano i sintomi, le manifestazioni visibili e l’impatto della malattia sulla qualità di vita personale e lavorativa.
La finalità della terapia è quindi quella di ridurre il più possibile la gravità delle manifestazioni e di ridurre i periodi di “riaccensione” della malattia.
Esiste una ampia gamma di terapie, in crema (topica), in compresse per bocca, o terapie fisiche come il laser o la luce pulsata (IPL), e, nei casi di fima, anche quella chirurgica.
Oltre alle terapie farmacologiche e fisiche, la cura dal punto di vista cosmetologico non è un accessorio, anzi è fondamentale e si compone di filtri solari, creme idratanti, detergenti delicati.
Inoltre è necessario evitare il più possibile i fattori ambientali o dietetici che inducono lo scatenarsi delle manifestazioni visibili come il rossore o il bruciore al volto.
Essendo una malattia cronica, essa tende a ripresentarsi trascorso un certo lasso di tempo dal trattamento. Inoltre è caratterizzata da moltissimi segni e sintomi diversi e da gradi diversi di gravità che rendono difficile per un solo farmaco poterla contrastare.
La terapia “di combinazione” (due o più farmaci insieme) o “sequenziale” (prima un farmaco poi un altro e così via) può essere una delle alternative da percorrere per poter avere la meglio sulla malattia.
E’ un farmaco cheha una potente attività vasocostrittrice e antiinfiammatoria, pertanto è indicato in caso di eritema del volto. Riduce le teleangiectasie (piccoli vasi capillari visibili sul volto) perchè nè riduce il flusso di sangue al suo interno. Il gel presente in commercio in Italia contenente brimonidina allo 0,5% va applicato sul viso e, dopo circa 30 minuti, è già possibile verificare una riduzione del rossore (un vero e proprio “sbiancamento”) che dura per circa 10-12 ore, quanto il farmaco termina la sua azione. Al termine delle 12 ore il rossore ricompare. Circa il 10-20 % delle persone che provano questo farmaco non rispondono e non si “sbiancano”. A volte si manifesta un eritema peggiore dopo 6-10 ore di applicazione, che però scompare spontaneamente dopo 24 ore.
Ivermectina per la Rosacea
Questo farmaco è in commercio in Italia dal 2015 sotto forma di crema all’1%, ed è ormai il principale farmaco utilizzato nel trattamento della Rosacea eritematosa e papulo-pustolosa.
Ha attività antiinfiammatoria e antiparassitaria contro il Demodex folliculorum.
Si applica 1 volta al giorno sul viso per circa 12-16 settimane, e i primi risultati sono visibili dopo circa 3 settimane di terapia. E’ un farmaco ben tollerato ed efficace (circa 82,5% dei pazienti trattati ha riferito il miglioramento della propria qualità di vita).
Metronidazolo per la Rosacea
Questo farmaco si usa nel trattamento della Rosacea da molti anni (fin dagli anni ’50) con eccellenti risultati. Ha proprietà antimicrobica e antinfiammatoria. Esiste in commercio sotto forma di crema alo 0,75% o di gel all’1%. Si applica 2 volte al giorno sul viso e i primi miglioramenti sono visibili dopo circa 4 settimane di utilizzo. Solitamente viene consigliato per un periodo dai 3 ai 6 mesi, e può essere usato da solo o in associazione con altri farmaci e cosmetici. A volte può causare secchezza, prurito e bruciore, ma sono casi rari.
Acidi Azelaico per la Rosacea
Questo farmaco ha effetto antinfiammatorio comprovato da numerosi studi clinici, che ne dimostrano l’efficacia nel 70-80% dei pazienti trattati. In Italia è presente sotto forma di gel al 15% che va applicato 1-2 volte al giorno per diversi mesi, e i primi risultati sono visibili dopo circa 4 settimane. Purtroppo può causare irritazione cutanea e bruciore.
Terapie sistemiche (per bocca) per la cura della Rosacea
Doxicillina 40 mg
Attualmente in Italia questo è l’unico farmaco per bocca approvato per il trattamento della Rosacea infiammatoria.
E’ un farmaco che fa parte della classe degli antibiotici, ma a questo basso dosaggio (solitamente viene impiegato un dosaggio di 100 mg per avere una attività antibiotica efficace) si sfruttano le sue potenzialità come antiinfiammatorio
E’ stato studiato sia per l’utilizzo da solo sia in associazione con farmaci in crema. Va assunto 1 volta al giorno, a digiuno per almeno 6 settimane consecutive. I primi risultati cominciano a vedersi dopo 3 settimane per poi migliorare ulteriormente in seguito. Alla fine delle 6 settimane di terapia il 75% dei pazienti ottiene ottimi risultati, senza particolari effetti collaterali, nemmeno la temuta diarrea da antibiotico.
Antibiotici tradizionali
Prima della distribuzione in commercio di Doxiciclina a 40 mg, in Italia erano disponibili solo gli antibiotici tradizionali, tra cui le tetracicline erano quelli più impiegati nella Rosacea, per la loro potenzialità antiinfiamamtoria. In generale, le tetracicline sono molto efficaci nel ridurre le papule e le pustole, ma sono poco attive sul rossore e si è notato che, al termine del ciclo di terapia, le papule-pustole tendevano a ricomparire. Il principale limite degli antibiotici standard è l’insorgenza delle cosiddette resistenze, ossia la ricomparsa delle lesioni al termine della terapia. Inoltre sono gravati da effetti collaterali soprattutto gastrointestinali e fotosensibilità.
Isotretinoina per la cura della Rosacea
Questo farmaco, derivato dalla vitamina A, viene utilizzato spesso nella terapia dell’acne perchè riduce la produzione di sebo e ha attività antiinfiammatoria, immunomodulatrice.
Viene consigliata nella Rosacea papulo-pustolosa grave o nella Rosacea fimatosa al dosaggio di 0,3 mg per kg di peso. Ha dimostrato avere effetti pari alla Doxiciclina. Purtroppo questo farmaco è teratogeno (non può essere assunto da donne in età fertile per il rischio di problemi fetali o aborti), induce una importante secchezza alle mucose (labbra, occhi, naso), è fotosensibilizzante, induce un aumento dei trigliceridi e degli enzimi epatici nel sangue. Si utilizza quindi sono nei casi gravi che non hanno dato risposta ai farmaci precedenti.
Altre terapie per la Rosacea: le terapie fisiche
Queste metodiche vengono utilizzate soprattutto per ridurre l’eritema, le teleangiectasie che sono i segni più comuni e maggiormente visibili della Rosacea, nonchè quelli che infastidiscono maggiormente le persone con Rosacea.
Il laser e la luce pulsata (IPL) possono essere usate efficacemente per ridurre i vasi sanguigni superficiali dilatati che non rispondono alla terapia con le crema. Si possono anche usare nella Rosacea fimatosa, soprattutto i laser “ablativi” cioò quelli a CO2 o ad erbio. Sono tecniche in continua evoluzione che hanno mostrato efficacia tra il 50 e il 100%.
Per quanto riguarda il laser ne esistono di diversi tipi utilizzabili nella Rosacea. Il laser a colorante (PDL) è utile per il trattamento delle teleangisctasie superficiali. Il laser Nd:Yag è adatto al trattamento delle teleangiectasie più profonde e nei pazienti con carnagione scura.
La luce pulsata (IPL) invece riduce sia le teleangiectasie che l’eritema, portando ad un complessivo miglioramento sia dell’aspetto visibile che dei sintomi per almeno 6 mesi, poi va ripetuta.
