La salute della pelle a cura di
Dermatologia Myskin

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Dermatite seborroica: 5 consigli per tingere i capelli

Ho la dermatite seborroica, posso tingermi i capelli bianchi?

La Dermatite Seborroica è una malattia molto diffusa che interessa non solo il cuoio capelluto ma anche altre zone del corpo, come le sopracciglia, le orecchie, la zona dello sterno e anche quella pubica. E’ anche una malattia cronica e recidivante. Ciò significa che la sua fase acuta dura per almeno 6 settimane continuative e che va incontro a periodi di benessere totale, alternati a periodi di comparsa delle manifestazioni che sono tipicamente rossore, desquamazione (la cosiddetta “forfora grassa”), prurito a volte anche molto intenso e sensazioni fastidiose in genere che vengono descritte da chi le prova come bruciore, sensazione di spilli sulla pelle, a volte dolore.

La malattia interessa più frequentemente i maschi (secondo un studio condotto in Germania, circa 4% della popolazione maschile e 1,5% della femminile).
L’età di comparsa della malattia è variabile, con 2 picchi: età neonatale e età adulta. Quando compare entro i 3 anni di vita è autolimitante quindi viene, resta per un po’, ma poi se ne va, indipendentemente che la curiamo o meno. Quando invece compare in età adulta (tra i 20 e i 70 anni) tende ad essere cronica recidivante  come spiegato sopra.

 

Ecco perché è frequente che la persona che soffre di dermatite seborroica si debba porre la domanda: “posso tingermi i capelli?”, dato che la malattia tende ad accompagnarci per tutta la vita adulta, esattamente come la comparsa dei primi capelli bianchi!

Ci sono fondamentalmente due criticità legati alla tintura dei capelli per chi soffre di  Dermatite seborroica

  • la fase di impacco del colorante potrebbe peggiorare la sintomatologia
  • i componenti della tintura potrebbero essere assorbiti dalla pelle

analizziamoli uno alla volta.

Molte delle nostre followers ci hanno segnalato che tenere la tintura in posa per i 30-40 minuti canonici diventa una vera e propria tortura spesso insopportabile quando la dermatite è in fase acuta. Bruciore, pizzicore, calore sono accentuati e spesso portano a dover rimuovere il prodotto prima dello scadere del tempo utile alla colorazione del capello.

Inoltre, nella fase acuta, il prurito ci induce al grattamento della cute provocandoci microlesioni sulla pelle che ne aumentano la permeabilità. Attraverso le microlesioni (dei piccoli taglietti o escoriazioni ) possono penetrare in profondità le sostanze contenute nella tintura per capelli. Queste sostanze possono arrivare al derma dove si trovano i nostri capillari della pelle che, essendo infiammata, saranno dilatati e più permeabili.

Insomma, se in condizioni normali, con una pelle non infiammata e non lesa, con i normali tempi di applicazioni, le tinture per capelli sono dei cosmetici considerati sicuri, in caso di dermatite non possiamo più usarle con la stessa leggerezza. Il rischio è quello di sviluppare allergie e tossicità.

E ora vi vedo già abbattute e tristi, che state pensando che dovrete tenervi gli odiati capelli bianchi!

Ma invece no. Ho una buona notizia per voi! Con i giusti accorgimenti è possibile limitare i danni e mascherare la ricrescita. Vediamo insieme i trucchetti da mettere in atto.

1 – prima di tutto: curiamo la dermatite

Il primo passo da compiere è quello di ridurre l’infiammazione indotta della Dermatite seborroica con appositi farmaci o dispositivi medici in crema, shampoo o per bocca. Se hai già un dermatologo di fiducia rivolgiti a lui/lei per la terapia personalizzata (se non ce l’hai puoi chiedere la consulenza di un dermatologo Myskin ).
E’ importante portare la dermatite in una fase di remissione più duratura possibile, per evitare che la tintura o la stessa acqua calda usata per il risciacquo, la accentuino e rendano impossibile continuare a tingersi.

2 – scegliamo una tintura meno allergizzante e irritante possibile

Alcuni ingredienti delle tinture possono indurre dermatiti irritative del cuoio capelluto, altri delle dermatiti allergiche. Usare tinture che li contengano potrà quindi non solo peggiorare il quadro clinico della già presente dermatite seborroica, o peggio sovrapporne un’altra, irritativa o allergica! Quindi meglio evitare prodotti con parafenilendiamina (allergizzante tra i più diffusi), ammoniaca e acqua ossigenata ad alti volumi (i più comuni irritanti).

Se possibile scegliamo prodotti “riflessanti” invece di “coloranti” perché i riflessanti contengono pigmenti pronti, già colorati che non necessitano dell’ossidazione e inoltre non penetrano nella corteccia del capello, quindi non hanno necessità di essere addizionati con ammoniaca. Se invece abbiamo bisogno di vero e proprio colore, meglio scegliere le tinture semi-permanenti rispetto alle permanenti perché contengono acqua ossigenata a volumi più bassi quindi meno irritanti.

3 – proteggiamo il cuoio capelluto con un olio prima della tinta

Cosi come applichiamo una crema grassa all’attaccatura dei capelli e sulle orecchie per proteggere la pelle del viso dal colore, possiamo applicare un olio specifico per lo scalpo al fine di creare una barriera tra la cute e il colore. Il prodotto andrà poi rimosso in fase di risciacquo. La dermatite infatti non interessa il capello ma la cute, quindi se protetta, la cute non risentirà del contatto con la tintura.

4 – al momento del risciacquo usiamo acqua tiepida o fredda

L’acqua troppo calda induce una dilatazione dei capillari della cute e può essere un fattore scatenante il prurito, pertanto in fase di risciacquo meglio modularla sul tiepido/fresco per evitare la riaccensione dei sintomi fastidiosi.

5 – ultimo ma non ultimo, non dimentichiamo il test preliminare

Questo test consiste nell’applicare un pochino di prodotto colorante sul polso o dietro all’orecchio, 24-48 ore prima della procedura completa al cuoio capelluto.
Deve essere effettuato ogni volta che si colorano i capelli anche se si utilizza la stessa marca di prodotto e la stessa nuance, sia che si usi un prodotto “naturale” che classico (che poi son tutti prodotti chimici, il termine “naturale” non significa “che non fa male” ndr). La sensibilità individuale ai componenti può cambiare nel tempo, quindi un prodotto che non ci ha mai provocato reazioni, un certo giorno può diventare aggressivo. L’assenza di reazione al test preliminare offre ragionevole sicurezza di impiego del prodotto e quindi possiamo procedere alla colorazione di tutti i capelli.

 

In conclusione, chi soffre di dermatite seborroica non deve necessariamente rinunciare alla tintura dei capelli bianchi, seguendo queste poche regole il trattamento di bellezza può essere altamente tollerato e ripetuto nel tempo.


Bibliografia

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29958696

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28611994

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28396898

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19470299

Crema contorno occhi: è davvero utile?

“La crema contorno occhi è utile?”
“Ha senso spendere soldi per quei miseri 2 centimetri di pelle?”

Questo post è ispirato da due delle vostre domande più frequenti.
Cominciamo dall’inizio cercando di capire come è fatta la pelle delle palpebre.

La pelle delle palpebre è la più sottile di tutto il nostro corpo, appena 0,05 millimetri. E fin qui direi che ci arrivavate anche da soli.
Quello che forse non sapete è che contiene delle ghiandole sebacee in corrispondenza delle ciglia e poche e piccole ghiandole sebacee diffuse su tutta la superficie. Queste ghiandole producono il sebo che contribuisce a formare la parte grassa del film lacrimale che protegge e idrata il bulbo oculare.

Ma sulle palpebre non ci sono solo le ghiandole sebacee, ci sono anche quelle sudoripare che, con la loro secrezione, idratano esternamente la pelle.
La piega della palpebra superiore, quando teniamo l’occhio aperto, crea una sorta di occlusione che contribuisce a mantenere idratata la pelle.

Le palpebre svolgono una importante funzione protettiva per gli occhi

preservandola dai traumi meccanici, dalla luce, dall’aria, e dagli agenti esterni chimici e fisici che possono risultare dannosi.

Il riflesso che ci induce a “sbattere le palpebre” ogni pochi secondi ha proprio la funzione di mantenere idratato l’occhio, evitando la disidratazione indotta dall’aria esterna e dalla fisiologica evaporazione.
Avete mai provato a tenere gli occhi sbarrati per più secondi? Se provate a farlo avvertirete un leggero bruciore e un senso di secchezza.

La pelle delle palpebre è molto sensibile e può irritarsi,  con la comparsa della cosiddetta dermatite palpebrale, una reazione infiammatoria che colpisce più frequentemente la palpebra superiore.

La dermatite palpebrale è un problema molto frequente

Si manifesta nei casi lievi con secchezza, prurito, desquamazione.
Nei casi più gravi anche con prurito intenso, bruciore, gonfiore, vescicole e croste, lacrimazione.

 

Il termine dermatite è un termine generico che indica uno stato infiammatorio della pelle che può essere provocata da varie cause.
Tra queste la più frequente è l’irritazione da agenti esterni ( In questo caso si parla di dermatite irritativa da contatto), oppure l’allegria che può essere da contatto oppure trasmessa per via aerea.

Per curare la dermatite palpebrale bisogna mettere in atto due strategie contemporaneamente:

scoprire la causa del problema e lenire la dermatite in corso

Entrambi questi compiti sono assolti dal dermatologo che prima fa diagnosi, poi ricerca le cause e infine prescrive una terapia che, nella maggior parte dei casi, sarà una crema da applicare sulle palpebre.

Si, SULLE palpebre, non sul contorno occhi.