Fattori scatenanti e aggravanti la Rosacea da evitare
La terapia della Rosacea non si limita solo alla prescrizione di un farmaco, ma necessita di un impegno costante e quotidiano della persona che ne soffre. E’ fondamentale riconoscere ed evitare quei fattori ambientali, dietetici o abitudinari che ne stimolano la comparsa dei sintomi. Questi fattori scatenanti (chiamati in gergo “trigger”) sono riportati nella tabella sotto.
alcool etilico o benzilico
amamelide
fragranze
mentolo
olio essenziale menta o di eucalipto
Quali cosmesi e trucchi per il make up usare per la Rosacea?
La cura della pelle è la prima delle “terapie” della Rosacea, perchè contribuisce a migliorarne i sintomi, a ridurre l’irritazione causata dai farmaci, allevia il bruciore e la secchezza, maschera il rossore.
Lo strato corneo (la porzione più superficiale dell’epidermide) delle persone affette da Rosacea ha una minore capacità funzionale, non trattiene l’acqua come dovrebbe, anzi la disperde, seccando ulteriormente la pelle. Vanno quindi usati prodotti detergenti delicati con pH neutro o leggermente acido (simile a quello della pelle normale); idratanti appropriati ossia senza agenti irritanti (vedi tabella) ma con agenti idratanti come olii minerali, glicerina, olii o burri vegetali, e principi attivi antiinfiammatori come antiossidanti, niacinamide, avena colloidale, bisabololo, zinco gluconato, acido ialuronico; nonchè una protezione solare maggiore di SPF 30. Per mascherare il rossore si può utilizzare un make up correttivo con pigmenti verdi con alta coprenza.
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– Amerio P. et al. Rosacea: nuovo approccio diagnostico e terapeutico. Indicazioni di un Expert Panel Italiano. SIDeMaST. Editamed 2017
Considerata una forma cronica di eczema, la dermatite seborroica compare sul corpo dove sono presenti molte ghiandole che producono olio (sebaceo) come la parte superiore della schiena, il naso e il cuoio capelluto.
La causa esatta della dermatite seborroica è sconosciuta, sebbene i geni e gli ormoni abbiano un ruolo fondamentale. I microrganismi che vivono sulla pelle naturalmente possono anche contribuire alla dermatite seborroica.
La storia della Dermatite Seborroica è vecchia quanto l’uomo; pensate che fu descritta già da Galeno nel 150.
Quante volte vi siete sentito dire:”La dermatite seborroica? E’ colpa dello stress!” E se cosi fosse, quale stress c’era a quei tempi? Il rumore degli zoccoli dei cavalli?
La Dermatite Seborroica è un patologia molto più complessa di quello che si possa pensare.
Già gli antichi avevano intuito che aveva a che fare con la seborrea, l’eccesso di sebo e ancora oggi quando immaginiamo la pelle di un soggetto con questa patologia ci viene in mente la pelle untuosa, lucida.
Quante persone hanno la pelle grassa, untuosa ma non hanno la Dermatite Seborroica?
E’ evidente quindi che la seborrea non può essere da sola l’unica causa del problema e che sicuramente ci deve essere qualcos’altro.
Il problema, come accennato, non è così semplice e gli antichi se ne erano accorti anche loro e, forse perché non riuscivano a fare il punto della situazione sulla Dermatite Seborroica per quanto riguarda le cause e di conseguenza il trattamento, la iniziarono a descrivere come “…deformità non importante da curare…” come a sminuirla rispetto ad altre patologie più importanti e che come tali richiedevamo invece maggiore dedizione.
Da allora passarono molti anni, molti secoli prima della fine 800 quando il dermatologo americano L. Duncan Bulkley – che i colleghi ricorderanno molto bene per la aver descritto la membrana liscia trasclucida nella Psoriasi (membrana di Duncan Bulkley) – si dedicasse assiduamente allo studio della Dermatite Seborroica ma anche di altre patologie quali l’Acne e la Rosacea per scopririne le cause e i meccanismi responsabili di tali patologie.
Le sue brillanti intuizioni e i risultati delle ricerche pubblicate nel 1885 in Acne its Etiology, Pathology and Treatment sono attuali ancora oggi.
Si stima che l’1-5% della popolazione soffra di Dermatite Seborroica.
Presente in tutto il mondo, nessun continente escluso, interessa tutte le razze e il sesso maschile è quello maggiormente interessato. Le persone di qualsiasi età possono sviluppare dermatite seborroica, compresi i bambini
Chi soffre di Dermatite Seborrocia sa benissimo che il suo problema tende a migliorare d’estatecon l’esposizione al sole eppure questa non è la regola perché altri possono peggiorare. Le manifestazioni peggiorano anche in inverno quando a causa del riscaldamento domestico l’umidità ambientale delle stanze in cui si vive e o si svolge quotidianamente l’attività lavorativa è ridotta.
I fattori scatenanti della dermatite seborroica includono:
Stress
Cambiamenti o malattie ormonali
Detergenti, solventi, prodotti chimici e saponi aggressivi
Tempo freddo e asciutto
In generale, la dermatite seborroica è leggermente più comune negli uomini che nelle donne. I pazienti con alcune malattie che colpiscono il sistema immunitario (come l’HIV / AIDS) e il sistema nervoso, come il morbo di Parkinson, sono anche ad aumentato rischio di sviluppare dermatite seborroica.
La dermatite seborroica non è contagiosa.
Le cause della Dermatite Seborroica
Seborrea
In realtà a tutt’oggi si ritiene che essa rappresenti più un fattore predisponente invece che una causa vera e propria della Dermatite Seborroica ovvero se un soggetto ha la pelle grassa potrebbe sviluppare la malattia e non sicuramente averla.
Diversi studi hanno dimostrato che la composizione del sebo dei soggetti con Dermatite Seborroica è diversa da quella dei soggetti con pelle sana perché caratterizzata da ridotti livelli di acidi grassi liberi, di squalene, di ceramidi intercellulari e da un aumento, invece, del colesterolo e di alcuni suoi derivati.
Malassezia
Fungo (lievito) della Malassezia
Confusa erroneamene come appartenente ai funghi, gli agenti responsabili della micosi, la Malassezia è un lievito, come la Candida, normalmente presente sulla nostra pelle che da commensale diventa patogeno nella Dermatite Seborroica.
Il termine Malassezia, che per semplicità continuerò ad usare, è improprio perché come dimostrato da alcuni autori ne esistono diverse specie (vedi tabella) Confusa erroneamene come appartenente ai funghi, gli agenti responsabili della micosi, la Malassezia è un lievito, come la Candida, normalmente presente sulla nostra pelle che da commensale diventa patogeno nella Dermatite Seborroica..
Specie di Malassezia identificate da Akaza et al.
Malassezia Spp
M. Dermatis/Dermatitis
M. Furfur
M. Globosa
M. Japonica
M. Nana
M. Obtusa
M. Pachydermatis
M, Restricata
M. Slooffiae
M. Sympodialis/Sympoctalis
M. Yamatoensis
La Malassezia restricta si riscontra sistematicamente nei soggetti con Dermatite Seborroica mentre più raramente è presente la M. yamatoensis o la M. furfur; quest’ultima responsabile anche della Pitiriasi Versicolor (vedi link). La Malassezia restricata prolifera e colonizza le aree caratteriizzate da un eccesso di sebo ed inoltre è in grado d’indurre l’infiammazione, l’arrossamento tipico della Dermatite Seborroica.