Ecco la principale differenza rispetto alle creme cosmetiche ad utilizzo sulla pelle sana, senza dermatite.
Le creme ad utilizzo quotidiano, a scopo idratante, protettivo e “antirughe”, di regola non si applicano SULLE palpebre, bensì sul CONTORNO occhi.

Purtroppo è un piccolo errore ma molto comune quello di applicare la crema “contorno occhi” non sul “contorno” ma proprio sulle palpebre.
I problemi che possono derivare da questo errato utilizzo sono multipli e ora li vediamo uno ad uno.

Spesso non si pensa che il problema del gonfiore della palpebra, soprattutto quella inferiore, sia legato a questo piccolo errore di applicazione.

Le creme contorno occhi infatti il più della volte contengono sostanze idratanti come l’acido ialuronico, che mantengono idratata la pelle “richiamando”, “trattenendo” l’acqua normalmente contenuta nelle cellule. Se questa acqua viene trattenuta e richiamata nella zona della rima palpebrale può capitare di avvertire un leggero gonfiore. In altre zone del viso questo effetto può risultare piacevole o addirittura invisibile, ma sulla palpebra può diventare fastidioso.

Ci sono persone che soffrono di secchezza alle palpebre ma a volte non pensano che questa secchezza possa essere causata da una errata applicazione delle creme, soprattutto quelle per il viso, in particolare quelle cosiddette “anti età” che contengono sostanze esfolianti come gli alfa idrossiacidi (acido glicolico ad esempio) o derivati della vitamina A come il retinolo.
Questi attivi, applicati sulle guance, sul mento, sulla fronte sono utili e migliorano l’aspetto della pelle, ma se applicati sulle palpebre possono indurre eccessiva secchezza, fino ad arrivare anche alla desquamazione.

È quindi molto importante evitare di toccare le palpebre quando si applicano questi prodotti sul resto del viso, e lavarsi bene le mani dopo averli applicati.

Per evitare questi spiacevoli inconvenienti puoi usare lo stratagemma che consiglio ai miei pazienti. Metti qualche goccia di crema contorno occhi al limite inferiore della palpebra, nel punto in cui appoggiando il dito riesci a sentire l’osso dello zigomo e poi applica la crema picchiettando delicatamente su tutto lo zigomo fino ad arrivare alla tempia.
Solo successivamente applica la crema o il siero per il viso su tutto il resto del volto, senza toccare le palpebre. Poi lava le mani.

Infine un altro problema potrebbe essere quello della pigmentazione delle palpebre che può avvenire per diversi motivi.
Alcune creme per il viso o il contorno occhi contengono dei pigmenti che hanno la funzione di uniformare il colorito e di renderlo più luminoso, nonché di mimetizzare gli inestetismi. Dopo l’utilizzo prolungato (e sottolineo prolungato) di questi prodotti sulle palpebre (e non sul contorno occhi o viso, zone della loro corretta applicazione) è possibile incorrere in una iperpigmentazione palpebrale, ossia nella comparsa di un alone scuro.

Altri prodotti, al contrario, contengono sostanze schiarenti (ad esempio quelli contro le macchie) e possono causare una ipopigmentazione palpebrale sia per l’attività di questi agenti schiarenti, sia come reazione alla infiammazione che possono creare.
In caso di dermatite, infatti, quando scompare il tipico rossore della fase acuta, si assiste alla comparsa di una ipercromia o ipocromia post-infiammatoria, che può prolungarsi anche per mesi.


Bibliografia

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/16253835/

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/31263720/?i=17&from=eyelid%20dermatitis

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/25790150/?i=16&from=/31263720/related

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26001815-yellow-orange-palpebral-spots/?from_term=Eyelid+pigmentation&from_page=3&from_pos=1

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/26346687-classification-by-causes-of-dark-circles-and-appropriate-evaluation-method-of-dark-circles/?from_term=Eyelid+pigmentation&from_page=3&from_pos=4

La pelle sensibile

La maggior parte delle donne americane, europee e giapponesi definiscono la loro pelle come “sensibile” (fonte Kligman, A. Human models for characterizing “Sensitive Skin”. Cosm Derm 14, 15–19 (2001).

Ma cosa è esattamente la pelle sensibile?

Pelle “reattiva”, “ipereattiva”, “irritabile”, “intollerante” sono tutti sinonimi utilizzati per indicare questa tipologia di pelle che ha trovato una sua definizione scientifica solo nel 2013, a seguito di una conferenza di esperti tenutasi a Boston, durante il Congresso Mondiale sul Prurito. Un gruppo di lavoro internazionale ha quindi definito la pelle sensibile come: “una sindrome che si presenta con sensazioni fastidiose (bruciore, pizzicore, dolore, prurito) in risposta a stimoli che normalmente non provocherebbero questo tipo di sintomatologia. Queste sensazioni fastidiose non presentano un corrispettivo quadro clinico ben definito attribuibile ad una patologia. La cute può apparire normale o leggermente arrossata. Può presentarsi in qualsiasi parte del corpo.”

Attualmente è quindi questa la definizione ufficiale su scala mondiale quindi i termini scritti sopra identificano tutti questa condizione, che non corrisponde ai termini “pelle allergica” o “pelle irritata” che invece identificano delle specifiche malattie, nonostante spesso siano usati come sinonimi di “ pelle sensibile”.

La confusione sulla terminologia deriva verosimilmente dal fatto che spesso sono i cosmetici a stimolare la comparsa dei fastidi legati alla pelle sensibile, quindi non è raro credere che questo o quel fondotinta, questa o quella crema che abbiamo applicato qualche ora prima della comparsa del pizzicore, sia responsabile del problema. Con la sola visita ad occhio nudo, potrebbe non essere facile distinguere una dermatite di origine allergica da cosmetici da un quadro di pelle sensibile, a volte è necessario sottoporre la pelle a dei test.

Allo stesso modo si potrebbe confondere la pelle sensibile con una dermatite di tipo irritativo perché condividono gli stessi sintomi. Tuttavia, nel caso della dermatite irritativa da contatto, questi sintomi compaiono in risposta a fattori che irriterebbero chiunque e qualsiasi tipo di pelle (ricordate le definizione di pelle sensibile? “ in risposta a stimoli che normalmente non provocherebbero questo tipo di sintomatologia”). Sono un esempio la rasatura, la ceretta, o i saponi aggressivi, che possono indurre irritazione in ognuno di noi.

Come faccio a capire se la mia è una pelle sensibile?

Te lo dice il dermatologo o la dermatologa basandosi su diversi parametri

Prima di tutto sui tuoi racconti (in termini medici si chiama “anamnesi”).
Il/la dermatologo/a ti farà delle domande relative ai tuoi sintomi, quando compaiono, se sono scatenati da qualcosa in particolare, e ai prodotti che stai usando sulla tua pelle nei giorni precedenti alla comparsa dei sintomi stessi (creme, make-up, detergenti ed altro).

Esistono delle scale di valutazione dei vari sintomi di cui il dermatologo si può avvalere. Un esempio è questa (fonte Acta Derm Venereol. 2014 Nov;94(6):635-9. A new ten-item questionnaire for assessing sensitive skin: the Sensitive Scale-10. Misery L1, Jean-Decoster C, Mery S, Georgescu V, Sibaud V.)

Il/la paziente dovrà indicare quali di questi sintomi ha sentito nei 3 giorni antecedenti la visita e con che intensità. I sintomi elencati sono formicolio, bruciore, calore, pelle che tira, prurito, dolore, fastidio generico, vampate. Il/la dermatologo/a invece indicherà l’eventuale presenza di rossore, desquamazione, edema, segni di grattamento.

Il più delle volte questa lunga chiacchierata medico-paziente potrebbe essere sufficiente per avere una diagnosi precisa di pelle sensibile oppure di una dermatite vera e propria.

In altri casi invece potrebbe essere necessario continuare le indagini e sottoporre la pelle a dei test cosiddetti “da scatenamento”, ossia che hanno la finalità di scatenare la stessa reazione che la pelle subisce normalmente.

Un esempio di questa tipologia di test è lo Stinging Test (in inglese il termine “stinging” significa “pungente”) che consiste nell’applicazione di una soluzione di acido lattico al 10% su un solco nasogenieno (la piega che va dal naso alla bocca) mentre sull’altro si applica una soluzione fisiologica. Alla persona sottoposta al test viene poi chiesto di indicare se sente pizzicore e con che intensità sia appena dopo l’applicazione delle due soluzioni che dopo 5 minuti.

Un altro esempio è il Behind-the-knee Test (in inglese “behind the knee” significa “dietro al ginocchio) in cui si applica un prodotto portato dal paziente, identificato come sospetto scatenante la sintomatologia fastidiosa, proprio nella piega poplitea, quella dietro alle ginocchia. Si tiene coperto per 1 giorno e si fissa la garza di copertura con un elastico in maniera che non sfugga. Dopo 1 giorno si andrà a valutare sia la sintomatologia riferita dal paziente che le eventuali alterazioni della pelle valutate dal dermatologo.

Questi due tipi di test sono sicuramente molto utili, ma possono purtroppo fornire dei risultati cosiddetti “falsi positivi”, ossia le manifestazioni scatenate dai test sono simili sia in caso di pelle sensibile (“vero positivo”) sia in caso di dermatite irritativa da contatto (“falso positivo”).

A complicare ulteriormente la questione concorre anche il fatto che  alcune malattie della pelle come la rosacea (link ad articolo), la dermatite atopica (link ad articolo), la allochinesi (link ad articolo)  possono manifestarsi in fase iniziale in maniera molto simile alla pelle sensibile.

Come evolve nel tempo la pelle sensibile? Una volta comparsa dovrò sopportarla per sempre?