Alterazione dell’immunità
L’ultima causa importante è il decifit immunolgico che semplicisticamente consisterebbe in una mancata o non adeguata risposta del sistema immunitario nei confronti della Malassezia.
Questa è alla base anche della comparsa della malattia, quasi sempre in forma grave, nei soggetti con AIDS
Quali soggetti soffrono di Dermatite Seborroica?
Tutte le età possono essere colpite dalla Dermatite Seborroica anche se è più frequente durante l’infanzia e nei giovani adulti.
Durante l’età pediatrica si manifesta generalmente solo nei primi mesi di vita e rarissimamente dopo i 3 anni.
Negli adulti, invece, il problema compare per la prima volta alla pubertà per poi continuare fino ai 50-60 anni con un picco intorno ai 40 quando le ghiandole sebacee sono al massimo livello di attività.
Comorbidità della Dermatite Seborroica cosa significa?
La Dermatite Seborroica non è solo un problema confinato alla pelle perché in alcuni si può associare a diverse altre patologie o condizioni genetiche quali:
Morbo di Parkinson
Disturbi dell’umore
Epilessia
Traumi del SNC
Paralisi del nervo facciale
HIV/AIDS
Alcolismo
Pancreatite alcolica cronica
Epatite C
Ischemia miocardica
Malassorbimento
Obesità
Sindrome di Down
Malattia di Hailey-Hailey
Sindrome cardio-facio cutanea
Acne
Rosacea
Pitiriasi versicolor
Follicoliti da Pityrosporum
Psoriasi
Nei soggetti con Parkinson si ipotizza che la ridotta mobilità della persona favorirebbe un accumulo di sebo e a catena l’innesco degli altri meccanismi responsabili della dermatite.
Non è ben chiara invece la relazione tra la DS e i disturbi dell’umore in quanto non è noto se ciò sia da attribuire a causa neurologiche oppure è una conseguenza della ridotta esposizione al sole di questi soggetti che anche in questo caso come nel precedente sarebbe responsabile di un effetto domino a catena.
Nell’Epilessia, invece, la manifestazione cutanea non sarebbe una conseguenza diretta del disturbo neurologico ma dei farmaci neurolettici assunti.
A proposito di farmaci ce ne sono altri in grado di indurre la Dermatite Seborroica: buspirone, clorpromazina, cimetidina, griseofulvina, alloperidolo, interferone alfa, litio, metildopa, fenotiazine.
Nel caso dell’AIDS la Dermatite Seborroica è talmente elevata (35-85%) che viene considerata un segnale di infezione da HIV. In questi casi maggiore è il deficit immunologico peggiore sarà la manifestazione cutanea.
Infine, è nota l’associazione tra Psoriasi e Dermatite Seborroica tale da determinare quadri clinici specifici in cui entrambe le patologie si manifestano e si combinano tra loro prendendo il nome di Sebopsoriasi.
Alimentazione e Dermatite Seborroica
Le carenze vitaminiche soprattutto quelle del gruppo B quali la riboflavina (vitamina B2), la piridossina (vitamina B6), la niacina (vitamina B3 o PP) e la biotina (vitamina B8) ma anche dello zinco e degli acidi grassi essenziali favoriscono l’insorgenza della Dermatite Seborroica.
Manifestazioni cliniche della Dermatite Seborroica
La patologia maggiormente frequente nell’infanzia e nell’adulto si manifesta in modo differente nelle due fasce d’età.
Inoltre se un bambino ha avuto la Dermatite Seborroica non necessariamente da adulto soffrirà della stessa malattia.
Dermatite Seborroica del neonato
Essa può essere localizzata o diffusa e didatticamente sono descritte quattro varianti cliniche:
Crosta lattea (Cradle cap in inglese) che si localizza al cuoio capelluto soprattutto a livello della regione frontale e parietale e a volte anche a livello della glabella (radice del naso) e delle sopracciglia. Tipicamente compaiono delle croste giallastre particolamente untuose e adese al cuoio capelluto e solo di rado sono, invece, biancastre. Compare durante le prime settimane di vita per poi regredire entro 3-5 mesi;
Crosta lattea con impegno delle pieghe. In alcuni casi oltre al cuoio capelluto sono interessate le pieghe del collo e/o quelle delle ascelle. La crosta lattea è sempre asintomatica quindi non pruriginosa a differenza della dermatite atopica con la quale entra in diagnosi differenziale e che porta invece il bambino a grattarsi, essere irrequieto e ad avere disturbi del sonno;
Napkin psoriasis, chiamata anche dermatite da pannolino si manifesra esattamente a livello della cute a contatto con il pannolino si presenta come una chiazza arrossata, rosso vivo, spesso edematosa con la pelle che si presenta congestionata. Anche in questo caso la manifestazione è asintomatica e tende alla guarigione definitiva senza poi recidivare nuovamente in 4-8 settimane. Il 5% dei bambini con Napkin Psoriasis sviluppa nei 10 anni successivi una Psoriasi, motivo per cui alcuni autori la considerano una variante appunto della Psoriasi e non una forma di Dermatite Seborroica;
Malattia di Leiner: tutta la superficie cutanea si presenta arrossata e si associa a diarrea persistente ed infezioni cutanee. E’ una malattia rara dovuta ad un deficit della frazione C3 del complemento. Alcuni autori la considerano un’entità a se stante.
Dermatite Seborroica dell’adulto
E’ una manifestazione cronico recidivante che, oltre a durare nel tempo, in alcuni periodi dell’anno spontaneamente anche senza alcuna terapia può andare incontro ad un miglioramento per poi peggiorare nuovamente.
Si può localizzare al cuoio capelluto ma anche al volto e al tronco in particolare a livello dello sterno e della regione interscapolare.
Dermatite Seborroica del viso
Generalmente sono presenti delle chiazze arrossate, i cui limiti sono ben definiti e distinguibili dalla cute sana, ricoperte da croste untuose giallastre.
Le croste si staccano facilmente e non sono adese alla cute. La radice del naso (glabella), le sopracciglia, i solchi nasogenieni e nell’uomo anche le aree della barba, regione mentoniera sopratutto, sono le aree del viso maggiormente interessate.
Nei casi gravi possono essere interessate anche le ghiandole di Meibonio della regione perioculare e può essere presente una blefarite (infiammazione delle palpebre) ma anche congiuntivite.
Dermatite seborroica del visoDermatite seborroica del viso
Dermatite Seborroica del cuoio capelluto
Quando la Dermatite Seborroica si manifesta al cuoio capelluto è sempre presente una desquamazione associata o meno ad un arrossamento.
In alcuni casi la manifestazione può essere estesa fino all’attaccatura dei capelli e alla regione retro-auricolare. In questi casi prende il nome di “corona seborroica”.
Dermatite seborroica del cuoio capelluto (corona seborroica)
Dermatite seborroica del cuoio capelluto (corona seborroica)
Didatticamente si distinguono due forme:
forma secca dove le squame sono biancastre e piccole e possono rimanere adese al cuoio capelluto oppure staccarsi per depositarsi sui capelli o su vestiti
forma grassa in cui le squame sono di colorito giallastro e di dimensioni maggiori e l’infiammazione decisamente più importante.
Dermatite Seborroica del tronco
Anche in questo caso non mancano le varianti e se ne conoscono ben quattro:
Petaloide – caratterizzata da chiazze piccole di forma ovalare che possono rimanere isolate tra loro oppure confluire e formare delle chiazze di dimensioni maggiori.
Anulare – le lesioni molto simili alle chiazze della micosi perché presentano sempre una risoluzione centrale e un bordo eritematoso.
Pitiriasiforme – si manifesta in maniera acuta e si caratterizza per la comparsa di diverse chiazze simili eritematose molto simili alla Pitiriasi rosea di Gibert (vedi link) con la quale entra in diagnosi differenziale. A differenza di quest’ultima è assente la chiazza madre.
Follicolare – caratterizzata dalla comparsa di puntiformi di tipo follicolare a volte pustolose: Alcuni autori la considerano come una manifestazione a se stante: follicolite da Pityrosporum o Pitirosporosi.
Dermatite Seborroica: la diagnosi
La diagnosi di Dermatite Seborroica è clinica e la corretta osservazione delle diverse manifestazioni descritte permette di inquadrare correttamente il problema.Tuttavia, attenzione alle facili diagnosi perché sono tante le malattie che a volte possono avere segni e sintomi sovrapponibili quali ad esempio: Dermatite Atopica, Dermatite allergica da contatto, Eczema nummulare, Dermatite periorale, Pitiriasi rosea di Gibert, Eritrasma, Candidosi cutanea, Rosacea, Psoriasi.
Come curare la Dermatite Seborroica
Le opzioni di trattamento convenzionali per il trattamento dei sintomi della dermatite seborroica, in particolare il sintomo più comune, la forfora del cuoio capelluto, comprendono:
Shampoo medicati
I primi farmaci da banco che si possono utilizzare includono una varietà di shampoo medicati. I quattro tipi base di questi shampoo sono: lo shampoo a base di catrame di carbone, lo shampoo al solfuro di selenio, lo shampoo all’olio dell’albero del tè e lo shampoo al piritione di zinco.
Lo shampoo a base di catrame di carbone è un agente cheratolitico. Questi hanno lo scopo di ammorbidire la proteina cheratina sulla pelle e permettere alle cellule morte di essere eliminate più facilmente. Gli agenti cheratolitici contengono zolfo e acido salicilico. Quest’ultimo è particolarmente importante nel trattamento convenzionale della pelle perché l’acido salicilico è solubile in olio e riduce l’infiammazione della pelle. Ecco perché è comunemente usato per curare l’acne. Gli effetti collaterali più comuni dello shampoo a base di catrame di carbone comprendono dermatite da contatto, follicolite e fotosensibilità (reazione allergica causata dalla luce solare).
Lo shampoo al solfuro di selenio ha lo scopo di aiutare a trattare la dermatite seborroica combattendo le infezioni, alleviando il prurito associato a questa forfora e rimuovendo le particelle squamose. Gli effetti collaterali più comuni includono l’alopecia la decolorazione dei capelli e l’irritazione della pelle.
Lo shampoo con olio di tea tree utilizza le proprietà antifungine e antibatteriche dell’olio di tea tree per trattare la dermatite seborroica e la conseguente forfora e allo stesso tempo condiziona la pelle in modo naturale. Sembra che questo trattamento possa essere efficace per i sintomi di forfora lieve-moderata.
Lo shampoo con piritione di zinco è un altro agente antifungino e antibatterico comunemente prescritto a pazienti con dermatite seborroica. È una delle opzioni meno costose. L’unico effetto collaterale noto che il piritione di zinco può causare è l’irritazione della pelle.
Agenti topici
Spesso vengono prescitte creme, shampoo e gel per uso topico come farmaci per trattare i sintomi della dermatite.
Antifungini topici (Ciclodan, crema di ketoconazolo e Ertaczo)
Inibitori topici della calcineurina
Gli inibitori della calcineurina agiscono inibendo determinate azioni del sistema immunitario che causano risposte infiammatorie. Questi agenti hanno una serie di effetti collaterali noti, tra cui bruciore, tosse, febbre, atrofia cutanea, bruciore, intestino, infezione delle vie respiratorie superiori e sintomi simil-influenzali. Non si sa molto sugli effetti a lungo termine degli inibitori della calcineurina pertanto e consigliato non usare mai questi farmaci a lungo termine in nessuna circostanza.
Dermatite Seborroica: i rimedi naturali
Trattare prurito / forfora / secchezza del cuoio capelluto applicando una combinazione di olio di cocco idratante e oli essenziali sul cuoio capelluto. Non lavare il cuoio capelluto molto spesso. Si può avere un cuoio capelluto e capelli più sani se si fa lo shampoo ogni due o tre giorni, poiché questo consente agli oli naturali prodotti dalla pelle di rimanere a livelli regolari. Usare un umidificatore se l’aria in casa è molto secca (la forfora di solito peggiora durante l’autunno e l’inverno quando l’aria è molto secca)
Ridurre l’assunzione di alimenti infiammatori e allergenici. Per aiutare a mantenere l’infiammazione ad un livello più basso possibile, è importante mantenere la dieta il più possibile non elaborata. Concentrarsi sul mangiare cibi integrali. Ridurre al minimo l’assunzione di alimenti confezionati e trasformati noti per peggiorare le reazioni autoimmuni e le allergie, tra cui:
Bevande zuccherate.
Oli trattati come mais, soia, e olio di girasole.
Cibi fritti e grassi trans.
Se si è inclini alle allergie, alimenti come cereali raffinati prodotti con grano, prodotti lattiero-caseari convenzionali, crostacei e arachidi, andrebbero evitati o comunque consumati con moderazione.
Assicurarsi di fornire alla pelle sufficiente idratazione bevendo molta acqua durante tutto il giorno. Evitare di consumare cibi troppo salati, alcool, caffeina o bevande zuccherate, che possono aggravare e seccare la pelle. Provare invece alternative come tè verde e frullati o succhi fatti in casa per aumentare l’assunzione di liquidi.
Evitare prodotti di bellezza irritanti. Applicare regolarmente prodotti carichi di sostanze chimiche sulla pelle può peggiorare i sintomi della dermatite. Anche la pulizia eccessiva della pelle potrebbe peggiorare la sintomatologia. Usare il più possibile prodotti naturali e biologici sulla pelle. Prestare particolare attenzione a evitare shampoo commerciali spesso molto aggressivi.
Se soffri o pensi di soffrire di Dermatite seborroica è consigliabile sempre chiedere un consulto ad un Dermatologo.
Hai un dubbio o vuoi raccontarci la tua esperienza?
Dal lontano 1988, come ogni anno il 1° Dicembre è riconosciuto come il giorno in cui il mondo intero riconosce l’impatto globale dell’HIV e dell’AIDS.
Un’opportunità per le persone di tutto il mondo di unirsi nella lotta contro la malattia, mostrare il loro sostegno a quelle che convivono con la malattia o che sfortunatamente ne sono rimaste vittima.
Dal 1981, oltre 25 milioni di persone sono morte di AIDS e più di 36 milioni vivono attualmente con la malattia.
Solo nel 2016 circa 1 milione di persone sono morte per malattie legate all’AIDS e 1,8 milioni di persone sono state recentemente contagiate dall’HIV.
Nonostante il recente miglioramento dell’accesso al trattamento e all’assistenza antiretrovirale in molte regioni del mondo, l’AIDS continua a essere una delle peggiori pandemie della storia umana.
Oggi l’ Hiv non rappresenta più come in passato una sentenza di morte, la tempestività nella diagnosi, nella cura e le nuove terapie, possono permette di vivere un’esistenza normale.