Non è detto, dipende

Solitamente è una condizione cronica, della durata variabile di almeno 6 settimane. Può diventare recidivante, ossia si può andare incontro a periodi di scomparsa dei sintomi (remissione) inframmezzati da periodi di ricomparsa della stessa (recidiva). La ricomparsa può essere scatenata dagli stimoli più diversi, come un banale cambio di temperatura ambientale, o le variazioni ormonali del ciclo mestruale.

Perchè viene? Quali sono i meccanismi che stanno alla base di questa condizione fastidiosa?

Al momento non è chiaro al 100% il motivo per il quale la pelle va incontro a questi fastidi e non è nemmeno chiaro se ci siano una o più motivazioni coinvolte.

In letteratura scientifica esistono numerosi lavori che espongono diverse ipotesi che vediamo di seguito, ma al momento non c’è una opinione condivisa da tutta la comunità scientifica.

Ipotesi Epidermica: alcuni studi hanno riscontrato un difetto della barriera cutanea delle persone affette da pelle sensibile. Tale difetto pare induca un aumento della traspirazione cutanea e della perdita di acqua attraverso l’epidermide, nonché delle alterazioni del pH cutaneo. Pare. Non è sicuro, perché altri studi sostengono e provano il contrario.

Ipotesi Atopica: alcuni studi epidemiologici hanno notato che la pelle sensibile è più frequente nelle persone che hanno una predisposizione o una familiarià per l’atopia. Ma, ci sono dei “ma”. Nella dermatite atopica esiste un fenomeno chiamato allochinesi; in pratica la persona affetta da dermatite atopica, può avvertire prurito e bruciore della pelle anche se non ha alcun stimolo scatenante né alcuna lesione sulla pelle stessa. E’ quindi possibile che questo fenomeno tipico della dermatite atopica, che è una vera e propria malattia, venga confuso con la pelle sensibile che invece è una condizione non una malattia. Inoltre, il fatto che gli studi epidemiologici ci dicano che una condizione X sia più frequente in una popolazione Y non significa che X e Y siano legate da un rapporto di causa/effetto. Ti faccio un esempio: se in una stanza mettiamo 100 persone affette da dermatite atopica e, casualmente, 80 persone di quelle 100 quel giorno hanno deciso di indossare il loro profumo preferito, lo studio epidemiologico dirà che l’80% delle persone con la dermatite atopica fa uso di profumo. Questo però non significa che usare il profumo faccia venire la dermatite atopica. Per verificare questa ipotesi sarà necessario disegnare uno studio specifico in cui si valutano due gruppi di persone in più possibile simili tra loro, che abbiano come unica differenza il fatto di avere o non avere la dermatite atopica. A quel punto sarà necessario suddividere i 2 gruppi in 4 gruppi più simili possibili tra loro e applicare lo stesso profumo a tutte le persone coinvolte. Si creeranno quindi 4 gruppi composti da:

1- soggetti con dermatite atopica che applicano il profumo

2- soggetti senza dermatite atopica che applicano il profumo

3- soggetti con dermatite atopica che non applicano i profumo

4- soggetti senza dermatite atopica e senza profumo

Tutte queste persone andranno poi valutate da più dermatologi. Il dermatologo osservatore non dovrà sapere se il soggetto che sta analizzando abbia o meno la dermatite, né che abbia o meno applicato il profumo.

Se, al termine di queste valutazioni, i risultati mostreranno che i soggetti con dermatite atopica che avevano applicato il profumo avevano avuto un peggioramento della malattia mentre quelli che non avevano applicato il profumo non avevano avuto un peggioramento della malattia, e se nei soggetti sani che avevano applicato il profumo era comparsa la dermatite atopica mentre in quelli sani che non avevano applicato il profumo non era comparso nulla, allora sarà ragionevole pensare che quel profumo potrebbe essere il responsabile della dermatite atopica. “sarà ragionevole pensare”, non “saremo sicuri” perché ci sono altre variabili che possono entrare in gioco alle quali all’inizio non avevamo pensato, ad esempio: quante persone abbiamo analizzato? E quelle persone hanno applicato tutte la stessa quantità di profumo e cosi via.

Insomma, tutta questa digressione per farti capire che dimostrare un rapporto causa-effetto tra due variabili non è un processo scontato o facile

Ma torniamo alla nostra pelle sensibile e alle ipotesi patogenetiche.

Ipotesi Vascolare: le persone che soffrono di pelle sensibile spesso presentano un lieve rossore (eritema) esattamente come accade in caso di rosacea in fase iniziale. Alcuni autori hanno pertanto ipotizzato che alla base della pelle sensibile ci potesse essere una causa vascolare dopo che avevano notato una maggiore vasodilatazione. Purtroppo altri studi non hanno mostrato tali differenze quindi al momento non c’è un consenso.

Ipotesi Biochimica: sulla superficie dei cheratinociti, le cellule che compongono lo strato più superficiale della nostra epidermide, e sulle terminazioni nervose che si trovano all’interno dell’epidermide ci sono delle proteine particolari chiamate TRP (Transient Receptor Potential) che si attivano in risposta a stimoli sia fisici che cimici, senza particolari distinzioni. Ad esempio vengono attivate dalle variazioni di temperatura esterna (caldo/freddo) ma anche da sostanze chimiche applicate sulla pelle come ad esempio la capsaicina (sostanza urticante presente anche nel peperoncino) o il mentolo. Da alcuni studi pare che le persone che soffrono di pelle sensibile presentino una maggiore densità di questo tipo di proteine.

Ipotesi Neurogena: La sintomatolgia e la presenza di eritema suggeriscono che alla base della pelle sensibile ci siano anche delle cause di tipo nervoso. Alcuni studi hanno riportato che dopo essere stati sottoposti allo Stinging Test, i soggetti con pelle sensibile mostrano una attivazione di una particolare zona del cervello nell’emisfero sinistro che si attiva anche in caso di dolore neuropatico, che è una sensazione dolorosa cronica che compare per deterioramento o  malfunzionamento dei nervi del sistema nervoso centrale o periferico. In altri studi si è evidenziato che i soggetti con pelle sensibile presentano anche una minore densità di un particolare tipo di fibra nervosa intraepidermica, cosa che accade anche in corso di una malattia neurologica che si chiama neuropatia delle piccole fibre. Secondo questa ipotesi quindi, la pelle sensibile sarebbe l’espressione di una infiammazione neurogena della pelle.

Attualmente esistono tante altre ipotesi in fase di studio preliminare che valutano il ruolo del microbioma cutaneo, cosi come quello dei raggi UV, della composizione dei grassi cutanei e delle variazioni ormonali indotte dal ciclo mestruale.

Molte persone riferiscono di avere la pelle sensibile solo sul viso, in particolare le aree più frequentemente interessate sono le pieghe nasogeniene seguite da zigomi, mento, fronte e labbro superiore.

Perchè la pelle sensibile si manifesta soprattutto sul viso?

Anche per questa domanda possiamo rispondere con qualche ragionata ipotesi perché, al momento, non abbiamo prove certe.

Sul viso applichiamo quotidianamente molti prodotti cosmetici, dal detergente, alla crema, al solare, la schiuma da barba, il make-up, che sono prodotti che difficilmente applichiamo cosi frequentemente e nelle stesse dosi anche su altre parti del corpo. Inoltre, il viso è sempre nudo, non coperto da abiti, ed esposto a tutti gli stimoli ambientali che vanno dal cambio di temperatura, al contatto con l’aria, con gli inquinanti ambientali, i raggi UV e altro.

Tutti questi stimoli possono fungere da trigger (agenti scatenanti) la sintomatologia fastidiosa tipica della pelle secca

Ancora, la pelle del viso presenta il più delle volte una barriera cutanea più sottile e una maggiore densità di recettori sensitivi rispetto al resto del corpo.

Come posso comportarmi per gestire la meglio la mia pelle sensibile?

I cosmetici in generale (sia make-up che creme e detergenti) sembrano essere tra i principali fattori scatenanti i sintomi quindi sarebbe bene sceglierli con cura evitando il più possibile i conservanti e i tensioattivi. Nota bene: “il più possibile” non significa “al 100%”. E’ praticamente impossibile trovare una crema che non contenga alcun agente conservante o un detergente che non contenga alcun tensioattivo! Per ridurre il quantitativo di agenti conservanti alcune aziende cosmetiche si affidano al packaging, inserendo le loro formulazioni in confezioni “airless” che, riducendo il rischio di contaminazione microbica, permettono anche di ridurre il quantitativo di conservanti.

Ma non tutti i cosmetici hanno un effetto peggiorativo sulla pelle sensibile, anzi, alcuni tipi di prodotti possono essere molto utili nella gestione dei sintomi perché contengono sostanze idratanti (la pelle sensibile è per lo più secca), lenitive e antiinfiammatorie.

Bibliografia

L. Misery. Sensitive skin, reactive skin. Annales de Dermatologie et de Vénéréologie, Volume 146, Issues 8–9, September 2019, Pages 585-591

Cho HJ, Chung BY, Lee HB, Kim HO, Park CW, Lee CH. Quantitative study of stratum corneum ceramides contents in patients with sensitive skin. J Dermatol. 2012 Mar;39(3):295-300.

Farage MA. The Prevalence of Sensitive Skin.Front Med (Lausanne). 2019 May 17;6:98.

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Buhé V1, Vié K, Guéré C, Natalizio A, Lhéritier C, Le Gall-Ianotto C, Huet F, Talagas M, Lebonvallet N, Marcorelles P, Carré JL, Misery L.Pathophysiological Study of Sensitive Skin.Acta Derm Venereol. 2016 Mar;96(3):314-8.