Ciò che uccide più oggi è l’assenza o la non corretta informazione a riguardo, sottovalutare il problema in quanto non fa più notizia e non rappresenta il trend del momento e di conseguenza, peggio ancora, non fare prevenzione.
Non basta una giornata di sensibilizzazione e non basta neanche consigliare di usare il preservativo come se questo sia l’unica barriera e l’unico modo che impedisce il contagio.
Pochi conoscono il termine TasP o Prep, perché nessuno parla di prevenzione con antiretrovirali o di profilassi per tutti quei lavori o situazioni ad elevato rischio di contagio.
Il non parlarne ha provocato col tempo nella popolazione una percezione culturale distorta della malattia.
C’è poca consapevolezza tra i ragazzi e le ragazze sulle malattie sessualmente trasmissibili e sull’Aids, come se l’Aids fosse scomparso e non è così.
Nel corso degli anni la trasmissione del virus si è spostata dall’ambito della tossicodipendenza a quella di trasmissione prevalentemente per via sessuale spostando il target sempre più verso i giovani che è la categoria maggiormente interessata dal contagio (nell’87% delle nuove diagnosi la colpa è del sesso non protetto).
Sono proprio i giovani, con la scarsa poca attenzione ai rapporti occasionali e promiscui non protetti, a sottovalutare più il problema.
Si crea in essi un falso abbinamento mentale “rapporto sessuale = fatto piacevole, naturale e quindi esclusivamente positivo”, riducendo così la percezione dei rischi e la consapevolezza delle problematiche che questo atteggiamento può portare (Hiv, sifilide, gonorrea, clamidia, etc..) non solo a danno della propria salute ma anche a quella degli altri.
A questo si aggiunge la sintomatologia spesso silente della malattia , per cui molti adolescenti contraggono l’HIV ma la manifestazione della malattia diventa visibile soltanto a distanza di anni, periodo in cui il virus può essere trasmesso ad un elevato numero di partner più o meno occasionali.
“Conoscere la modalità di trasmissione è l’unico modo per non essere contagiati.”
Un particolare strumento matematico realizzato dalla Lloyds Pharmacy Online Doctors basato sulla teoria dei sei gradi di separazione ha calcolato che bastano 9 partner nella vita di un individuo con cui si sono avuti rapporti sessuali a rischio non protetti, per raggiungere quasi 4 milioni di possibili contagi.
Nessun singolo metodo o approccio di prevenzione può fermare da solo l’epidemia di HIV. Diversi metodi e interventi si sono rivelati molto efficaci nel ridurre il rischio e l’infezione da HIV, compresi i preservativi maschili e femminili, l’uso di farmaci antiretrovirali, ma è, e rimane sempre, la consapevolezza delle persone, la prima e più efficace arma di difesa e prevenzione dalla malattia.
Cerco di vivere con consapevolezza – essere gay, essere sieropositivo – sai, la vita va avanti – L’HIV mi ha insegnato che sono molto più forte di quanto non avessi mai creduto di essere. Non pensavo che avrei visto i 30 … Non so mai cosa ci sarà dietro l’angolo, non penso a nulla come veramente un fallimento, sto solo imparando la lezione, e ho già imparato molte lezioni.
~ Greg Louganis, atleta olimpico medaglia d’oro, durante un’intervista del 2016 con ESPN.
Circa il 95% delle lesioni maligne della cervice uterina è causata dall’infezione da Papilloma virus (HPV) e il 70% delle donne soffre di tale infezione genitale. Il rischio di contrarre l’infezione è massimo tra i giovani adulti (20-35 anni) ed aumenta con il numero dei partner sessuali.
HPV è l’acronimo per Human Papilloma Virus. Esistono circa 100 tipi diversi di virus che vengono identificati da un numero: es. HPV 1, HPV 2, HPV 3 e così via fino a 100. Il numero però è destinato ad aumentare.
Che malattie provoca il Papilloma Virus e quali sono i sintomi?
I vius dell’HPV possono infettare sia la pelle (cute) sia le mucose (bocca e genitali) formando escrescenze chiamate «verruche» se compaiono sulla cute o «papillomi» sulle mucose.
La maggioranza di questi virus causa malattie non gravi (ad esempio HPV 2 e 4 causano le verruche volgari).
Alcuni però possono causare lesioni genitali benigne o maligne.
Lesioni benigne, dette condilomi, sono causate soprattutto da HPV 6 e 11 che, proprio per la scarsa malignità, sono chiamati HPV a basso rischio.
Le lesioni maligne, carcinomi della cervice, sono causate in particolar modo da HPV 16 e 18, anche detti HPV ad alto rischio.
Oltre alla cervice, più rari, ma possibili, sono i tumori del cavo orale e dell’esofago.
Nella maggior parte dei casi l’infezione genitale da HPV non dà sintomi
Nel maschio l’infezione di HPV 16 e 18 è più rara, ma può essere responsabile di carcinomi del glande, dell’ano e del cavo orale.
Colpisce solo le donne?
Mentre è vero che l’HPV provoca il cancro cervicale, che è una malattia femminile, può anche portare a tumori del pene e dell’ano.
Quindi ai fini preventivi per ridurre i rischi di HPV nell’uomo sia il maschio che la femmina dovrebbero essere protetti dalla vaccinazione da HPV e dovrebbero essere entrambi consapevoli degli effetti dell’infezione.
Papilloma virus: come si contrae?
Gli HPV si contraggono per contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo), ma non sono presenti in liquidi biologici come sangue o sperma.
Sono a rischio rapporti genitale-genitale, ano-genitale, oro-genitali, oro-anali, manuali-genitali o il semplice contatto dei genitali esterni.
Possibile anche la trasmissione dalla madre, se presente un’infezione da HPV, al figlio al momento del parto.
L’infezione quando si presenta è generalmente localizzata e/o diffusa attorno ai genitali: vulva, perineo, pube.
Il tempo che intercorre tra l’infezione e l’effettiva comparsa delle lesioni (latenza) è anche di anni. Avere il test positivo o lesioni causate dal virus non sempre ha a che fare con l’attuale partner sessuale.
Come mi accorgo di avere l’HPV?
Nella maggior parte dei casi non ci si accorge di aver contratto il virus (asintomatico). Per questo spesso la persona non sa di essere infetta e contagia il/la proprio/a partner sessuale.
In alcuni casi si formano dei papillomi o condilomi acuminati in sede genitale esterna che sono quindi visibili o palpabili. Se invece sono nei genitali interni vanno ricercati in ambiente medico.
Generalmente la latenza delle lesioni pre-maligne è di circa cinque anni, mentre per il carcinoma cervicale anche di decenni.
A chi mi rivolgo se sospetto di avere il papilloma virus? Esiste un test per l’HPV?
Nel caso di comparsa di escrescenze sospette, è necessario rivolgersi al dermatologo per una visita venereologica dedicata.
Inoltre, per tutte le donne sessualmente attive è buona norma una visita periodica dal ginecologo per eseguire il Pap Test e se necessario anche la colposcopia per un’osservazione diretta di tutta la superficie interna delle pareti dei genitali alla ricerca della presenza di eventuali lesioni da HPV.
Nel caso di dubbi bisogna sempre effettuare il relativo test in cui un campione di cellule viene prelevato dalla zona cervicale usando un tampone o una piccola spazzola.
Il campione viene quindi posto in una bottiglia contenente uno speciale conservante liquido.
Lo stesso campione di cellule può essere utilizzato sia per il Pap test sia per il test HPV.
Il rischio di ammalarsi di tumore alla cervice uterina aumenta notevolmente solo nelle donne che non si sottopongono regolarmente a questo test.
Invece, i maschi dopo il consulto dermatologico, se indicato dallo specialista, si rivolgeranno all’urologo per la penescopia che consente l’osservazione diretta delle superfici interne dell’uretra.
Come si cura l’infezione da HPV?
Se il virus non è associato al cancro e provoca verruche o condilomi, un paziente può scegliere di aspettare che vadano via senza trattamento o applicare farmaci esterni, come acido salicilico, imiquimod, podofilox o acido tricloroacetico.
Se le verruche resistono a questi farmaci, un paziente può scegliere di prendere misure più invasive per eliminare il problema.
La crioterapia (rimozione mediante azoto liquido)
L’elettrocauterizzazione (applicazione di corrente elettrica)
La rimozione chirurgica e la chirurgia laser.
Se a una donna sono state diagnosticate cellule cervicali anormali, dovrà essere monitorata da un medico poiché a volte può svilupparsi un cancro cervicale.
È importante controllare il progresso dell’infezione in quanto può essere curata in modo relativamente semplice nelle prime fasi. In alcuni casi un medico potrà intervenire attraverso la crioterapia, la colposcopia o la LEEP.
I trattamenti più invasivi sono da eseguirsi in ambiente medico o chirurgico dal dermatologo oppure solo se la localizzazione delle lesioni è interna ai genitali dal ginecologo o dall’urologo, rispettivamente se si tratta della donna o dell’uomo.
Cos’è il vaccino contro il Papilloma virus?
La vaccinazione è preventiva , ossia viene fatta prima del contatto con il virus e quindi prima del primo rapporto sessuale.
In Italia esistono due vaccini: il vaccino «bivalente» e quello «quadrivalente»
Il vaccino «bivalente» copre contro HPV 16 e 18, responsabili del 70% dei carcinomi uterinimentre il vaccino «quadrivalente» copre, oltre ai ceppi del «bivalente», anche per HPV 6,11.
Il vaccino consiste in una iniezione intramuscolare, seguita da una seconda dopo 2 mesi, e da una terza dopo altri 4 mesi.
Entrambi i vaccini sono distribuiti gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale Italiano alle ragazze di età inferiore ai 12 anni (anche più piccole in alcune regioni) che non abbiamo avuto rapporti sessuali.
E’ bene sottolineare che il vaccino non protegge da tutti i tipi di HPV e quindi anche dopo la vaccinazione è necessario continuare i controlli medici e porre molta attenzione alla propria vita sessuale.
Ho l’HPV, rischio di avere un cancro?
È vero che il 99,7% di tutti i tumori del collo dell’utero è causato dall’HPV, ma ciò non significa che il 99,7% delle persone affette da HPV si ammalino di cancro. La maggior parte delle persone avrà l’HPV senza alcun problema.
Per proteggersi si dovrebbero eseguire in via preventiva gli opportuni test, sottoporsi a vaccinazione HPV e assicurarsi di conoscere i segni e i sintomi del cancro cervicale. E non dimenticare di eseguire una visita venereologica dal Dermatologo se si ha qualunque dubbio o preoccupazio.
HPV e fumo
E’ stato dimostrato che i fumatori con un basso numero di partner sessuali hanno una maggior incidenza di infezioni da HPV ad alto rischio e di carcinoma alla cervice.
Conosciuta anche come idrosadenite suppurativa oppure come acne inversa, è una patologia che interessa le ghiandole apocrine, elettivamente localizzate a livello delle pieghe del corpo, quali quelle delle ascelle (Idrosadenite ascellare) o quelle dell’inguine (Idrosadenite dell’inguine). In particolare, è dovuta ad un’occlusione dell’infundibolo, una porzione specifica del follicolo pilifero.
Le ghiandole apocrine sono caratterizzate da una porzione secernente, localizzata in profondità nel derma, simile ad un gomitolo, e da un piccolo canale lineare, chiamato dotto escretore che si immette nell’infundibolo pilifero per drenare sulla superficie cutanea il secreto ghiandolare.
Dopo la pubertà, in alcuni soggetti si assiste ad un’occlusione dell’infundibolo con conseguente mancato drenaggio del secreto sulla pelle che si accumula nella ghiandola che si rigonfia e s’infiamma, favorendo la formazione di noduli dolorosi. La patologia tende a fistolizzare, drenando un materiale siero-purulento sulla pelle, e infine a cicatrizzare, determinando la comparsa di tessuto anelastico, simile ad un cordone duro e depresso rispetto alla pelle sana. A tutt’oggi non è ben chiaro il motivo scatenante il problema che, a volte, può essere anche ereditario.
Idrosadenite suppurativa cause
L’idrosadenite suppurativa interessa circa il 4% delle donne, le quali possono presentare anche una fase mestruale di durata maggiore e un ciclo mensile più breve, migliora durante la gravidanza e peggiora dopo il parto. Probabilmente, alcune influenze ormonali, sebbene non ancora identificate, influiscono sul decorso della malattia che può causare forti ripercussioni psicologiche e sociali per il paziente.
Idrosadenite ascellare e inguine sintomi
I sintomi dell’idrosadenite suppurativa inizialmente sono caratterizzati dalla comparsa di manifestazioni eritematose di dimensioni variabili, simili a piccole papule oppure noduli, fastidiose, dolenti che si localizzano alle pieghe: cavi ascellari, inguine, regione sottomammaria, solco intergluteo. Il problema interessa maggiormente le donne rispetto agli uomini e compare per la prima volta durante o dopo la pubertà.
Idrosadenite suppurativa
Frequente il ritardo diagnostico e il primo inquadramento rischia di non essere corretto: «è solo una follicolite! Forse è stato scatenato da un pelo incarnito. Pochi giorni di pomata antibiotica e tutto tornerà come prima!»
Eppure, nonostante la terapia il problema tende a peggiorare: i noduli possono confluire insieme, favorendo la formazione di lesioni digitiformi, rilevante rispetto alla superficie della pelle, che al tatto si presentano di consistenza aumentata. Difficile percepire con i polpastrelli quanto siano profonde nella cute.
«La pomata non è stata sufficiente, il problema è più grave del previsto! Ti prescrivo un ciclo di antibiotico per bocca per una settimana.» Il consiglio del medico sembra funzionare e le manifestazioni tendono a regredire ma solo per poco. La recidiva è immediata e questa volta i noduli erompono in superficie e drenano una sierosità torbida e maleodorante.
«Cosa sta succedendo? Perché la pelle si è dapprima rigonfiata e poi ha formato tanti piccoli vulcani in superficie?»
Il seguente quadro clinico fu descritto per la prima volta nel 1839 da Velpeau ma fu Aristide Auguste Stanislas Verneuil che nel 1854 scoprì la causa della patologia che oggi porta il suo nome (malattia di Verneuil o Sindrome di Verneuil).
Idrosadenite cura
Difficile l’approccio terapeutico: antibiotici, antiandrogeni, retinoidi, chirurgia, laser possono migliorare solo alcune fasi della malattia, correttamente diagnosticate.
L’antibiotico per bocca associato a quello topico, da applicare direttamente sulle lesioni, è normalmente prescritto e indicato in caso di suppurazione come profilassi ma anche per il trattamento di eventuali infezioni batteriche. Utile nelle fasi acute della patologia, il suo impiego può selezionare ceppi batterici resistenti.