Rimozione tatuaggi con la laser terapia

Il tatuaggio nella nostra epoca trova la sua massima diffusione.
Sempre più persone data la diffusività di questa pratica ci chiedono di rimuoverli per vari tipi di necessità: concorsi pubblici, cambio di idee in merito o anche la più diffusa pratica del Cover tattoo, ovvero realizzare, sopra al precedente tattoo, uno nuovo .

Al giorno d’oggi la tecnologia laser viene applicata con successo alla rimozione dei tatuaggi.
Nel 1967 Goldman descrisse l’uso del laser Q switched e Nd Yag come soddisfacenti nella pratica.
Ma è grazie alla fototermolisi selettiva e alla sua scoperta che si è potuta compiere l’evoluzione dei laser per la rimozione dei tatuaggi, con i loro specifici pigmenti di diversi colori.

La fototermolisi selettiva permette a differenze lunghezza d’onda dello stesso laser di colpire diversi tipi di pigmenti (nero, rosso , e tutti i vari colori) permettendo così di affrontare il trattamento completo della rimozione di un tattoo.
La lunghezza d’onda dei 1064 nm ha come target il colore scuro (nero, blu..) la lunghezza dei 532 nm lavora più specificatamente sui pigmenti della gamma dei rossi (rosso, rosa, marrone, color carne..)

Attualmente nessun laser può rimuovere del tutto il colore bianco e i fluorescenti , solo attenuarli

I laser q-switched infatti in un intervallo ridotto di nano o picosecondi permettono il rilascio di grandi quantità di energia.

Il vantaggio di usare un tempo ridotto permette di traumatizzare meno possibile il tessuto irradiato dal laser

Attualmente la nuova frontiera dei laser altamente selettivi e‘ rappresentato dai Laser q-switched a picosecondi. Questi laser di ultima generazione lavorando in unità di tempo più piccole rispetto ai nano secondi degli altri q-switched permettono infatti di polverizzare il pigmento frammentandolo in parti così piccole da essere più velocemente rimossi dal nostro organismo, non lasciando alcuna traccia traumatica sul tessuto trattato.

Quante sedute occorrono mediamente per la rimozione di un tatuaggio?

Questa è la domanda che ricorre più spesso negli ambulatori di chi fa rimozione laser di tatuaggi.

Noi dermatologi ci affidiamo ad una scala consultabile pubblicamente, anche dai pazienti,  denominata scala di Kirby-Desai

Tabella Kirby-Desai
Scala di KIRBI-DESAI per il calcolo della rimozione del tattoo

Questa scala si basa su una somma algebrica. Attraverso uno score, un punteggio ottenuto da varie risposte inerenti: fototipo del paziente, sede e colori del tattoo, grandezza ed altre domande si ottiene un punteggio, che con una stima dell’80%, rappresenterà il numero delle sedute che il paziente dovrà eseguire per la rimozione del suo tatuaggio.

La valutazione dello specialista che visita fisicamente il paziente e conosce il proprio laser tuttavia e’ sicuramente la più attendibile verifica.

Ciò che è opportuno sapere, prima di affrontare la rimozione di un tattoo, è che molte volte, non è un atto veloce, contrariamente al pensiero comune del paziente che si approccia a questa tecnica e che per poter ottenere delle perfette rimozioni senza esiti e cicatrici, si dovrà procedere con opportuni intervalli di tempo tra una seduta e l’altr , osservando sempre i consigli domiciliari dati dal medico laserista e proteggendosi assolutamente dal sole nei tempi immediati al post seduta.

Rimozione tattoo laser

Rimozione tattoo laser

La rimozione di questo tattoo sul polso e’ stata eseguita in 6 sedute con Laser a picosecondi.
In questo caso specifico le prime 4 sedute eseguite ogni 40 gg circa. Le ultime distanziate di qualche mese l’una dall’altra.

Ciò si verifica in luce del fatto che ogni volta incrementiamo le potenze del laser nell’unità di tempo, conseguentemente, per non esercitare eccessivi traumi sul tessuto, si da maggior tempo di ripresa alla cute, tempi nel quale inoltre i macrofagi, ovvero gli “spazzini” del nostro corpo possono digerire il pigmento frammentato.

Il laser epilatorio può rovinare le ghiandole della pelle?

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“L’epilazione laser è ad oggi uno dei metodi più utilizzati per rimuovere i peli antiestetici. In generale, questa metodica è efficace e sicura, ma esiste la possibilità che si verifichino degli effetti collaterali, fortunatamente il più delle volte reversibili. Eritema, edema attorno ai follicoli piliferi, dolore, ipo o iperpigmentazione (la formazione di piccole macchie chiare o scure), vescicole, croste, follicolite o una ipertricosi paradossa (la crescita di peli, invece che la loro scomparsa, insomma una bella sfortuna!).

Nel 2009, un gruppo di ricercatori francesi, ha segnalato per la prima volta la comparsa di un particolare effetto collaterale comparso alle ascelle: la iperidrosi, ossia un aumento della produzione di sudore nella zona trattata con laser epilatorio.

L’iperidrosi è un problema che ha un altissimo impatto negativo sulla vita di una persona (ne abbiamo parlato qui), quindi indurre un fastidio cosi importante come effetto collaterale di un trattamento estetico, non è da sottovalutare. Fortunatamente questa eventualità si è dimostrata totalmente reversibile nel 76% dei casi, dopo trattamento con una sapone antisettico a base di rame e zinco solfato e un deodorante a base di alluminio cloridrato 12,5%.

Successivamente sono stati pubblicati anche altri 3 casi analoghi ma localizzati agli inguini, anche loro totalmente risolti con la terapia.

Le motivazioni di questa eccessiva sudorazione post laser epilatorio non sono ancora state dimostrate. E’ stato ipotizzato che i protoni rilasciati dal laser inducano una termostimolazione della ghiandola sudoripara attraverso le fibre nervose collocate vicino al follicolo pilifero.

Laser ad alessandrite e a diodo emettono una luce vicino agli infrarossi che può penetrare fino ad derma e all’ipoderma, ossia laddove si trova il bulbo pilifero.
Durante il tragitto attraverso l’epidermide e il derma superficiale e profondo, l’energia del raggio laser pare possa attivare anche le ghiandole sudoripare.
Questo stato di attivazione è fortunatamente passeggero, e la ghiandola sebacea ritorna a produrre la normale quantità di sudore dopo qualche tempo.

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Basic-structure-of-sweat-glands

Infatti come si può vedere nell’immagine (Basic Structures of sweat glands) la ghiandola apocrina (uno dei due tipi di ghiandole sudoripare del nostro corpo), cosi come la ghiandola sebacea, sfruttano l’ostio follicolare del pelo per rilasciare i loro secreti sulla superficie della pelle.

ghiandola sebacea
Ghiandola sebacea

Il bulbo del pelo, la ghiandola sudoripara e quella sebacea, si trovano nel derma, lo strato intermedio della pelle (che, ricordiamolo, è costituita da epidermide, derma e ipoderma). La ghiandola sebacea rilascia il sebo (una sostanza oleosa costituita da colesterolo, squalene, acidi grassi, gliceridi) sulla superficie della pelle attraverso un canalino (il dotto escretore) che confluisce nell’ostio follicolare, ossia quel canalino attraverso il quale il pelo fuoriesce della pelle.  Grazie alla sua composizione il sebo idrata e protegge la pelle, ma lubrifica anche i peli (e i capelli).

Data la vicinanza di queste 3 entità anatomiche, trovo che la domanda che ci è stata posta da una follower su Instagram sia più che lecita e ci da l’occasione per rispolverare i nostri vecchi e sacri testi di anatomia. Ecco la domanda:

“se le ghiandole sebacee sono associate ai bulbi piliferi, applicando il laser per la epilazione progressiva, si eliminano anche le ghiandole sebacee?”

Come abbiamo visto sopra, in letteratura sono riportati casi di iperattività delle ghiandole vicine al bulbo pilifero, non di loro inattivazione o scomparsa, e gli studi sono prevalentemente incentrati sulla ghiandola sudoripara, non su quella sebacea.

Sul rapporto tra epilazione laser e secrezione sebacea abbiamo reperito un unico lavoro in letteratura, datato 1999.
Questo studio ha valutato il ruolo del Ruby-laser, laser a rubino, che utilizza una sorgente allo stato solido e ha una lunghezza d’onda di 694 nm. (negli studi sulla ghiandola sudoripara invece si erano analizzati i laser ad alessandrite che utilizza una lunghezza d’onda di 755 nm e quello a diodo, che permette un’emissione di 810 nm di lunghezza d’onda).
In 16 persone (maschi e femmine) è stata misurata la seborrea cutanea in un’area trattata con laser post trattamento e in un’area adiacente ma non trattata con laser (come controllo). Inoltre sono state eseguite biopsie cutanee di aree trattate e non trattate (ma solo in 3 pazienti su 16).

I risultati ottenuti dai ricercatori sono stati contrastanti. Dopo il laser la secrezione di sebo era aumentata nella maggioranza dei casi, ma la ghiandola sebacea appariva più piccola rispetto al pre-trattamento. Come ci si può spiegare che una ghiandola rimpicciolita induca un aumento della secrezione del sebo sulla pelle?

I ricercatori hanno ipotizzato che, in assenza del pelo post epilazione laser, il sebo fluisca all’interno del dotto escretore più facilmente e quindi raggiunga maggiormente la superficie della pelle, pur essendo la ghiandola volumetricamente ridotta.

Purtroppo questo studio è unico ( se ne scovate altri per favore segnalateceli nei commenti) ed è stato eseguito su pochi pazienti (solo 16, e ricordiamo che le biopsie sono state eseguite solo in 3). quindi le conclusioni riportate sono, a nostro avviso, assolutamente parziali.

In conclusione, la risposta alla domanda della nostra follower: “se le ghiandole sebacee sono associate ai bulbi piliferi, applicando il laser per la epilazione progressiva, si eliminano anche le ghiandole sebacee?”, è la seguente:

Al momento pare di no, anzi, il trattamento con laser epilatorio ruby laser pare aumentare la secrezione sebacea, mentre quello con alessandrite o diodo pare aumentare la produzione sudoripara.

In questa seconda eventualità ci sentiamo di tranquillizzare gli utilizzatori dei laser epilatori in quanto questa iperidrosi pare fortemente essere transitoria.


BIBLIOGRAFIA

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2. Weisberg NK, Greenbaum SS (2003) Pigmentary changes after alexandrite laser hair removal. Dermatol Surg 29:415–419
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5. Kontoes P, Vlachos S, Konstantinos M, Anastasia L,Myrto S (2006) Hair induction after laser-assisted hair removal and its treatment. J Am Acad Dermatol 54:64–67
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7. Hélou J, Soutou B, Jamous R, Tomb R (2009) Nouveaux effets indésirables du laser dépilatoire axillaire. Ann Dermatol Venereol 136:495–500
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Manuskiatti W1Dierickx CCGonzález SLin TYCampos VBGonzález EAnderson RR.Laser hair removal affects sebaceous glands and sebum excretion: a pilot study. J Am Acad Dermatol. 1999 Aug;41(2 Pt 1):176-80.

Perchè sudiamo?

Il sudore viene rilasciato sulla nostra pelle dalle ghiandole sudoripare di cui esistono 2 tipi, eccrine e apocrine.

Le ghiandole sudoripare eccrine sono presenti in quasi tutta la superficie corporea, seppure presenti in numero maggiore alla pianta del piede, sul palmo della mano, nel cavo ascellare e sulla fronte. Rilasciano un liquido inodore ed è principalmente formato al 99% da acqua, poi da sali minerali, urea, acido lattico e glucosio, in  concentrazione variabile  a seconda dello stato di salute della persona.

Il pH di questo tipo di sudore varia da 4 a 6. (Quindi acido o neutro). Questo tipo di sudorazione si definisce anche traspirazione o perspiratio, di tipo insensibile (in latino PERSPIRATIO INSENSIBILIS), ossia una sudorazione continua, lenta e difficilmente avvertita sulla superficie del nostro corpo, indipendentemente dal lavoro muscolare e dalla temperatura ambientale.
Al contatto con l’aria dell’ambiente, le goccioline di sudorazione evaporano facilmente causando una perdita quotidiana di circa 500 – 700 grammi d’acqua.

Le ghiandole sudoripare apocrine, invece, sono sempre presenti in corrispondenza dei peli, in particolare al cavo ascellare, nei condotti uditivi, nell’area anogenitale e nell’areola mammaria.

Secernono il loro liquido attraverso il canale pilo-sebaceo (sono quindi strettamente collegate alle ghiandole sebacee che producono il sebo)  Il liquido che secernono non partecipa all’attività di termoregolazione corporea e presenta un pH molto basico.
L’attività di queste ghiandole è influenzata fortemente dagli ormoni, in particolare dall’adrenalina e dagli ormoni sessuali.  Il sudore apocrino è composto principalmente da lipidi e proteine. La produzione di questo sudore è continua, ma se sollecitata da stimoli ormonali ed emozionali può aumentare.

Le ghiandole apocrine sono molto sensibili alle variazioni endocrine, perciò iniziano la propria attività produttiva nella pubertà, e durante il ciclo mestruale subiscono delle alterazioni di attività.  Sono meno sviluppate nell’uomo che nella donna.

Quindi per rispondere alla domanda “perché sudiamo?”

Possiamo dire che sudiamo per mantenere la nostra temperatura corporea stabile, e per “colpa” degli ormoni.

Insieme ad altri componenti cutanei, come il sebo ed i corneociti (le cellule più superficiali della pelle), il sudore, oltre a diminuire la temperatura corpore, è la base per la formazione  degli odori corporei.

Quando una persona avverte una sudorazione eccessiva, si parla di diaforesi. Nella diaforesi, la sudorazione non può essere spiegata con fattori quali il calore esterno o l’esercizio fisico. Invece, è spesso il risultato di una condizione medica di base o di qualche farmaco.

La diaforesi si risolve in genere una volta conosciuta la causa sottostante.

Chi è in sovrappeso suda di più?

Una persona di solito suda a causa di uno sforzo fisico, per un aumento della temperatura corporea o esposizione al calore, ma anche per stress emotivo o mentale o per cause ormonali.

donna-obesa
Obesità e aumento della sudorazione sono strettamente correlate

L’obesità può rendere una persona più incline a sudare sia per il maggiore sforzo muscolare derivante dal peso eccessivo ma anche dalla più alta percentuale di grasso corporeo. Il tessuto adiposo infatti è un vero e proprio organo endocrino, cioè produttore di ormoni (leptina e adiponectina in particolare). L’obesità viscerale  (ossia quella che si localizza in particolare all’addome) si associa spesso alla  ipertensione arteriosa (pressione alta), alla insulino-resistenza (che spesso sfocia nel diabete, anch’esso responsabile di un aumento della sudorazione se non curato), alle alterazioni del metabolismo dei grassi (ipertrigliceridemia e bassi livelli di colesterolo “buono” HDL).

Chi è molto allenato suda di meno?

Come spiegato precedentemente, la quantità di sudore prodotta non dipende solo dallo sforzo fisico profuso, ma si, chi è molto allenato potrebbe sudare meno ma attenzione: a parità di tipo di esercizio fisico.

attività fisica
Il motivo di una minore sudorazione negli sportivi è da ricercare a livello cardiocircolatorio

Una persona poco allenata può sudare tantissimo per fare anche solo 10 addominali, mentre uno sportivo professionista non compie quasi alcun sforzo fisico per 10 miseri addominali. La motivazione di tale differenza non va però cercata a livello cutaneo o della ghiandola sudoripara, ma a livello cardiocircolatorio. Più sforzo corrisponde a maggiore necessità di sangue ai muscoli e quindi maggiore frequenza cardiaca. Ma anche qui, maggiore frequenza non significa per forza, maggiore sudorazione. Come spesso diciamo, anche per questa domanda la risposta giusta non è si o no, la risposta è:

DIPENDE!

Ha senso usare deodoranti che riducano la sudorazione?

Innanzitutto è necessario distinguere i deodoranti “classici” dagli “antitraspiranti”.

Il deodorante ha lo scopo principale di ridurre i cattivi odori della sudorazione apocrina (che, ricordiamo, è quella a maggiore componente lipidica e proteica) all’interno della quale i batteri si  replicano facilmente ì, mentre l’antitraspirante è un prodotto cosmetico che blocca temporaneamente la secrezione del sudore sia apocrino che eccrino. Questi ultimi contengono per lo più sali di alluminio che impediscono parzialmente la fuoriuscita del sudore anche per un paio di giorni. L’azione deodorante dell’antitraspirante si esplica quindi in maniera indiretta: meno sudore uguale meno terreno di crescita per i batteri.

deodorante spray
E’ consigliabile utilizzare i deodoranti solo nelle zone in cui la sudorazione è prevalentemente apocrina

La sudorazione eccrina, quella maggiormente responsabile della termoregolazione del nostro corpo, è composta al 99% di acqua quindi, udite udite, non puzza! Quindi per tutte le persone che non hanno particolari turbe del meccanismo della sudorazione, non ha alcun senso applicare un antitraspirante.

Ha senso invece applicare un deodorante solo nelle aree in cui la sudorazione apocrina è più presente, ad esempio alle ascelle.

Le guaine che aumentano la sudorazione sono utili per migliorare la forma fisica?

L’utilizzo di guaine che aumentano la sudorazione, oltre a non essere utile ai fini della perdita di peso, può essere dannosa per la pelle.

Innanzitutto la sudorazione indotta dall’utilizzo di questi indumenti è del tipo eccrino, finalizzata quindi alla riduzione della temperatura corporea. Nelle aree coperte dalla guaina la pelle va incontro ad una vasodilatazione superficiale finalizzata alla dispersione del calore. Tale dispersione delle goccioline di sudore dalla superficie della pelle all’ambiente, è però inibita dalla pressione della guaina stessa, inducendo quindi una ulteriore vasodilatazione e ulteriore sudorazione compensatoria. Insomma, si innesca un circolo vizioso!

Questa meccanismo, nulla c’entra con la perdita di grassi corporei (che si trovano ben al di sotto della superficie cutanea) o con la ritenzione idrica che tanto si cerca di combattere (anche quella trova le sue basi fisiologiche tra i capillari profondi dell’ipoderma o sottocute). DI conseguenza, con l’uso di questi dispositivi non sono non abbiamo alcun vantaggio dal punto di vista della silhouette, ma rischiamo la comparsa di dermatiti allergiche da contatto.

Si, perché la componente di gomme ed elastici di questi indumenti è molto alta, così come, sudando molto, è possibile andare incontro alla dispersione sulla pelle dei coloranti del tessuto con conseguente comparsa di dermatiti da contatto, intensamente pruriginose. Gomme, elasticizzanti e coloranti sono tra i principali responsabili delle dermatiti da contatto da tessuti e sono anche presenti nella batteria standard di test allergologici cutanei (i patch test); per non parlare dell’orticaria da pressione che compare in sede di costrizione cutanea come quella indotta dagli elastici, e può essere mantenuta e amplificata dal rilascio di istamina indotto dall’adrenalina prodotta durante l’esercizio fisico.