Nelle fasi iniziali, quando sono presenti i noduli si possono eseguire infiltrazioni cutanee di corticosteroidi per smorzare l’infiammazione e favorirne il riassorbimento.
Se, invece, l’idrosadenite suppurativa si associa ad un disordine ormonale, gli antiandrogeni possono aiutare a riequilibrare l’assetto degli ormoni e a controllare in parte le recidive. Il ciclo di terapia può perdurare diversi mesi.
Al contrario, i retinoidi rappresentano l’alternativa per i casi clinici apparentemente senza documentata influenza ormonale.
Infine, l’approccio chirurgico e il laser rimuovono radicalmente le lesioni ma non evitano le recidive che si possono manifestare nelle altre ghiandole, presenti nelle aree a rischio.
Sconsigliata l’automedicazione perché rischia di complicare la malattia con sovrainfezioni batteriche, molto spesso dovute a Stafilococcus, Streptococcus oppure ad Escheriachia Coli.
Idrosadenite suppurativa cure
Apportare alcune modifiche al proprio stile di vita di vita può essere alle volte il trattamento più efficace e quello che permette di avere meno riacutizzazioni e una sintomatologia meno grave.
Di seguiti alcuni suggerimenti per i pazienti che soffrono di idrosadenite suppurativa:
Idrosadenite suppurativa alimentazione
Se sei in sovrappeso, perdere peso può essere un modo efficace per controllare la patologia. Potrebbe persino essere più efficace del trattamento. Quando i pazienti perdono peso, hanno meno riacutizzazioni. Perdere solo il 10% del peso corporeo può fare la differenza.
Perdere peso inoltre presenta ulteriori vantaggi per le persone che soffrono di tale malattia. I risultati di uno studio medico hanno dimostrato che l’idrosadenite aumenta il rischio di sviluppare altri problemi di salute, tra cui malattie cardiache e diabete e ictus. Perdere peso e seguire una dieta ben bilanciata può ridurre questi rischi.
Inoltre, sono in corso studi per valutare l’impatto dell’alimentazione sulla malattia e in particolare quello di alimenti quali la carne rossa che possono favorire, indurre e mantenere i processi infiammatori della persona.
Smettere di fumare
Smettere di fumare permette di ridurre le riacutizzazioni e diminuire la gravità dell’idrosadenite.
Indossare abiti larghi
Indossare indumenti larghi per ridurre l’attrito. Indumenti stretti e abiti aderenti tendono a sfregare contro la pelle, provocando l’infiammazione della zona colpita dall’idrosadenite suppurativa . Indossare abiti larghi, compresa la biancheria intima, può aiutare.
Attenzione agli antitraspiranti
Il surriscaldamento e la sudorazione possono causare un peggioramento della patologia. Se hai bisogno di un prodotto che possa aiutare a ridurre la sudorazione, come un antitraspirante, chiedi consiglio al tuo dermatologo. Alcuni antitraspiranti sono troppo aggressivi per la pelle affetta da idrosadenite suppurativa.
Trovate una sezione dedicata all’idrosadenite suppurativa sul dermaforum Myskin, un punto d’incontro aperto a tutti per sensibilizzare, informare e discutere. Esperienze personali, quadri clinici e possibili approcci terapeutici a confronto.
Il lichen sclerosus o lichen scleroatrofico, è una condizione della pelle non comune e a lungo termine, in cui piccole chiazze di pelle diventano sottili e incolori.
La condizione può colpire qualsiasi parte del corpo, ma il più delle volte si verifica nella pelle attorno ai genitali (lichens vulvare).
La maggior parte dei casi di lichen sclerosus si verifica in donne in menopausa, ma a volte anche uomini e bambini possono essere colpiti.
Il lichen sclerosus può essere gestito con il giusto trattamento.
In questo articolo, daremo un’occhiata alle opzioni di trattamento, insieme ai sintomi e alle cause della condizione.
I sintomi
Il lichen sclerosus è una malattia della pelle che porta piccole aree della pelle a diventare sottili e scolorite con lo sviluppo di macchie bianche.
La pelle può fissurarsi e diventare dolorante, causando prurito e disagio. Questi sintomi possono essere angoscianti.
La patologia può colpire la pelle delle braccia, della schiena, del seno e di altre parti del corpo, ma di solito è la pelle intorno ai genitali e all’ano ad essere più spesso interessata.
Avere il lichen sclerosus in queste aree può a volte portare a dolore durante i rapporti sessuali o quando si va in bagno.
I sintomi più comuni sono:
piccole macchie lucenti che si sviluppano in chiazze bianche di pelle assottigliata e screpolata
pizzicore
vesciche
emorragia
dolore e disagio
cicatrici
Nei casi lievi della malattia, potrebbero non esserci sintomi.
Chi può contrarre il lichen sclerosus?
Il lichen sclerosus è una malattia rara. Quando si verifica, colpisce soprattutto le donne che hanno attraversato la menopausa, di età compresa tra 40 e 60 anni.
Non è chiaro esattamente quante donne sviluppano la condizione. I ricercatori pensano che il numero potrebbe essere variabile tra 1 su 300 a 1 su 1.000 donne.
Gli uomini hanno sei volte meno probabilità di sviluppare la condizione rispetto alle donne.
I bambini hanno meno probabilità di essere colpiti dal lichen sclerosus. Quando si verifica nei bambini, di solito è nelle ragazze che non hanno ancora raggiunto la pubertà.
Le cause
Le cause esatte del lichen sclerosus non sono note ma si pensa ci siano diversi motivi per cui alcune persone sviluppano la malattia.
Possibili cause e fattori di rischio includono:
squilibri ormonali
problemi del sistema immunitario, come una ghiandola tiroide iperattiva
una storia familiare della malattia
precedente danno alla pelle a causa di altre condizioni della pelle
Il lichen sclerosus non è contagioso e non può essere diffuso da una persona all’altra, anche attraverso il contatto intimo, come il rapporto sessuale.
Complicazioni
Il lichen sclerosus può causare la fissurazione e l’emorragia della pelle. Quando l’area intorno ai genitali è interessata, la sintomatologia può essere particolarmente dolorosa.
Nei casi gravi di lichen sclerosus, le cicatrici possono causare il restringimento e la contrazione delle pareti della vagina, rendendo i rapporti sessuali molto difficili e dolorosi.
Il lichen sclerosus non causa il cancro. Tuttavia, le donne i cui genitali sono colpiti sono a maggior rischio di sviluppare alcune forme di cancro della pelle. Tuttavia, questo rischio di cancro rappresenta meno del 5% delle donne con questa condizione.
Lo sviluppo del cancro è più probabile che accada in donne che non hanno gestito bene la patologia attraverso un trattamento adeguato.
Diagnosi
Chiunque sviluppi sintomi di lichen sclerosus dovrebbe consultare un medico il prima possibile. La diagnosi precoce significa che il trattamento può iniziare immediatamente.
Un trattamento tempestivo può impedire il peggioramento della condizione e renderla più gestibile.
Un medico sarà spesso in grado di fare una diagnosi eseguendo un esame visivo delle aree colpite. Potrebbero voler esaminare un piccolo campione di pelle al microscopio per assicurarsi che la condizione sia effettivamente legata al lichen sclerosus.
Occasionalmente, il lichen sclerosus può non avere sintomi.