Riferimenti scientifici

https://www.gidm.it/wp-content/uploads/2017/05/tedesco.pdf

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1502963/pdf/califmed00032-0026.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1842118/pdf/brmedj02138-0091d.pdf

La pillola anticoncezionale può aiutare a combattere l’acne?

Esistono diversi tipi di acne, causata da fattori diversi.
Tra questi, l’acne ormonale colpisce spesso le donne adulte.
Secondo alcuni studi, l’assunzione di pillole anticoncezionali può essere d’aiuto nel combatterla.

L’acne ormonale si sviluppa a causa dei cambiamenti nella secrezione di ormoni specifici, con un aumento degli androgeni, come il testosterone, spesso responsabili di questa malattia della pelle.

Le donne affette da acne ormonale possono notare che i trattamenti convenzionali per curare l’acne sono inefficaci. In questi casi, la correzione dello squilibrio ormonale può eliminare i focolai della patologia.
Le pillole anticoncezionali rientrano tra i farmaci che risultano efficaci in questi casi e spesso i medici le prescrivono per curare l’acne ormonale.

In questo articolo, vengono fornite risposte alle domande più comuni sull’assunzione della pillola anticoncezionale per curare l’acne, incluso il modo in cui questa agisce, qual è la sua efficacia e a chi può essere prescritta.

La pillola anticoncezionale può curare l’acne?

In una parola: sì.

La Food and Drug Administration (FDA) ha specificamente approvato alcune forme di pillola anticoncezionale per il trattamento dell’acne.

La pillola anticoncezionale è più appropriata nei casi in cui le opzioni tradizionali e da banco (tra cui detergenti, creme e trattamenti) si sono dimostrate inefficaci nella gestione delle lesioni dell’acne.

L’American Academy of Dermatology suggerisce che le donne con acne grave lungo la parte inferiore del viso, della mascella, del collo, del torace e della schiena possono essere candidate particolarmente idonee per il trattamento ormonale, in particolare se altri trattamenti, come quelli topici o antibiotici, non hanno avuto successo.

In che modo la pillola cura l’acne?

L’acne si manifesta a causa di diversi fattori relativi a uno squilibrio ormonale, tra cui la sovrapproduzione di sebo e l’accumulo di cellule morte della pelle nei follicoli piliferi o nei pori.

Inoltre, alcune donne hanno livelli di androgeni, come il testosterone, troppo elevati rispetto alla norma. Alti livelli di androgeni possono stimolare la produzione di sebo e aumentare la crescita delle cellule della pelle sia nella pelle che nei follicoli piliferi.

I farmaci ormonali, compresa la pillola anticoncezionale, possono aiutare a regolare questi ormoni e ridurre al minimo l’acne.

Esistono molti tipi diversi di pillola anticoncezionale, ma il tipo più efficace per l’acne è la pillola combinata, che contiene forme di ormoni estrogeni e progesterone.

La pillola anticoncezionale funziona meglio se assunta ogni giorno alla stessa ora e come specificato dalla prescrizione medica.

A volte, la pillola anticoncezionale è più efficace insieme ad altri farmaci.

Quali sono le migliori pillole anticoncezionali per l’acne?

Esistono tipi diversi di pillole anticoncezionali che contengono forme e concentrazioni di ormoni diverse, quindi può essere difficile prevedere quale tipo di pillola sarà più efficace nel trattamento dell’acne.

Alcune risposte sono state fornite da una ricerca su larga scala effettuata dalla “Cochrane Collaboration“, una collaborazione che ha beneficiato di una vasta rete composta da migliaia di medici, ricercatori e specialisti che hanno esaminano le ricerche disponibili per rispondere a specifiche domande mediche o cliniche.

Nel 2012, hanno esaminato la ricerca esistente sulle pillole anticoncezionali come trattamento per l’acne. Il team ha esaminato un totale di 31 studi che includevano 12.579 persone.

Gli autori hanno concluso che i contraccettivi orali combinati che contengono clormadinone acetato (CMA) o ciproterone acetato (CPA) sembrano migliorare l’acne in modo più significativo rispetto a quelli che contengono levonorgestrel (GNL).

Inoltre, sono del parere che le pillole anticoncezionali contenenti drospirenone (DRSP) potrebbero essere più efficaci di quelle con norgestimato (NGM) o nomegestrolo acetato (NOMAC / E2).

Tuttavia, hanno osservato che esistono prove limitate per confermare questi risultati e che sono necessarie ulteriori ricerche.

Le seguenti marche contengono questi ormoni:

  • Belara, Lutéran e Prostal contengono CMA
  • Androcur Depot contiene CPA
  • Plan B contiene GNL
  • Yasmin e Yaz contengono DRSP
  • Ortho Tri-Cyclen e Previfem contengono NGM
  • Lutenyl, Naemis e Zoely contengono NOMAC / E2

Ci sono effetti collaterali?

Le pillole anticoncezionali sono generalmente sicure. Tuttavia, gli effetti collaterali sono comuni e possono variare da lievi a gravi.

Gli effetti collaterali comuni della pillola includono:

  • macchie o sanguinamento tra una mestruazione e l’altra
  • mal di testa
  • nausea
  • sbalzi d’umore
  • depressione
  • aumento di volume del seno
  • variazioni di peso

Gli effetti collaterali dovrebbero diminuire o scomparire del tutto dopo alcuni mesi dall’assunzione della pillola.
Se non accade e se sono particolarmente fastidiosi, è importante rivolgersi al medico che ha prescritto la pillola, il quale può raccomandare di passare a una pillola diversa.

emicrania
Gli effetti collaterali della pillola includono mal di testa, nausea e sbalzi d’umore

Alcuni gruppi di persone hanno maggiori probabilità di sperimentare effetti collaterali, quindi la pillola potrebbe non essere adatta a tutti.

Ad esempio, gli esperti hanno collegato l’assunzione della pillola con gravi condizioni di salute per le persone con una storia di emicrania con aura.
Queste condizioni includono coaguli di sangue, infarto, ictus e tumori al fegato.

Chiunque provi una delle seguenti manifestazioni dovrebbe recarsi al pronto soccorso più vicino o contattare immediatamente un medico:

  • improvviso dolore alla schiena o alla mascella
  • dolore al petto
  • difficoltà respiratorie
  • insorgenza improvvisa di un terribile mal di testa
  • mal di testa che peggiorano o sono sempre più frequenti
  • cambiamenti visivi, come vedere le linee a zigzag o lampeggiare
  • ingiallimento della pelle, chiamato ittero
  • dolore o gonfiore alla gamba
  • forte dolore addominale

Questi segni e sintomi potrebbero essere gravi effetti collaterali della pillola che richiedono cure mediche immediate.

È sempre meglio verificare con un medico eventuali preoccupazioni o cambiamenti nella salute dopo aver iniziato ad assumere la pillola.

In sintesi

L’acne grave può essere frustrante, soprattutto quando i farmaci non si dimostrano efficaci. Alcune donne possono trovare la pillola anticoncezionale efficace nel trattamento dell’acne dovuta a fattori ormonali.

Sebbene la pillola sia ben tollerata da molte donne, potrebbe non essere adatta a tutte. È importante segnalare eventuali effetti collaterali insoliti e continuare a seguire le istruzioni fornite.


Riferimenti scientifici

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Oakley, A. (2014). Anti-androgen therapy.

Which birth control pills can help reduce acne? (2016).

Dermatofagia: sintomi, cause e cura

La Dermatofagia è la condizione psicologica che porta un soggetto a mordere, masticare, rosicchiare o mangiare in modo compulsivo la pelle, solitamente quella attorno alle unghie delle mani.

La Dermatofagia è un termine emergente e per questo motivo sono ancora pochi gli studi in letteratura.

Gli specialisti classificano la Dermatofagia come un “disturbo ossessivo-compulsivo correlato“.

Ciò significa che è correlato o è parte di un disturbo ossessivo-compulsivo (OCD). Chi è affetto da questa condizione ha pensieri e comportamenti continui, incontrollabili e ricorrenti.

Quali sono i sintomi della Dermatofagia?

Un soggetto affetto da Dermatofagia tende a mordere, rosicchiare o mangiare compulsivamente la pelle, provocando spesso delle lesioni con il rischio conseguente di infezioni.

Alcuni esperti pensano che la Dermatofagia sia un comportamento ripetitivo sul corpo. Comportamenti simili includono:

  • Dermatillomania o disturbo da escoriazione (skin picking)
  • mangiarsi le unghie
  • Tricotillomania
  • mordere le guance (Morsicatio buccarum)

Secondo una ricerca del 2015, chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo potrebbe provare un senso di vergogna consapevole della sua condizione.

Quali sono le cause della Dermatofagia?

Non è chiaro il motivo per cui alcune persone sviluppano la Dermatofagia, una condizione dove anche i fattori genetici e sociali potrebbero avere un ruolo fondamentale.

Secondo l’Istituto Nazionale di Salute Mentale, i soggetti con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) possono avere una probabilità maggiore di familiari con lo stesso disturbo ma non è chiaro se i fattori che concorrono allo sviluppo di un DOC possano esserlo anche per la Dermatofagia.

Come si fa diagnosi di Dermatofagia?

Poiché la Dermatofagia è un concetto abbastanza nuovo nella ricerca sulla salute mentale, è più probabile che un medico possa diagnosticare o classificare questo disturbo sotto un’altra condizione correlata, come il DOC.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), la diagnosi di DOC è complessa. Un medico può formulare la diagnosi solo se:

  • i pensieri e i comportamenti della persona si verificano cronicamente in modo continuo e incontrollabile
  • la Dermatofagia provoca angoscia o interferisce in modo significativo con la vita della persona
  • non ci sono farmaci o altre condizioni di salute che potrebbero causare la Dermatofagia
    la Dermatofagia non è correlata ad un altro tipo di condizione di salute mentale

Come si cura la Dermatofagia?

Il trattamento suggerito dal medico dipenderà dalle cause sospette della Dermatofagia.

Se un medico ritiene che la Dermatofagia sia un tipo di disturbo ossessivo compulsivo per quel paziente, potrebbe suggerire una terapia comportamentale, farmaci o una combinazione dei due.

La ricerca suggerisce che la terapia cognitivo comportamentale (CBT) può essere un modo efficace per trattare il DOC e le condizioni ad esso correlate.

Tuttavia, un medico può anche pensare che la Dermatofagia sia spiegabile da qualcosa di diverso dal DOC. In questo caso, probabilmente si suggerirà un piano di trattamento diverso.

La gestione a lungo termine dipenderà da ciò che causa la Dermatofagia e dal modo in cui funzionano i metodi di trattamento.

La terapia cognitivo comportamentale (CBT) potrebbe dare a una persona le capacità per ridurre i sintomi della Dermatofagia oppure potrebbero essere necessari dei farmaci per aiutare il paziente a controllare la condizione.

Se la Dermatofagia è causata da un’altra condizione di salute mentale sottostante, il medico mirerà a trattare prima quest’ultima.


Riferimenti scientifici

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Weingarden, H., & Renshaw, K. D. (2015). Shame in the obsessive compulsive related disorders: A conceptual review [Abstract].

Il fenomeno di Koebner

Il fenomeno di Koebner si verifica quando un disturbo della pelle, come la Psoriasi, la Vitiligine o il lichen planus, si presenta nel sito di una lesione.

Può verificarsi in persone con una condizione della pelle esistente o in una persona senza precedenti problemi di pelle.

Tuttavia, alcuni esperti suggeriscono che il 25% delle persone con psoriasi potrebbe sperimentare il fenomeno di Koebner.

La probabilità che in una persona si presenti il fenomeno di Koebner dipende più dall’individuo che dal tipo di lesione

Un individuo che reagisce dopo una lesione, come un taglio, può avere maggiori probabilità di sviluppare una risposta di Koebner dopo un altro tipo di lesione, come un’ustione o un morso.

Alcune persone sviluppano il fenomeno di Koebner entro 10-20 giorni dopo una lesione cutanea, ma i sintomi possono comparire da 3 giorni a 2 anni dopo l’evento.

Le cause

Nel fenomeno di Koebner una lesione alla pelle può scatenare la psoriasi.
I medici non sono sicuri del perché si verifichi tale fenomeno.

I ricercatori hanno suggerito che vari fattori potrebbero svolgere un ruolo, tra cui:

  • sistema immunitario
  • sistema vascolare
  • pelle
  • sistema neurale
  • ormoni

Nella psoriasi, il risultato può essere dovuto a una reazione a catena che coinvolge vari sistemi.

Alcuni possibili trigger includono:

  • contatto con allergeni o irritanti
  • tagli o graffi
  • punture di insetti, morsi, ustioni o altri traumi alla pelle
  • esposizione a radiazioni o scottature solari

Gli scienziati ritengono che le risposte infiammatorie alla lesione possano scatenare una reazione.

Quando si verifica una lesione o una sostanza indesiderata entra nel corpo, il sistema immunitario lancia una risposta infiammatoria come parte del processo di gestione del problema.

Il fenomeno di Koebner è anche più comune nelle persone che hanno ricevuto una diagnosi di Psoriasi quando erano molto giovani.

Alcune persone possono sperimentare il fenomeno dopo una vaccinazione o un tatuaggio.

Il legame con la Psoriasi

Cambiamenti della pelle psoriasici possono svilupparsi attorno a una ferita.
Il fenomeno di Koebner è più comune nelle persone con psoriasi e altri disturbi della pelle, sebbene non tutte le persone con psoriasi lo sperimenteranno.

Alcuni esperti ritengono che il fenomeno di Koebner abbia più probabilità di manifestarsi durante un’eruzione di psoriasi e che potrebbe essere più esteso dopo una grave lesione.

Nelle persone con Psoriasi, il fenomeno di Koebner provoca placche all’interno o attorno alla zona lesa. Le placche possono essere lineari o seguire la forma di un taglio, una vescica o una puntura di insetto.

Suggerimenti per la prevenzione

A volte, non è possibile per una persona evitare un taglio o una lesione alla pelle. Tuttavia, le persone possono adottare alcune misure per ridurre il rischio.

Bisognerebbe quindi evitare:

  • Ustioni solari: utilizzare la protezione solare, rimanere all’ombra o indossare indumenti protettivi per il sole che coprono il corpo.
  • Contatto con sostanze irritanti : i prodotti che vanno dai trattamenti di bellezza ai prodotti chimici domestici possono irritare la pelle.
  • Lesioni e morsi : indossa abiti che coprano e proteggano il corpo quando fai giardinaggio, in campeggio e così via.
  • Strofinare la pelle in modo eccessivo : quando fai il bagno o la doccia, usa i prodotti raccomandati da un medico. Utilizzare acqua tiepida, lavare delicatamente con i palmi delle mani e asciugare la pelle dopo il bagno. Evita le sostanze abrasive e le spugne e cerca di non strofinare la pelle.

Una persona dovrebbe cercare assistenza medica se:

  • un cambiamento della pelle si verifica senza una causa apparente e in una nuova posizione
  • una zona lineare si forma attorno al sito di una recente lesione

Se lo sviluppo della nuova patch richiede mesi o anni, potrebbe essere difficile identificare la causa.

Un medico effettuerà un esame visivo e cercherà:

  • una patch lineare o una lesione nel sito di un taglio o lesione
  • una macchia che ricorda la psoriasi (o un altro disturbo della pelle)
  • una macchia non è dovuta al normale progresso della malattia, un’infezione o un’altra causa

Trattamento

Creme e pomate medicinali possono aiutare a curare la psoriasi.
Il trattamento per il fenomeno di Koebner dipende dalle condizioni sottostanti.

Nel caso della psoriasi, le opzioni di trattamento possono includere:

  • trattamenti topici, come creme e pomate medicate
  • terapia della luce
  • farmaci per via orale
  • iniezioni

Per alcuni tipi di psoriasi o sintomi da moderati a gravi, un medico può prescrivere un tipo di farmaco noto come biologico . Questa classe relativamente nuova di farmaci agisce su parti specifiche del sistema immunitario e sembra essere efficace nel ridurre il rischio di flare e la gravità dei sintomi.

Conclusioni

Una volta che una lesione da fenomeno di Koebner appare dopo un particolare tipo di trauma o taglio, una persona può sperimentarla di nuovo dopo un’altra lesione, qualunque sia la causa.

Una persona che sperimenta il fenomeno di Koebner dovrebbe prendere alcune precauzioni extra se il suo lavoro o la sua attività quotidiana lo espone a un rischio maggiore di tagli o graffi.


Riferimenti scientifici

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Crane, M. W. (2017). Molecular chain reaction drives skin injury and psoriasis. 

Menter, A., et al. (2019). Joint AAD-NPF guidelines of care for the management and treatment of psoriasis with biologics

Raychaudhuri, S. P., et al. (2008). Revisiting the Koebner phenomenon: Role of NGF and its receptor system in the pathogenesis of psoriasis

Thappa, D. M. (2004). The isomorphic phenomenon of Koebner.

 

Formicolio alla testa: scopriamo le cause

La sensazione di formicolio sulla pelle è chiamata parestesia. La parestesia sul cuoio capelluto può dipendere da una vasta gamma di fattori.
Nella maggior parte dei casi, è temporanea e si può associare a prurito, bruciore o intorpidimento.

Se dura a lungo o ritorna regolarmente, la parestesia può derivare da un disturbo nervoso sottostante o da un danno nervoso.

I fattori che possono causare la sensazione di formicolio sul cuoio capelluto sono:

  • risposta autonoma del meridiano sensoriale (ASMR)
  • irritazione della pelle
  • varie condizioni della pelle
  • tigna
  • pidocchi
  • alopecia (perdita di capelli)
  • ansia o stress
  • episodi di emicrania
  • herpes zoster
  • problemi al sistema nervoso
  • sindrome del dolore cronico

La parestesia può anche essere un effetto collaterale di alcuni farmaci.

Questo formicolio non è sempre spiacevole.
L’ASMR ad esempio è una sensazione piacevole di formicolio che inizia nel cuoio capelluto e si sposta verso il basso.

In questo articolo esploriamo la vasta gamma di fattori che possono causare la sensazione di formicolio sul cuoio capelluto e vediamo in che modo il medico può fare diagnosi e prescrivere possibili trattamenti.

Risposta autonoma del meridiano sensoriale (ASMR)

L’ASMR è un’esperienza sensoriale, in cui un fattore scatenante (trigger) uditivo o visivo stimola una sensazione di formicolio sulla pelle.

Questa parte dal cuoio capelluto e si sposta lungo il collo nella parte posteriore, seguendo la linea della colonna vertebrale e diffondendosi anche nelle braccia. Molte persone la descrivono come un’esperienza piacevole o rilassante.

Non tutti sperimentano l’ASMR. Per coloro che la provano, guardare video online può stimolare questa sensazione e aiutare a rilassarsi o dormire.