In questi casi, un medico può diagnosticare la condizione solo se sta esaminando l’area interessata per un’altra ragione non correlata.
Lichen sclerosus, come si cura?
Attualmente non esiste una cura nota per il lichen sclerosus. Tuttavia, ci sono molti modi efficaci per alleviare, gestire i sintomi e minimizzare il disagio.
La patologia può a volte ridursi autonomamente. Questo di solito accade quando si trova su zone del corpo diverse dall’ area genitale e anale.
Ci sono molti modi per trattare il lichen sclerosus attorno alle aree genitali, ma è sempre importante discutere le opzioni di trattamento con un medico.
Il trattamento più comune per il lichen sclerosus consiste nell’applicare una pomata o un unguento steroideo direttamente sulla zona interessata. Gli steroidi possono essere molto efficaci nel controllare l’infiammazione, e ad aiutare a ridurre il prurito, il dolore e le cicatrici, e possono impedire che la condizione peggiori.
A volte, un medico può raccomandare un intervento chirurgico. Ad esempio, il tessuto cicatriziale può a volte rendere stretto l’accesso alla vagina e, di conseguenza, i rapporti sessuali diventano difficoltosi.
La chirurgia amplierà l’apertura alla vagina, riducendo il disagio.
Quando viene colpito il prepuzio di un maschio, un medico può suggerire una circoncisione.
Alcune misure generali di automedicazione possono rendere la condizione con cui vivere più confortevole. Queste includono:
applicare una crema idratante appropriata sulle aree interessate evitando prodotti profumati e detergenti che possono irritare la pelle
usare un lubrificante durante i rapporti sessuali
evitare di sfregare o graffiare le aree interessate
indossare indumenti larghi e biancheria intima fatta di fibre naturali
Un medico dovrebbe sempre diagnosticare il lichen sclerosus prima che una persona inizi qualsiasi trattamento. Le donne con questa condizione dovrebbero sottoporsi a controlli regolari.
Il termine «Emolliente» deriva dal verbo latino «emollire» che significa «rendere molle, mitigare». In cosmetologia si definisce «emolliente» una sostanza finalizzata alla protezione della cute e delle mucose evitandone la perdita del contenuto di acqua attraverso la sua evaporazione. Di conseguenza la cute si presenta più morbida. Il termine «idratare» invece significa far assorbire più acqua, rendere più ricco di acqua. In Cosmetologia si definisce «idratante» un prodotto che facilita la penetrazione di acqua all’interno dell’organismo attraverso la cute.
Quindi un «emolliente» mantiene l’acqua già presente nella cute, mentre un «idratante» ne aumenta l’apporto. E’ importante saper scegliere il giusto prodotto per mantenere la pelle morbida e sana applicandone uno che abbia entrambe queste caratteristiche.
Perché è necessario applicare una crema idratante emolliente?
La pelle è un vero e proprio organo (il più esteso di tutto il corpo umano con circa 2 metri quadrati) capace di creare una barriera tra il corpo e l’ambiente esterno. Per mantenerla in salute è necessario che le cellule che ne compongono lo strato più superficiale (i corneociti) siano strettamente adese tra di loro. Questo è il compito a cui è preposto il film idro-lipidico, grazie al quale viene regolata la normale evaporazione dell’acqua contenuta negli strati più profondi della cute. In carenza di film idrolipidico i corneociti perdono adesione tra di loro, aumenta l’evaporazione dell’acqua (la «trans epidermal water loss», o TEWL) e ne consegue uno squilibrio di superficie. Tutto ciò favorisce la comparsa della «pelle secca» che non è solamente un inestetismo ma è un danno importante della barriera cutanea che può portare alla lunga ad allergie da contatto o infezioni.
Come mi accorgo se ho la pelle secca?
La cute secca si manifesta come ruvida e irragolare al tatto, con macchie biancastre che si abbronzano poco, tagli, aspetto a scaglie, poco luminosa e a volte arrossata. I sintomi più classici di pelle secca sono il prurito, il pizzicore, la sensazione di pelle che tira, per ad arrivare perfino al dolore. Il più temibile di questi sintomi è il prurito, che scatena il grattamento il quale danneggia la cute e ne aumenta l’irritazione; si automantiene! (ciclio prurito-grattamento o itch-scratch)
Quali principi attivi devo cercare in una crema idratante emolliente?
Esistono diversi principi attivi utili a risolvere le diverse sfacettature di una «pelle secca»:
I Lipidi emollienti mantengono e si aggiungono ai normali lipidi del sebo che costituiscono il film idrolipidico. Eccone alcuni esempi:
Paraffinum liquidum (olio di vaselina) , tanto temuto, che al contrario di quanto si crede non è affatto comedogenico o pericoloso per la salute. E’ stato dimostrato che se applicato sulla cute non ha effetti collaterali.
Cera alba (cera d’api)
Simmondia chinensis (olio di Jojoba)
Persea gratissima (olio di avocado)
Prunus dulcis (olio di mandorle dolci)
Butyrospermum Parkii (burro di Karitè)
Squalane (estratto dell’olio d’oliva)
I Lipidi nutritivi aumentano la produzione dei normali lipidi della pelle e sono rappresentati da:
Ceramidi
Colesterolo
Acidi grassi liberi come gli Omega 3,6,9.
Gli Umettanti o idratanti idrofili aumentano il contenuto di acqua nei corneociti e ne fanno parte:
Glicerina
Sorbitolo
Glicole polietilenico o PEG.
I Lenitivi anti-prurito in grado di interrompere il ciclo prurito-grattamento:
Bisabololo
Camomilla
Calamina
Ed ora, come ormai sta diventando consuetudine, leggiamo un po’ di etichette dei prodotti che abbiamo a casa
La descrizione nella confezione recita: «Crema per pelli secche e molto secche. Ammorbidisce la pelle delle mani estremamente ruvide».
Effettivamente questa crema idratante presenta al secondo posto un buon idratante la Glicerina (Glycerin), e al terzo posto una sostanza utilissima per la pelle: l’Urea.
L’urea è naturalmente presente negli strati superficiali della pelle e favorisce la rimozione delle cellule morte dello strato corneo, ammorbidendolo. Inoltre idrata la pelle in profondità ed ha potere emolliente e calmante.
Questa crema contiene inoltre dei siliconi cosiddetti «volatili» ossia che una volta applicati sulla pelle evaporano velocemente (Cyclomethicone, Dimethicone). Associano quindi una buona cosmeticità con una bassa potenzialità allergenica e quindi sono dei prodotti sicuri. Infine in questa crema troviamo un altro ingrediente molto utile per la pelle secca: l’Acido lattico. Rompendo i legami che si creano tra i corneociti, questo acido organico favorisce la desquamazione cutanea, ne regola il pH e ne aumenta la morbidezza.
Guardiamo un altro esempio
La descrizione nella confezione recita: «Burro di Karitè per il corpo».
Infatti il secondo ingrediente è proprio il Butyrospermum Parkii, poi troviamo il burro di Cacao (Theobroma Cacao), la Glicerina, la Cera d’api, ossia tutti buoni lipidi emollienti. Nella seconda parte degli ingredienti troviamo invece alcuni dei 26 allergeni che già conosciamo: il Linallool e il Limonene.
E con questo terminano i post relativi alla lettura delle etichette dei cosmetici, speriamo di avervi incuriosito e soprattutto incoraggiato a guardare il «lato B» delle confezioni prima di acquistare un cosmetico. Per qualsiasi domanda o curiosità non esitate a commentare!