Irritazione cutanea o cuoio capelluto sensibile

Una causa comune e temporanea del formicolio del cuoio capelluto è l’irritazione. Un fattore scatenante per questa irritazione è spesso una sostanza chimica presente in un prodotto, come ad esempio:

  • detersivo per bucato o coloranti
  • trattamenti termici per i capelli
  • tinture per capelli o decolorazione
  • shampoo o balsamo altamente profumati
  • altri prodotti cosmetici

Inoltre, quando rimane troppo shampoo o balsamo sul cuoio capelluto, questo può causare formicolio e prurito,

quindi è importante risciacquare accuratamente i capelli

Alcune persone hanno il cuoio capelluto più sensibile di altre. Questa sensibilità può riguardare la presenza di un minor numero di ghiandole sebacee nel cuoio capelluto, che di conseguenza è più secco. Oppure, può derivare dalla presenza di terminazioni nervose più sensibili.

Spesso questo tipo di sensibilità viene identificata come causa del formicolio al cuoio capelluto quando il medico non riscontra un’altra causa evidente.

Malattie della pelle

Una serie di malattie della pelle possono causare un senso di tensione, prurito e formicolio sul cuoio capelluto.
Questi sintomi spesso accompagnano un’eruzione cutanea e possono comparire prima dell’eruzione cutanea stessa.

Alcune di queste malattie della pelle includono:

Dermatite seborroica: provoca la comparsa di chiazze di pelle gonfie e arrossate che possono presentare una desquamazione bianca o gialla. Può anche causare prurito e formicolio al cuoio capelluto.

dermatite seborroica
Dermatite seborroica

Eczema del cuoio capelluto: chiamato anche dermatite atopica, questo tipo di eczema provoca prurito, secchezza e chiazze di pelle ispessita. È più comune nei bambini rispetto agli adulti e colpisce spesso la nuca.

Psoriasi: una forma di psoriasi, chiamata psoriasi a placche, provoca la comparsa sul corpo di chiazze arrossate con squame argentee e la psoriasi del cuoio capelluto è una manifestazione comune.

Effetti collaterali dei farmaci

Alcuni farmaci possono causare parestesia, sensazione di formicolio sulla pelle, come effetto collaterale.

farmaci

Questo effetto collaterale di solito non è grave e non richiede la sospensione del farmaco. Tuttavia, è opportuno consultare un medico se il formicolio è estremamente fastidioso.

Il Labetalolo, un beta-bloccante che viene utilizzato nel trattamento della pressione alta, può causare una sensazione di formicolio lieve e temporanea sul cuoio capelluto o sulla pelle. Questo di solito si verifica quando si inizia ad assumere un farmaco.

Anche alcuni farmaci che trattano il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, o ADHD, hanno questo effetto collaterale. Ad esempio, la lisdexamfetamina  ha causato la parestesia nel 2% dei partecipanti che l’ha assunta durante uno studio clinico.

Tigna

La tigna è un’infezione fungina che può causare sintomi nelle aree del corpo in cui sono presenti peli, come il cuoio capelluto. L’infezione può causare perdita di capelli, oltre a formicolio e dolore al cuoio capelluto.

Sono disponibili trattamenti antimicotici per uso topico e su prescrizione, inclusi shampoo antifungini.

Pidocchi o acari

I pidocchi sono piccoli insetti che vivono nei capelli e si nutrono di sangue dal cuoio capelluto. I loro morsi possono essere molto pruriginosi.

Uno dei primi segni di infestazione da pidocchi è una sensazione di formicolio sul cuoio capelluto o la sensazione di qualcosa che si muove sotto i capelli. Si possono anche notare aree arrossate di pelle pruriginose e dolorose in cui i pidocchi si sono nutriti.

Pidocchio Immegine
Pidocchio immagine

A volte è possibile vedere i pidocchi o le loro uova vicino alla radice dei capelli. I pidocchi hanno sei zampe e sono di colore nero o grigio biancastro come gli adulti, mentre le uova possono apparire come piccoli punti bianchi o gialli.

I pidocchi sono più comuni tra i bambini. Possono passare da persona a persona e sono particolarmente propensi a diffondersi negli asili nido, nei centri diurni e in altre scuole.

Alopecia (perdita di capelli)

Alopecia è un termine generico che identifica le malattie che causano la caduta dei capelli. Quando i follicoli piliferi sono danneggiati o irritati, possono causare prurito o formicolio, nonché aree di diradamento dei capelli.

Quando il formicolio, il fastidio o il dolore al cuoio capelluto derivano dalla caduta dei capelli, il sintomo si chiama tricodinia e può derivare da condizioni come il telogen effluvium e l’alopecia areata.

Ansia o stress

La sensazione di formicolio, o parestesia, nel cuoio capelluto è spesso il risultato di problemi al sistema nervoso e alcuni sperimentano sintomi correlati ad esso dovuti ad ansia o stress.

Secondo l’Anxiety and Depression Association of America, gli attacchi di panico possono causare parestesia. Questo può essere correlato al modo in cui il flusso sanguigno cambia in risposta allo stress psicologico e può anche essere collegato agli ormoni dello stress.

Psoriasi e stress

Altri sintomi di un attacco di panico includono:

  • frequenza cardiaca accelerata
  • palpitazioni
  • vertigini
  • dolore al petto
  • nausea
  • respirazione difficoltosa

Episodi di emicrania

A volte un episodio di emicrania può essere preceduto da un’esperienza sensoriale chiamata aura. L’aura riguarda sensazioni visive, uditive o tattili e può includere anche sensazioni di formicolio o pizzicore sulla pelle.

Le aure visive sono il tipo più comune e si verificano in oltre il 90% delle persone che sperimentano aure durante episodi di emicrania. Il secondo tipo più comune di aura comporta una sensazione di intorpidimento.

Chiamata aura di parestesia, questa sensazione si irradia in modo centrifugo e generalmente colpisce un lato del viso o del corpo. Poco dopo è anche possibile provare intorpidimento.

Herpes zoster

L’herpes zoster è una malattia causata dal virus varicella zoster.

Si verifica nelle persone che hanno precedentemente avuto la varicella, che deriva dallo stesso virus. Una volta che la varicella scompare, il virus resta inattivo nel corpo e può riattivarsi anni dopo, causando l’herpes zoster.

Herpes zoster al collo

L’herpes zoster causa la comparsa di vesciche come eruzione cutanea. Tende a svilupparsi su un lato del viso o del corpo – incluso il cuoio capelluto – e spesso su una singola striscia di pelle. Si può avvertire prurito, dolore o formicolio sulla pelle giorni prima che si sviluppi l’eruzione cutanea.

L’herpes zoster provoca anche altri sintomi:

  • mal di testa
  • febbre
  • brividi
  • mal di stomaco

Problemi al sistema nervoso

I nervi trasmettono informazioni sensoriali dalla pelle al cervello. Quando questo segnale viene interrotto, le persone possono provare sensazioni insolite sulla loro pelle.

Una sensazione di formicolio può insorgere quando c’è pressione sui nervi, come quando ci si trova in una posizione che fa “addormentare” le gambe.

Questa è la parestesia e scompare quando la pressione sul nervo viene alleviata.

Un nervo schiacciato o una lesione nervosa può causare parestesia che dura più a lungo o ritorna frequentemente.

Le malattie che colpiscono i nervi possono anche causare formicolio e intorpidimento in varie parti del corpo.

Un esempio è la sclerosi multipla (SM), una malattia nervosa cronica. Nelle persone con SM, la parestesia si verifica più spesso nelle braccia, nelle gambe o nel viso.

Anche alcune persone con diabete sperimentano formicolio e intorpidimento. Il diabete può causare danni ai piccoli vasi sanguigni che di conseguenza causano danni ai nervi.

Neuropatia periferica diabetica è il termine medico che identifica questo danno ai nervi e di solito colpisce i piedi, le braccia o le gambe, ma può insorgere in altre parti del corpo.

Fibromialgia

La fibromialgia è un esempio di sindrome del dolore cronico e provoca una maggiore risposta al dolore. Comunemente induce anche la parestesia.

Altri sintomi della fibromialgia includono:

  • mal di testa
  • muscoli rigidi al mattino
  • sonno povero
  • affaticamento
  • difficoltà cognitive
  • dolore diffuso senza un innesco evidente

Diagnosi

Il medico chiederà innanzitutto al paziente una descrizione dei sintomi, ad esempio quando compaiono e cosa li fa peggiorare o li attenua. Seguirà poi un esame fisico per ricercare eruzioni cutanee, morsi, ustioni e altri segni.

Se il medico ha il sospetto che la causa del formicolio sia una malattia della pelle, può decidere di prelevare un piccolo campione di pelle dal cuoio capelluto per esaminarlo al microscopio. Questo esame prende il nome di biopsia cutanea.

Si possono anche raccogliere alcuni capelli per esaminarne la crescita, la presenza di pidocchi o altri segni di danni.

Se il medico sospetta una patologia che colpisce i nervi, può eseguire altri test e valutazioni.

Trattamenti

La scelta del giusto trattamento per curare il formicolio del cuoio capelluto dipende da una puntuale individuazione della causa sottostante.

Può essere d’aiuto utilizzare prodotti che non contengono fragranze o sostanze chimiche aggressive, passare a una spazzola a setole morbide ed evitare trattamenti termici.

Evita i prodotti che contengono i seguenti irritanti:

  • alcool
  • parabeni
  • ftalati
  • sodio laurilsolfato (SLS)
  • sodio lauriletere solfato (SLES)

Il medico può consigliare il miglior trattamento quando la parestesia deriva da una condizione di base, come quelle che coinvolgono i nervi o la pelle, episodi di emicrania o un’infezione.

Riassumendo

Sono molti i fattori che causano la sensazione di formicolio sul cuoio capelluto. Per la maggior parte delle persone, questo è un sintomo temporaneo, ma se dura per un lungo periodo o si presenta frequentemente, può indicare una condizione medica di base.

La maggior parte delle cause sono curabili e i trattamenti variano ampiamente.


Riferimenti scientifici

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